26
Feb
2010

E’ difficile crescere rallentando … (metti la sesta..)

Riceviamo da Federico Pontoni e Antonio Sileo e volentieri pubblichiamo:

L’Italia è un paese fondato sul consumo degli idrocarburi e sulla mobilità su gomma. Poche storie. Questo paese è stato progettato così negli anni cinquanta. Ricordate la celebre foto di Gianni Agnelli e Alberto Pirelli che presentano la Bianchina? In quella foto ci sarebbe stato benissimo anche Enrico Mattei, padre dell’ENI e grande promotore dell’idrocarburo e dell’autostrada, insieme magari a Enzo Ferrari, l’uomo che ha incarnato (e inculcato) il mito della velocità in ogni patentato medio italiano.

[La Supercortemaggiore, la potente benzina italiana, iniziò a vendersi poco prima del 1955, anno in cui debuttò la Fiat 600 – prodotta fino alla fine dei favolosi anni ’60, proprio come la benzina dell’Agip – e il primo tronco, da Milano a Parma, dell’autostrada del Sole, l’A1, fu inaugurato il giorno di Sant’Ambrogio del 1958.]

Dagli anni ottanta, tuttavia, il paese si fonda anche sul debito pubblico saldamente e spavaldamente sopra il 100% del PIL, nonostante i timidi tentativi di riduzione. Questo fardello, insieme alla metastasi dell’evasione fiscale, rende impossibile, a detta di molti, una drastica riduzione delle imposte. Certo, qualche illuminato economista suggerisce uno spostamento dell’imposizione al momento del consumo, cosa che consentirebbe, tra l’altro, di ridurre l’incidenza dell’evasione, visto che l’evasore consuma il frutto del suo furto. Noi non possiamo che essere d’accordo.

C’è tuttavia un consumo che gli italiani sembrano bramare in modo particolare, almeno a giudicare dalle sanzioni comminate. Sì, ci riferiamo alla velocità, non sono pochi gli automobilisti, specie tra gli uomini, che anelano a una mobilità, forse un po’ meno sostenibile ma di certo più celere.

Magari come in Germania, dove (com’è ben noto) in alcuni tratti autostradali non esistono limiti, se non quelli del buonsenso. A questo proposito, giace da oltre un anno in parlamento la riforma del codice della strada che vorrebbe alzare il limite, in alcune tratte autostradali, a 150 km/h. Tuttavia ci chiediamo: può un paese indebitato come il nostro regalare kilometri orari ai suoi cittadini? No, forse non può. Quale potrebbe essere la soluzione, dunque? Ovvio: potrebbe, in tutta sicurezza, venderli. Sì, capiamo lo stupore dei sostenitori di uno stato etico e paternalistico, ma chiediamo qualche minuto di pazienza per presentare la nostra proposta.

L’idea è piuttosto semplice: si vendono pacchetti di km/h da rinnovarsi annualmente, a conducenti in possesso della patente da più di 5 anni e comunque di età non inferiore ai 25 e non superiore ai 75, sfruttabili su tutte le autostrade, o meglio in alcuni tratti della rete autostradale. Il costo dei pacchetti aumenterebbe in maniera (quasi) esponenziale all’aumentare dei km/h acquistati. Il primo pacchetto, di 20 km/h, potrebbe essere venduto ad un prezzo intorno ai 500 – 700 euro per le macchine e a 300 – 500 euro per le moto. Chi volesse acquistare tutti i pacchetti, fino a una velocità massima di 250 km/h, si troverebbe a spendere circa 11.000 – 15.000 euro per le macchine e circa 4.000 – 6.000 euro per le moto. In Germania le case automobilistiche, tutte tranne Porsche, limitano elettronicamente quasi tutti i propri modelli a 250 km/h e nella maggioranza dei casi i tratti senza limiti si trovano fuori dalle aree più densamente popolate, ad esempio da Monaco a Stoccarda.

