26
Ott
2010

Ultime da Londra: ciao ciao Keynes

Dice un vecchio detto keynesiano che tagliare la spesa pubblica in un momento di ristagno del ciclo è un grave errore, perché deprime la domanda e rallenta ulteriormente le attività economiche. E’ la via seguita da mister Obama, e tutto fa pensare gli costerà cara alle elezioni del Midterm. E’ la via che esagitati alla Paul Krugman vorrebbero seguire ancor più di quanto non sia avvenuto in America. Ed è la via che in Italia è sempre andata per la maggiore, con la differenza che noi l’abbiamo applicata sia negli anni di recessione sia negli anni di crescita. Cioè praticamente sempre, visto che nell’intera serie storica dell’Italia repubblicana in tre soli anni è avvenuta una diminuzione della spesa pubblica in termini reali. Senonché, la buona notizia per i liberisti-mercatisti impenitenti come chi qui scrive, è che finalmente abbiamo le prove che il vecchio adagio keynesiano non vale più. Non ho detto che non vale mai, perché sarebbe una sciocchezza ideologica e grazie al cielo qui abbiamo tanti difetti ma dell’ideologia cerchiamo di fare a meno. Diciamo che l’evidenza di una riclassificazione degli episodi di crisi degli ultimi decenni nei paesi avanzati – curata per esempio da economisti come Alberto Alesina – nonché andamenti in corso oggi in alcuni Paesi, provano finalmente in maniera chiara che è una solenne sciocchezza, non tagliare il deficit pubblico quando le cose vanno male. Ad alcune condizioni.

Nei Paesi ad alto deficit e debito pubblico, e in quelli ad alta intermediazione pubblica del reddito nazionale cioè ad alta spesa pubblica e pressione fiscale, quando l’economia va male un taglio energico alla spesa pubblica non produce effetti depressivi, ma tonificanti. A patto che sussistano almeno tre condizioni aggiuntive. La prima è che l’economia privata abbia una buona componente orientata all’export di beni e servizi. La seconda è che i tagli siano – cioè appaiano agli operatori economici – come duraturi. La terza è che i contribuenti non sentano puzza di ipocrisia da parte della politica, non pensino cioè che quel che all’inizio si presenta come taglio diventerà domani aumento delle tasse.

A onor del vero, per essere corretti sino in fondo bisogna dire che questa conclusione non smentisce solo Keynes, ma anche un fondamento della teoria detta delle aspettative razionali, e cioè il principio di equivalenza ricardiana (anzi equivalenza Ricardo-Barro, per gli addetti) per il quale la scelta della politica di finanziare la spesa attraverso il debito o le tasse non avrebbe effetti sul livello della domanda.

Qual è l’ultima conferma evidente che impugnare la scure contro il leviatano pubblico è un bene? Viene dal Regno Unito. Dopo un’ottima crescita dell’1,2% del Pil nel secondo trimestre 2010, i più si aspettavano una frenata drastica nel terzo, in considerazione dei tagli energici alla spesa pubblica che tutti immaginavano sarebbero stati varati dal governo guidato da David Cameron. Al contrario, nel terzo trimestre la crescita si è rivelata più che doppia delle attese, dello 0,8%. Il ritmo superiore al 2% annuo in due trimestri consecutivi e del 2,8% sull’anno precedente è il migliore del Regno Unito da 10 anni a questa parte. Eppure, il governo Cameron ha varato la più dura manovra taglia deficit dell’intero dopoguerra britannico. Con il deficit pubblico che scenderà dall’11% di Pil quest’anno al 2%, entro soli 4 anni: ben 94 miliardi di euro di tagli alla spesa, 32 miliardi di nuove entrate. In media, ogni ministero subisce un taglio del 19%, ma la logica non è quella lineare adottata in Italia. Il governo Cameron sceglie le sue priorità. Dunque non è vero che le riduzioni in termini reali di spesa pubblica non si possono fare. Non è vero che, facendole, non si debba scegliere che cosa tagliare tantissimo e che cosa tagliare comunque, ma meno o anche per nulla.  L’età pensionabile viene innalzata di 2 anni da 64 a 66 a cominciare dal 2020, cioè 6 anni prima di quanto previsto, e 30 miliardi di pounds sono riservati a un piano straordinario per le infrastrutture , soprattutto ferroviarie. Ben 490 mila dipendenti pubblici usciranno dal perimetro degli occupati pagati dal contribuente britannico. Ci pensate, a qualcosa di simile in Italia? Non c’è solo la Germania, a indicare la via della crescita nel rigore attraverso l’alta produttività della manifattura e dell’export. Il segnale che viene da Londra è di grande speranza. Debiti pubblici galoppanti e banche centrali che li monetizzano sono un mix disastroso, che alla lunga malgrado le illusioni stataliste porta alla sconfitta politica, oltre che alla stagnazione economica.

