21
Mag
2012

Perché la Merkel è brutta e cattiva. Un caso di psicologia keynesiana

Dopo la settimana della spending review, quella trascorsa è stata la settimana dell’“austerity”.

In tutti i talk show si sono visti politici e opinionisti di ogni parte ringalluzziti dalla vittoria di Holland in Francia e dalla sconfitta della Merkel in Germania, gioiosi della eminente ribalta della linea anti-rigorista promossa dai socialisti francesi trionfanti e dell’ala massimalista dei socialdemocratici tedeschi che hanno battuto il partito della cancelliera nelle recenti elezioni regionali.

E così è andato di moda il coro: “basta con il rigore e l’austerity, si passi alla crescita”, partendo da una assunzione falsa (rigore=austerità) e traendone una conseguenza illogica ma comoda: crescita=aumento di spesa pubblica.

Se il rigore è fatto come in Italia per il 72% con inasprimento fiscale allora sì che provoca austerity, ma l’aumento delle tasse è l’alternativa a non tagliare la spesa. Il suo abbattimento, invece, ridurrebbe in modo strutturale il peso dello Stato sull’economia e nella vita di ogni cittadino promuovendo la crescita senza dover trascurare il rigore, senza il quale i mercati non comprerebbero più i nostri titoli con cui paghiamo proprio i servizi tanto demagogicamente difesi “contro” la non pervenuta politica dei tagli.

Eppure i sofisti della spesa pubblica ne propongono l’aumento. Però della spesa pubblica “buona”, sia ben chiaro, ci tengono a sottolineare, e poi suggeriscono un po’ di inflazione che non fa mai male: è utile a “rilassare” l’economia (così si espresso un docente dell’associazione Fonderia Oxford alla trasmissione Rapporto Carelli, ma anche a Oxford evidentemente c’è chi può permettersi di “rilassare” molto il cervello, nel vero senso della parola e tra poco sarà spiegato il perché). Più che stimolare la domanda, allora c’è bisogno di stimoli cognitivi per quanti, che prima ancora di essere keynesiani, sono semplicemente irresponsabili e intellettualmente pigri.

Prima la finanza e gli speculatori, poi gli evasori, adesso la Merkel: tutti nemici utili per spostare i problemi strutturali interni del nostro Paese su capri espiatori e continuare a non fare i conti con le proprie responsabilità.

Dopo l’inizio della crisi la finanza era stata il male assoluto che – secondo i più – l’aveva indubbiamente generata, mentre veniva ignorato il rapporto causale tra l’intervento della politica per abbassare artificiosamente i tassi d’interesse e la bolla speculativa. La crisi è diventata anche dei debiti sovrani e la colpa è stata data ai malefici e avidi speculatori, ma in pochi ne hanno voluto sapere che strumenti finanziari come i Cds sono fonte d’informazione negativa non condizionabile dal potere, e che i politici volessero eliminarli e non meglio regolamentarli, perché mostrano prontamente le sbagliate politiche finanziarie degli Stati.

Poi quest’anno sono tornati di gran moda gli evasori: pur di non mettere a dieta lo Stato anche il governo Monti, in continuità con gli esecutivi che lo hanno preceduto, ha ripreso un classico – l’evasore come causa della pressione fiscale: le tasse sono alte perché ci sono tanti che non le pagano, facciamoli pagare e vedrete che abbasseremo le tasse…dove sono finiti i 12 miliardi recuperati dall’evasione? Sorprendentemente in spesa corrente.

Oggi ci sono Angela Merkel e i tedeschi brutti e cattivi: si dice che manchino di solidarietà e che ignorino come si fa la crescita: ma forse chi ha ignorato come si fa a crescere è chi non cresce da ben prima della crisi globale e non chi ha l’economia europea più in crescita (a proposito, nel primo trimestre di quest’anno l’Italia ha registrato una crescita negativa del Pil pari al -0,8%, la Germania è cresciuta di un +0,8%, mentre l’eurozona è vicina a crescita zero con +0,02%).

Insomma ogni scusa è buona, specialmente se fa leva su sentimenti anti-mercatisti, per rendere auspicabile agli occhi dei più ingenui o più ideologizzati e a favore di chi ne ha interesse, il così detto “ritorno della politica e della supremazia dello Stato sui mercati”: l’ennesima scappatoia dalle responsabilità sia per i cittadini, che possono continuare a chiedere alla politica di risolvere ogni problema, sia per la politica, che ben contenta di ricevere l’incarico così non riconosce i propri errori e anzi riesce nonostante i fallimenti a ottenere più potere (che significa più burocrazia, più spesa pubblica, più tasse, meno libertà economica, meno crescita: proprio quello che serve!).

