29
Dic
2009

Zapatero, il nucleare e il nimbysmo de’ noantri

Anche l’ultimo pilastro del partito del Nimby è caduto. Tutti coloro che, in modo ideologico, sostengono che il nucleare sia una tecnologia in disuso, devono ora fare i conti con la Spagna di Zapatero. Proprio il 49enne baluardo del socialismo europeo, ha infatti deciso di allungare la vita degli impianti nucleari in esercizio in Spagna, ben otto. Tutte le centrali, compresa quella di Garona che si avvia a compiere i 42 anni di vita, potranno restare in esercizio oltre i 40 anni previsti, sempre che persistano i dovuti standard di sicurezza. Una lezione, si potrebbe dire, per quanti continuano a portare avanti il dibattito energetico con forzature del tipo: nucleare no, rinnovabili sì, e viceversa.

La Spagna, con i suoi 31,3 TW/h di produzione lorda eolica e con i 2.942 GW/h di produzione fotovoltaica (fonte IEA al 31 dicembre 2008), è il secondo paese europeo per energia rinnovabile. Ciò non toglie che la nazione guidata da Zapatero non si avvalga anche dell’atomo: le 8 centrali, per una potenza installata di 7.450 MW(e), assicurano alla Spagna una produzione di ben 56,5 TW/h, molta di più, dunque, di quella da fonte rinnovabile. (IAEA al 31 dicembre 2008 http://www.iaea.org/Publications/Reports/ntr2009.pdf). Una scelta, quella spagnola, in sintonia con altri paesi: nel mondo, a tutto il 2008, risultano in costruzione, secondo il report dell’International atomic Energy agency dell’Onu, 44 reattori, per un totale di 38.988 MW di potenza.
Qui, dunque, sta la lezione: queste due fonti di energia (atomica e rinnovabile) portano con sé un grande valore aggiunto, e cioè lo sdoganamento dai combustibili fossili, in particolare dal gas e dal petrolio e dai loro Paesi esportatori. È di oggi, infatti, la notizia che Mosca e Kiev hanno trovato un accordo sul transito in territorio ucraino del petrolio destinato alla Russia. L’aumento della tariffa che il Cremlino dovrà pagare dal 2010 è del 30%, oltre al fatto che la valuta non sarà più in dollari bensì in euro. La “crisi petrolifera” sembra chiusa, quindi, ma cosa sarebbe accaduto se non si fosse trovata la quadratura del cerchio? E che dire del riacuirsi della cosiddetta guerra del gas? Ora che Kiev ha ottenuto il rincaro della tariffa di transito del petrolio, chi ci assicura che i russi non pretendano lo stesso sul gas? Inutile ricordare quanto accaduto nel 2006 e a inizio 2009, con i rubinetti di Gazprom chiusi a far calare il gelo sull’Europa dell’Est (e per poco anche in quella dell’Ovest). Per questo motivo è importante coltivare, come sta facendo la Spagna (ma per restare in Europa è doveroso citare anche la Germania, l’Inghilterra, la Francia) tutte le fonti. E in Italia gli ultras del nimbysmo (che blocca anche le pale eoliche) dovrebbero trarre una grossa lezione dall’esempio spagnolo.

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18 Responses

  1. damiano

    faccio notare una cosa banale : l’energia nucleare non e’ un’ energia rinnovabile , e sul nostro territorio non ci sono giacimenti di uranio .

  2. andrea lucangeli

    In Italia il “partito del no a prescindere” ha sempre avuto grande visibilità mediatica ma quasi mai analoghi riscontri in termini di voti.- I Verdi nostrani (che poi in realtà sono più rossi dei rossi….) si sono disintegrati sotta la spinta di spietate faide interne ma godono ancora – non si capisce bene a quale titolo – di inaspettati appoggi mediatici.- Quando in Italia si tenta di parlare con ragionevolezza e senza isterismi di nucleare eccoti magicamente spuntare dal cilindro i vari Bonelli, Pecoraro Scanio e Francescato che dicono no a priori, non si capisce bene in rappresentanza di chi (forse dei loro parenti e di qualche amico…).-

  3. La cosa assurda è che si sente ancora dire che in Europa e nel mondo nessuno più investe sul nucleare… quando l’Italia è stato l’unico paese a uscire da ogni investimento sull’energia atomica dopo il Referendum. E ripeto, l’unico paese. Dalla Spagna alla Svezia, esempi di “Paesi rinnovabili”, hanno il nucleare.