23 Responses

  1. Senza essere un fanatico di Keines… mi pare che in un contesto di forte deficit commerciale e di accorciamento della filiera produttiva, tutto somato, il suo modello, meglio, la sua formuletta giustifichi abbastanza bene la situazione attuale: un aumento di spesa pubblica si scarica su consumi di beni importati direttamente dai distributori, quindi senza l’effetto moltiplicatore del reddito.

  2. Federico

    Oscar, pensa te che giovedì alle 18,30 al Politecnico di Milano c’è un incontro con Paul Krugman, “Il futuro dell’economia mondiale: oltre la crisi globale”. Ma invitassero qualcuno che dice qualcosa di diverso mai? E da simili consessi dovremmo aspettarci un’idea di “rinascita” di “risorgimento”, di “cambiamento” del paese e della sua mentalità? Ma mi facciano il piacere…ma quando ci toccherà a noi un David Cameron?

  3. Lorenzo

    ma perché!?perché?!perché solo gli altri paesi hanno sempre dei buoni politici?!!?non sará che la cultura generale di quei paesi,il senso morale,il rispetto per le regole di quei popoli generino poi quei politici?
    non sará che la nostra pseudosupremazia culturale sia ormai finita da un pezzo,che ci si debba togliere la puzza da sotto il naso e che ci si debba guardare tutti allo specchio?
    io l’ho fatto e 5 anni fa ho preso e me ne sono andato a vivere in Spagna(vabbé non ho migliorato un gran che…peró il primo cambiamento é il piú difficile…adesso punto a trasferirmi in un paese civilizzato….)

  4. Luca Salvarani

    Bell’articolo! Da Londra in effetti sta arrivando un segnale molto forte e sinceramente insperato (come reagiranno i Libdem?). Speriamo che lo stesso avvenga in America: non se ne può più di Obama!
    Domandina guastafeste: perchè se loda giustamente Londra per tutte queste scelte coraggiose non se la sente di criticare il signor Tremonti e company che queste scelte è da 16 anni che non le fanno oppure fanno esattamente il contrario? Ci fosse quest’ultimo passaggio sarebbe un articolo perfetto!

  5. Pastore Sardo

    “Non ho detto che non vale mai, perché sarebbe una sciocchezza ideologica e grazie al cielo qui abbiamo tanti difetti ma dell’ideologia cerchiamo di fare a meno. ”

    Articolo da condividere, soprattutto se tra le basi del ragionamento applichiamo la frase sopra descritta, il solo averla letta mi fa iniziare la giornata con un sorriso.