I keynesiani, o più in generale gli statalisti, trovano sempre un nemico o un escamotage pur di opporre resistenza alle riforme strutturali, che cambierebbero il modo di ognuno di lavorare e partecipare all’economia. Quanto all’inflazione, poi, è una tassa occulta e ingannevole che non serve a risolvere i problemi ma a nasconderli distorcendo il processo economico, e se Henry Hazlitt diceva che “L’inflazione è l’oppio dei popoli”, è proprio per la sua funzione “evasiva”.

Dunque, speculatori, evasori e tedeschi, in ultima analisi non sono in realtà nemici, ma alleati di un modo di pensare, elusivo e irresponsabile, che precede ma anche predispone a una ben precisa visione dell’economia, quella keynesiana.

In economia comportamentale si chiama “fallacia dell’autocompiacimento” (self-serving bias): mentre ci si ascrive subito i meriti dei successi, si tende a produrre valutazioni economiche mal calibrate quando le responsabilità dei fallimenti vengono scaricate sugli altri, si spiega quindi l’evidenza avversa attraverso cause del tutto indipendenti dal proprio controllo e si programmano le azioni future senza imparare dagli errori passati.

Quale se non la teoria keynesiana si presenta come la più invitante per non affrontare alla radice i problemi e per non abbandonare vizi e privilegi continuando a fare spesa pubblica e debito? A molti keynesiani piace dire che le cose sono sempre più “complesse” di come vengono presentate dai loro oppositori, e sono sempre pronti a fornire bazzecole confezionate in sofismi attraenti per tutti i gusti pur di adulare gruppi particolari e assecondare le inclinazioni più immediate e irresponsabili.

Purtroppo prima dell’”economia del mondo esterno” c’è quella della mente, ossia la propensione a economizzare i costi cognitivi dei ragionamenti, e quindi prima di economisti si è persone pensanti, ma in Italia forse lo siamo in modo inversamente proporzionale al debito e alla spesa pubblici che aumentano: una schiavitù volontaria verso lo Stato, padrone sempre più anche delle nostre menti e inibente per il nostro senso di responsabilità e per l’intraprendenza, a partire da quella cognitiva.

@giacreali

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34 Responses

  1. freedom

    “A conquistare le menti sarà sempre l’economia che “pretende” di essere politica o ideologica. Con un avvertimento: chi ignora le leggi di gravità economiche e vuole invece estrarle da schemi di pensiero che appartengono assolutamente a tutt’altro mondo di quello della conoscenza della causa e dell’effetto, della ragione e della conseguenza e vuole convincere tutti “su ciò che deve essere” e non “su ciò che è”, si schianterà fatalmente contro gli scogli dei fatti.
    Ma questa, purtroppo è già la cronaca dei nostri giorni.”
    Da Gerardo Coco, Il peccato monetario dell’Occidente.

  2. andrea

    Quanto ci vorrà al verificarsi ineluttabile del Crack-up Boom previsto dal grande Ludwig von Mises?

  3. Marco Tizzi

    Angela Merkel è brutta (penso che su questo non ci siano dubbi) e cattiva perché ha trasformato un problema da 30 miliardi, la crisi Greca nel 2008, in un problema da 10 000 miliardi.
    E perché impone agli altri ciò che non fa – e non potrà mai fare senza un colpo di Stato – in Germania.
    E’ il peggior politico tedesco del dopoguerra: austerità, rigore… tutte idiozie.
    Crescita senza deficit, idiozia.
    Deficit = spesa pubblica, idiozia.

    Questa storia del surplus di bliancio pubblico che crea crescita del PIL qualcuno mi deve spiegare molto semplicemente quali esempi storici abbia. Da quale recessione un Paese è mai uscito con un surplus di bilancio pubblico?

    Che non significa “più spesa pubblica”, significa piuttosto tagli drastici alle tasse sul lavoro e interventi di sostegno al reddito.
    Che si fanno in deficit, non ci prendiamo per i fondelli.

    Ma ormai ci si comincia ad inginocchiare alla nuova Dea teutonica, perché, poverina, lei cosa c’entra? I patti erano quelli! Non si è mai parlato di un’unione politica e fiscale dell’Eurozona, era ovvio che i tedeschi si facessero gli affari loro!!
    Chissà perché, però, il sig. Koh, quello sì che era un politico, si è rifiutato di fare l’Euro senza l’Italia. Forse perché aveva paura di una concorrenza spietata a livello industriale con una moneta più debole?
    Ma va! Perché era ovviamente un corrotto pagato da Ciampi!!

    Reali, è in buona compagnia: la pensa come Travaglio.
    Fate pure una rubrica insieme, di deliri non ce n’è mai abbastanza, strappano sempre sane risate.

