19
Set
2011

Il tetto alla spesa che salva i conti (e il paese)

Nella proposta di riforma della Costituzione presentata da Nicola Rossi e da altri senatori, appartenenti a forze politiche sia di opposizione che di maggioranza, il vincolo del pareggio di bilancio è opportunamente affiancato da un tetto alla spesa pubblica complessiva, stabilito al 45% del Pil. Poichè nel 45% è inclusa la spesa per interessi sul debito, che negli ultimi anni ha oscillato tra il 4,5 e il 5%, il tetto proposto da Nicola Rossi sarebbe stato rispettato con una spesa pubblica primaria (al netto quindi della spesa per interessi) pari al 40-40,5% del Pil. Si tratta di valori molti inferiori a quelli effettivi del decennio 2000 ma in linea con quanto verificatosi per tutta la seconda metà degli anni ’90.

Nei sei anni dal 1995 al 2000 la spesa pubblica primaria in rapporto al Pil è rimasta infatti costante al 41%, come si può osservare nel grafico sottostante, permettendo, data la dinamica delle entrate, il rispetto del vincolo di Maastricht del 3% e l’ammissione alla moneta unica (il dato 2000, inferiore al 41%, è in realtà conseguenza dell’inopportuna contabilizzazione delle entrate derivanti dalla gara per la cessione delle frequenze telefoniche come minori spese in conto capitale anzichè come maggiori entrate). Per evidenziare l’importanza del tetto alla spesa ho provato a fare il seguente esercizio: dove sarebbero ora i valori della nostra finanza pubblica se il tetto proposto da Rossi fosse stato rispettato per tutti gli anni 2000 sino all’emergere della recessione (perchè già in vigore o perchè accolto di fatto, come negli anni 1995-2000)? L’ipotesi è rappresentata dalla linea rossa nel grafico sottostante: la spesa pubblica primaria in rapporto al Pil è posta al 41% dal 2000 al 2007 mentre negli anni 2008-10 è lasciata crescere esattamente degli stessi ‘gradini’ che si sono verificati nella realtà (in deroga, data la recessione, al vincolo del 41%).

A questo punto è interessante provare a ricalcolare i saldi di finanza pubblica sostituendo la spesa primaria ipotizzata alla spesa primaria effettiva e ipotizzando, un pò semplicisticamente, invarianza delle entrate (il nostro è un esercizio contabile, con qualche semplificazione e limite, tuttavia in grado di darci un’idea del possibile scenario alternativo di finanza pubblica; ben diverso sarebbe invece l’utilizzo allo stesso fine di un modello econometrico dell’economia italiana). Ovviamente il risparmio sulla spesa pubblica primaria si traduce, a parità di entrate, in una minor crescita del debito pubblico la quale permette una minor spesa per interessi. Considerando anche la minor spesa per interessi, gli effetti sul rapporto tra indebitamento e Pil sono descritti dalla linea rossa nel grafico sottostante (rispetto alla linea blu che rappresenta invece i dati effettivi).

 

Nell’ipotesi di tetto alla spesa il disavanzo pubblico rispetto al Pil sarebbe stato del 2% circa nel 2001 e 2002 per poi scendere all’1% circa nel triennio 2003-2005 e trasformarsi in avanzo di bilancio nel triennio successivo. Con la recessione ritorna il disavanzo, tuttavia con valori che non superano mai il 3% di Maastricht. Ancora più interessante osservare la dinamica del debito pubblico nello scenario ‘contabile’ con tetto alla spesa, riportata nel grafico seguente.

In sintesi il debito pubblico in valore assoluto sarebbe stato sostanzialmente stabilizzato poco al di sotto dei 1400 miliardi, per superare tale valore, ma di poco, solo per effetto della crisi economica. A fine 2010 il minor debito pubblico accumulato è stimabile in circa 400 miliardi. In rapporto al Pil il debito avrebbe invece continuato a ridursi alla stessa velocità della seconda metà degli anni ’90 sino ad arrivare all’87% nel 2007 e 2008 per poi risalire al 93% nel 2009 e 2010 (anziché al 119% effettivo dell’ultimo anno, quindi attestandosi 26 punti percentuali al di sotto).

