16
Gen
2014

Abbattere tutte le statue di Lenin—Di Zilvinas Silenas

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Atlas Network.

Gli eventi ucraini ci hanno ricordato quello che l’Occidente dà per scontato, e che l’Est invece ha lavorato duramente per ottenere. La libertà della persona, il principio di legalità e una società organizzata secondo la cooperazione su base volontaria non sono banali dati di fatto della vita quotidiana, ma ideali per i quali le persone sono disposte a scendere in strada.

La miriade di interpretazioni delle cause dei recenti eventi spazia da dettagliate ricerche storiche, a dibattiti sulla rivalità post Guerra Fredda fra Est ed Ovest, ad analisi di interessi economici concorrenti. È molto  probabile che ognuno di questi aspetti vi abbia giocato un ruolo. Ma nel concentrarsi su personalità ed eventi chiave, le analisi ignorano la forza fondamentale dell’Ucraina – la sua gente.

Sembra che la gente di sia stancata di rimanere bloccata in un processo di transizione che dura da vent’anni. L’abbattimento della statua di Lenin in Ucraina è stato un avvenimento importante, benché si sia trattato di un fatto simbolico e isolato. Esso ricorda al mondo che, nonostante alcune statue di Lenin siano state buttate giù, distrutte, fuse, vendute come rottami, confinate fra i rifiuti della storia, in alcuni luoghi dell’Europa dell’Est esse sono rimaste in piedi. Come si poteva immaginare, sono i Paesi in cui la maggior parte delle statue di Lenin è ancora in piedi a essere rimasti più indietro. Si prenda qualsivoglia indicatore: libertà economica, facilità di fare impresa, trasparenza, corruzione. C’è un’evidente connessione fra la velocità con la quale questi legami con il passato comunista vengono rotti, e l’attuale livello di sviluppo rappresentato da indicatori di ogni tipo: economici, sociali, e persino la penetrazione della banda larga.

Gli Ucraini si sentono imbrogliati nella realizzazione dei loro sogni e delle loro aspirazioni. È evidente che vi sono strati della popolazione che si identificano con l’Europa più di quanto facciano con i loro vicini dell’Est. Può darsi che queste linee di divisione siano geografiche (tra regioni occidentali e regioni orientali del Paese) o demografiche. Se i loro sogni si sarebbero realizzati con l’Accordo di associazione all’UE è domanda interessante, ma di fatto la decisione, da parte delle autorità, di rifiutare un avvicinamento all’Europa ha infiammato gli animi degli Ucraini, e ha fornito un pretesto ben più tangibile della liberalizzazione del commercio con l’UE.

Gli eventi avrebbero forse potuto prendere una piega differente? Si immagini lo stato d’animo popolare se la questione fosse stata l’ingresso nella UE, o lo spostamento senza il bisogno del visto. Il governo avrebbe forse rifiutato queste proposte in maniera simile? L’UE deve dare una risposta sincera alla domanda se intende avvicinare a sé l’Ucraina, e se un ingresso a pieno titolo  sarà mai preso in considerazione. Scommetto che alcuni funzionari UE ritengono che ciò potrebbe invogliare l’Ucraina ad un cambiamento positivo, allontanandola ulteriormente dalla Russia, evitando al contempo la questione dell’ingresso in Europa. Quello che l’UE ritiene essere il suo “soft power” è la sua abilità di forzare cambiamenti in altri Paesi, con la promessa dell’ingresso nella UE in un futuro indeterminato. Equivale all’espediente della carota tenuta di fronte al cavallo – e ha i suoi limiti. Dopo un po’ la carota diventa un fastidio, e questo aspetto è stato sfruttato piuttosto bene dagli oppositori dell’integrazione con l’Europa.

La distruzione dei resti del comunismo e della pianificazione centralizzata è in ritardo sui tempi. Si osservi l’espressione sulle facce degli europei dell’Est quando vedono i loro corrispettivi dell’Ovest sventolare bandiere rosse intonando l’Internazionale. L’abbattimento delle statue di Lenin è il miglior indicatore di quello che le persone che hanno davvero vissuto il socialismo pensino di esso. Per gli europei dell’Est, le statue dei leader del comunismo sono ben più che testimonianze al cospetto del dibatto, meramente teorico, e tanto caro agli intellettuali occidentali (anche al giorno d’oggi), sui possibili meriti della proprietà statale dei mezzi di produzione. Le statue di Lenin, presenti o rimosse, sono sinistri promemoria di intere generazioni che sono state sacrificate alla causa della follia comunista. Gli Ucraini prendono oggi molto più sul serio la democrazia liberale di quanto molti europei abbiano fatto per molto tempo. I valori tradizionali dell’Europa – autosufficienza ed autodeterminazione –  sono oggi molto più forti in Maidan Nezalezhnosti (Piazza Indipendenza – il luogo di Kiev in cui si sono riuniti i manifestanti che chiedono un avvicinamento dell’Ucraina all’UE, NdT) di quanto lo siano in alcune parti della Grecia, per fare un esempio.