    Grazie Oscar

  6. Caber

    @Luca Salvarani

    Mha… io ho sentito Giannino criticare anche Tremonti. Non per niente c’è una frecciatina ai tagli lineari in questo stesso articolo…

  7. Caro Giannino, messaggio giusto per un paese come l’Italia dove un eccesso di spesa pubblica è un malanno storico. Ma debole e poco supportato scientificamente. Paul Krugman non sostiene tanto che bisogna aumentare la spesa pubblica, ma che sono opportune politiche monetarie espansive. Non è la stessa cosa. Keynes fa un puro ragionamento matematico: se investimenti e consumi privati diminuiscono, è opportuno che la spesa pubblica, per quanto possibile, cerchi di compensare. Ineccepibile. E’ acquisito che la crisi del 29 fu aggravata da politiche errate, e per questo ci vollero più di dieci anni per uscirne. Ma c’è un miglioramento da proporre. Keynes non ha mai distinto fra spesa corrente e investimenti,fra spesa produttiva e spesa improduttiva. La contabilità degli stati non distingue a tutt’oggi investimenti da spesa corrente. Per Keynes dal punto di vista teorico aumentare gli stipendi dei dipendenti pubblici è equivalente a far affluire fondi alla ricerca o aiutare la ricapitalizzazione delle imprese. D’accordo quindi: in Italia c’è poco spazio per aumentare la spesa pubblica. Ma vero distinguo da fare è fra spesa improduttiva e investimenti.
    …NESSUN PARTITO

  8. Massimo74

    @Caber
    Tremonti è una delle più grandi sciagure che mai siano capitate a questo paese.Non solo non capisce nulla di economia,ma è anche un demagogo e un presuntuoso che negli anni in cui ha occupato il dicastero dell’economia è solo stato in grado di far aumentare a dismisura debito e spesa pubblica.
    Personalmente penso che se non sarà cacciato al più presto questo paese rischi seriamente di fare la fine della grecia.

  9. Bello bello bello.
    Non ho niente contro Keynes di suo però mi piace quello che funziona. Specie se si tratta di soldi.

    Federico, Lorenzo e chiunque sia tentato di dire qualcosa tipo “perché noi no”: e perché non tu? è sempre qualcun altro a doversi muovere? l’italia non è di tutti noi?

    Capisco che siete stati educati così – perché la mentalità che uno esprime dipende dalla sua educazione, consapevole o no – ma si può vivere anche in altro modo. Convengo che è più faticoso. Ma chi mai vi ha promesso che la vita sarebbe stata facile? (Se qualcuno l’ha fatto… be’, sappiate che mentiva.)

    Buona giornata a tutti.

  10. Caro Oscar, articolo encomiabile, ma finale assai troppo euforico se riferito all’Italia. “Il segnale che viene da Londra è una grande speranza” scrivi. Vero, ma per gli inglesi, non certo per questo paese di cialtroni (politici) impenitenti e perseveranti!

  11. Luca Salvarani

    X Caber
    Non voglio polemizzare però credo che se Tremonti fosse ministro all’estero e avesse fatto quello che ha fatto in Italia, Giannino l’avrebbe giustamente massacrato!

    X Massimo74
    La pensiamo esattamente allo stesso modo!

  12. Riccardo

    Mi piacerebbe sapere in quali condizioni l’idea di Keynes di maggiore spesa pubblica possa essere una buona scelta di politica economica, secondo il sig. Giannino.

  13. Massimo74

    Riccardo :
    Mi piacerebbe sapere in quali condizioni l’idea di Keynes di maggiore spesa pubblica possa essere una buona scelta di politica economica, secondo il sig. Giannino.

    La spesa pubblica non’è mai in nessun caso una buona scelta di politica economica.Politici e burocrati non potranno mai sapere come spendere i soldi dei cittadini meglio di quanto possano fare i cittadini stessi che quella ricchezza hanno dimostrato di saperla creare.Del resto è un fatto dimostrato che il libero mercato in libera concorrenza è in grado di offrire servizi migliori ed a minor costo rispetto agli stessi oggi imposti in regime di (quasi)monopolio dallo stato.

