16
Ott
2012

Il gattopardo a sei zampe

La cessione di Snam dall’Eni alla Cassa depositi e prestiti non è separazione proprietaria ma operazione cosmetica. Parola della Consob.

Cito dalla delibera che autorizza l’operazione:

si è in presenza di un’operazione che comporta il trasferimento di una partecipazione rilevante ai fini OPA tra soggetti legati da rilevanti rapporti di partecipazione che può qualificarsi neutra rispetto agli azionisti di minoranza di SNAM non comportando un reale mutamento dell’assetto di controllo della società in questione.

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10 Responses

  1. marco

    Siamo vittime di una burocrazia prepotente, siamo mincapaci di toglierci queste zecche di dosso insieme al debito di inefficienza e corruzione che ci derubano quotidianamente in tariffe, accise e tasse per mantenere loro e sodali correlati con i loro evidenti limiti culturali

  2. anghel

    E’ chiaro che sono delle trovate da poco ingegno ma,viste le disastrose esperienze delle privatizzazioni del passato ,per il momento, questa via di uscita mi sembra non da criticare eccessivamente!!

  3. Carlo

    siamo alla frutta,se si strangola gli autonomi,come cavolo puo un disocccupato pensare di mettersi in proprio per risollevare la propria sorte,poi mi domando perche il capo di stato non da l´ esempio e si dimezzzz lo stipendio,meditate mediitate gente.

  4. Ritengo gravido di conseguenze negative il provvedimento governativo che, per due anni, nega la possibilità del pignoramento motivato da debiti sanitari. A rischio ne sono principi e funzionamento della giustizia civile. A rischio ne è l” efficienza della sanità pubblica e la risposta alla domanda di servizi per la salute da parte dei cittadini-contribuenti. Quale fornitore di apparecchiature per la Tac sarà più disposto a consegnare nuovi macchinari, con la certezza di diventare creditore almeno per due anni? La conseguenza di questa parte del decreto sarà di un peggioramento della dignostica per immagini e di tante altre essenziali funzioni tecniche della sanità. Colpendo questo comparto si dà un’altra mazzata alla parte più avanzata della nostra produzione industriale. Proprio il contrario di ciò che si predica da tutti i pulpiti.

  5. Francesco_P

    @anghel

    In Italia non si liberalizza: o si chiamano i privati a gestire un monopolio pubblico senza toccare troppo l’organizzazione societaria e quella del lavoro (vedi Alitalia …), oppure si fanno operazioni di riorganizzazione dell’assetto del gruppo, come fu la conversione delle Ferrovie dello Stato da Ente a SpA e successivo scorporo fra RFI e Trenitalia. In questo caso si tratta solo di un passaggio di mano del pacchetto di maggioranza dalla mano destra a quella sinistra dello stesso padrone: lo Stato!

    Così tutto rimane uguale ed immobile per il mercato e per gli utenti finali. Al massimo un’occasione per un giro di “poltrone” sempre fra gli stessi personaggi.

  6. fra

    Riepilogando lo scenario visto che siamo vicini a fare la fine della Grecia: spesa pubblica fuori controllo attraverso qualsiasi ente, regione, provincia, comune; finanziamenti dallo Stato dati attraverso enti inutili a fondo perso; uso di debito pubblico per incentivare singole società, privatizzazioni con svendita, forte evasione fiscale, mafie organizzate, demenza finanziaria. Il tutto per almeno 30 anni. Capisco tutti i buoni propositi di fermare il declino ma la situazione è già compromessa. Parlare ora di mercato mi sembra un poco tardi. 2000 miliardi di debito pubblico con una classe politica che ancora pretende di governare sulle macerie. E’ più onesto dire DEFAULT. Anche se non semplice. Il default comporta lo stesso problemi… Se deve accadere, per forza totale altrimenti quali crediti dichiarare ammissibili o meno; comunque sia il mercato internazionale perde un bacino come quello nazionale dando il via ad un possibile effetto domino; come trattare possibili capitali provenienti dall’estero una volta dichiarato default? Se qualche governo tecnico o di coesione nazionale crede di poterlo scaricare sui cittadini italiani interamente questa volta arriva una batosta senza precedenti.

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