11
Mar
2011

Come fai a sapere se un monopolista sta mentendo?

La barzelletta americana sugli agenti federali mi è venuta in mente leggendo le ultime su Snam Rete Gas. La risposta in fondo al post.

Incontrando gli analisi finanziari a Londra, l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, ha parlato della situazione del gruppo, del suo indebitamento, delle sue strategie di crescita, dell’impatto della Libia e di molte altre cose. Ha però anche parlato di Snam Rete Gas, rivelando una inedita – apparentemente – disponibilità a discutere sul suo futuro. Scaroni, che ha definito la vicenda una “saga” e ha ribadito quanto già detto in passato, cioè di non avere “dogmi” sulla proprietà della rete di trasporto nazionale, si è però espresso in modo più esplicito che in passato. Ha detto:

Se trovassimo un compratore gradito al Governo italiano che ce la pagasse più del valore di mercato, allora potremmo considerare di cedere Snam.

Resistendo alle pressioni per la vendita abbiamo fatto un favore ai nostri azionisti oggi abbiamo le mani libere e possiamo scegliere cosa fare.

Inoltre ha aggiunto di essere “contento” della performance della controllata e del contesto regolatorio emerso dal decreto di recepimento del terzo pacchetto energia.

(qui il resoconto di Quotidiano energia, qui quello di Staffetta quotidiana).

I manager, si sa, sono come Dio: scrivono dritto su righe storte. Quindi, per interpretarli correttamente, non basta guardare le sacre scritture: occorre anche tener presente la tradizione e il magistero della Chiesa.

La posizione del capo di Piazzale Mattei appare più che ragionevole: egli dice di essere disposto a vendere pur di ottenere una congrua remunerazione, che nessuno gli vuole negare, e purché il governo sia d’accordo. Tutto ciò contrasta con la memoria storica – anche recente – riguardo le posizioni del gruppo, che (dicono i maligni) pare sia estremamente sensibile a qualunque intervento possa far vacillare la fede dei credenti, mettendone in dubbio l’unità mistica (oil company, utility e rete). Ma questi sono pettegolezzi che solo dei maldicenti come noi di Chicago-blog pensano di prendere sul serio.

Quel che non è pettegolezzo, ma è ampiamente documentato anche da dichiarazioni pubbliche, è una sorta di cortocircuito sottostante la “apertura”, come l’hanno definita i giornali di oggi, di Scaroni. Infatti, egli dice di essere disposto a vendere se il governo è d’accordo. Bene. Ma qual’è la posizione del governo? Ce lo rivela una recente dichiarazione del ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, relativa al recepimento del terzo pacchetto energia, secondo cui il governo “può convergere” sulle posizioni dell’Eni. Dunque, credo di poter dedurre che il governo è d’accordo se l’Eni è d’accordo. Questo mi aiuta a capire la tranquillità di Scaroni.

Che, però, si spinge oltre. Sostiene che la mancata vendita sia stata “un favore ai nostri azionisti”. Cosa significa? Io che sono ottuso, riesco a dare solo due possibili interpretazioni: 1) significa che Scaroni è un uomo disinteressato e generoso che ha “resistito” a un obbligo di legge nonché alle pressioni del regolatore per il bene dei suoi poveri, inermi e maltrattati azionisti; 2) significa che l’Eni trae, dal controllo di Snam Rete Gas, un beneficio che va al di là del rendimento finanziario dell’investimento. Un momento, però: non sta scritto in ogni documento ufficiale, nelle norme nazionali, nelle direttive europee, che l’infrastruttura deve essere gestita in modo del tutto terzo e indipendente, e che cioè essa non può generare benefici come, per fare solo un esempio, quelli connessi all’attuazione di una politica di investimenti orientata a tenere fuori dal mercato i concorrenti?

Comunque, prendiamo atto con gioia che l’Eni non ha obiezioni di principio alla cessione della rete e che, se il governo è d’accordo, l’Eni è d’accordo.