  4. Marco Tizzi

    Angela Merkel è brutta (penso che su questo non ci siano dubbi) e cattiva perché ha trasformato un problema da 30 miliardi, la crisi Greca nel 2008, in un problema da 10 000 miliardi.
    E perché impone agli altri ciò che non fa – e non potrà mai fare senza un colpo di Stato – in Germania.
    E’ il peggior politico tedesco del dopoguerra: austerità, rigore… tutte idiozie.
    Crescita senza deficit, idiozia.
    Deficit = spesa pubblica, idiozia.

    Questa storia del surplus di bliancio pubblico che crea crescita del PIL qualcuno mi deve spiegare molto semplicemente quali esempi storici abbia. Da quale recessione un Paese è mai uscito con un surplus di bilancio pubblico?

    Che non significa “più spesa pubblica”, significa piuttosto tagli drastici alle tasse sul lavoro e interventi di sostegno al reddito.
    Che si fanno in deficit, non ci prendiamo per i fondelli.

    Ma ormai ci si comincia ad inginocchiare alla nuova Dea teutonica, perché, poverina, lei cosa c’entra? I patti erano quelli! Non si è mai parlato di un’unione politica e fiscale dell’Eurozona, era ovvio che i tedeschi si facessero gli affari loro!!
    Chissà perché, però, il sig. Koh, quello sì che era un politico, si è rifiutato di fare l’Euro senza l’Italia. Forse perché aveva paura di una concorrenza spietata a livello industriale con una moneta più debole?
    Ma va! Perché era ovviamente un corrotto pagato da Ciampi!!

    Reali, è in buona compagnia: la pensa come Travaglio.
    Fate pure una rubrica insieme, di deliri non ce n’è mai abbastanza, strappano sempre sane risate.
    Per fortuna i tedeschi non la pensano come voi.

  5. Alessandro Guerani

    “mentre veniva ignorato il rapporto causale tra l’intervento della politica per abbassare artificiosamente i tassi d’interesse e la bolla speculativa”

    Vero che i tassi di interesse nella periferia Europea erano troppo bassi, ma l’intervento di quale politica li ha tenuti bassi?
    Forse che la BCE fa una politica monetaria sulla base dell’economia che “pesa di più” forse?
    E se quella economia ha inflazione sotto il 2% e difficoltà di crescita allora i tassi devono essere bassi anche se l’inflazione nella periferia è più alta?
    E chi è il capo del governo di quella economia che teneva una inflazione dal punto al mezzo punto sotto l’obiettivo comune dell’Eurozona attraverso il blocco della domanda interna?
    E da che paese venivano buona parte dei capitali che creavano bolle speculative in mezza eurozona?

    Ecco, guardi, visto che evidentemente anche lei al riguardo “ignora”, perché non posso credere alla cattiva fede in sì equilibrato luogo di informazione, torni qua a scrivere sulla Merkel e la Germania quando sarà meno “ignorante”.

    Poi, partendo dai fatti e non dall’ignoranza, possiamo discutere anche dei problemi dell’Italia e del suo stato.

  6. gianni elia

    In poche parole il keynesimo permette di inventarsi scuse sempre e per tutto e in cio’ risiede il suo successo: aver fornito alla politica lo strumento (falsamente) intellettuale per fuggire dalle proprie responsabilità

  7. Alessandro Guerani

    @Marcello
    Certo che abbiamo carenze strutturali, e tante.

    Ma un malato di polmonite (l’Italia con le sue carenze), lo tieni dentro una cella frigorifera (l’Eurozona con i trattati che ci sono oggi che non permettono di compensare gli squilibri commerciali, lo SME perlomeno lasciava un minimo di fluttuazione dei cambi) sperando che guarisca con i cataplasmi (l’austerità)?

  8. Francesco P

    La Merkel è indubbiamente brutta e cattiva, e anche antipatica. La sua politica cerca di imporre agli altri Paesi dell’eurozona il tipo di rigore sbagliato, cioè quello fiscale e non la riduzione della spesa e dell’ingerenza pubblica a partire dai costi dell’EU e dalla riduzione delle stupide normative comunitarie che frenano le economie europee.

    Per quanto riguarda i neo-keynesiani nostrani, più che compiere gli errori del celebre economista, mi sembrano seguaci di Gono (il governatore della Banca centrale dello Zimbabwe).

    La realtà è lì di fronte agli occhi di tutti, ma troppi si rifiutano di vederla.

