6
Nov
2014

Agenda Digitale: la fattoria degli animali 2.0

Sono 10.320 gli enti pubblici inadempienti a quanto previsto dall’art. 24-quater, co. 2, del D.L. n. 90/2014, convertito in L. n. 114/2014, secondo cui tutte le amministrazioni dello Stato (comprese scuole, aziende e società partecipate, Regioni, Province, Comuni, consorzi, università, camere di commercio, ecc.) avrebbero dovuto comunicare all’Agenzia per l’Italia digitale l’elenco delle banche dati in loro gestione, entro il 18 settembre 2014.

L’obbligo imposto dalla norma riguarda dati di ogni genere, dal personale utilizzato, alla gestione documentale, al protocollo informatico, al bilancio: la catalogazione unitaria e l’incrocio di tutti questi dati comporta, evidentemente, un adempimento cruciale per il processo di digitalizzazione della PA italiana. Si tratta, infatti, come spiegato dalla stessa Agenzia, di “informazioni che non servono solo per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico, ma sono necessarie alla realizzazione di un catalogo nazionale che consenta alle pubbliche amministrazioni di comunicare tra loro attraverso la messa a disposizione a titolo gratuito degli accessi alle proprie basi di dati mediante la cooperazione applicativa”.

A queste 10.320 amministrazioni, peraltro, vanno aggiunte tutte quelle che l’Agenzia non ha potuto tracciare in quanto doppiamente inadempienti, ovvero tutte le amministrazioni che non si sono ancora registrate nell’Indice delle Pubbliche Amministrazioni (archivio digitale che, è bene ricordarlo, esiste da 14 anni).

Tra gli enti inadempienti si registrano anche molti nomi noti, a partire dalle due più grandi aziende di trasporto pubblico locale del Paese, ATAC di Roma e ATM di Milano, passando per gestori di servizi pubblici di primaria (o, come si direbbe oggi, “strategica”) importanza, quali ENEL, Trenitalia o ACEA, sino ad arrivare a numerosi comuni (tra cui quello di Roma) e Regioni (Campania e Calabria), Province (Matera, Crotone, Reggio Calabria) e soggetti quali Ente Nazionale del Turismo, Ufficio Parlamentare di Bilancio, Fondo Edifici di Culto, Consigli Nazionali dell’Ordine degli Psicologi, dei Giornalisti e degli Ingegneri. Non mancano società del gruppo Equitalia, come Equitalia servizi, Equitalia Giustizia S.p.A., Equitalia Sud S.p.A., Equitalia Nord S.p.A. ed Equitalia Centro S.p.A, oltre a più di cento Aziende Sanitarie Locali.

Sarebbe auspicabile poter assistere alla solerzia abitualmente utilizzata nei confronti di cittadini e imprese da parte dei poteri pubblici anche verso gli inadempimenti della stessa PA, anche e soprattutto per “dare l’esempio” riguardo a un processo così importante come la digitalizzazione del Paese.; d’altronde, la totale assenza di sanzioni è prova tangibile della disparità di trattamento messa in atto dal legislatore quando si tratta di enti pubblici.

Di recente, peraltro, è stata aperta la consultazione su una non meglio definita “Costituzione di Internet”, sorta con l’obiettivo di promuovere il processo di digitalizzazione del Paese: forse, tuttavia, sarebbe preferibile monitorare il rispetto di norme di legge già esistenti da parte degli enti pubblici, piuttosto che impegnarsi in dichiarazioni altisonanti senza nessuna efficacia. Il risultato è un decisore pubblico che vuole farsi promotore di principi solenni, ma non è in grado o non vuole farli rispettare dai soggetti che gli stanno più vicini.

L’elenco completo dei soggetti inadempienti è consultabile qui.

Twitter: @glmannheimer

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2 Responses

  1. Francesco_P

    Ciascuna di queste amministrazioni costa. La maggior parte sono inutili. Molte sono in grado di porre ostacoli alle iniziative economiche. TUTTE si oppongono ad ogni riforma per non vedere cancellate una miriade di “poltrone”, di assunzioni clientelari e di privilegi.
    A tutta questa inefficienza occorre sommare quella generata da tutto il resto della macchina delle PP.AA. a partire dai dipendenti di Camera e Senato, dai Ministeri, ecc.
    Qualcuno si meraviglia ancora dello statalismo imperante? Qualcuno si meraviglia ancora del fatto che la spesa pubblica continua a crescere più rapidamente delle entrate fiscali? Qualcuno si meraviglia ancora della distruzione di valore operata da questa miriade di enti? Qualcuno si meraviglia ancora del perché siamo considerati degli appestati da parte dei partner europei.
    Temo che l’Italia dovrà arrivare all’inferno del default prima di cambiare. Purtroppo sarà troppo tardi.

  2. Paolo

    Premetto che sono sempre molto scettico circa questi censimenti. In assenza di strategie, si prende tempo facendo il solito punto della situazione. Numeri, e non politiche. Sono altresì convinto che molti di questi inadempienti, neppure sanno di esserlo. Tempi ridotti, accavallamento nel caso dei comuni con le scadenze ben più significative come la ImuTariTasi, con il risultato che hanno risposto solo la metà degli enti obbligati a farlo. Si potrebbe usare la minaccia della segnalazione alla corte dei conti, vero. Ma la sostanza cambia poco, ovvero che le politiche in campo “digitale” sono debolissime. E infatti ci mettiamo a discutere di costituzione di internet, libri bianchi, ulteriori leggi…mentre gli altri paesi corrono.
    Ci sono già le leggi che obbligano la PA a rilasciare in open data tutte le informazioni, ma quotidianamento mi scontro con funzionari che provano a dimostrarmi come il posizionamento di un tubo dell’acqua sia un dato addirittura “sensibile”. Dimostrando totale ignoranza in materia di legge sulla privacy, brandendo la clava di una supposta sensibilità dei dati come scusa per bloccare ogni innovazione. Che va contro i loro interessi particolari.
    E così ci meritiamo forse l’unico Catasto europeo ancora restio a pubblicare liberamente i propri dati (che gli abbiamo fornito noi cittadini pagando dei professionisti per redigerli), o una Trenitalia che pubblica gli orari sul web, ma con licenze di riutilizzo degli stessi degne della Corea. Del Nord!
    2.0 dovrebbe essere la PA, ma un altra proprio, che possa risorgere dalle ceneri di questa.

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