24
Apr
2012

Governo Monti: tacchini pubblici spacciati per aquile

Ieri il  Financial Times ha tirato un altro sberlone al governo Monti: fronte, privatizzazioni-liberalizzazioni. Tema: la rete gas di Snam. Il governo preferisce cederla a Cdp, cioè rinazionalizzarla, piuttosto che aggiungerla alla rete elettrica di trasporto in alta tensione di Terna, che nel suo capitale ha decine e decine di investitori esteri. Monti preferisce la veste di ristatalizzatore? E’ veramante singolare. Per certi versi, pazzesco. Come lo è  stato da parte sua chiedere che fossero  i Patroni Griffi, i Terzi, i direttori generali dei ministeri e degli enti pubblici a indicare i tagli da apportare alle loro risorse e perimetro! Significa ignorare l’ABC della fisiologia della PA: non può essere il tacchino a scegliere la data del Ringraziamento!  Da che cosa nasce, questa pessima abbinata di delusioni sul versante liberalizzazioni-privatizzazioni?

Dal prossimo Panorama Economy

Il decreto legge sulle liberalizzazioni, pomposamente rinominato cresci-Italia dal governo Monti, inizia già a mostrare le sue mancate promesse. Che derivano da errate premesse. Le mancate promesse si manifestano proprio su uno dei più inutilmente roventi fronti accesi per l’ennesima volta come da parecchi anni a questa parte, quello dei taxi. Inutilmente roventi perché è ridicolo – con tutto il rispetto per alcuni accademici, che continuano a pensarla diversamente e su questo a mio avviso sbagliano – credere che coi problemi di competitività e scarsa concorrenza accumulati dall’Italia, siano i taxi il problema numero uno e neanche il numero cinquanta. In ogni caso, a Roma si assiste in questi giorni a che cosa comporti l’aver promesso a voce scandita la liberalizzazione dei taxi. Non solo Giunta e Consiglio comunale hanno messo mano all’ennesimo innalzamento delle tariffe senza neanche ricevute obbligatorie, ma puntualmente i tassisti sono in pre-rivolta, perché gli aumenti sono ben al di sotto del 50% in più già disposto dal Comune per la tariffa urbana dei trasporti pubblici.

La premessa sbagliata, in questo caso, è stata di ignorare che la realtà dei problemi connessi ai taxi – per chi li conosce e non li giudica solo da una cattedra – è diversa da città a città italiana. E in nessun altra è pari a Roma, dove la rappresentanza di categoria nei decenni è stata più brava nella cattura del regolatore. Di qui la penosa marcia indietro governativa, risoltasi nel ridare con tante scuse l’ultima parola ai sindaci.

Ma in realtà la premessa davvero sbagliata è stata un’altra, assai più rilevante di quella sui taxi. E’ tempo di dirlo, a distanza di un paio di mesi dal cresci-Italia e dopo l’incartamento avvenuto sul mercato del lavoro; mentre l’esito delle presidenziali francesi risospinge gli spread insieme alla crisi spagnola e a quella dell’Olanda, in cui i tagli al deficit privano il governo della sua maggioranza; mentre i giornali americani all’unisono elogiano il no di Obama e Geithner al G20 ad aggiungere altri loro dollari al Fmi per aiutare un’Europa che non risolve i suoi guai; e mentre Soros sul Daily Telegraph ha appena riscommesso contro l’euro, impossibilitato a uscire dalla crisi se resta a mercati separati e produttività ancor più divergente per le misure di rigore. Cioè mentre avvengono tutte cose puntualmente scontate, nessuna delle quali può essere addotta dal governo Monti come una sorpresa inaspettata che pregiudicherebbe i suoi stupendi ottenimenti!

La premessa sbagliata è di non aver proposto misure di privatizzazione profonda, di ridefinizione energica della vastità inane e scialaquatrice raggiunta dal perimetro pubblico nell’Italia odierna.

Scriveva Giacomo Leopardi nello Zibaldone, ed era il febbraio 1823: “… la perfezione dell’economia pubblica consiste nel conoscere che bisogna lasciar fare alla natura, che quanto il commercio interno ed esterno e l’industria è più libera, tanto più prospera, e tanto meglio camminano gli affari della nazione; che quanto più è regolata tanto più decade e vien meno”.  Parole rozze, direte voi, ignare degli sviluppi che teoria della redistribuzione e dei diritti sociali avrebbe raggiunto nelle democrazie moderne. Eppure, parole il cui buon senso era forte quando i governi  erano ancora agli esordi del loro interventismo, ma è fortissimo quando non v’è ormai alcun angolo delle attività economiche in cui non si estenda pervasivamente la potestà normativa e regolatoria dello Stato, di uno Stato che direttamente intermedia oltre il 50% del Pil legale e dunque oltre il 60% di quello prodotto da chi paga le tasse.