L’acquisto dei pacchetti, tranne il primo, sarebbe subordinato al superamento di un esame di guida veloce, da ripetere ogni 2 anni. La possibilità di acquisto dei pacchetti sarebbe riservata solo alle auto e alle moto immatricolate in Italia (con grande smacco dell’italiano fiscalmente domiciliato in Svizzera, a Montecarlo o, più in piccolo, a San Marino) e darebbe chiaramente diritto all’esposizione di un bollino speciale, che certifichi il nuovo limite di velocità che il mezzo può raggiungere. Ovviamente, sarebbe necessario abbinare la vendita dei pacchetti orari a un contestuale inasprimento delle multe, una diffusione più capillare del sistema tutor è già in essere.

Attenzione, lo ribadiamo, il bollino non è, e non vuol essere, una patente di spericolatezza, tutt’altro; sappiamo di studi che dimostrano che la pericolosità aumenta all’aumentare del differenziale di velocità tra i veicoli e che, realisticamente, le possibilità di non incontrare abbastanza traffico non sono poi così tante, tuttavia assumere che non ci possano essere (mai) occasioni per andare (più) veloci, a più a che fare con le limitazioni delle libertà che con la sicurezza.
Secondo nostre prime e sommarie stime, il ricavato dello Stato potrebbe aggirarsi nell’intorno dei due miliardi di euro, circa il doppio di quanto si ricava oggi da tutto il sistema delle contravvenzioni, di cui solo una minima parte, poco più del 10%, riguarda i limiti di velocità.

La nostra proposta, per il momento, è solo una bozza, un ballon d’essai, che però riteniamo possa essere sviluppata e discussa, sempre nell’ottica di spostare la tassazione sui consumi e di aumentare la consapevolezza dei cittadini; ma soprattutto in quella, più ampia, del progresso.

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20 Responses

  1. Giovanni

    Non mi pare una grande idea.
    In primis perché inattuabile (chi comprerebbe il permesso quando si può andare veloci senza?). Poi perché avalla l’idea che se hai i soldi in auto puoi fare tutto, sul solco della pantomima della multa sostitutiva alla comunicazione del nominativo di chi guida un veicolo in caso di contravvenzione.

    Per quanto riguarda gli esami di guida veloce, a parte dei seri dubbi sulla serietà degli stessi, il problema non è semplicemente quello di saper guidare veloce ma di avere la responsabilità di farlo solo in determinate condizioni, cosa diversa. Ho amici che guidano molto bene e proprio per questo finiscono per prendere rischi superiori a quelli che prendo io.

    Una postilla sull’inasprimento delle sanzioni: il problema in Italia non è che le sanzioni siano basse, anzi sono più alte che altrove, ma che se ne danno relativamente poche. “Pene miti ma certe” dicevano i romani, la dissuasione la fa più la certezza della pena che l’entità della stessa.

    A mio parere il modello da seguire esiste è funziona, è quello tedesco senza aggiunte burocrazie all’italiana.

  2. Michele

    Tale proposta deve essere subordinata al perfetto funzionamento dei sistemi di controllo della velocità sulle autostrade, altrimenti ci sarebbero i soliti evasori, che in questo caso potrebbero superare liberamente i limiti a discapito di chi ha pagato i menzionati pacchetti.

  3. Riccardo C.

    Trovo l’idea decisamente brillante. Credo che la mobilità tout-court sia un’area in cui sarebbe auspicabile introdurre una tassazione sui consumi.
    Penso all’usura del manto stradale nelle città (vivo a Firenze, secondo alcune stime ci vorrebbero 120 milioni di euro per ripristinare il manto delle strade cittadine, soldi che ovviamente il comune non ha): sarebbe più che sensato ripartire questo costo in maniera proporzionale all’uso che se ne fa. Del resto con il livello di affollamento che le strade hanno raggiunto, esse non sono più un bene non rivale.

    Purtroppo però dispero che il populismo imperante a tutti i livelli di governo (dal locale al centrale) possa accettare il concetto che “chi ha più soldi” da spendere possa “acquistare” dei diritti ritenuti fino ad oggi inalienabili (come il viaggiare alla velocità che si vuole, parcheggiare dove si vuole, etc.)

