13
Gen
2012

Da Cortina una svolta a favore dei controlli “live”? (gli unici che fanno deterrenza)

di Dubito*

I controlli eseguiti a Cortina nella notte di San Silvestro – al netto del clamore mediatico che ne è seguito per via del contesto tutto particolare in cui sono maturati – testimoniano la grande efficacia che essi hanno,  molto più degli accertamenti, nell’azione di contrasto alla evasione di massa.  Accertamento e controllo, infatti, non sono la stessa cosa. Il controllo si fa tramite sopralluogo e significa limitarsi a vedere se sotto gli occhi del pubblico ufficiale viene commessa o meno una infrazione. L’accertamento è invece un controllo più ampio, fatto però in differita, e che non necessita per forza di un sopralluogo. Vuol dire accendere i fari del fisco quando ormai è passato almeno un anno dai fatti, e addebitare al contribuente le maggiori imposte conteggiate in modo unilaterale, in via retrospettiva e quindi, per forza di cose, con prove talvolta labili ed inevitabilmente piene di valutazioni soggettive fatte su basi ipotetico-presuntive.

 

Alla guardia di finanza sono vietati gli accertamenti e consentiti solo i controlli, mentre all’agenzia delle Entrate è consentito tutto (accertamento e controllo).  L’esperienza di Cortina, e il timore diffuso di nuovi controlli che all’indomani si è generato (quasi una psicosi), sta appunto a dimostrare che, sul piano della deterrenza,  sono i “controlli”, piuttosto che gli “accertamenti”, le leve su cui puntare per l’avvenire. Senonchè, il nostro sistema fiscale, per come è costruito ormai da quarant’anni, più che investire sui controlli, punta massicciamente sugli accertamenti, gli unici che consentono introitare somme importanti a titolo di recuperi d’imposta.  L’agenzia delle Entrate, in particolare, svolge in misura largamente prevalente solo attività di accertamento. Tant’ė vero che in base ad alcune ambiguità che si annidano dentro normative fiscali ormai obsolete ed ereditate dal passato,  alle Entrate è persino impedito controllare (e sanzionare) i fatti che si verificano nel corso del periodo d’imposta attuale, quand’anche essi cadano evidenti sotto gli occhi dei propri funzionari.

 

Per esempio, a un finto povero che venisse pizzicato oggi alla guida di un potente Suv (intestato a un terzo), ferme restando le future indagini fiscali possibili per altre infrazioni e per anni passati, non si può addebitare nulla per la circostanza in sé. Sia perché in questo caso la prova di appartenenza della vettura non si è perfezionata (egli potrebbe ovviamente difendersi adducendo la occasionalità della guida), sia soprattutto perché tale comportamento ad oggi di per sè non costituisce infrazione. In quanto il fisco ha il dovere di aspettare settembre dell’anno prossimo, termine entro il quale il finto povero potrebbe in teoria dichiarare un reddito in linea con la maxi-disponibilità constatata, sottraendosi così a qualsivoglia vulnerabilità in via  sanzionatoria. Per gli stessi motivi, in una questione affine, rilevante solo a fini penalistici, la corte di Cassazione ha disposto di recente il dissequestro dello yacht a favore del noto imprenditore Flavio Briatore.

 

Si tratta di un inghippo di natura tecnica non da poco, strutturale all’Irpef, difficilmente superabile. Si pensi, tanto per fare un altro esempio, a come poter pizzicare chi racconta falsamente al fisco di risiedere stabilmente in un paradiso fiscale. Pur volendo attivare la prevista collaborazione da parte dei vigili urbani del Comune dove egli viceversa vi dimora (di nascosto), il fisco si ritrova  impotente a immortalarlo con una semplice “fotografia” a data attuale, dovendo per legge rivolgere le attenzioni sanzionatorie solo alle annualità già dichiarate. E quindi a quelle in ogni caso pregresse,  controllabili in modo assai complicato, arrampicandosi sugli specchi, per il tramite di ricostruzioni postume aventi di per sé bassi margini di riscontrabilità in termini oggettivi.