Un piccolo dettaglio per concludere: i frantumi della statua di Lenin sono stati venduti. Nulla incarna meglio lo spirito e l’ambizione degli europei dell’Est di tale spontaneo spirito imprenditoriale. Se l’Europa intende prendere sul serio il proprio futuro, la sua priorità dovrebbe essere quella di abbattere tutti i Lenin rimanenti, e di portare il resto dell’Europa dell’Est all’interno dell’UE.

Zilvinas Silenas è Presidente del Lithuanian Free Market Institute, membro del network AtlasOne.

Ringraziamo lo Atlas Network e la Atlas Economic Research Foundation per la gentile concessione alla traduzione di questo articolo.

6 Responses

  1. Luca

    Certo buttiamo giù anche le statue di Giulio Cesare e Cavour… ma basta con ste cazzate ormai è storia

  2. Aldo

    “Se i loro sogni si sarebbero realizzati”, si fossero o al massimo saranno realizzati…
    Potete correggere? Volevo condividerlo con degli amici, ma credo che mi farebbero subito delle osservazione sell’errore presente…

  3. Giorgio

    @Aldo
    La frase è corretta. Provi a girarla e le suonerà meglio:
    “E’ domanda interessante se i loro sogni si sarebbero realizzati [o no] con l’Accordo di associazione all’UE”
    Inizialmente aveva colpito anche me.

  4. Giulio

    @Aldo: il condizionale passato è corretto. Non si tratta di un periodo ipotetico, bensì si una interrogativa indiretta (avente qui valore dubitativo) riferita ad un tempo futuro nel passato.

    (Nota del traduttore)

  5. Gio D

    Una cosa è quello che l’Europa dovrebbe essere o dovrebbe fare, un’altra è quello che è o fa…se gli amici Ucraini pensano che la loro situazione migliorerebbe entrando in Europa si sbagliano di grosso…e non penso neanche che sia quello che spinga alle proteste e alle manifestazioni…gli Ucraini (almeno una certa parte degli Ucraini) vuole entrare in Europa semplicemente per viaggiare senza limitazioni in lungo e in largo e trasferirsi senza problemi dove vogliono…aspirazione anche legittima per carità…tuttavia se la volontà di mettersi insieme è connessa al desiderio di “sistemarsi” l’unione non sarà mai reale e sarà destinata al fallimento….se la logica e: cosa ci guadagniamo? per quanto compressa e resa necessaria da una realtà contingente terribile con la quale devi fare i conti, il risultato sarà sempre deludente…ogni matrimonio si fonda sulla volonta’ di dividere i propri destini, sulla base della condivisione di valori e ambizioni comuni, che ognuno integra con apporti personali…quali sono gli apporti dei paesi dell’est che finora sono entrati in Europa? offrire alle multinazionali europee milioni di lavoratori a basso costo e senza diritti? l’Europa deve essere come gli Stati Uniti, i cittadini devono condividere la medesima sorte, vale a dire la medesima fiscalità, le medesime condizioni finanziarie, i medesimi diritti e doveri, se no sarà sempre un tavolo da poker in cui tutti giocano la propria partita con le proprie armi, ma sempre l’un contro l’altro armati, col rischio cotante che a qualche colpo particolarmente duro da digerire qualcuno rovesci il tavolo e inizi una gigantesca scazzottata stile Bud Spencer e Terence Hill, che è esattamente il pericolo che Jean Monnet e gli altri storici fondatori hanno voluto esorcizzare costruendo il progetto dell’Europa Unita…

  6. ALESSIO DI MICHELE

    Lancio una proposta: i Lenin abbattuti potrebbero essere comprati da noi e montati un po’ dappertutto: qua il super statalismo c’ è ancora e riscuote pure molto seguito, soprattutto da chi ne è danneggiato; in più una proposta del genere (che fosse chiaramente paradossale, ovvio) lanciata dal leoniblog sarebbe “rumorosa”.

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