  4. Estremo, ma interessante. E tanto anche.
    Ma vai a spiegare in Italia che la semplice scoperchiatura dei costi esterni è un bene per tutti…

  5. Alle Lodi

    ejejejejejeejjee

    Direi una simpatica provocazione.
    Entrando nel merito suggerirei al popolo italiano di riscoprire la lentezza, guadagnandone in qualità della vita.
    Se poi qualcuno vuole guidare a 250 km/h lo faccia in un circuito mettendo a rischio solo la propria di vita.

  6. michele penzani

    …Bella idea. Con lo stesso principio ci potrebbe approcciare alla riforma sanitaria…Visto che il principio su cui si basa è esattamente quello contrario: se ti droghi la sanità ti regala il metadone…Se ti fai presenzione, facendo sport e attenzione all’alimentazione ed altro e sei cittadino lombardo, la sanità pubblica ti “premia” facendoti pure pagare il ticket per gli esami del sangue (senza contare che se le vuoi gratis devi pure donarlo). La burocrazia italiana ha tutto l’interesse per mungere…Paga dazio con l’evasione.

  7. michele penzani

    E.R. :…Bella idea. Con lo stesso principio ci si potrebbe approcciare alla riforma sanitaria…Visto che il principio su cui si basa è esattamente quello contrario: se ti droghi la sanità pubblica ti regala il metadone…Se fai prevenzione, facendo sport e attenzione all’alimentazione ed altro (e sei cittadino lombardo), la sanità pubblica ti “premia” facendoti pagare pure il ticket per gli esami del sangue (senza contare che se li volessi gratis devi pure donarlo). La burocrazia italiana ha tutto l’interesse per mungere…Paga dazio con l’evasione fiscale.

  8. In Germania vanno tutti veloci nei tratti ove è possibile , come faccio a sfrecciare a 250 Km/h se mi trovo di fronte, magari perchè si immette all’improvviso nella corsia veloce ! la bianchina di fantozzi che viaggia alla supersonica velocità di 80 orari ,sai che schianto !mi sembra solo un’altra tassa , per avere ciò che gli altri hanno gratis ,noi come al solito dobbiamo pagare , come dico sempre io siamo liberi su cauzione ,pur non avendo commesso alcun reato !

  9. Nicola

    La vostra idea entra di diritto nella breve disamina che avete fatto del nostro Paese che da tempo e tutt’ora si basa sia su quanto da voi enunciato sia sulle idee e sulla fantasia dei suoi cittadini. E allora perchè non mettere in “pista” anche questa vostra innovazione? Certo bisogna anche esaminare i luoghi dove questi pacchetti di km/h possono spendersi perchè non credo che sulla famosa SA-RC si possano fare affari anzi li bisognerebbe vendere agli automobilisti pacchetti di calmanti…

  10. Giacomo

    Interessante provocazione che resta, appunto, una provocazione.
    Il concetto che il consumo vada pagato può, in certe situazioni e per certi consumi, anche essere condivisibile. Resta da vedere se il particolare consumo sia un consumo accettabile. Non credo che la mobilità veloce, o la velocità nella mobilità, rientri nel numero.
    Indipendentemente dalla sostenibilità o meno della velocità (troppo facile dire che non è sostenibile, oltre che a volte non vero) la velocità, soprattutto in auto, cozza violentemente, oltre che con il paracarro, anche con l’evoluzione della tecnologia di comunicazione che ci ha portato alla possibilità di lavorare in remoto con grande flessibilità e capacità: le riunioni si possono fare via Skype o tecnologie simili, i documenti possono essere condivisi o addirittura scritti in condivisione senza spostarsi dalla propria scrivania (o dal proprio divano, se si preferisce).
    La necessità di spostarsi da, per esempio, Milano a Torino in auto solo per una riunione è inesistente (tralasciamo qui di parlare dei treni, dell’alta velocità e della possibilità che offre il treno di lavorare, al contrario dell’automobile) e giustificata soltanto dal desiderio dell’autista di guidare, appunto, ad alta velocità. Ma allora perché non andare a Monza o a Vallelunga o in uno dei tanti altri circuiti dove è possibile sfogare la propria passione fallica per la velocità?
    Ci sono poi problemi seri legati alla sicurezza di chi non guida veloce. Già adesso chi supera il limite si sente autorizzato a sfanalare a pochi centimetri del tapino che lo precede, per guadagnare strada; figuriamoci cosa potrebbe accadere se il pagamento di una tassa autorizzasse la guida veloce. E siamo sicuri che un esame aggiuntivo garantisca che la guida sarà sicura e improntata alla prudenza? Se in caso di incidente il morto fosse solo lo scriteriato velocista (perdonatemi il cinismo) non avrei problemi di sorta; ma spesso, troppo spesso, le vittime sono anche persone che nulla hanno a che fare con lo scriteriato, se non la sfortuna di passare in quel momento.
    No, proprio non riesco ad andare oltre la provocazione.
    Quanto al vero tema, a mio avviso, dell’articolo, e cioé che l’Italia “è un paese fondato sul consumo degli idrocarburi e sulla mobilità su gomma”, beh, purtroppo è vero e mi piacerebbe poter dire che stiamo lentamente cambiando. Anche se mi pare proprio che non sia così.