Nel cercare una giustificazione alla totale mancanza di privatizzazioni dall’agenda Monti, i suoi sostenitori affermano che a indurlo a una  tal scelta è stato il bilancio delle privatizzazioni italiane, meritoriamente  seconde nel novero dei Paesi avanzati solo a quelle britanniche, all’inizio degli anni Novanta. Un bilancio che difensori e nostalgici dello Stato proprietario hanno sempre più offuscato con le loro critiche, nel nome del fato che non si era preventivamente e contestualmente liberalizzato, e dunque si era finito per trasferire a privati monopoli ancora appena o per  nulla scalfiti.

Ma è una giustificazione inaccettabile. Ciò che occorreva dedurne è che appunto, in un’economia tanto statalizzata come quella italiana, privatizzazioni e liberalizzazioni energiche devono andare di pari passo. E che vanno sostenute con grande energia, perché ad approfittare dello Stato proprietario e dello Stato regolatore sono in migliaia di imprese e alla fine diversi milioni di italiani, mica solo la famigerata casta dei 250mila che campano di politica.

Il governo Monti ha potentemente sottovalutato tre cose.

La prima è che la crisi europea non è la crisi italiana, ma vi si sovrappone mettendo alla frusta implacabilmente i nostri guai pre-esistenti: dunque  è totalmente sbagliato aver creduto che l’impegno consistesse nel far abbassare gli spread per qualche settimana, perché il nostro impegno dev’essere di lunga lena, che l’euro resista oppure no.

La seconda è che  le privatizzazioni sono necessarie per abbattere l’immane debito pubblico in maniera non recessiva, a differenza di quanto avvenga con l’alternativa invece imboccata, che predica la soluzione di uno squilibrio patrimoniale pubblico attraverso il conto economico dell’economia privata legale, e per quattro quinti attraverso aggravi d’imposta.

Infine, la terza è che la vastità inefficiente dello Stato proprietario e regolatore non si riduce designando a farlo i vertici tecnico-amministrativi dello Stato, cioè coloro il cui potere  risiede proprio nell’ampiezza del perimetro che intermediano e regolano.  I tacchini pubblici preferiranno sempre ingrassare a nostre spese, e dire che non bisogna cedere niente al privato. Poveri i presunti statisti, se lo sono davvero così poco da chiedere ai tacchini di diventare aquile!

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19 Responses

  1. roberto savastano

    mi piacerebbe assistere ad un confronto tra Oscar Giannino (di cui -lo dico subito- condivido le idee al 120%) e Giulio Tremonti che pontifica una quantità esorbitante di corbellerie, nell’esatta direzione opposta a quanto espresso in questo post

  2. edilio

    Sento che tutti tendono a privatizzare, voglio fare una semplice considerazione ,poniamo il caso di una perdita d’acqua in una via,chi di competenza ,invia tre operai ,rompono l’asfalto riparano la perdita ,tempo una giornata di otto ore per tre operai ,la spesa per questa riparazione,è uguale per una ditta privata ,e per un ente pubblico?penso di si perchè non vedo differenze,la ditta privata oltre che per la spesa deve avere un guadagno,mentre per il pubblico dovrebbe andare in pareggio,no? Dunque il guadagno che avrà il privato ,chi lo paga?Penso il cittadino con l’aumento che avverà sulla bolletta ,o mi sbaglio?

  3. Andrea

    Ma certo che ne dici di cagate, caro Giannino… Stato italiano iper-interventista? i beni comuni SONO BENI CO-MU-NI!!! Ficcatevelo in quelle capocce neoliberiste del cavolo! Continuate a volere INDIVIDUI INDIVIDUI INDIVIDUI fottendovi a vicenda, ma la gente è stufa: vuole SOCIETA’ COMUNITA’ e SOLIDARIETA’! Monti non fa le liberalizzazione che “avrebbe dovuto fare” (deludendo i suoi cari USA) solo perché finirebbe a testa in giù!!! Lo Stato iper-interventista… però vi serve, quando i cittadini devono ricapitalizzare le banche, vero?! Profitto privato e Debito pubblico… una figata, neh!

  4. francag

    nessun commento ma una certezza.
    se mi ritrovo malata terminale mi riempio di tritolo e abbraccio caldamente il maggior numero dei nostri politicanti di m…. e mi faccio esplodere insieme a loro, avendo la certezza di fare il bene della nazione

  5. alberto

    Ieri sera un amico mi raccontava questa storia che e’ una metafora del nostro paese, in una malga di montagna a 2000 metri arriva l’ASL che impone di piastrellare, il povero fattore si adegua trasportando a mano a quell’altezza i materiali … risultato: non puo’ piu’ produrre un suo formaggio tipico, che probabilmente prendeva l’odore proprio delle ‘muffe’ sulle pareti, ora coperte. Forse pensa di abbandonare la malga… vi rendete conto, siamo arrivati a questo, tronfi di ottusita’ burocratica.
    Amen.