 

E’ da quarant’anni che, in siffatto paradossale contesto, fisco e contribuente recitano a soggetto una sorta di gioco di guardie e ladri. Durante l’anno in corso il sistema è come se facesse di tutto per volgere lo sguardo altrove, evitando di frapporre ostacoli ai comportamenti evasivi attuali dei singoli. Salvo poi, a decorrere dall’anno dopo, ribaltare i rapporti di forza a favore del fisco, attribuendo a quest’ultimo, quasi per spirito di rivalsa, dosi illimitate di poteri presuntivi amplissimi, aventi un’innaturale portata di tipo indagatorio. Poteri funzionali alla ricostruzione “ora per allora” di fatti passati, dal sistema lasciati evaporare senza trattenere la minima traccia (durante la fatica del giorno dopo giorno). E quindi a questo punto giocoforza centrati sull’utilizzo sistematico di “prove indirette”, fondate, anche ai fini delle quantificazioni di evasione,  su semplici indizi o, addirittura, persino su “ragionamenti”.

 

Solo che, per l’autonomo in particolare, lavorare nella prospettiva di sottostare a un genere di accertamento siffatto è proprio ciò che ne azzera alla radice qualunque potenziale propensione alla cosiddetta compliance (cioè, all’adempimento spontaneo). La questione, beninteso, non ha niente di oggettivo, ma costituisce piuttosto l’effetto di una percezione psicologica soggettiva. E, infatti, pur non potendosi negare negli ultimi anni la accresciuta qualità degli accertamenti, questo tipo di contribuente vive con massima diffidenza la prospettiva di soggiacere alla discrezionalità di fatto del futuro accertatore. Per questo egli, nell’attesa che arrivi il suo turno (la frequenza degli accertamenti è di uno ogni dieci-quindici anni, e spesso di più) sarà tentato di premunirsi, facendo in modo di accantonare quel che può (in termini di occultamento di imposte) in vista di un tipo di verifica che egli percepisce – benché, ripetesi, ciò in realtà sia del tutto erroneo – come generatrice di conteggi che si tradurranno in accertamenti esagerati a proprio danno.

 

Proprio la vicenda di Cortina può quindi aiutare a capire quanto sia necessario che, in  avvenire, si faccia inversione di marcia a favore di una forte accelerazione sul versante dei controlli, bilanciando gli assetti in gioco con un sensibile alleggerimento dell’attuale asfissiante overdose di poteri presuntivi di natura retroattiva. Ma questo va fatto, tuttavia, ribaltando la situazione odierna. Nella quale, come dimostra anche la vicenda di Cortina, il sistema aveva ed ha costruito nella mente degli autonomi una aspettativa diffusa che porta questi ultimi, in massa (qui è il problema), a dare per certo che, nel proprio vivere quotidiano, è inesistente qualunque rischio di controllo. Ma proprio i facili bottini di recente conquistati a colpo sicuro sul terreno della azione repressiva dall’agenzia delle Entrate (che oramai porta a casa, complessivamente, il 3% circa del gettito nazionale), se da un lato testimoniano le capacità e l’altissimo livello di professionalità oramai raggiunto dagli uomini dell’agenzia, dall’altro lato devono far riflettere.

 

Infatti tali successi vengono conseguiti in un sistema che – non dimentichiamolo – continua ad alimentarsi e a reggersi grazie ai pagamenti volontari e “d’iniziativa” fatti dai contribuenti. E che quindi potrà sopravvivere solo fino a che ci saranno gli introiti (per il residuo 97%) spontaneamente versati da tutti, compresi coloro che a Cortina hanno contribuito a riempire pure l’ultimo (e sacrosanto) mini-bottino del fisco. Tutto ciò è quindi la spia evidente di qualcosa di serio che non funziona sul piano (strategicamente prioritario) della prevenzione e della compliance. A cominciare da quanto può essere sbagliato – proprio in una materia delicata come questa – continuare a credere ingenuamente che il semplice presidio etico (“l’onestà fiscale”) possa in futuro funzionare da solo, quale unico argine in chiave di deterrenza. 

(Le opinioni espresse non impegnano l’Amministrazione di appartenenza, alle cui dipendenze l’Autore presta la sua attività lavorativa).

 

 

2 Responses

  1. Buona sera.. è stato come sempre un po filantropico.. io che sono un po più schietto volevo portare alla vostra attenzione il sito http://www.tassa.li il cui potenziale sarebbe enorme per la GdF in un contesto più ampio di collaborazione con i cittadini che segnalano le irregolarità.. NECESSARIO però l’aumento dell’organico per i controlli, quindi perchè non permettere sanzioni all’esercente, E ANCHE AL CLIENTE.. da parte di tutto l’organico delle forze dell’ordine(POLIZIA,CARABINIERI)..[sottovoce incentivando se vogliamo il poliziotto con un 3% della multa.. MERITOCRAZIA.. e non stato di polizia]..

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