7
Dic
2025

Addio a Renato Angelo Ricci, il gigante della fisica nucleare italiana

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Ludovica Manusardi Carlesi

È scomparso il 5 dicembre a Padova, all’età di 98 anni, il fisico Renato Angelo Ricci, considerato il padre della spettroscopia nucleare in Italia.

Ricci fa parte della schiera di ricercatori illuminati e visionari – Amaldi, Bernardini, Castagnoli solo per citarne alcuni -, che hanno contribuito in modo essenziale alla rinascita della fisica italiana dopo la guerra e per molti anni a seguire. Il suo lavoro è stato destinato principalmente alla fisica delle alte energie, in particolare presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Padova. Fu proprio lì che nel 1968 Renato Angelo Ricci assunse la direzione dei Laboratori Nazionali di Legnaro portando a compimento nel 1974 il progetto dell’acceleratore elettrostatico Tandem da 16 MV, un acceleratore di particelle a due stadi, ribattezzato dai ricercatori Moby Dick per la sua mole imponente – un fuso d’acciaio lungo ventotto metri largo otto – all’interno del quale i nuclei, dall’idrogeno all’uranio, erano accelerati con lo scopo di studiare le interazioni nucleari per comprendere come si aggregavano a livello elementare i mattoncini fondamentali per costituire poi la materia ordinaria.

Operativo dal febbraio 1981 il complesso Tandem consentì ben presto di ampliare gli studi e le ricerche dalla fisica pura a settori applicativi importanti: dalla medicina alla fisica della materia condensata, dall’astrofisica all’archeologia fino poi alla TAC, alla NMR, alla PET. Entrate poi nel nostro vissuto quotidiano, queste applicazioni derivano da quegli studi e da quelle esperienze.

Ma Ricci, oltre che studioso rigoroso e geniale, era un docente molto amato dai suoi studenti che ne riconoscevano le doti non comuni di chiarezza e autentica cordialità. Era brillante, di piacevole conversazione, capace di spiegare l’attività di ricerca coniugando rigore e semplicità, ma soprattutto capace di istillare nei suoi interlocutori il privilegio e il piacere di poter indagare la natura e i suoi misteri.

Andava ben oltre il mero sapere tecnico mostrando con naturalezza come la conoscenza scientifica potesse diventare patrimonio condiviso. Sempre disponibile, pronto a discutere gli sviluppi più recenti del lavoro, girando per i Laboratori di Legnaro insieme a lui si aveva la netta impressione di avvicinarsi al significato vero di che cosa significhi fare ricerca.

Ricci ha dato un contributo straordinario allo sviluppo della fisica nucleare nel nostro Paese e alla storia dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dove ha ricoperto ruoli di grande responsabilità. Vicepresidente dell’Istituto, e presidente della commissione nazionale INFN dedicata alla fisica nucleare, Ricci ha avuto incarichi di coordinamento anche oltre l’INFN; è stato infatti presidente della Società Italiana di Fisica (SIF) e della Società Europea di Fisica (EPS).

Faiçal Azaiez, oggi direttore dei Laboratori Nazionali di Legnaro dell’INFN, pensando a Ricci cita una celebre frase di Isaac Newton: “se abbiamo visto più lontano degli altri, è perché siamo saliti sulle spalle dei giganti”.

Per molte generazioni di scienziati, Renato Angelo Ricci è stato uno di questi giganti.

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