  11. Gigi

    Mi pare che in questo altrimenti ottimo blog, salti fuori a intervalli regolari qualcuno con qualche idea “pazzerella” sulle limitazioni di velocita` in autostrada (e sulla loro piu` o meno velata eliminazione)

  12. Davide

    @Gigi
    Pazzerella? La realtà è che non c’è giustificazione logica nè morale ai limiti generalizzati di velocità in autostrada: trattasi di limiti ideologici, frutto solo di pregiudizio. Difatti non sono stati introdotti per motivi di sicurezza, ma per demagogia “petrolifera” (che ricorda l’attuale ed altrettanto irrazionale fobia da inquinamento); dove non ci sono, non succede niente di che. Tralasciando, per un momento, il fatto che lo stato non può e non deve vietare ciò che potrebbe essere lievemente pericoloso, se non vogliamo trovarci tutti a vivere in carcere.
    Piuttosto mi pare curioso il volerli togliere a pagamento.

  13. Paolo S.

    L’idea è forse utopistica (cosa direbbe chi ha firmato la riforma davanti al pianto delle madri che lo accusa dell’ assassinio dei figli, in una disperata parata davanti a Montecitorio?!) ma davvero ficcante e provocatoria. Sarebbe proprio curioso scoprire cosa preferiscono gli italiani: la velocità o il risparmio? Probabilmente la velocità – e mi ci metto anch’io, perfetto modello dell’italiano medio (automobilisticamente parlando) –

  14. Anakin

    Alla base di questa interessante e divertente provocazione c’è l’idea che norme generali di natura prescrittiva possano essere superate dai singoli attraverso il pagamento di un apposito corrispettivo.

    Le regole di conseguenza non hanno più una valenza generale ma sono funzione della disponibilità a pagare di ciascun individuo. Si viene così a creare una interessante modello di organizzazione sociale in cui la vera discriminante è la disponibilità a pagare dei cittadini: il reddito.

    Credo che gli autori abbiano posto le basi per una nuova forma di società, che potrei definire pluto-anarchica.

    Personalmente credo il principio non dovrebbe essere limitato ai limiti di velocità ma esteso ad un gran numero di prescrizioni inutili e già superate nei fatti, quali la monogamia, la raccolta differenziata, l’uso e l’abuso di droghe (anche non leggere).

    Perchè lottare per la libertà, quando è più facile comprarla?

