15
Nov
2017

Gli usi extra-Bitcoin della Blockchain-di Giulia Anselmo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Giulia Anselmo.

Sono in molti a pensare che la tecnologia blockchain sia destinata nel futuro prossimo ad essere utilizzata nei più disparati ambiti.

La blockchain è un database “diffuso”, ove i dati non sono contenuti fisicamente in un unico sistema centrale bensì distribuiti e successivamente suddivisi in diversi computer in maniera condivisa. La struttura del database è costituita da “blocchi” di transazioni (o record).
Ciascun “blocco” è collegato al precedente, dando così vita a una catena resistente a possibili manomissioni. Per poter falsificare un singolo record di “blocco”, sarebbe necessario forzare tutti quelli che sono tra loro concatenati.
Tale aspetto ha certamente reso popolare la blockchain, caratterizzata dalla sua tracciabilità e sicurezza, come anche dall’assenza di un sistema di governo centralizzato, trasformandola – sostanzialmente – in una sorta di registro pubblico. Il suo effetto principale è la “disintermediazione” delle figure che operano nei servizi del settore privato e pubblico, con conseguente riduzione delle filiere professionali, in termini di costi e tempi, e aumento di efficienza delle attività produttive – e in generale dei servizi.

In tale contesto, bitcoin è una moneta elettronica che utilizza la tecnologia blockchain per l’esecuzione delle transazioni. La sua peculiarità risiede nella totale assenza di un ente centrale capace di regolare la sua immissione nel mercato o di bloccarne i flussi, influendo sul valore reale: è un’applicazione decentralizzata per i pagamenti.

Nel sistema è diffusa una paura collettiva nascente dall’associazione tra le criptovalute e riciclaggio, criminalità organizzata e – più in generale – traffici illeciti. Ma la blockchain è al contrario una tecnologia che facilita le transazioni e anche la loro tracciabilità, permettendo contemporaneamente la possibilità di mantenere l’anonimato. Alcune soluzioni sono state però previste in concreto: ad esempio, nelle piattaforme di Exchange è posto un obbligo di registrazione agli utenti che vi accedono al fine di cambiare in euro le criptovalute e viceversa.

Nell’ambito della PA, il Ministero dell’Economia sta sviluppando un sistema cloud, chiamato “Cloudify NoiPA”, che dà la possibilità di collegare le amministrazioni centrali e quelle periferiche per la gestione condivisa delle risorse umane, un’area particolarmente sensibile (paghe e stipendi). Il MEF ha scelto, fra le tante, proprio la tecnologia blockchain per gestire il Data Warehouse decentrato e condiviso tra tutte le amministrazioni pubbliche collegate; ciò perché garantisce una tracciabilità maggiore, collegando più di diecimila enti tra Comuni, Regioni e ASL.

Ancora, nel settore bancario e finanziario si trae grande beneficio da tale tecnologia nel sistema dei controlli interni, in cui ogni funzione, con l’apposizione di una firma digitale, valida i controlli svolti tramite la partecipazione ad una catena che coinvolge in maniera sicura e trasparente le diverse aree aziendali. Inoltre, è possibile generare delle chiavi di sicurezza per gestire l’accesso ai database, ai software e ai documenti condivisi internamente dalla banca; inoltre, nelle istituzioni finanziarie e nelle banche, è possibile servirsi di smart contract per la modulistica standard (investimenti, mutui, ecc.) che viene fornita alla clientela, ottenendo una notevole riduzione delle tempistiche e delle varie (e comunissime) irregolarità contrattuali.

Gli smart contract possono essere utilizzati non solo nel settore bancario ma anche nel settore dei servizi. Nel settore del noleggio auto, in particolare, l’utente che decide di noleggiare un’autovettura può procedere mediante un identificativo che rimanda alla tecnologia blockchain, connesso a uno smart contract che attiva automaticamente il pagamento alla presenza di particolari condizioni; e ciò perché si tratta di registri in grado di sottoscrivere non soltanto ogni tipo di transazione, ma anche di gestire automaticamente delle istruzioni e tutto ciò senza la necessità di rivolgersi a intermediari specializzati.

Ad esempio, la Toyota sta portando avanti questa iniziativa che utilizza la tecnologia blockchain per creare una piattaforma aperta in cui gli utenti possono controllare i propri dati di guida. Insieme a Gem, Toyota sta sviluppando un’applicazione – già utilizzata per l’assicurazione sanitaria – anche per l’assicurazione auto. L’azienda fornisce un registro per gli ingressi distribuiti da una serie di fonti diverse che possono dunque essere utilizzate per automatizzare gran parte del processo di assicurazione. Bigchain DB (Berlino) ha dato avvio ad una raccolta fondi di oltre 3 milioni di dollari per creare un registro flessibile e scalabile basato su blocchi, aiutando a sviluppare il tipo di struttura che la Toyota dovrà adottare per ottenere maggior crescita. Anche Oaken Innovations e Communerz (Dallas e Tel Aviv) stanno lavorando per far nascere delle applicazioni con tecnologia blockchain per la condivisione di auto, accesso ai veicoli, pagamenti e carpooling.

La blockchain e le novità che essa porta incideranno notevolmente anche sul settore delle professioni.
Gli smart contract potrebbero, infatti, segnare la fine di professioni come quella del notaio, dando la possibilità a chiunque di realizzare e anche sottoscrivere in modo autonomo un atto. Questo aspetto pone non poche problematicità, specialmente in merito alla perfetta sostituibilità di tali intermediari con gli smart contract, rendendo necessario l’uso di un linguaggio per gli stessi che segua degli standard garanti delle reali intenzioni dell’utilizzatore e ciò per evitare lunghi contenziosi di carattere interpretativo.

Infine, nel settore dell’arte si è applicato lo stesso principio, dando vita alla cosiddetta notarchain: una piattaforma contenente file digitali archiviati in sicurezza dai notai per dare certezza ai dati su opere d’arte e beni mobili, e ciò per dare un’importante svolta alla lotta alla contraffazione. Tramite il notarchain è possibile conoscere il proprietario attuale di una determinata opera, ma è anche possibile risalire a ritroso a tutti i passaggi di proprietà della stessa, fino ad arrivare alla individuazione dell’autore originario. Tale strumento potrà essere utilizzato anche nelle aste telematiche, garantendo che tutto ciò che viene messo in vendita sia a norma.

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