  4. Bah ! e’ talmente forzosa la posizione “rinnovabili si, nucleare no” che non merita nemmeno un commento; il mix di approvvigionamento e’ (per tutti beni, anche per il latte al supermercato) garanzia di sopravvivenza … chi non lo capisce e’ perche’ non lo vuole capire … che spenga la luce lui (o lei) allora, perche’ io le lampade a basso consumo in classe A le ho gia’ messe ovunque e la luce la voglio accesa :-).

  5. Piergiorgio Liberati

    Chiedo scusa, refuso corretto nella penultima riga.. L’aggettivo “rinnovabili” era di troppo. Intendevo dire che fa bene , sia nucleare che rinnovabili…
    Per quanto riguarda l’uranio, fatta eccezione per il Kazakistan, le riserve maggiori sono ubicate in Australia e in Canada, due Paesi di certo più stabili rispetto ad Algeria, Libano, Iran, Iraq etc etc.

  6. damiano

    domanda : lo IBL e’ a favore degli incentivi pubblici al nucleare ? e se si , in che misura ? no perche qui si ripete la storia dei CIP6 .

  7. Luigi

    Mi sfugge sempre qualcosa delle, corrette a mio avviso, ai verdi nostrani e alle loro posizioni. Se non contano in termini elettorali, se non rappresentano alcuno ad eccezione dei loro parenti e amici etc., come mai chi invece conta e rappresenta i popoli italici se ne preoccupa tanto? No intiendo.

  8. pietro

    @andrea lucangeli
    C’è da dire che dal punto di vista dell’ambientalismo antiscientifico più becero e ideologico i deliri anti-OGM e contro la “globalizzazione” di persone come Zaia sono sullo stesso livello di quelle dei verdi-rossi.
    Per quanto riguarda poi le amicizie sospette non pensi che tra i soldi sganciati da Zaia per sostenere il Parmigiano e il Grana ( circa 60 milioni di euro ) e il grande amore della lega per i produttori di latte ( come il loro senatore Giovanni Robusti noto cobas del latte) non ci sia una coincidenza fastidiosa?

  9. damiano

    in realta il confronto non e’ tra destra e sinistra , nessuno vieta che una società ecologista sia una spietata dittatura , o una societa’ democratica .
    idem dicasi per le politiche fiscali (storicamente il maggior contenzioso tra destra e sinistra ) , che sono irrilevanti da un punto di vista ecologico . il confronto e’ tra ambientalisti e ‘positivisti’ , dove per positivisti intendo sostenitori della crescita infinita e gente convinta che la tecnologia risolvera tutto . ribadisco : il nucleare , coi reattori a fissione sovvenzionati dallo stato , oggi come oggi , a me sembra un modo per far vedere che si fa qualcosa e basta, niente piu’ che un show , vista la disponibilità d’uranio e i tempi di costruzione . Poi , di cattedrali nel deserto in italia se ne sono costruite e come , ma non illudiamoci che il nucleare risolverà i problemi energetici ….

    per quanto riguarda le vicinanze tra zaia e la lega , beh , quella e’ la politica italiana che va come al solito ..

  10. andrea lucangeli

    @ luigi: sappiamo benissimo che in Italia il potere di veto di pochi individui ben organizzati – magari spalleggiati da media compiacenti – ha il potere di bloccare qualsiasi iniziativa di buon senso approvata invece dalla maggioranza silenziosa.- Io sono di Vicenza ed il caso “No Dal Molin” è lampante in tal senso: la città conta 110.000 abitanti e la stragrande maggioranza non è contraria alla nuova base ma pochi gruppuscoli ideologici e ben organizzati hanno fatto credere all’Italia intera che i vicentini sono tutti antiamericani: una bufala che – alla fine – si è scoperta contando i voti al referendum (illegale) cittadino, con un misero 25% di partecipanti che hanno detto no.-

  11. massimo

    Secondo me bisogna tenere ben distinti i casi dei paesi che hanno un parco nucleare perfettamente funzionante e decidono di prolungarne la vita operativa (Belgio, Spagna, forse Germania) e quelli che non essendone dotati (Italia) oppure con centrali ormai obsolete (UK) devono decidere se costruirne di nuove oppure no.

