12
Set
2010

In Germania crolla il gioco di Stato

Ogni tanto l’Unione Europea torna a fare il suo mestiere. Salvaguardare la libera concorrenza non andrà forse più tanto di moda, soprattutto se di mezzo c’è la Germania, ma talvolta Bruxelles riesce a stupirci. Questa volta, per la precisione, si tratta della Corte di Giustizia del Lussemburgo.

I giudici, riunendo una fitta serie di rinvii pregiudiziali, hanno infatti dato il colpo di grazia al sistema che teneva a galla il monopolio pubblico delle scommesse sportive teutoniche. La giustificazione addotta dal governo tedesco in ordine alla necessità di mantenere la posizione di vantaggio per tutelare i consumatori dalle frodi e combattere gli effetti nefasti del gioco d’azzardo è parsa alla Corte non conforme al dettato dei Trattati ed in particolare agli artt. 43 e 49 ex-TCE. La restrizione alla libera concorrenza è infatti ammessa per ragioni di interesse generale (sic), ma in questo caso i titolari dei monopoli pubblici – leggasi gli esecutivi regionali- hanno attuato campagne pubblicitarie a tappeto pur di massimizzare i profitti delle scommesse. Inoltre “le autorità tedesche attuano o tollerano politiche dirette ad incoraggiare la partecipazione a giochi da casinò e i giochi con apparecchi automatici”. Ancora una volta, insomma, dietro al paravento della tutela della salute o della protezione dei consumatori, si scorge la doppia morale di una mano pubblica che tenta brutalmente di far cassa.

Ora che il Glückspielstaatsvertrag è ridotto in cenere, il mugugno di Berlino, o meglio dei sedici Länder, non ha tardato a farsi sentire. Mentre il Land dello Schleswig-Holstein con il suo vicepresidente, l’avvocato liberale Wolfgang Kubicki, si propone di guidare la liberalizzazione del settore, la Renania-Palatinato, guidata da un governo di colore opposto, pare voler far di tutto per rafforzare il monopolio, in modo da incontrare i requisiti della disciplina europea. D’altra parte, proprio come disse un giorno un simpatico e fantasioso professore di diritto del lavoro a proposito delle pensioni delle donne in Italia: “L’Europa non ci chiede di alzare l’età pensionabile, ci chiede di equipararla”. Con ciò, alludendo al fatto che l’età pensionabile (maschile) sarebbe persino potuta scendere (!!).

Ad oggi il gioco d’azzardo online è proibito, la pubblicità è limitata (ne sa qualcosa il Milan!), mentre la normativa è carente sul versante delle slot-machine, tanto che i casinò avevano denunciato gravi perdite per la concorrenza sleale dei piccoli gestori delle “macchinette”. In poche parole una legislazione che ha favorito il mercato nero e che non ha aiutato più di tanto i monopolisti pubblici. Come spiegano dalle parti dell’FDP, l’emersione non sarebbe solo un beneficio per i consumatori, ma anche per le finanze dei Länder.

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