  9. giacomo

    Condivido con voi il pensiero sull’inestetismo del premier germanico, tuttavia è chiaro che a lei fa comodo non mettere i propri soldi a garanzia degli enormi debiti altrui: chi di noi lo farebbe?!. E’ vero altresì che in questo “tenere duro” Ella può contare sugli altri capi di stato europei, che a loro volta, pur additandole le colpe delle austerità necessarie, sotto sotto se ne avalgono per poter spremere i contribuenti e perpetuare quel malcostume gestionale fatto di privilegi, inefficienze, inettitudine ed interessi personali che nessun avanzo primario fatto di aumento della pressione fiscale potrà ormai sostenere.

  10. Marco Tizzi

    giacomo :
    Condivido con voi il pensiero sull’inestetismo del premier germanico, tuttavia è chiaro che a lei fa comodo non mettere i propri soldi a garanzia degli enormi debiti altrui: chi di noi lo farebbe?!.

    Per esempio il nord Italia lo fa con il resto del Paese da sempre e ci aggiunge anche una quota sostanziosa di trasferimenti diretti.
    Per esempio la Germania Ovest lo fa nei confronti della Germania Est.
    Per esempio New York lo fa nei confronti di tanti altri stati americani.

    Diciamo che funziona così all’interno di TUTTE le aree geografiche unite da una stessa moneta tranne che nell’Eurozona.
    Delle due una: o tutto il mondo sono imbecilli e i 17 sono gli unici furbi o viceversa.

  11. Samuele

    Ma scusa caro Giacomo Reali ma che pezzo è?? A parte lo spargere il tuo viscerale odio per Keynes questo articolo cosa vuole dimostrare? Di cosa mi arricchisce? Zero analisi, zero dati, la spesa pubblica fa male a prescindere, l’inflazione è una tassa nascosta (come se keynes non abbia mai trattato il problema). Davvero, è qui mi rivolgo a Giannino, seguo il blog con interesse e partecipazione ma esigo, da lettore pagante in termini di tempo e affezione, che vi sia un minimo di filtro negli articoli che pubblicate, che vi sia perlomeno traccia di un ragionamento!!

  12. Samuele

    @Marco Tizzi

    Corretto. Se il progetto euro(pa) era primariamente politico, e per questo motivo si è coscientemente tralasciata l’intera letteratura economica che considerava come non efficiente (eufemismo) una unione monetaria in un area geografica priva di determinate condizioni (es.mercato del lavoro), allora è necessario che quegli squilibri causati da quei iniziali pregiudizi strutturali vengano compensati con azioni politiche, ovvero trasferimenti centralizzati di risorse. Belle e sane parole, ma come glielo spieghi all’elettore tedesco che della Grecia conosceva solo le spiagge nudiste di Mykonos e che quindi non gliene pò fregà de meno? No coscienza europeista no party.

  13. Andrea Lusetti

    Che il nostro paese abbia da essere riformato profondamente è assolutamente vero. Da qui a pensare che il mercato, i mercati siano l’unica soluzione al problema è , francamente, ridicolo.
    Non foss’altro perché i mercati, gli speculatori, la finanza sovranazionale non agiscono per legge divina o fisica, e non agiscono per il bene di altri che non di se stessi.
    Quindi i mercati sono , come gli Stati, governati da uomini: uomini che prendono decisioni.
    L’economia può essere diretta dove si vuole: ma l’economia , il denaro , sono , ad oggi, gli strumenti attraverso i quali si esercita il potere.
    Quindi, come al solito, non è tanto un problema di natura ideologica, quanto un più prosaico conflitto di poteri.
    Ognuno non vuole cedere nulla: anzi vorrebbe avere sempre di più.
    In una logica come questa non esiste teoria economica, algoritmo o pensiero che possa far deviare nulla.
    L’avidità, la brama dell’avere sempre e sempre di più un tempo generavano continui conflitti…. ad oggi i soldati vestono in giacca e cravatta, gli eserciti sono sovranazionali, e conflitti diventano di natura economica-finanziaria. In pratica siamo in guerra: una nuova forma di guerra che, come tutte le guerre, ha l’obbiettivo di conquistare potere.

    Tutto ciò non toglie che l’Italia sia un paese profondamente malato ove lo stato ha assunto un ruolo non certo attinente a quanto pensato da chi questo stato lo ha fondato.
    Stato che deve essere completamente rifondato, smagrito, reso efficiente, controllato.

  14. Gianluca

    clap clap

    Concordo su tutto anche sulle virgole, ma ho paura che il popolo Italiano rincoglionito da un informazione ridicola, e propenso al chiagni e fotti sta ancora anni luce in ritardo sulla disamina che ha esposto in questo bell’articolo.

    E’ più facile prendersela con gli altri che comprendere che l’Italia è stata distrutta. Italia che cresce in modo ridicolo da 20 anni e troppo ancora dovrà pagare in termini di disoccupazione, fallimenti, impoverimento generale, riduzione degli stipendi, licenziamenti e peggioramento dello stile di vita.

