23
Dic
2009

E se i vescovi fermassero Obama?

A leggere l’analisi di Aldo Rustichini su Noisefromamerika la riforma sanitaria di Obama è da bocciare, senza appello. “Una riforma voluta dai politici per i politici”.
Certo, è vero, alla fine il Senatore Nelson, ultimo voto utile per raggiungere i 60 senatori e bloccare il filibuster, ne ha ricavato una mega esenzione da  milioni di dollari per il Nebraska. E Michael Gerson, senza mezze parole, lo ha chiamato “venduto”.
D’altronde la Chicago-Politics è fatta così. Sano realismo e mano al portafogli, se c’è da pagare si paga. Ed Obama si è formato a Chicago. Ma guai a fermarsi. A Chicago, se hai frequentato i posti giusti, ti insegnano che quello che conta è il risultato, non l’uomo che hai appena fatto saltare sul carro. E così per Obama non è finita.
Restano molti dettagli di procedura da colmare. E non sono roba da poco. Il testo approvato al Congresso non è identico a quello approvato al Senato. Si rende per questo necessaria un’opera di limatura in apparenza semplice, ma che in realtà potrebbe far esplodere numerose contraddizioni.
La questione più hot è quella della copertura per le spese che riguardano l’aborto. Se la versione approvata al Congresso è assolutamente restrittiva e ne vieta la copertura, la bozza del Senato appare invece non così chiara.
Ed è proprio su questo argomento che rientrano prepotentemente in gioco gli interessi e le richieste dei vescovi cattolici americani così   decisivi per il passaggio della riforma al Congresso.
Gli uomini di Obama hanno provato in tutti i modi a garantirsi il supporto per la decisiva battaglia in Senato. Il Centre For American Progress ha addirittura cercato di dimostrare che la riforma sanitaria recepisce tutti gli insegnamenti del magistero cattolico, ma la Conferenza Episcopale U.S.A. non molla.
Dan Gilgoff ha spiegato in modo molto analitico il perché di tutta questa influenza dei vescovi americani. Con dei fedeli che sono realmente tali, una macchina organizzativa oliata come poche, la naturale inclinazione a formare coalizioni bipartisan, il peso della conferenza episcopale U.S.A. è notevole.
Le dichiarazioni delle ultime ore cadono così giù come un macigno. I vescovi chiedono “essential changes”. Niente telefonate o chiamata di politici a rapporto. Lo mettono nero su bianco su una lettera pubblica.
L’ultimo voto utile potrebbe esser quello previsto per oggi (24 diembre) alle 7 di sera ora di Washington. Fino ad allora come ha detto, John McCain i Repubblicani:“Will fight the good fight. We will fight until the last vote“.
I vescovi osserveranno dall’alto. Probabilmente verrà fuori un compromesso, ma chissà, la Chicago-politics potrebbe non bastare.

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