4
Lug
2014

Coppa del Mondo del Brasile: tra gioia e un conto salatissimo—di Magno Karl

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Atlas Network.

La coppa mondiale domina l’immaginazione brasiliana come nessun altro evento. Ogni quattro anni il paese diventa una setta che vive nell’adorazione del Signore Calcio. Indubbiamente, nessun altro paese ha vinto tante volte la coppa del mondo quanto il Brasile. Pertanto, quando nel 2010 è stato annunciato che il Brasile avrebbe ospitato la competizione del 2014, a migliaia si sono riversati sulla spiaggia di Rio per festeggiare. Noi brasiliani abbiamo avuto la sensazione che il calcio stesse tornando a casa, e questo ci rendeva felici.

Eravamo altrettanto felici quando il precedente Presidente Luiz Inácio Lula disse che gli investitori privati avrebbero colto l’occasione per investire nel paese. “Questa sarà la Coppa del Mondo del settore privato” disse nel 2008. Il ministro dello Sport, Mr. Orlando Silva, ci rassicurò che nemmeno un soldo dei contribuenti sarebbe stato speso per gli stadi. Il gettito fiscale, lui precisò, sarebbe servito esclusivamente a migliorare le infrastrutture – l’eredità lasciata ai Brasiliani al termine della coppa del mondo. Gli strateghi al servizio del potere governativo crearono una narrazione a lieto fine: un prospero e moderno Brasile che avrebbe accolto eventi mondiali di grande rilievo.

Poi, però, abbiamo iniziato a sospettare che i contribuenti avrebbero dovuto ugualmente mettere mano al portafogli. Le infrastrutture brasiliane non erano assolutamente in condizione di ospitare la Coppa del Mondo. nessuno degli stati prescelti rispettava gli standard della FIFA.

La coppa del Mondo divenne presto uno delle attività governative più in vista, sopratutto da parte del governo federale. Gli avvenimenti, però, non davano segno di svolgersi secondo i piani. Quando la crisi finanziaria e l’incertezza in merito ai profitti attesi frenò lo spirito imprenditoriale degli investitori privati, il governo intervenne concedendo prestiti miliardari a tassi agevolati. Lo stesso ha anche assunto la proprietà degli stadi. Essendo le elezioni statali e federali calendarizzate a tre mesi di distanza dalla finale di Coppa, il governo era disposto a spendere qualsiasi somma purché l’evento fosse un successo televisivo. L’evidenza di un fallimento non era contemplabile.

È ora chiaro che la Coppa del Mondo del settore privato non era altro che chiacchiere. Il capitale privato ha coperto solo il 15.5% della spesa totale per il “World Cup Matrix” – un piano integrato che comprendeva stadi, trasporti pubblici, aeroporti, porti, telecomunicazioni e sicurezza nelle 12 città ospitanti. Nonostante le promesse del Ministro dello Sport, il 97% del costo totale degli stadi è stato a carico del governo, direttamente, o tramite prestiti sovvenzionati. La spesa complessiva nel progetto è di quasi 12 miliardi di dollari, di cui più del 85% coperto dai contribuenti brasiliani. E, con il lievitare dei costi, le aspettative circa i miglioramenti delle infrastrutture calarono. Gli investimenti nel trasporto pubblico sono stati sostituiti da vacanze pubbliche, chiudendo uffici statali e scuole per tenere alcune città meno congestionate durante il torneo. Alcune parti del sistema di trasporto che sono state ideate e realizzate per portare avanti e indietro i tifosi dalle partite smetteranno di operare dopo l’evento. Brasilia ha edificato il quarto stadio di calcio più costoso al mondo, nonostante la squadra meglio piazzata della città giochi nella quarta divisione brasiliana.

L’insofferenza si è resa evidente durante le dimostrazioni del giugno 2013, che presero spunto dall’aumento delle tariffe urbane degli autobus a San Paolo. Le proteste si diffusero rapidamente in altre zone. Nel demandare maggiori stanziamenti pubblici a favore dell’istruzione, dei trasporti e della sanità, le persone hanno contestato il finanziamento degli stadi con soldi pubblici.

Al di là dei costi esorbitanti della manifestazione, la violenza della polizia nei confronti dei manifestanti e dei giornalisti ha contribuito al crollo della approvazione della Coppa Mondiale nell’opinione pubblica brasiliana. Un sondaggio recente, condotto dal “Pew Research’s Global Attitudes Project”, ha rilevato che più del 60% dei Brasiliani ritiene che ospitare la Coppa Mondiale sia un male per il paese, in quanto nota che le tasse dei contribuenti sono state utilizzate per finanziare stadi piuttosto che altri progetti. Nello stesso sondaggio 39% ha riferito che la Coppa Mondiale potrebbe danneggiare l’immagine del paese, mentre solo il 35% ritiene che potrebbe contribuire a migliorarla.

La politicizzazione della Coppa Mondiale e le versioni incompatibili dei fatti proposte dal governo e dall’opposizione hanno spaccato in due il paese. Improvvisamente non era più un torneo di calcio. Il nostro tanto amato sport è diventato uno strumento dello scontro politico. Nessuno dovrebbe mai aspettarsi che qualcosa promosso dai politici sia libero dalla politica. Ciononostante, l’approvazione della Coppa Mondiale da parte dell’opinione pubblica è destinata con tutta probabilità a salire. Dopo il declino dal 79% nel 2008 al 51% dello scorso febbraio, il grado di approvazione dell’evento fra la popolazione brasiliana ha raggiunto il 60% negli scorsi giorni, per quanto riporta il Folha de São Paulo, il giornale più autorevole del paese. Escludendo la frequente violenza della polizia verso i contestatori – un insieme di oppositori della gestione della Coppa mondiale e di lavoratori in sciopero – l’atmosfera sembra ora celebrativa. Centinaia di migliaia di turisti stanno apprezzando lo spirito del paese, mentre si confrontano con il costo, relativamente alto, della vita, uno dei molti aspetti negativi della nostra “poco libera” economia (114esima secondo l’Indice della libertà economica della Heritage Foundation).

I brasiliani corrono a casa da uffici e scuole per sedersi di fronte le loro televisioni, cantando (l’inno nazionale) e al contempo fischiando (il presidente Dilma, il team dell’Argentina ed il giocatore spagnolo Diego Costa). Ma ospitare la Coppa Mondiale ha insegnato ai brasiliani alcune preziose lezioni. La più importante è che lo scetticismo nei confronti delle promesse dei politici non è mai troppo, poiché – fintanto che gli è permesso di spendere a loro piacere – questi lo faranno in maniera tale da favorire il mantenimento del potere. Durante i preparativi per la Coppa del Mondo, ancora una volta i politici hanno impiegato i soldi dei contribuenti per garantirsi la rielezione.

La crudele ironia è che i politici hanno usato il Calcio – la fonte di gioie impagabili per i brasiliani – per costringere una popolazione impoverita a pagare un conto di 10.2 miliardi di dollari!

Magno Kark è Direttore del think tank OrdemLivre. Ringraziamo Atlas Network per la gentile concessione alla pubblicazione di questo articolo.

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2 Responses

  1. MARCO

    tutti i paesi in crescita aspirano a segnare un punto di arrivo tra i “grandi” dalla Russia alla Cina dal Sud Africa al Brasile e domani forse Dubai e la Turchia, e generalmente esagerano perché sperperano un bel po’ di soldi per approssimazione organizzativa e corruzione emergente
    Quello che immalinconisce sono paesi come l’Italia che lo usano come pocheristi suonati per fare l’ultimo bluff e distribuire qualche cagnotta ai propri clientes

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