    Tutte queste belle cose non dipendono certo da Monti, dal contagio Greco o dalla culona, ma da una politica Italiana degli ultimi 30 anni ridicola. Siamo andati avanti mettendo toppe da una parte e dall’altra e di segnali ce ne sono stati, vedi svalutazione primi anni 90.

    Siamo rimasti il paese del clientelismo, della politica autoreferenziale attenta solo a se stessa ed incunrante del paese, sta arrivando il conto signori.

    L’unico aspetto positivo e che l’Italia con le ricchezze accumulate e buoni fondamentali (vedi patrimonio pubblico) potrebbe ancora rialzarsi, serve un cambiamento radicale culturale e grandi sacrifici da fare comprendendo il momento. E con i tecnici un lumicino di speranza esiste, di certo ne con Bersani ne con Berlusconi potevamo salvarci.

    Ottimo il passagio che spiega come la bolla immobiliare USA sia stata causata più dall’errore dello stato che abbassava i tassi quando si dovevano alzare per far capire che l’intervento esterno statale spesso è solo distruttivo. Esempio istruttivo.

    Gianluca

  15. Assolutamente d’accordo con le affermazioni seguenti:

    “E così è andato di moda il coro: “basta con il rigore e l’austerity, si passi alla crescita”, partendo da una assunzione falsa (rigore=austerità) e traendone una conseguenza illogica ma comoda: crescita=aumento di spesa pubblica.”

    Anche perché avevo già scritto molto in precedenza, ma non concordo affatto con la seguente:

    “Eppure i sofisti della spesa pubblica ne propongono l’aumento.” se per sofisti s’intendono i “soliti” socialisti di cui sopra all’inizio del post!

    Anche io sono di orientamento socialista, ma non per questo proporrei mai come dogma l’aumento e l’ingerenza dello Stato nell’economia!!!

    Anche perché, la mia opinione scientifica è la seguente (in linea con Pareto):

    http://coscienza-di-classe.blogspot.it/2012/02/cosa-sta-facendo-mario-monti-e-cosa.html

    Forse vi sfugge il significato del concetto socialista. Socialista significa semplicemente che le decisioni sono prese democraticamente e direttamente dai cittadini (senza rappresentanti e deleghe di alcun genere, sia nelle istituzioni che nelle imprese), dove i rappresentanti degli stessi sono semplici funzionari per l’ordinaria amministrazione (così nelle istituzioni, così nelle imprese).

    Essere socialista significa essere democratico, in contrapposizione con il liberismo e il capitalismo, antidemocratiche quasi per definizione.

    Detto questo, adesso io vi chiedo: avete mai visto un socialista in giro per l’Europa?

    Io sì. Ne ho visti alcuni in Svizzera (e la loro forma di democrazia diretta; hanno perfino una moneta autogestita); ne ho visti alcuni in Austria (imprese autogestite con la gestione democratica del territorio insieme alle imprese); ne ho visti parzialmente in Germania (parliamo della cogestione dove i lavoratori siedono nei consigli di vigilanza); in parte anche in Svezia e anche un po’ in Olanda; ne ho visti di socialisti in Argentina (sempre riguardo all’autogestione e all’amministrazione diretta del territorio); pensate un po’, l’impresa socialista (autogestione) è sempre più presente (ma sono sempre pochissime) anche in USA.

    Laddove il capitalismo fallisce l’impresa socialista resiste e guarda caso nei Paesi a forte impatto socialista la crisi è quasi inesistente. E’ da riflettere!

    Quanto detto nega anche le vostre affermazioni

    “In tutti i talk show si sono visti politici e opinionisti di ogni parte ringalluzziti dalla vittoria di Holland in Francia e dalla sconfitta della Merkel in Germania, gioiosi della eminente ribalta della linea anti-rigorista promossa dai socialisti francesi trionfanti e dell’ala massimalista dei socialdemocratici tedeschi che hanno battuto il partito della cancelliera nelle recenti elezioni regionali.