    Anakin

  15. Proposta orripilante. Punto primo. In Italia le “sanzioni amministrative” devono ridursi o sparire del tutto. Per diversi motivi.
    Il primo è che lo Stato non è quasi mai il danneggiato quando si commette una infrazione stradale. C’è sempre qualche privato danneggiato o potenzialmente danneggiato. Il fatto che non si risarcisca l’eventuale danneggiato, ma si diano soldi a Terzi (lo Stato), si configura come una doppia beffa. C’è qualcuno che non c’entra nulla con la dinamica danneggiatore-danneggiato, che però guadagna sui danneggiamenti altrui. E quindi NON HA ALCUN MOTIVO per cercare di diminuirli. Ha anzi l’incentivo ad aumentarne il numero per guadagnare di più. Già questo dovrebbe far riflettere.
    Il secondo punto è che il limite generalizzato di velocità è una porcata abominevole. Che significa limite dei 120 Km/h? Che a 121 sono un pericolo pubblico e a 119 guido sicuro? Con o senza pioggia? Le gomme quanto consumate? La visibilità? Sono incazzato col mondo o sono calmo? Che auto ho? Sono tutti parametri molto, ma molto più importanti della velocità per stimare il pericolo. Ma non possono essere presi a parametro dallo Stato perché troppo variabili. Allora ci si inventa il “limite di velocità”. Che è un pò come cercare di fermare un assassino non vendendo le pistole. (Cosa che peraltro già fanno con risultati zero).

    Un altro punto interessante, a SFAVORE di questa proposta, è il lavoro. La velocità permette, per definizione, di risparmiare tempo. Risparmiare tempo, mentre si lavora, incrementa la produttività.
    Richiedere una tassa per poter risparmiare tempo e quindi produrre di più é il solito controsenso italico. Non mi conviene produrre di più per poter pagare la tassa allo Stato ladro, e dunque non mi faccio “l’abbonamento alla velocità”.

    Ancora, non ha alcun senso dal punto di vista proprietaristico. Lo Stato che cosa mi vorrebbe vendere? La macchina è mia. La vita è mia. Quel che rischio correndo di più sono proprietà mie. Se andando a 200 all’ora uccido qualcuno, sono assicurato forse dallo Stato Italiano? NO. Allora ripeto, cosa vorrebbe vendermi?
    Lo Stato praticamente mi offre di pagare una tangente preventiva per chiudere un occhio se supero i limiti che mi ha imposto….
    Vergognoso.

  16. E poi ragazzi che commentate. Attenzione quando giudicate la “mobilità” un qualcosa da tassare. E mi riferisco in particolare a Riccardo C. e in seconda battuta a Giacomo. La mobilità è BASILARE. E la mobilità VELOCE è economicamente migliore della mobilità LENTA. Tassare la velocità significa tassare la crescita e tassare lo sviluppo. Giacomo in particolare, la fa troppo facile quando ci parla dei progressi tecnologici che sopperiscono alla velocità.
    Si è vero che posso fare una riunione su skype. Ma se parallelamente devo controllare una apparecchiatura elettronica a Milano, non posso certo farlo da Skype. Chi ce lo mette il multimetro sui terminali???
    Inoltre, la merce non si materializza nei negozi. Ci va portata. E ce la porti o in treno, possibilmente veloce, o con i camion, che possono raggiungere anche i paesi che non hanno stazioni nelle vicinanze. Anche qui la velocità è importante, o preferisci il pesce guasto nei supermercati? O più costoso?

  17. Luigi_M

    idea sicuramente provocatoria ed “eterodossa”, con una filosofia di base (dare la possibilità di “acquistare” diritti non irrinunciabili) ed una finalità (maggior gettito per lo Stato) condivisibili. implementazione forse non così difficile (a parte le resistenze politiche e della società), anche se cruciale è l’organizzazione di corsi davvero seri di guida veloce. importante sarebbe che il bollino possa essere “riconosciuto” (magari dotandolo di tecnologia RFID) da autovelox e tutor (altrimenti verrebbero spiccate innumerevoli multe poi da cancellare con relativi costi e perdite di tempo).

  18. Guido

    Hai citato la Germania.Dopo aver passato circa 30 anni in quel paese facendo 60.000 km all’anno , ho capito perche’ in Germania senza limiti di velocità ci sono meno incidenti che in Italia : perche’ i tedeschi stanno attenti mentre guidano.
    Noi siamo sicuri di noi e loro no, per cui guidano sempre con attenzione , consapevoli del pericolo.
    In Italia non servirebbero tutte quelle modifichedel codice di cui parli , basterebbe
    cambiare gli italiani.

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