18
Ott
2017

Per l’Europa Emmanuel Macron propone gli ingredienti del fallimento economico francese

L’Europa non ha bisogno di più dirigismo, ma di più libertà.

L’ ”Enarque” (ex allievo dell’ENA) è tornato. Il suo solenne discorso sull’Europa assomiglia perfettamente ad un’esposizione orale di un esame della Scuola di Amministrazione Nazionale. Vi si trovano dentro tutti gli ingredienti: interventismo, protezionismo, dirigismo, armonizzazione e tassazione.

Indice

  • Il cinema “europeo” dura da 15 anni;
  • L’armonizzazione per maggiori tasse;
  • Bisognerebbe innanzitutto riformare la Francia; in seguito … dare più libertà ai popoli europei;

Il cinema “europeo” dura da 15 anni

Nicolas Sarkozy si era lanciato in alcune grandi manovre europee e, ignorando il referendum, aveva architettato una “costituzione” essenziale alla sopravvivenza dell’Unione Europea … Tale “costituzione” era così forte che François Hollande, da poco eletto, propose – per necessità – una sua grande visione dell’Unione che sarebbe dovuta diventare nuovamente dinamica attraverso gli “eurobond”. Hollande si era fortunatamente imbattuto nella rigorosa visione tedesca del budget, l’unico aspetto che conta per Berlino. Durante la recente campagna, tutti i candidati alla Presidenza Francese hanno affermato che avrebbero avviato negoziazioni con Bruxelles per cambiare l’Unione secondo le proprie visioni, per salvare la Francia. Ecco il leitmotiv dei politici francesi, che sembra essere uno sfogo della loro incapacità nel far uscire la Francia dall’impasse nel quale si trova. Demagogia e megalomania riunite. Per rilanciarla dove? Verso che cosa? L’Unione Europea non manca di mezzi, il suo handicap consiste nel voler fare più di quel che deve.

Macron auspica di “rifondare” l’Europa ma in una prospettiva … francese. Certamente, vuole una maggiore convergenza con la Germania perché sa molto bene che senza questo paese, non può essere fatto nulla a livello europeo. Ma è difficile credere che la Germania applicherà “le stesse regole alle sue imprese” dopo tutte le riforme che questo paese ha effettuato negli anni 2000. Il presidente francese desidera anche un budget europeo e un Ministro delle Finanze. Dal momento che sono noti i dibattiti burrascosi in seno alla Commissione sui budget e la violazione dei criteri degli stessi, è difficile immaginare i 27 stati membri riuniti attorno ad un unico Ministro delle Finanze europeo. Bisogna essere molto sfacciati per fare una proposta del genere visto che la Francia non ha mai avuto un budget in equilibrio dal … 1974.

 

L’armonizzazione per maggiori tasse

Questo “grande ministero” imporrebbe una tassa sulle transazioni finanziarie (decisamente, tutti i politici francesi sono ossessionati da questa tassa), una nuova tassa sul carbonio ai confini dell’Europa (è difficile immaginare come il carbonio potrà essere bloccato ai confini …) e, come attesa, un’armonizzazione (nel vocabolario francese, per “armonizzazione” bisogna intendere “aumento”) della fiscalità e soprattutto dell’imposta sugli utili delle società. Tutto questo sicuramente non è per avere un tasso al 12,5% come in Irlanda! Peraltro, augura anche un’ “armonizzazione sociale” alla francese con gli stessi diritti sociali e un salario minimo europeo. Ma le proposte di Emmanuel Macron sono proprio tutti gli ingredienti del fallimento economico francese.

L’IREF (Institute for Economic and Fiscal Research) ha dimostrato in uno Studio sull’armonizzazione fiscale che tutti i paesi europei verrebbero danneggiati da questa proposta, la quale potrebbe disincentivare le imprese ad investire. L’armonizzazione ridurrebbe il flusso di capitali dall’estero verso i paesi europei. Infine, sapendo che l’imposta sugli utili delle società non è mai, in definitiva, pagata dall’impresa, occorre osservare che tale imposta pesa la maggior principalmente sui salari, che sopportano dal 45% al 75% degli aumenti di questa imposta.

Sarebbe dunque meglio conservare la concorrenza fiscale tra i paesi europei. Questa concorrenza spinge alla riduzione delle imposte, il che è favorevole per le imprese/gruppi aziendali e quindi, in definitiva, ai paesi stessi. Gli stati membri che hanno ridotto le imposte sugli utili delle società hanno ottenuto un aumento del prodotto rispetto all’imposta.

Allo stesso modo, è una buona idea proporre una riforma della PAC (Politiche Agricole Comuni), ma senza proteggersi dai mercati mondiali. Piuttosto, al contrario, bisognerebbe stimolare la concorrenza, diminuendo i sussidi, le regolamentazioni e la burocrazia.

 

Bisognerebbe innanzitutto riformare la Francia; in seguito … dare più libertà ai cittadini europei

In conclusione, dietro a questo discorso che mette avanti la grandezza dell’idea europea troviamo delle misure economiche che puntano ad eliminare i vantaggi che altri paesi hanno legittimamente acquisito. Le tasse su internet? È l’Irlanda che è presa di mira. Il presunto dumping sociale? Si punta ai paesi dell’Est. Il budget europeo? La Germania deve pagare i nostri errori.

Smettiamola di proiettare le nostre illusioni sull’Unione Europea. Quello che si può fare in Francia – uno Stato onnipotente e protezionista – non lo si farà più tramite l’UE. Consideriamola così com’è: un’alleanza economica attorno ad una base culturale comune, un’armonia di popoli. E possiamo cessare di dire che questa Unione è moribonda o in difficoltà perché non si trasforma nel Leviatano a cui alcuni aspirano. Al contrario, lasciamole il dinamismo di un’alleanza economica intelligente: è così che essa contribuirà al nostro benessere, sicuramente non conformandosi ai folli sogni dei nostri politici che soffrono del “mal di potere”.

Emmanuel Macron non sembra aver compreso il significato della Brexit e dei risultati elettorali in Germania. I popoli europei hanno paura dell’immigrazione e ritengono che sia necessario proteggere le proprie nazioni. Lo sviluppo dei partiti estremisti lo dimostra, così come i sondaggi realizzati nei paesi dell’est Europa, dove non ci sono molti immigrati. Questa paura – giustificata o meno –incoraggia la chiusura in se stessi e la diffidenza nei confronti dell’Europa considerata come un colabrodo. Quello che occorrerebbe in realtà è meno burocrazia e più libertà agli stati. Ci vorrebbero alcune regole comuni, ma in un contesto di concorrenza sana. I paesi membri non vogliono un’Europa alla francese (bisogna già fare riforme in Francia). Altrimenti, la Brexit farà sicuramente ancora più proseliti.

 

L’articolo è comparso originariamente su Institut de Recherches Économiques et Fiscales il 3 ottobre 2017 col titolo “Pour l’Europe, Emmanuel Macron propose les ingrédients de l’échec économique français. L’Europe n’a pas besoin de plus de dirigisme mais de plus de libertés”.
Traduzione 
dal francese di Lucia Caraccia.

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