Ah, dimenticavo la barzelletta. Come si fa a sapere se un agente federale sta mentendo? Muove le labbra.

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17 Responses

  1. Enrico

    “Resistendo alle pressioni per la vendita abbiamo fatto un favore ai nostri azionisti”

    Già, gli azionisti di ENI SPA…ovvero il Governo stesso ( http://www.consob.it/main/documenti/assetti_proprietari/semestre1-2011/5297_Az.html?hkeywords=&docid=10&page=2&hits=275&nav=false&filedate=08/03/2011&sem=/documenti/assetti_proprietari/semestre1-2011/5297_Az.html&link=Pie-chart+Capitale+ordinario=/documenti/assetti/semestre1-2011/5297_TOrdDich.html%3b+Pie-chart+Capitale+votante=/documenti/assetti/semestre1-2011/5297_TVotDich.html ). Dunque il Governo deve decidere se fare un favore a se stesso (mantenendo Snam Rete Gas sotto il controllo di ENI) o no. Scelta difficile.

  2. Nanni

    La soluzione quale sarebbe? Regalare Snam Rete Gas ai soliti “agnellini” che governano le multinazionali, come fece Draghi & Company sul Britannia, al largo di Civitavecchia nel 1992? In quell’occasione furono regalate gran parte delle aziende di Stato ai soliti ladri, con il plauso di tutto il mondo liberista!
    Come fece D’Alema con la Nuovo Pignone, che la “vendette” al diretto concorrente Usa? Per semplificare, La Nuovo Pignone fu pagata 1000 ma il valore era superiore di gran lunga! Senza contare tutti i beni all’interno delle sedi, rappresentato da quadri di valore etc.! Inoltre aveva un portafoglio ordini superiore al prezzo che la diretta concorrente pagò per la sola società! Tutti i giornali “Liberisti” inneggiarono all’operazione! Evviva il liberismo!!!
    Da allora D’Alema è diventato anche un famoso skipper e vi ha dato anche spazio su Aspenia!
    Capisco il vostro agitarvi e dimenarvi visto che a vostra ricompensa ne verranno le briciole per la sopravvivenza!

  3. Giovanni Cincinnato

    ENI racchiude al suo interno tutti i vantaggi di essere un “Giano Bifronte; Da un lato sembrerebbe un ente privato, dall’altro è effettivamente un ente pubblico o quanto meno è un compromesso (molto conveniente) fra i due modelli, il che lo rende praticamente inattaccabile in patria.
    Perchè scaldarsi tanto? Eni è un fiore all’occhiello e forse l’unica multinazionale italiana, ma il fatto che sia acefala e al di sopra delle leggi non deve lasciarci tranquilli, quando ci si trova in presenza di queste figure “ibride” che racchiudono in un solo involucro controllori/controllati, la domanda è : Si daranno mai torto se hanno torto?

    Domanda stupida.

  4. Piero

    solita storia.. le RETI vanno separate dal monopolista (RFI, Snam, Terna, Telecom) che usa il potere accumulato in decenni x bloccare tutto.. i governi cedono alle lobby del monopolista..

    senza una diffusa consapevolezza da parte dei cittadini del prezzo che devono pagare x queste integrazioni verticali… senza una spinta dei cittadini che obblighi i governi a innovare nonostante le lobby… nulla mai cambierà..

    PS: Azionista al 2% di Eni è Gheddafi.. South Stream è di Putin.. chiediamolo a loro ed al loro amico che di democrazia economica se ne intendono 🙂

  5. Enrico

    @Nanni
    La soluzione è vendere Snam Rete Gas al miglior offerente. Le aziende di Stato di cui parli erano capaci solo di produrre solo debiti e perdite ( vedi il caso dell’ IRI http://archiviostorico.corriere.it/1993/novembre/28/all_IRI_palma_del_fatturato_co_0_93112812062.shtml ). Privatizzarle ha comportato un guadagno immediato (il ricavo della vendita) ed uno a lungo termine (la fine delle perdite legate a quegli enti pubblici); i ladri sono piuttosto quelli che hanno mangiato per decenni sugli sprechi di quelle aziende pubbliche. Solo chi non sa questi fatti si lamenta della vendita di quei carrozzoni.