Il 93% nel rapporto Debito/Pil si colloca pur sempre dieci punti sopra quello di Francia e Germania, tuttavia è molto probabile che se avessimo registrato quel dato i mercati non si sarebbero preoccupati di noi e la storia di questi mesi (e quella dei prossimi anni) sarebbe stata molto differente. Bastava continuare a rispettare un tetto alla spesa pubblica che i governi della seconda metà degli anni ’90 avevano, senza porlo esplicitamente come vincolo, già rispettato senza grandi fatiche né manovre lacrime e sangue.

Postilla: si può obiettare che in presenza di una spesa primaria più contenuta una parte di essa sarebbe stata probabilmente utilizzata per allegerire la pressione fiscale anzichè integralmente destinata a ripianamento del disavanzo. D’acc0rdo ma in quel caso forse il Pil non sarebbe rimasto al palo e una crescita ‘normale’ avrebbe probabilmente compensato, almeno parzialmente, l’effetto  della riduzione delle aliquote sul gettito fiscale. Alla fine del periodo forse il debito non sarebbe sceso al 93% del Pil ma qualche punto sopra e in ogni caso molto al di sotto del 119% al quale è arrivato alla fine del 2010. Anche in questa ipotesi tanto l’attualità quanto il futuro prossimo non  sarebbero stati gli stessi.

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19 Responses

  1. erasmo67

    Ma poichè una parte di questi soldi sono rientrati nell’economia italiana sotto qualche forma di spesa o investimento o risparmio.
    Quindi il conto dovrebbe essere rivisto facendo delle ragionevoli ipotesi in tal senso, e se ne ha gli strumenti la pregherei di farlo.

    Detto questo sarebbe opportuno sicuramente agire sul lato della spesa.
    La giutizia fiscale di un paese si misura di più e meglio valutando come i soldi vengono spesi piuttosto che come e da chi vengono riscossi.

    Se si saprà ridurre la spesa clientelare (consulenze e lavoro inutili) e improduttiva si farà del bene al paese, se si ridurrà la spesa per assistenza sociale, sanità e scuola si farà un danno.

  2. ivano

    cicciolina va in pensione dopo 5 anni di parlamento con € 3.000,00 al mese,la classe media sta economicamente sparendo.
    Unica soluzione con questa casta politica è una Cobaltoterapia economica.
    Sterilizzare tutto e ripartire da zero

  3. Massimo74

    La spesa pubblica non’è mai clientelare o improduttiva per coloro che ne beneficiano,ma la verità è che TUTTA la spesa pubblica è improduttiva(o clientelare),compresa quella destinata al welfare per il semplice fatto che lo stato non può sapere come spendere i soldi dei cittadini meglio di quanto non possano fare i cittadini stessi che quei soldi hanno dimostrato di saperli guadagnare.Se si avesse il coraggio di tagliare vigorosamente la spesa destianta al welfare,non solo rimetteremmo in sesto i conti pubblici,ma l’italia tornerebbe in breve tempo al boom economico che abbiamo vissuto duranti tutti gli anni 60.

  4. mentorex

    Mi sono stufato di sentire che l’Italia ha vissuto al di sopra delle sue possibilità.
    Io credo che sia più giusto dire che l’Italia ha sperperato di più ripetto alle sue possibilità.
    Mi spiego con un esempio.
    Se io guadagno 1000 euro al mese e chiedo un mutuo per andare in vacanza in Florida allora è giusto dire che ho vissuto al di sopra delle mie possibilità, ma se il muto lo utilizzo per giocare al gratta e vinci, io non ho vissuto al di sopra delle mie possibilità ma ho sperperato.
    In questo senso non mi sembra che che lo stato ci abbia fornito servizi formidabile in cambio delle nostre tasse ma è evidente che molti dei ns soldi sono stati buttati dalla finestra aumentando a dismisura la spesa pubblica.

  5. erasmo67

    Lo stato spende per il welfare meglio dei cittadini perchè ha il dovere di prendere a chi ha di più per dare ha chi ha di meno.
    No, non si chiama comunismo, si chiama società civile.
    Chi è contro il welfare è un INCIVILE.

  6. Terenzio il Troll

    @erasmo67
    “Chi è contro il welfare è un INCIVILE.”

    Dipende dalla definizione di “welfare”.
    1 dipendente pubblico ogni 26 abitanti suona abbastanza “welfare” alle mie orecchie, ma e’ proprio il tipo di “civilta’” che ci sta uccidendo.