  6. antonio

    A me invece piacerebbe assistere ad un confronto tra il dott.Giannino e il presidente Monti, e vorrei, ma questa è una pura utopia, che il presidente Monti rispondesse alle domande che questo post, inevitabilmente pone alla classe dirigente, ed una su tutte, “perchè per dindirindina, non tagliate le spese con l’ascia, privatizzate e liberalizzate seriamente, essendo voi non politici che in tutto questo mare magnum di potere statale si sollazzano, ma freddi tecnici che non dovrebbero badare al consenso politico?” Un altro piccolo dubbio che mi assale è, ma il ministro Passera, quando era CEO di Intesa San Paolo, se eventualmente ne avesse dovuto risanare in modo profondo e brutale i conti, quali mosse avrebbe fatto prima? tagliare costi di gestione e funzionamento, tagliare posti di lavoro, o chiedere soldi agli azionisti con aumenti di capitale? da profano, una risposta me la do e dico che come estrema ratio il signor Passera avrebbe chiesto soldi agli azionisti, ma avrebbe contestualmente iniziato una seria opera di dismissioni e taglio dei costi e dei dipendenti, altrimenti, gli azionisti, potevano anche arrabbiarsi e cacciarlo via senza molti complimenti..peccato però che gli azionisti dell’azienda Italia,quelli che mettono mano al portafoglio con l’aumento di capitale (IMU, accise e tasse varie), non abbiano questo potere decisionale, non si siano potuti scegliere il loro amministratore delegato, perchè qualcuno ha pensato che questi siano i migliori sulla piazza. Mi pare che abbiano manifestato tutti i loro limiti questi grandi professori, e arrivo alla terza ed ultima domanda: perchè non se ne vanno a casa e ci lasciano finalmente decidere chi deve essere il nostro “amministratore delegato”?

  7. Claudio Di Croce

    Io sono stupito ancora dello stupore di OG : si è accorto solo adesso che un governo di altissimi ( come stipendio , non certo come capacità ) burocrati e professori universitari , cioè una casta costosa , inefficente e in tanti casi corrotta , volesse veramente privatizzare qualcosa , cioè diminuire il malloppo rubato ai sudditi e su cui loro, le loro famiglie , amici, corti varie hanno vissuto e vogliono continuare a vivere alla grande ? Solo adesso si ricorda della metafora del tacchino ? Io mi rendo conto che era stato tradito dal suo amore verso SB che si era presentato sul mercato politico come un rinnovatore pronto a ridurre il peso dello stato ladro e invece non aveva combinato nulla , ma aver creduto a un nuovo amore ancora più statalista mi fa dubitare della sua capacità di comprendere le situazioni

  8. PAOLO DELFINI

    CARO GIANNINO. NON SONO UN SIMPATIZZANTE DI MONTI ANZI,MA IL FINANCIAL TIMES NON E’ UNA FONTE D’INFORMAZIONE CREDIBILE, SAPPIAMO QUAL’E’ L’ASSETTO PROPRIETARIO QUINDI, TUTTI GLI ARTICOLI DEL F.T. SONO FAZIOSI E STRUMENTALI. MA SIAMO POI SICURI CHE LA PRIORITA’ SIA PRIVATIZZARE? ABBIAMO VISTO COSA E’ SUCCESSO DOPO LA RIUNIONE SUL BRITANNIA… CHI BENEFICIA NORMALMENTE DI QUESTE PRIVATIZZAZIONI, IL CONTRIBUENTE? ASSOLUTAMENTE NO, CON TUTTA STIMA E RISPETTO NON CONDIVIDO CERTE POSIZIONI . SONO FUNZIONALI ALLA LOGICA DEI POTERI FORTI, IN OGNI CASO OGNUNO LA PENSI COME VUOLE.

  9. Alessandro Terracina

    @roberto savastano
    Sono decenni che l’avvocato tributarista Tremonti spara sciocchezze in salsa colbertiana-statalista-dirigista-protezionista. Ci vuole indifferenza totale verso Tremonti, soprattutto dopo i suoi sonanti fallimenti.