    Ti invito a controllare meglio le bufale che girano sul web: sul Britannia non fu decisa alcuna privatizzazione. Si tenne una conferenza al riguardo (nulla di segreto), cui peraltro Draghi non partecipò (un saluto prima di iniziare e ciao http://archiviostorico.corriere.it/1997/ottobre/26/SCOMMESSA_DEL_BRITANNIA_co_0_9710261233.shtml ). Pur di non ammettere i danni dello statalismo, c’è chi si inventa fantomatici complotti !

  6. roberto

    @Enrico
    le privatizzazioni in italia sono stati solo regali ai privati per rendersene conto ti porto l’esempio di poste italiane azienda che perdeva migliaia di miliardi(vecchie lire) e ora senza privatizzare ma semplicemente facendole gestire da persone capaci(ce ne sono anche in italia) e con poche interferenze politiche,guadagnano miliardi,mentre le grandi banche privatizzate stanno affossando l’italia,vedi tu.

  7. Così, vendendo la rete ne approfitteranno le solite multinazionali, magari francesi, che ne trarrranno beneficio danneggiando, Eni, tutto sommato una gran bella multinazinale. Provate ad andare all’estero a comprare le infrastrutture e vedrete qual’è la disponibilità. Forse sarebbe meglio essere un po’ meno “liberalisti” e più pratici. Si potrebbe invece “regolamentare” meglio l’utilizzo della rete ma lasciarla ad Eni. Questo è l’intersse nazionale, non altre filosofie.

  8. aldus

    Nanni oh Nanni, statalista sfegatato, innamorato dei gioielli di famiglia (di stato) gestiti al pari del patrimonio immobiliare statale! Quando capirai che è sempre vantaggiosa (per il cittadino) la gestione di una spa che paghi le tasse e gli azionisti? Ama le tue terre e lascia agli imprenditori le loro mission!

  9. Piero

    a proposito di RETI e Monopoli….. oltre al caso di Silvio che si Auto-Gestisce le assegnazioni delle Frequenze Digitali dandole a sè od ad amici x non far entrare la Concorrenza… c’è pure la Telecom che fa altrettanto con la NGN… vedi articolo sotto…

    “Sullo sviluppo delle reti in fibra ottica pesa invece la questione dell’unbundling. Stamani Franco Bernabè, amministratore delegato di Telecom Italia, ha fatto sapere che “L’obbligo di unbundling della fibra proposto dall’Autorità garante per le comunicazioni a partire dal 2013 nelle aree territoriali cosiddette in monopolio è del tutto non proporzionato e non giustificato in quanto prescinde completamente da una valutazione della sufficienza degli altri obblighi di accesso già imposti a Telecom Italia”.

  10. Guglielmo

    E’ incredibile come anche in un blog ispirato ai principi liberisti sia così forte la presenza di statalisti incalliti e sfegatati. Sono dappertutto. Ma addirittura parlare bene di Poste Italiane!!!

  11. Nikolai

    Direi che in passato in Italia si è fatta una “leggera” confusione tra privatizzazioni e regali. Oltretutto con pubblici benefici assai dubbi sia in termini finanziari che di efficenza. Peccare è umano ma ripetere ecc ecc …
    Visti gli eccellenti risultati di SNAM Rete Gas non vedo poi l’utilità pubblica anche in termini “liberisti” di cedere ai privati magari multinazionali e già monopolisti su scala globale di loro un bene di interesse strategico nazionale come questa Società. Vogliamo creare un’altro monopolio privato che magari socializzi le perdite e privatizzi gli utili ricorrendo poi a ricatti e ricattini?