    Perche’ io, come dipendente privato, posso essere messo in cassa integrazione e licenziato, se la mia azienda fallisce, ma il dipendente pubblico deve essere inviolabile?
    E non parlo del segretario comunale o della maestra elementare, ma di Alitalia e Trenitalia…

  7. carlo grezio

    @Terenzio il Troll
    santo cielo.
    non c’entra il welfare ben fatto con il numero esagerato ei dipendenti pubblici italiani.
    Non c’è dubbio che il numero dei dipendenti pubblici e quindi il loro costo è insopportabile.
    Ma non c’e’ dubbio che la qualità dei dipendenti pubblici, del loro lavoro, della loro efficienza sia scarsissima.
    Non c’e’ dubbio che i dirigenti pubblici sono peggio probabilmente dei loro subordinati.
    In termini di efficienza competenza poi i politici eletti dagli italiani sono cosi’ scadenti che gestiscono lo stato nel modo che sappiamo permettendo ai dipendenti pubblici di essere pessimi, in cambio di quattro soldi di stipendio.Che però non ci possiamo più permettere.
    Ma il welfare merita di essere salvaguardato, migliorato, abbassato di costo, migliorato di performance.
    Proviamo ad abolire hic et nunc le inutili regioni, TUTTE E SUBITO : 100 miliardi risparmiati, strutturalmente tutti gli anni.
    Compiti passati alle province e ritornati allo stato centrale.
    Espulsione dei dipendenti regionali con utilizzo dei soliti ammortizzatori, Tutti i politici regionali , costosissimi, a lavorare.

  8. Massimo74

    erasmo67 :
    Lo stato spende per il welfare meglio dei cittadini perchè ha il dovere di prendere a chi ha di più per dare ha chi ha di meno.
    No, non si chiama comunismo, si chiama società civile.
    Chi è contro il welfare è un INCIVILE.

    Lo stato spende talmente bene i soldi dei cittadini che guardacaso i servizi che offre non solo sono quasi sempre di qualità scadente ma sono pure più costosi degli equivalenti servizi offerti dal mercato.
    Tra l’altro non si capisce perchè lo stato avrebbe il “dovere” di prendere a chi ha di più per dare a chi a meno visto che questo comportamento non solo è eticamente discutibile (rubare è sempre sbagliato anche se lo si fà per un fine apparentemente nobile),ma oltretutto disincentiva la creazione di nuova ricchezza visto che alla fine risulta più conveniente stare dalla parte di chi ha di meno per poter usufruire delle risorse sottratte a chi produce.Ludwig Von Mises diceva che il welfare impigrisce gli individui e li rende meno responsabili visto che si dà per scontato che alla fine ci sia sempre mamma stato a prendersi cura di noi… aveva perfettamente ragione e il fatto che la maggior parte degli stati sono sull’orlo della bancarotta dimostra proprio quanto questo sistema sia illusorio.

  9. mentorex

    @Massimo74
    stavo facendo 3 cose contemporaneamente e mi è sfuggito, rimedio subito

    MARIO MONTI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUBITO
    MARIO MONTI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUBITO
    MARIO MONTI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUBITO
    MARIO MONTI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUBITO

  10. Massimo74

    @mentorex

    Pensavo avessi cambiato idea.Posso chiederti perchè hai così fiducia in Mario Monti?Io personalmente non ne ho alcuna e sono sicuro che se diventasse premier la prima cosa che farebbe è una bella patrimoniale per tutti da 400 miliardi di euro ipotecando le case di tutti gli italiani (in pratica l’idea folle di Amato),mentre non ci sarebbe alcun provvedimento sul fronte della riduzione della spesa pubblica.Piuttosto che Monti,allora mille volte meglio Antonio Martino,liberale e liberista autentico e allievo di uno dei più importanti economisti di sempre (nonchè premio nobel) come Milton Friedman.

  11. erasmo67

    @Terenzio il Troll
    E questo è una bella fetta del problema.

    Ma perchè il lavoro nella PA in Italia viene visto come un amortizzatore sociale?

    Il welfare e la sua qualità misurano il livello di civiltà di un paese. Così come l’efficienza e la qualità della sua PA ne misura la moralità.

    In Italia abbiamo ancora un indice di civiltà abbastanza elevato ed un indice di moralità a livelli sudamericani. (e se qualche sudamericano mi legge magari si offende).