  14. Riccardo

    Per Massimo74, quello che scrive (Politici e burocrati non potranno mai sapere come spendere i soldi dei cittadini meglio di quanto possano fare i cittadini stessi che quella ricchezza hanno dimostrato di saperla creare) personalmente mi sembra basato su una posizione ideologica e aprioristica, perchè implica un giudizio di valore che è sempre soggettivo.
    D’altra parte anche Giannino scrive:”Senonché, la buona notizia per i liberisti-mercatisti impenitenti come chi qui scrive, è che finalmente abbiamo le prove che il vecchio adagio keynesiano non vale più. Non ho detto che non vale mai, perché sarebbe una sciocchezza ideologica e grazie al cielo qui abbiamo tanti difetti ma dell’ideologia cerchiamo di fare a meno”.
    Se il privato offre servizi essenziali migliori ed a minor costo (in linea teorica è così, la realtà è più complessa, penso che anche lei ne possa convenire) ma qualcuno non può permettersi quei servizi essenziali, io non ritengo che questo sia un miglioramento, ma un peggioramento per la società nel suo complesso.
    Ovviamente bisogna ragionare nel concreto e caso per caso, altrimenti si ragiona solo in teoria

  15. davide

    @Riccardo
    concordo pienamente con Lei, però vorrei chiarire che anche in linea teorica non è sempre vero che un mercato concorrenziale produca servizi migliori e a minor costo, esistono i c.d. monopoli naturali che determinano la sub-additività dei costi (in generale senza scendere nello specifico, il monopolio naturale può dipendere dalla struttura dei costi di produzione, o dal livello della domanda), per la quale la concorrenza potrebbe offrire un bene/servizio solo a 1 prezzo superiore rispetto al monopolio.
    Perciò bisogna ben distinguere se un mercato è contendibile o meno.

  16. Tommaso

    Premetto che ho poche nozioni di economia, ma da semplice cittadino vorrei fare notare che in Italia chi apprezza la libertà del mercato spesso predica bene, ma razzola malissimo, perchè: i tagli alla politica sono irrisori; le provincie non servono a niente e sono ancora li; quasi 2000 parlamentari con tutto il loro seguito da campare;le Banche fanno cartello; le Assicurazioni fanno cartello; gli Ordini professionali (TUTTI L I B E R I professionisti) sono inattacabili; i Notai …ma che cosa rappresentano boh…. ; la scuola ai privati.. strafinanziata dallo Stato ??? . Ma avete mai guardato i bei faccioni e pancioni che hanno quasi tutti i sacerdoti??? La FINANZA ITALIANA, I SIGNORI DEL MERCATO… belli ESEMPI DI CAPITALISMO che abbiamo..PARMALAT, CIRO E TANTO ALTRO.. Che senso ha il libero mercato in concorrenza sleale: stiPendio operaio cinese 100 dollari al mese contro operaio italiano 1000 euro …. Io l’unica cosa che percepisco è CHE i giovani non lavorano, non guadagnano non si sposano, non consumano, non fanno figli, non arredano casa, non comprano casa, non hanno come CAVOLO PAGARE LE TASSE. I GIOVANI VOGLIONO PAGARE LE TASSE, TANTE TASSE…..

  17. Mauro

    Keynes viveva in un periodo in cui il pareggio di bilancio era un dovere, con una deflazione galoppante e una crisi mondiale. Ora siamo in una situazione in cui il pareggio è un optional (anche se imposto da trattati), con una banca centrale che come obiettivo ha la sconfitta dell’inflazione, e con uno sviluppo mondiale (nei paesi ex-emergenti). Ovvio che la sua ricetta non funziona: la si è applicata per decenni ed ha provocato il crack attuale…

  18. beppe

    “Non ho detto che non vale mai, perché sarebbe una sciocchezza ideologica e grazie al cielo qui abbiamo tanti difetti ma dell’ideologia cerchiamo di fare a meno.”

    Mah…

    Stiamo ancora aspettando una risposta alla domanda di Riccardo.

  19. zagor

    meno male che giannino si e’ autoaffondato, sei mesi con lui al governo, altro che la grecia, saremmo diventati il burundi!

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