  12. Enrico

    @roberto
    Se la politica fosse in grado di scegliere persone competenti e di metterle alla guida degli enti pubblici, quest’ ultimi non farebbero mai debiti e non ci sarebbe stato bisogno di privatizzarne una gran parte. La realtà dei fatti ci insegna che i servizi pubblici vengono gestiti in maniera pessima (c’è tutta una serie di dimostrazioni teoriche ed empiriche). Le Poste sono sopravvissute perchè hanno mantenuto ampi spazi di monopolio ( http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=9744 ): non c’è verso di fallire quando lo Stato impedisce per legge che qualcuno ti faccia concorrenza. Le privatizzazioni hanno sanato il debito pubblico di quegli anni: prima di sputarci sopra, è bene riflettere su questo fatto.

    Che ad affossare l’ Italia siano le banche ho seri dubbi: casomai i problemi sono legati all’ ingerenza statale in molti settori dell’ economia. Per esempio, i monopoli ancora vigenti.

  13. Giovanni Bravin

    @roberto
    Difendo l’opinione altrui, anche se strampalata. Nel mio ufficio postale, se devo spedire una lettera, devo superare espositori con libri, CD, televisori, computers, poi in attesa del mio turno, sono circondato da vetrinette con cancelleria varia, ed in bella mostra trovo persino un ciclomotore. Arrivato il mio turno, constato che su DIECI sportelli, solo SEI sono abilitati all’invio di corrispondenza perchè dotati di bilancia, gli altri sono dedicati a servizi finanziari. L’impiegato che accetta la mia lettera, mi propone l’acquisto di Postemobile, Gratta e vinci, e mi suggerisce l’utilizzo della Raccomandata 1, molto più costosa, etc. Io, volevo solo spedire una raccomandata, le Poste Italiane, oggi, fanno di tutto tranne che accettare, inoltrare e recapitare lettere. Per ultimo, il portalettere della mia zona è stato ammalato per due settimane, in quel periodo della sua assenza ho ricevuto la posta solo 2 volte…. (abito nel nord-est, in una città con oltre 45.000 abitanti e 3 uffici postali!)

  14. Nikolai

    >Giovanni Bravin: Poste Italiane è ridotta così perchè fa esattamente quello che fa qualsiasi privato liberista: spinge al massimo le vendite della sua mercanzia riducendo al massimo i dipendenti (sia come qualità che come quantità). Che la pubblica amministrazione in Italia sia di scarsa qualità e molto costosa siamo d’accordo ma non è che certe grandi o grandisissime (e quindi ben poco soggette alla concorrenza) privatissime Società siano da meno: basta averci a che fare qualche volta tra code interminabili, sportelli chiusi, call center improvvisati e demenziali, risposte sbagliate o approssimative, forzature commerciali per rendersene conto.

  15. Enrico

    @Nikolai
    Poste Italiane è ridotta così perchè si comporta esattamente come un qualunque monopolio imposto per legge: sfrutta la sua posizione (garantita dallo Stato http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=9744 ) a danno dei consumatori. Se il mercato postale fosse stato completamente liberalizzato, Poste Italiane non avrebbe potuto offrire disservizi senza perdere clienti a favore della concorrenza. Un qualsiasi ente privato sa che, a parità di prezzo, alla minore qualità corrisponde una perdita di clienti: dunque un qualsiasi privato è incentivato ad offrire il miglior rapporto qualità / prezzo.

  16. michele penzani

    ENI, nel mercato globale dell’energia, è monopolista quanto la premiata panetteria locale di uno sperduto paesino montano, cui si vuole sostituire una rivendita in franchising di pane preconfezionato: a sostituzione avvenuta, il resto degli artigiani autoctoni si interrogano sulle chance di business…

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