  12. CLAUDIO DI CROCE

    @Massimo74
    condivido al 100% l’opinione su Mario Monti : si tratta di un appartenente alla casta dei professori universitari , numerosissimi, costosissimi, e di scarsa capacità , presenti nel Parlamento in entrambi gli schieramenti e sopratutto tesi a difendere i loro privilegi , cosa che anche adesso hanno saputo fare benissimo trincerandosi dietro la ” ricerca “. Ho già ricordato che qualche anno fa a una conferenza all’uinione Industriale di Torino , dopo avere ascoltato per mezzora le sue critiche a tutti , ho chiesto di parlare della situazione pessima delle Università italiane e ha bofonchiato alla Prodi , che sì qualche problema esisteva , ma non era il momento di parlarne.

  13. carlo grezio

    devo dire che sono abbastanza d’accordo con DICROCE su Monti.
    Monti, ottimo “civil servant”, ottimo “grand commis”, non è un leader.
    avrebbe potuto essere un ottimo ministro del tesoro al posto di “sua ridicola incompetenza” tremonti, ma per la presidenza del consiglio ci vorrebbe qualcuno con una visione politica e strategica complessiva un pò più evidente e convincente.
    Oddio, dopo che il premier l’ha fatto berlusconi, anche uno a caso dei miei tre cani avrebbe doti sufficienti a fare migliore figura….ma insomma si potrebbe provare anche trovare di meglio…

  14. giancarlo

    nella paura di perdere pur un pezzetto della propria ‘roba’ ci si attacca alle teorie economiche più disparate. aiutooooo!

  15. mentorex

    xMassimo74
    Ecco la mia opinione.
    Antonio Martino potrà essere anche un ottimo economista ma nel corso della sua carriera politica si è appiattito in modo troppo acritico sulle assurde posizioni del ns ” caro” Silvio, dimostrando scarsa autonomia di pensiero. La delusione è troppo forte quando persone preparate e intelligenti, leggi Martino, non percepiscono, controbbatendo, che l’attacco continuo alle istituzioni dello stato fa un danno diretto all’istituzione attaccata e indiretto, di ritorno, all’istituzione attaccante, causando così uno sfaldamento e indebolimento di tutto lo Stato. Solo in questi ultimi mesi Martino ha dato vace al suo disaccordo con la politica economica del ns “caro” Silvio quando invece ce n’era bisogno già molto tempo addietro. Insomma per troppo tempo si è mosso come un YES MAN confondendosi con il ciarpame che in questi anni ha circondato il ns “caro” Silvio.
    Per quanto riguarda Mario Monti lo giudico, almeno in questa fase storica, un vero uomo di stato capace di riunire attorno a se, grazie alle sue qualità tecniche e umane, tutte le forze politiche del ns paese al fine di traghettarci, con una seria manovra economica-finanziaria, fuori dal pantano odierno. Inoltre il personale prestigio internazionale di cui gode ci aiuterebbe non poco a ricucire relazioni internazionali troppo spesso derise e snobbate dal ns “caro” Silvio, tant’è che all’estero, come ha ricordato ieri E. Marcegaglia, ormai ci prendono tutti in giro e l’Italia è passata da essere paese mafioso a paese delle comiche, dei clown e del bunga bunga. Dovendo proprio scegliere preferisco che il mio paese venga identificato con la mafia, almeno così incute un pò di timore, che con il bunga bunga, che invece suscita solo ilarità.
    Ciao
    MARIO MONTI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUBITO

  16. Mirko

    In primo luogo mi rendo conto che non c’è la volontà a nessun livello di razionalizzare le risorse. Io lavoro nella sanità (ma è così in tanti altri ambiti) ed è sorprendente come non si riesca a prendere alcune decisioni assolutamente ovvie per risparmiare e migliorare l’efficienza. Ho la sensazione che dal momento che i soldi messi in gioco non sono di chi amministra ma sono pur sempre dello stato ci si prenda la massima libertà di spenderli male. Sono stra-convinto che a casa propria gli stessi amministratori non prenderebbero mai certe decisioni. E il tutto per garantirsi il voto dei cittadini.

  17. maboba

    Dopo due anni non vi è alcun dubbio che massimo 74 e Claudio Di Croce abbiano la migliore lucidità di giudizio

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