27
Nov
2020

Il sistema nazionale di istruzione e le scuole paritarie

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Anna Monia Alfieri.

“Le scuole paritarie formano, insieme alle scuole statali, il sistema nazionale di istruzione”  dichiara il ministro Azzolina in Senato

Il ministro Azzolina dichiara apertamente, con il question time del 26.11.2020 che “paritarie e statali sono sistema istruzione”: ROMA, 26 NOV – “Le scuole paritarie formano, insieme alle scuole statali, il sistema nazionale di istruzione. Nell’ottica dell’unitarietà del sistema nazionale di istruzione e formazione, nel disegno di legge di bilancio, ora all’esame del Parlamento, è stato previsto lo stanziamento di 60 milioni a regime, a decorrere dal prossimo anno, del fondo destinato al sostegno del sistema integrato da zero a sei anni”.

Gli allievi della scuola dell’Infanzia paritaria sono 507.578 nell’a.s. 19/2020 e 876.232 sono gli allievi della scuola dell’infanzia statale per l’a.s. 2020/2021. Quindi questi 60 Milioni, se sono indirizzati a tutti gli studenti, corrispondono a 43 euro per bambino, che diventeranno poco meno di 40 euro includendo la fascia 0-3 anni. Occorre comprendere come si possa ritenere di fare tutto ciò che è possibile per far rientrare in classe 1.383.810 bambini della fascia 3-6 anni, con 40 euro annui aggiuntivi. 

Per un allievo della scuola dell’Infanzia che frequenta la scuola statale è il ministro stesso ad affermare, supportata dagli Esperti del Ministero, che il CMS (Costo Medio per Studente – Miur) è di 5.278.41; pare difficile pensare che le famiglie si convincano che le scuole paritarie, insieme alle statali, compongono il sistema nazionale di istruzione. 

Il ministro sa che per i 507.578 bambini che frequentano la scuola paritaria il Governo destina poco meno di 855 euro di contributi ministeriali e per l’emergenza Covid ha previsto poco meno di 300 euro

Chi paga la differenza? Le famiglie, per la seconda volta, dopo aver pagato le tasse, e la scuola paritaria, indebitata, costretta a chiudere, privando il sistema scolastico di quel pluralismo necessario ad un Paese democratico e appesantendo i conti pubblici. Lungo questo anno hanno chiuso 143 scuole e sono le scuole dei poveri, con rette inferiori ai 2.500 euro annui.

Occorre serietà. Lo scostamento di bilancio deve servire per salvare questo comparto che, messo a rischio, comporta dei costi sociali senza precedenti. Il mondo associativo, il mondo della scuola, da mesi, con le famiglie, fanno proposte di buon senso e per il comparto 0-6 anni è necessario prevedere una soluzione efficace e intelligente.

La soluzione è nell’emendamento proposto: “Al fine di consentire il funzionamento e di incrementare il livello di servizio in relazione all’aumento del numero di posti disponibili nelle scuole d’infanzia paritarie no profit, è istituito, al capitolo 1479, il fondo di dotazione per il funzionamento in convenzione delle scuole d’infanzia paritarie no profit quali parte del sistema integrato di educazione ed istruzione ai sensi del DLvo 65/2017 di 640.000.000 di euro per l’anno 2021, di 680.000.000 di euro per l’anno 2022, di 720.000.000 di euro per l’anno 2023”.

“Quanto alla previsione della detrazione IRPEF delle rette e delle spese relative alla frequenza degli asili nido e delle scuole di ogni ordine e grado”, il ministro ricorda che “già esiste, nella misura del 19%”. E prosegue: “Proprio perchè coscienti del ruolo delle criticità e degli oneri legati alla pandemia rispetto a tutte le istituzioni scolastiche, già con il decreto-legge n. 18 del marzo scorso e con il cosiddetto Decreto Rilancio, abbiamo assegnato specifiche risorse alle scuole paritarie, anche per dotarsi di materiali per la pulizia straordinaria dei locali, nonché di dispositivi di protezione e igiene, sia per il personale che per gli studenti, oltre che per garantire il corretto svolgimento degli esami di Stato”.