    Nel primo caso non si tratta di una decisione politica, ma di un semplice atto di buon senso: le centrali nucleari sono costose da costruire e da smantellare, ma molto economiche da gestire. Prolungarne la vita permette di produrre molta elettricità con investimenti modesti e rinviare i costi di smantellamento: una pacchia. Altra cosa è investire somme massicce senza sapere esattamente a che prezzo si potrà vendere l’elettricità.

  12. Ragionare nei termini bianco-nero, nucleare-rinnovabili è una forzatura inutile. Non esiste un solo Stato che dipenda in toto ad una sola fonte energetica. Che si parli sempre di mix-energetico e quote. Che si parli lecitamente di una quota nucleare con la consapevolezza delle possibilità e dei costi/rischi.

    Tutto purché non si prenda Zapatero come modello da seguire.

  13. Tobe Hooper

    pienamente d’accordo con massimo. quella di prolungare la vita delle centrali è tutto sommato decisione ben più facile di quella di chiuderle, anche per un governo di sinistra. certo c’è chi lo fa, di chiudere tutto, e i più scemi anche prima del tempo (ora non ricordo quale paese ha fermato tutto di colpo qualche anno fa…). però mi permetto di aggiungere una considerazione. sulla decisione di prolungare possono pesare motivazioni ben più prosaiche. e non penso solo all’interesse dei produttori (certamente Enel-Endesa ringraziano Zapatero). penso anche alla possibile impreparazione ad affrontare lo smantellamento. siamo proprio sicuri che tutte le società che hanno centrali ormai vicine al fine corsa abbiano i soldi per smantellarle, accontonati per bene e tutti quelli che servono? io ho i miei dubbi. anni fa, per dire, il Tesoro inglese ha fatto sparire qualche miliardo di sterline destinato al decommissioning per finanziarci un taglio delle tasse. e tuttora in gran bretagna non è chiaro se i fondi per smantellare ci siano tutti oppure no. non per fare i disfattisti, il nucleare non è una cattiva cosa, secondo me, ma bisogna pensare bene anche a questo. e dalle nostre parti non mi pare si stia facendo abbastanza.

  14. Reinhold

    Giusto Massimo. Sarà anche vero che in Francia l’energia costa 30% in meno che da noi, ma da qui a dire che basta munirci di centrali nucleari NUOVE per avere anche noi questo vantaggio economico, è sbaglia, e di grande! Un impianto nucleare ammortizzato produce energia a costi molto compettitivi, invece è tutt’altra storia per impianti ex nuovi.
    I costi d’investimento dell’impianto EPR finlandese “Olkiluoto 3” è passato dai iniziali 3,2 Mrd € a attualmente 5,5 Mrd €, ma visto che ci sono altri nuovi ritardi (4 anni in tutto) nella costruzuione, i costi saranno di nuovo da rivedere. Stessa cosa per il nuovo EPR “Flamanville” in Francia. EDF pensava di poter produrre li energia elettrica per 46€/MWh, ma già 1 anno fa ha dichiarato che grazie ai aumenti di costi d’investimento e grazie ai ritardi (attualmente 3 anni) si calcolava 55€/MWh. Stiamo pur tranquilli che non è finita qui. A pensare che il genio al comando dell’Enel, ha dichiarato circa un’anno e mezzo fa che Enel calcola con circa 4-4,5 Mrd € per ciascun EPR…

    Quindi possiamo tranquillamente partire dal fatto che l’elettricità prodotta da un nuovo EPR costa nell’anno 2009 (utile incluso) circa 65€/MWh. Ora Scajola ci dice che il primo EPR italiano produrrà energia nel 2020. Vogliamo essere molto ottimisti e dire che anche noi avremmo SOLO 3 anni di ritardo? Bene, allora il costo dell’energia di quel EPR sarà, grazie all’inflazione di 92€/MWh nell’anno 2023.
    Bravi! Allo stesso costo, ancora molto prima del 2023, sará possibile produrre energia elettrica da un impianto solare (fotovoltaico e/o termodinamico con stoccaggio di energia) costruito in Sicilia o nei paesi nordafricani (incl. il trasporto in Italia). Ma è possibile che i nostri governanti proprio non capiscono un tubo?

  15. massimo

    Nei paesi che hanno centrali nucleari c’è sempre una norma di legge che prescrive l’accantonamento di fondi per finanziare lo smantellamento delle centrali. Se i soldi non ci sono è una truffa, non un problema di politica energetica.