    E così è andato di moda il coro: “basta con il rigore e l’austerity, si passi alla crescita”

    Non è vero! Se avete visto Servizio Pubblico Rampini (e non è di certo orientato al liberismo) parlava del modello tedesco da studiare, parlava della spesa pubblica da ridefinire (guardando proprio alla propensione al consumo e al risparmio, che dovrebbero essere concetti vostri) e non da incrementare! Per come farlo tecnicamente troverete le indicazioni nel link che ho inserito di sopra nel commento.

    ad maiora

    ps: Non tutti sono scemi e non tutti sono fascisti (ops, quelli che voi chiamate socialisti sono sempre amici vostri, sono sempre liberisti ma guardano un po’ anche agli ultimi della società -giusto un pochino)

  16. Alberto Mag

    Che sia necessario rigore, che non significa tasse ma abbattimento della spesa pubblica, è lapalissiano. E fin qui, mi pare si sia tutti concordi. E’ il dopo che è in crisi. Non penso affatto che il mercato, quello attuale, sia quello virtuoso prefigurato dai vari studiosi che in questo blog vengono spesso citati. Il mercato odierno è un mercato che ha creato carta su carta. Non ha riscontro con il mondo reale dell’economia produttiva, delle imprese. In questo la “speculazione” c’entra. Fino a quando non si tornerà a dare valore alla cose o, in via alternativa, a applicare al mercato tutto le “leggi” tanto invocate ci sarà un’assimetria evidente. Sistemi finanziari che non sono lasciati fallire (e ditemi che non è vero, con la mole di liquidità che tutti gli stati hanno data loro, compresi gli USA e i tedeschi alle loro banche) non possono essere chiamati mercati nell’accezione del termine con il quale dialoghiamo. Pertanto rigore certamente, ma tagli alla spesa pubblica e sostegno alle imprese che producono, meno alle banche. A proposito quanti soldi europei hanno preso le banche tedesche per non perdere i loro asset ciucchi?

  17. mick

    L’unica vera critica che si può fare alla Germania è di non essere di fatto in grado di rivestire il ruolo di guida che pretende di avere. Ne culturalmente ne economicamente capace.

  18. Marco Tizzi

    @Samuele
    No coscienza europeista? Allora lasciamo perdere.

    Finalmente (io e altri qui lo ripetiamo da mesi), Thomas Meyer, capo economista D Bank, ha proposto una doppia moneta per la Grecia.
    Che potrebbe essere un po’ la salvezza per tutti, almeno finché la “coscienza europeista” non arriva.
    Se funziona c’è da dire che si può anche tralasciare il progetto il politico e limitarsi a quello.
    Alla fine qui non si riesce a cancellare una provincia, figuriamoci uno Stato. Del resto non è mai successo senza guerre.

    E alla fine le comunità più piccole son sempre vissute meglio, con pochissime eccezioni. Se ci serve una moneta forte per le materie prime ci basta quella che usiamo per gli scambi internazionali: la spesa pubblica può benissimo essere in un’altra.

    Una volta risolto questo problemuccio potremmo ricominciare ad occuparci dei problemi dell’Italia.

  19. Stefano

    Riduzione della spesa pubblica ed eurobond.

    Sono entrambe, Merkel si rassegni, linee necessarie per la politica di molti Stati europei …… ed elementi alla base della linea di politica economica del ministro Tremonti …. che faceva parte di quel governo Berlusconi che è stato fatto dimettere a furor di stampa e di finanza per la scarsa presentabilità pubblica del presidente del Consiglio stesso e per una campagna di stampa che ha comportato un ripetuto declassamento del Paese pur di riuscire a togliere il potere ad un politico eletto ma divenuto via via sempre più scomodo e indegno.

    Facciamo un po’ di pulizia non solo nella classe politica ma anche nelle caste legate alla politica.

    Un po’ di onestà intellettuale aiuterebbe.

  20. Alberto

    Il problema è che la culona non vorrebbe che la BCE diventasse una banca centrale a pieno servizio, però contestualmente non ha fatto nulla per la crescita (degli altri paesi), il suo paese continua in modo eclatante, come si vede dagli ultimi dati, a respirare a pieni polmoni l’ ossigeno europeo, ed è esemplare che solo la Germania cresca mentre gli altri muoiono; però ancora questo articolista ignaro, continua con le facezie di Merkel brutta e cattiva e con le regole del mercato, quando le banche hanno già avuto 1000 MLD tra fine 2011 e 2012. Reali si vuole dare una svegliata e capire che siamo alla frutta con le imbecilli politiche di Francoforte? Non ci vuole tanto, basta guardare la realtà.