Occorre ricordare che il costo in tasse dei cittadini per ognuno dei 7.507.484 allievi della statale è di 8.500 euro; per gli 860 mila allievi della scuola paritaria non è credibile l’affermazione secondo cui al Ministero “stanno lavorando per tutti i bambini e le bambine”, quando per questi ultimi si prevede un contributo complessivo (ministeriale e detrazione del 19%) di euro 360 per i 165.229 allievi della scuola primaria, di 295 euro per i 65.330 allievi della scuola secondaria di I grado e di 379 euro per i 113.130 allievi della scuola secondaria di II grado. 

Chi paga la differenza? L’ideologia afferma “paghino i ricchi genitori” – come detto apertis verbis dalla Vicaria di un celebre liceo statale milanese. Peccato che quei genitori, lavorando entrambi e avendo tre figli, non solo sono onesti contribuenti dello Stato, ma investono, pagando due volte, nell’unico figlio per il quale possono permettersi la frequenza di una sperimentata buona scuola pubblica paritaria, lasciando alla pura fortuna della sezione “giusta” la frequenza degli altri due figli in una buona scuola pubblica statale. Sapendo di spendere per questi due ultimi euro 8.500 pro capite all’anno, in aggiunta agli 8.500 euro comunque spesi in tasse per il primo, frequentante la scuola pubblica paritaria per un massimo di 6.000 euro annui.

Il Covid ha quindi reso evidente che la scuola paritaria e la scuola statale servono entrambe per far ripartire la scuola per 8 milioni di studenti. Purtroppo:

  • 2,00 € sono stati destinati agli allievi delle scuole paritarie per la DAD. Una cifra che lede la dignità di docenti e famiglie di un comparto che si sente valorizzato nelle parole e affossato nei fatti.
  • 2,26 € sono stati destinati al singolo allievo delle scuole paritarie per la per la sanificazione Covid; come dire: allo Stato non interessa che alunni e docenti delle paritarie lavorino in un ambiente pulito.
  • 2,26 ad alunno per dotare l’Istituto di dispositivi di protezione. Però… mascherine e gel stanno arrivando ed evidentemente mani pulite e droplet compensano la mancata sanificazione degli ambienti. I contribuenti italiani non siano troppo esigenti!

Per aiutare le famiglie in difficoltà a pagare la retta, con il DL rilancio sono stati previsti 300 Mln, cosi suddivisi: 180Mln di euro per il comparto 0-6 anni e 120Mln di euro per i 343.689 allievi della scuola primaria alla scuola secondaria di II grado. Poco meno di 350 euro. 

Quindi la famiglia che ha continuato a scegliere la paritaria anche per l’a.s. 2020/21 dovrà ritenere che tutto è stato fatto per favorire la non discriminazione fra bambini e bambine da parte del Governo, avendo quest’ultimo “confermato” la somma fissa di 334 euro (superando l’iniziale dichiarazione di intenti “tagliare tutti i contributi alle scuole paritarie”), più eccezionalmente “destinato” per il Covid 356.52 € (di gran lunga inferiori ai costi che il Covid ha imposto) e chiedendo di pagare la differenza di 5.315 euro per frequentare la scuola che lo stesso ministro Azzolina, firmando il decreto del costo medio studente, sostiene che non può costare meno di 6.006 euro, considerati retta simbolica.

L’allarme che la scuola statale non riesce a ripartire, unitamente alla distruzione delle scuole paritarie, sta rendendo sempre più reale il fatto che il diritto all’istruzione divenga un privilegio che esclude i poveri e i disabili (285 mila disabili vivono in una situazione di isolamento); questo impone una soluzione che aiuti realmente le famiglie ed è la seguente: “le spese sostenute nell’interesse delle persone di cui all’articolo 12 del DPR n. 917/1986 per il servizio scolastico fruito presso scuole paritarie del sistema nazionale di istruzione, ex art. 1 legge n.62/2000, sono detraibili dall’imposta lorda per un importo annuo non superiore a 5.500,00 euro ad alunno. In subordine si introduca la deducibilità per un importo annuo non superiore a 5.500,00 euro ad alunno”.