    Ovviamente rinviare l’utilizzo di questi fondi accantonati è un grande vantaggio per il proprietario (delle centrali e anche dei fondi) e ancora di più il poter produrre energia a basso costo per qualche lustro. Non conosco esattamente i termini della decisione spagnola, ma in genere i produttori non si limitano a “ringraziare” i governi, ma di buon grado versano somme molto ingenti nelle casse dello stato, sotto forma di “windfall tax” o simili.

  16. Reinhold

    Sarà forse anche vero che in Francia l’energia elettrica costa 30% in meno che da noi, ma chi pensa di recuperare tale gap costruendo ora centrali nucleari ex nuovi, sbaglia di grosso. I costi per i nuovi impianti stanno esplodendo. In Finlandia, per l’EPR “Olkiluoto 3” si è passati dai 3,2 Mrd € iniziali a attualmente 5,5 Mrd €. In Francia per l’EPR “Flamanville” il cliente EDF ha inizialmente calcolato costi di produzione di 46€/MWh, mentre già 1 anno fa si è passati a 55€/MWh. Visto i continui problemi di entrambi impianti possiamo essere certi che i costi finali saranno ancora più alti.

    Quindi, già solo per il fatto dell’inflazione, gli EPR che l’attuale governo italiano vuole far costruire, produrranno energia elettrica a un costo di 92€/MWh nel 2023. Ma sappiamo già ora che il costo dell’energia elettrica prodotta da fonte solare tramite fotovoltaico e/o termodinamico con stoccaggio e ubicato in Sicilia o nel Nord Africa, sarà competitivo con tale impianto nucleare anche già prima del 2023!

    Allora perché si sceglie i rischi connessi al nucleare, invece di puntare tutto sul solare e le altre rinnovabili? Un mix energetico può essere fatto da solare, eolico, idroelettrico, biomasse e geotermia. Ai tedeschi questo concetto è ormai chiarissimo; li la discussione è solo entro quale data si raggiungerà il 100% tramite i rinnovabili.

    P.s. chi parla di rinascita del nucleare sbaglia di grande. La IAEA elenca su livello mondiale 52 impianti in costruzioni, pero più della metà è ormai in questa lista da oltre 20 anni. In confronto: nel 1979 erano 233 impianti in costruzione contemporaneamente.

  17. Tobe Hooper

    giusto ricordare che a guadagnarci sono anche i governi con le windfall tax. e soprattutto che il dato centrale è, e resta, la grande redditività di impianti super-ammortizzati a cui si allunga la vita. io però volevo mettere l’accento su una cosa. se dobbiamo rilanciare il nucleare anche in italia – oltre a farci due conti coi costi che lievitano con l’allungarsi dei tempi di autorizzazione (e ancora oggi su MF il ministro Scajola insiste che avremo ben DUE reattori nel 2020) – non trascurerei una molto accurata definizione dell’intangibilità dei fondi per il decommissioning. siamo d’accordo, “se i soldi in ci sono è una truffa”, ma non so se basta. non è per essere malfidato, ma sospetti sulla prontezza del sistema a smantellare le centrali ci sono anche nella nuclearissima Francia – anzi non escluderei che proprio oltr’alpe se ne vedranno di belle nei prossimi anni. in generale, penso a quante sono le strade per rendere altrimenti fungibili risorse che dovrebbero avere uno e un solo scopo. trascuriamo pure l’esempio dell’agilità con cui i diversi ministeri dell’economia sanno cambiare destinazione alle poste più varie. ma a parte questo è vero o no che solo un paio di anni fa la sogin del generalissimo jean è stata censurata dall’autorità perché usava gli “acconti nucleari” ex enel per attività che nulla avevano a che fare con il decommissioning? oppure, uscendo dal campo del nucleare (e più in piccolo) si potrebbero citare gli operatori elettrici europei che sempre negli anni scorsi caricavano sul prezzo di vendita finale il “costo opportunità” dei permessi di emissione di CO2 che gli erano stati assegnati GRATUITAMENTE dalla autorità europee in applicazione del sistema Ets. come dire, una volta che mi hai dato una cosa, come puoi pretendere di dirmi cosa ci devo o non ci devo fare? ovviamente nel caso del decommissioning si può e si deve. ma non la farei poi così semplice. specie quando il grido di battaglia del nostro ardimentoso ministro è “Abbiamo fretta!” (v. l’intervista cit.).

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