  21. freedom

    Io ho capito:
    che da circa un secolo il denaro a corso legale viene stampato dal … nulla; ed ancor più da quando Nixon abolì il gold standard nel 1971;
    che dal 2005 la Fed ha addirittura segretato la reale quantità di oro presente nei suoi forzieri;
    che Ben Bernanke ha ampliato in un colpo solo la base monetaria nel 2008, stampando un trilione di dollari per salvare le banche che siedono nella stessa Fed;
    che Draghi fa cose simili con la BCE, e che le banche, per ridurre gli spread degli stati sociali, comprano i bond con quegli euro freschi di stampa ancora custoditi a Francoforte;
    che tutto il sistema finanziario globale, che sostiene le politiche in deficit degli stati sociali, si regge sulla “riserva frazionaria” (un maxitruffone alla lunga insostenibile);
    che il prezzo dell’oro, l’unica moneta onesta, è salito senza soste significative negli ultimi dieci anni (e che non sono solo gli acquisti di Cina ed India ad averne causato l’ascesa irresistibile);
    che negli anni ’30 un dollaro valeva un venticinquesimo di oncia d’oro, mentre adesso vale solo un millecinquecentesimo della stessa oncia, più o meno;
    che l’iperinflazione monetaria (crack-up boom) incombe sempre di più su tutti noi e si salverà solo chi avrà un po’ d’oro con sè;
    che la Merkel ha chiesto solo rigore, ma tutti i governi europei hanno imposto più tasse e nessun taglio reale, ma solo nominale, alle spese;
    che negli ambienti più in della sinistra si continua a dire che il pareggio di bilancio è una fesseria;
    che pure i rottami del PdL appoggiano uno statalista keynesiano come Hollande;
    che J.M.Keynes scrisse che le sue proposte economiche avrebbero funzionato meglio in una economia pianificata e che la spesa in deficit andava fatta perchè “nel lungo periodo saremo tutti morti” e il debito accumulato se lo sarebbero sorbito i posteri, cioè, …. Noi!

  22. gianni elia

    Alberto :Il problema è che la culona non vorrebbe che la BCE diventasse una banca centrale a pieno servizio, però contestualmente non ha fatto nulla per la crescita (degli altri paesi), il suo paese continua in modo eclatante, come si vede dagli ultimi dati, a respirare a pieni polmoni l’ ossigeno europeo, ed è esemplare che solo la Germania cresca mentre gli altri muoiono; però ancora questo articolista ignaro, continua con le facezie di Merkel brutta e cattiva e con le regole del mercato, quando le banche hanno già avuto 1000 MLD tra fine 2011 e 2012. Reali si vuole dare una svegliata e capire che siamo alla frutta con le imbecilli politiche di Francoforte? Non ci vuole tanto, basta guardare la realtà.

    Temo che la “culona” sia ormai l’unica persona (per fortuna si è aggiunta recentemente l’Austria) a mettere i nostri politicanti di fronte alle loro responsabilità. senza la “culona” questi inizierebbero a indebitare tutta l’Europa senza alcuno scrupolo

  23. Alberto

    E’ oggi un problema di fattibilità in ragione dei tempi a disposizione; in mancanza, non ci indebiteremo? Sicuramente ci indebiteremo comunque e nemmeno riusciremo a salvarci, noi ed il paese della culona, anche volendo perseguire il rigore. Le sembra un modo di porsi intelligente? A me no!@gianni elia

  24. Alberto

    Ai fini del possibile fallimento a catena di alcuni stati europei, che in successione sono Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna, Italia e Francia, per totale debito pari a 5.781 MLD di $, pari al 105% del PIL di questi paesi (dati 2011), faccio presente che il totale PIL dei paesi OCSE, ammonta a 37.850 MLD di $ e quindi quel debito è pari al 15,27% del PIL totale. Ora il problema, come ben mostrato dalla situazione greca, potrebbe, in caso di ulteriore aggravamento delle condizioni di squilibrio finanziario di quei paesi, rapidamente moltiplicarsi per un fattore di 1,5 o più, pertanto arrivare a condizioni tali da superare il limite di avvitamento verso lo squilibrio non più gestibile. Faccio ancora presente che per il corrente anno, il deficit dei paesi OCSE, ammonterà al -6% del totale PIL e cioè pari a circa 2.300 MLD di nuovo debito, che si somma a circa 5/6.000 MLD di debito da rinnovare per i paesi OCSE; questo fatto, potrebbe creare condizioni di ulteriore aggravamento delle condizioni di finanziamento dei paesi che ho precedentemente elencato e quindi accelerare i tempi per i fallimenti.
    I tempi disponibili, quindi, per uscire dall’ incertezza europea, diventano sempre più stretti.

  25. Totó Castrogiovanni

    Capisco che gli economisti di fede classica abbiano il dente avvelenato con Keynes e stiano consumando la loro vendetta contro i keynesiani…ma assimilare Keynes uno “statalista” come fa Reali (e anche Giannino) è una mistificazione….