Allo scopo si segnala lo il Focus pubblicato dall’Istituto Bruno Leoni: “La scuola del futuro: una scuola per tutti. La scuola di oggi: una scuola d’élite”, dal quale si evince quanto viene destinato alla famiglia della scuola paritaria che, per il sistema integrato, vale come la statale, come afferma, concludendo l’intervento, il ministro Azzolina: “Stiamo lavorando alacremente, nell’interesse esclusivo di tutte le studentesse e di tutti gli studenti, in sinergia con tutti gli attori istituzionali coinvolti, all’interno di una cornice unitaria, quella del sistema di istruzione e formazione, delineata dalla nostra Costituzione” (ANSA). Il problema è che la famiglia non se ne accorge, da decenni.

Le soluzioni sono le seguenti, partendo dalla legge di Bilancio; dopo ormai sarà davvero tardi:

  1. In Parlamento, a camere unificate, si avvii una collaborazione reale fra scuole statali e paritarie e, con la quota capitaria di 5.500 euro, si garantisca il diritto di apprendere per tutti gli studenti (proposta la cui efficacia è dimostrata da vari studi seri e documentati); sia attivata la collaborazione fra mezzi di trasporto pubblici e privati. O si dica apertamente che ciò non può avvenire perché i mezzi pubblici hanno assicurato il finanziamento dello Stato, che non intendono condividere con i mezzi privati. Piuttosto la gente vada a piedi, se i mezzi pubblici non sono sufficienti. O rischi il Covid al loro interno. O si lascino a casa gli studenti.
  2. A questo meccanismo della quota capitaria sono legati a) un nuovo finanziamento del sistema scolastico italiano, a cui gli esperti ragionieri del ministero guardano come all’unica salvezza, e b) il censimento dei docenti per far incontrare la domanda e l’offerta.

Affermare che si sta lavorando nell’interesse di tutti i bambini e le bambine, di tutti gli studenti e le studentesse, vuol dire semplicemente dare alla famiglia la libertà di scelta educativa senza discriminazioni economiche; questo comporta il rendere autonoma la scuola statale e libera la paritaria, aumentando quindi la concorrenza, tramite la chiamata diretta dei docenti da albi appositi, sempre sperando che si consenta ai docenti di ottenere l’abilitazione. 

Certo, una situazione del genere scuoterà definitivamente una serie di interessi: i docenti intesi come bacino elettorale, il ruolo del sindacato, l’assunzione dei docenti sulla base di criteri formalmente corretti ma arbitrari. E’ chiaro che autonomia, parità e libertà di scelta educativa sono i fondamenti del pluralismo, di un sistema scolastico di qualità, che non discrimina poveri e disabili, dando a tutti le medesime opportunità, che assume docenti con criteri oggettivi e li forma alla propria mission secondo un codice etico accettato da chi desidera intraprendere questa professione.

In alternativa, lo scenario dal 2021 sarà esattamente lo stesso del 2020: la scuola ripartirà solo per alcuni privilegiati, che avranno in mano le sorti della nazione. Quindi il diritto all’istruzione sarà inteso come un lusso, una cosa da ricchi, come è stato per secoli, ma con una piccola variante: il figlio “di chi può” andrà a scuola presso collegi prestigiosi e poi sulle ali della grande finanza; il figlio del povero resterà nelle grinfie della criminalità organizzata o sarà distrutto dalla droga.

Per chi ama i numeri: in questo video l’essenza della questione

Allegato: Tabella Linee di Finanziamento della Scuola Italiana (Excel, ZIP)

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