2
Nov
2012

Monopolista a sua insaputa

Gli antichi, che erano saggi, dicevano che “chi elogia le proprie mele, vuol dire che sono marce”. Sul numero di ieri dell’Espresso Paola Pilati dedica un articolo denso e informato alla forte richiesta di sussidi che sta arrivando dall’ex monopolista degli idrocarburi italiani, l’Eni. Il presupposto dei sussidi (che oggi, nel settore, va di moda chiamare “capacity payment“) sta nel presunto contributo alla sicurezza che gli antieconomici contratti take or pay in portafoglio Eni darebbero alla sicurezza energetica del paese.

Della questione mi sono già occupato varie volte: in particolare qui. Tuttavia l’articolo di Pilati riporta una interessante dichiarazione di Paolo Scaroni. Secondo l’amministratore delegato dell’Eni,

non siamo più il monopolista del mercato italiano, dove oggi se consolidiamo tutto siamo in rosso… ormai esiste un mercato gas ‘senza collare’ a prezzi concorrenziali: noi invece siamo costretti a vendere in perdita gas che il mercato non consuma.

Queste parole sollevano alcune questioni.

Primo: se Eni sul mercato italiano è in perdita, perché non cerca di ridimensionarsi ma, anzi, combatte su ogni terreno per difendere le proprie posizioni? Gli azionisti – inclusa la Cassa depositi e prestiti – sono stati adeguatamente informati del fatto che i loro capitali sono consapevolmente investiti in un mercato privo di prospettive?

Secondo: chi costringe l’Eni a vendere gas in perdita? Il governo? Con quale autorità? Gli azionisti ne sono stati informati?

Terzo: se l’Eni è “costretta” nel senso che nel passato ha sottoscritto contratti a lungo termine che la domanda non è in grado di assorbire, peraltro contro il parere di alcuni consiglieri di amministrazione, perché i consumatori italiani dovrebbero coprire il buco? E dove sta il contributo alla sicurezza?

Quarto: se il mercato è concorrenziale, perché i prezzi italiani non sono allineati a quelli europei, o meglio, perché la convergenza è cominciata solo negli ultimi mesi?

Alcune di queste domande sono state rivolte da Federico Testa, deputato del Pd e membro della Commissione Attività produttive della Camera, al ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera. Riporto qui sotto il testo dell’interrogazione. Attendiamo, fiduciosi, una risposta di Passera e/o di Scaroni.

 

***

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

Al Ministro dello Sviluppo Economico per sapere,

premesso che:

in più passaggi del documento per consultazione pubblica prodotto dal MiSE “Strategia energetica nazionale: per un’energia più competitiva e sostenibile” si sostiene che l’Italia ha subito negli ultimi anni “un prezzo del gas elevato (nel 2011 in media superiore del 25% rispetto ai mercati europei)” (pag. 57);

tale maggior prezzo ha certamente influito sulle potenzialità competitive del Sistema-Paese, nonché sulle condizioni di vita delle famiglie e dei cittadini;

l’approvvigionamento in Italia ha visto come protagonista e leader di mercato la società Eni, fino a pochi mesi fa verticalmente integrata, con attività che spaziavano dall’upstream, al trasporto internazionale e nazionale, agli stoccaggi, fino alla distribuzione locale e vendita al cliente finale;

appare quindi possibile ipotizzare che il differenziale positivo di prezzo sul mercato italiano abbia potuto configurarsi o come una qualche forma di rendita legata alla molto limitata apertura del mercato, o in alternativa come una  scarsa volontà/capacità di contrattare condizioni di approvvigionamento più convenienti (legata peraltro alla possibilità di “scaricare” gli eventuali maggiori costi su clienti sostanzialmente captive);

che le “crisi gas” succedutesi negli anni hanno dimostrato come i contratti take or pay non abbiano consentito al Paese di evitare la crisi delle forniture, comportando invece costi significativi scaricati sulle bollette dei clienti;

nel momento in cui il Governo è intervenuto a mitigare il potere di mercato di Eni, attraverso il raggiungimento della separazione proprietaria di Snam, l’amministratore delegato di Eni dr. Paolo Scaroni, con l’intervista resa in data 29/10/2012 al Corriere della Sera, avanza –tra le altre- la proposta di introdurre un “capacity payment… che… implicherebbe che la sicurezza di approvvigionamento assicurata dai… contratti take or pay… ci venga remunerata”;

su questo tema il Presidente dell’AEEG, ing. Guido Bortoni, nel corso dell’audizione presso la Commissione X del senato dello scorso 24 ottobre ha dichiarato di ritenere che “spetti a Governo e Parlamento dare una chiara valutazione” sul tema (ANSA 24 ott);

 

come il Governo, che è anche socio di riferimento della società, intenda rispondere alla proposta formulata dall’Amministratore Delegato dell’Eni che certamente produrrebbe, nel breve periodo, un ulteriore incremento dei costi dell’energia per le famiglie e le imprese;

se non ritenga invece più efficace orientare ogni sforzo, anche economico, alla diversificazione delle fonti e delle rotte geopolitiche di approvvigionamento del gas, favorendo altresì le interconnessioni con i mercati del nord Europa.

on. Federico Testa

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6 Responses

  1. Non sarà mica colpa dei contratti sottoscritti con l’amico Putin ?
    Inoltre cosa ne fa L’ENI dei trasferimenti percepiti dallo stato?
    La vera rottamazione deve cominciare da qui. Altro che D’Alema e Veltroni.

  2. claudio p

    Sì, ma speriamo che la “diversificazione delle fonti e delle rotte geopolitiche” non si trasformi per magia in “necessità di rafforzare le infrastrutture” a spese di utenti e contribuenti: in proposito c’è da notare che proprio sul Corriere di due giorni dopo (1 novembre) l’Amm. delegato di Snam Malacarne informa i lettori che sì, Snam è disposta a investire in infrastrutture e rigassificatori “per tutelare il Paese” (come auspica Mucchetti), ma che quelle attuali lavorano al 30-40% delle proprie capacità, che la domanda a lungo termine non si prevede in crescita, che i privati non ne vogliono sapere e che la via maestra è quella di “una gararanzia di ritorno del capitale investito” (sic!)

  3. Mike

    Bravo Staganaro e brava On. Testa! Non mollate! Trattasi di battaglia sacrosanta contro il “ricatto – ENI”, nell’interesse del libero mercato e dei consumatori.

  4. paolo silvi

    Se i capacity payment dovessero essere concessi beh come minimo ad una aumentata sicurezza energetica dovrebbe corrispondere una conseguente riduzione del prezzo al consumatore. O no !

  5. marco

    Ma sinquando dobbiamo starci a flagellare con Scaroni? Vendiamo la nostra partecipazione e lasciamo al nuovo azionista decidere della sorte di questo meraviglioso politimanagement! basta il debito lo reclama! e anche quel minimo di decenza richiesta per continuare ad usare la parola “meritocrazia”.

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