  26. Emilio46

    La Merkel non fa altro che gli interessi esclusivi della Germania, il che può essere anche il suo dovere, basta che la si smetta di prenderci in giro con la panzana dell’Europa unita.
    Del resto è già da tempo che la Germania pensa solo a se stessa: basti pensare all’allargamento a economie incompatibili con quelle del gruppo storico, come quelle di Slovenia, Polonia, ecc., storicamente “feudi” tedeschi, o al non inserire i debiti per la sua unificazione (e forse anche quelli dei singoli Laender) nel deficit dello stato federale tedesco o ai montanti compensativi per l’agricoltura.
    Il problema è che, con l’eccezione di Marcora e credo di Zaia, limitatamente all’agricoltura, nessun governante italiano (ma sono in buona compagnia estera) ha mai avuto gli attributi per andare a scoprire il bluff tedesco: se noi andiamo a fondo, voglio vedere cosa succede alla Germania di cui siamo tra i maggiori importatori europei, se non addirittura il primo. Ora, per il peso che può avere, avremmo anche il sostegno della Grecia, ma di fatto siamo diretti da Goldman Sachs (leggasi il curriculm vitae di Monti, Draghi e compagnia di giro).
    Quanto al porre vincoli al libero mercato, in linea di principio mi ripugna che uno stato lo faccia, soprattutto uno come quello italiano.
    Però ricordo due fatti.
    Il primo è legato alla nostra uscita dal “serpente monetario” nel 1973. Dopo che quel genio di Ciampi bruciò inutilmente da 40 a 100 mila miliardi delle vecchie lire (la cifra esatta non si è mai saputa, perchè è notorio che il contribuente deve pagare e basta), si affermò che ormai la speculazione internazionale aveva raggiunto una potenza tale che era impossibile contrastarla con successo nel mercato.
    Il secondo è che, almeno qualche mese fa, la sola Apple aveva liquidità maggiore dell’intero tesoro USA.
    Avendo anche scarsissima fiducia, per non dire nulla, nella generale bontà dell’animo umano, penso che qualche paletto debba essere imposto per evitare di essere eterodiretti da potentati economici indigeni ed esteri. Ed anche per evitare ciò che settimanalmente viene segnalato su Rapex (lettura interessante per la quale basta digitare “rapex” su un motore di ricerca).

  27. assunta normale

    @Samuele
    Anch’io credo che questo articolo sia privo di originalità e non illuminante. Vorrei mettere in evidenza che il volume del debito pubblico italiano ha cominciato a ingrossarsi in seguito al declino della produzione industriale, declino che ha preso l’avvio negli anni ottanta e che è continuato fino ad oggi. Come certo ricorderete, il miracolo economico italiano è durato poco, tra la metà degli anni cinquanta e la metà degli anni sessanta, inoltre non ha coinvolto tutto il territorio italiano ma solo precise regioni. Con una produzione industriale declinante, e una popolazione in aumento, quali risorse aveva ed ha oggi il nostro Stato per riuscire a “mantenere” circa sessanta milioni di individui ?

  28. Gigi

    Keynes era un grande psicologo prima di essere un economista: ben sapeva quello che piaceva alla gente. Teorizzando l’intervento dello stato (diretto da consulenti esterni, cioè lui) soddisfaceva il senso di insicurezza e di giustizia sociale prima soddisfatto dalle religioni. La secolarizzazione in effetti ha lasciato uno spazio libero: il buon stato egualitario, pur con la presenza del mercato perchè una fonte di sviluppo, era l’ottimo compromesso. Penso che a questo punto non bisogna prendersela coi politici. Cercano il loro profitto. Forse sono chi assegna allo stato tanti compiti e nresponsabilità i veri colpeoli sui quali poi ricadono ovviamente i danni. La gente comune

  29. Claudio

    Quindi l’uguaglianza sarebbe: Keynesiani=Statalisti.

    Ma che dice mai? Ma lei se l’è mai andato a leggere Keynes? Ha mai letto i verbali del MacMillan report dove Keynes dice di non fidarsi troppo della spesa pubblica come via al di fuori della crisi, perchè preferisce gli investimenti? Ha mai letto la Teoria Generale dove Keynes chiarisce che si esce dalla crisi solo con gli investimenti? Ha capito che in un clima di sfiducia e di stagnazione della moneta gli investimenti pubblici servono solo a colmare l’output gap per ripristinare la circolazione di redditi e salari? Ha letto la critica di Keynes al socialismo reale, dove evidenzia le differenze tra il suo pensiero e quello marxista?

    Ma poi lei conosce la differenza economica e contabile tra spese pubbliche di consumo e spese pubbliche di investimento? Conosce il differente impatto che hanno sul reddito e sull’occupazione? E quando parla dei CDS e della loro affidabilità, ma lo sa che il “mercato” dei CDS è oligopolistico in quanto controllato da 5 (cinque,00) banche? Ma che liberista sarebbe lei?

    Un’ultima, liberatoria domanda: ma si può leggere quest’immondezza sul Chicago Blog?

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