  10. Ogni mattina passo per piazza S.Rita, a Torino, e vedo l’ex-ospedale militare (area di proprietà del demanio) abbandonato, con vetri rotti e muri che si sgretolano. In un area urbana molto popolata ed in quell’angolo è anche pregevole da un punto di vista estetico. Ecco, mi dico, ho pagato contributi previdenziali al 33% e non ho la pensione di anzianità, pagherò l’Iva al 23%, IMU, benzina carissima etc… per permettere allo Stato di lasciare marcire un edificio e lasciare inutilizzata un area urbana!
    Che vanto essere Italiani!!

  11. michele

    @Andrea
    Carissimo Andrea,
    leggo con dispiacere il tuo intervento non tanto per i toni inappropriati e violenti con cui ti rivolgi ad uno dei pochi(ssimi) giornalisti italiani che non si limita a riciclare notizie, ma si prende la briga (e il rischio) di ragionare con altre persone, quanto perché contrapponi ideologicamente la parola INDIVIDUO a quella SOLIDARIETA’ – SOCIETA’ COMUNITA’.
    Speravo di non dover avere più a che fare con l’uso ideologico di termini e di contrapposizioni tipiche dei primi del ‘900, ma tant’è, come si suol dire, c’è crisi!
    Ti lascio con una provocazione, tanto più urgente in questo periodo di crisi economica (cioè sociale e culturale): può esisitere la tutela del valore della SOCIETA’ (alla quale presumo tu faccia discendere a grappolo idee di solidarietà e di comunità) senza quella della persona, intesa come sorgente di libertà e di responsabilità, capace di libera intrapresa, agente economico, in grado cioè di amministrare (nomos) i beni di famiglia (oikos)?
    è ovvio, qualsiasi cosa tu possa pensare, che la risposta è no.

  12. Andrea De Angelis

    @edilio
    provo a rispondere: il caso delle 8 ore è quello del privato. Gli operai pubblici, vengono sempre in tre: oggi, domani e dopodomani, 8 ore ciascuna giornata, lasciano aperti i tubi, che qualche a

  13. Andrea De Angelis

    qualche altro operaio pubblico deve chiudere, insomma bolletta tr volte piu’ alta, a carico di tutti…

  14. Luigi

    La necessità di privatizzare è giusta, ma il privato italiano è indecente. Sinceramente preferisco il sistema misto. E il profitto delle imprese pubbliche, quando c’è, deve coprire l’indebitamento statale.

    L’Italia non è l’America: qui oltre ai beni si pagano anche i servizi… persino la benza, con quella fortissima tassazione, nella realtà dei fatti è calmierata e statalizzata 😉

  15. sergio

    Dopo le lenzuolate delle inutili liberalizzazioni e privatizzazioni,quelle vere si guardano bene dal farle: Fintecna,Finmeccanica,ENI,SNAM rappresenterebbero il vero nuovo della privatizzazione .Ora sbandierano lo “spending review” ,ma sarà analogamente inutile perché nella realtà non toccheranno mai la spesa pubblica corrente e quanto altro necessario per il contenimento e l’equilibrio dei conti.
    Per loro basta innalzare le imposte e il gioco è fatto.Bravi,bravi davvero!

  16. Paolo

    Hanno per mesi rimbambito gli italiani facendoli concentrare e infuocare su taxi e farmacie. Nel frattempo sotto traccia il caro Passera ha permesso agli amici Montezemolo e Della Valle di accedere alla rete ferroviaria nazionale (pagata da tutti i cittadini) a costo zero con i loro trenini. Amici e compagnia ferroviaria di cui Passera è anche socio. Eccoli i nostri tecnici super partes e i nostri imprenditori che fanno impresa con ricavi per loro e perdite sullo stato. Minacciano da anni di andarsene ma sono sempre qui. Chissà come mai? Che vadano, ma in fretta. Dove lo trovano un altro stato e dei cittadini imbelli che gli permettono di non fallire mai e di far credere che Marchionne sia un grande manager con uno stipendio, che visti i risultati Fiat, dovrebbe restituire al 99%. Il tempo degli incantatori è finito da un pezzo e anche la pazienza degli italiani. Figurarsi se dobbiamo dare in mano l’economia italiana ai Montezemolo, Ligresti, Della Valle, Caltagirone. Benetton, Marcegaglia. Si facciano coraggio, la Slovenia è a 2 passi, si trasferiscano la definitivamente e non si azzardino a chiedere più un centesimo allo stato italiano

  17. cleo

    giannino ministro dell’economia subito cacciamo via i tacchini buoni a nulla ha ragione filippo facci quando i parla dei secchioni a scuola, bravi solo nel loro compitino ma quando escono dall’aula vengono presi a calci perchè nella vita non valgono niente.
    sono d’accordo con i lcommento sopra di paolo del 1 maggio ,sono tutti bravi con i nostrii soldi,montezemolo cos’ha fatto nella vita se non rubare soldi insieme agli agnelli ?

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