9
Gen
2014

Sulla casa ci aspettavamo una riforma—di Enrico Zanetti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Enrico Zanetti, Responsabile politiche fiscali di Scelta Civica e Vicepresidente della Commissione Finanze della Camera.

La partita della tassazione sulla casa era in salita sin dal principio, ma difficilmente il Governo avrebbe potuto fare peggio di quel che ha fatto su questo specifico dossier.

Quello di riformare la materia, introducendo già dal 2014 una service tax, era stato uno degli impegni che il Governo aveva preso da subito e con toni perentori.

Da maggio a novembre 2013, c’era tutto il tempo per fare un lavoro più che valido, per chi era stato delegato ad occuparsene in seno al MEF.

Invece, a pochi giorni dall’avvio dell’iter del disegno di legge di stabilità, è stato presentato alle Camere un testo inguardabile dal punto di vista della adeguatezza tecnica e assolutamente carente dal punto di vista della coerenza politica.

Difficile essere più teneri nei confronti del penoso balletto di sigle (TRISE – TARI -TASI – TUC – IUC) che, alla fine della fiera, facevano e fanno tutt’ora da cappello a nulla più che alla rimodulazione dell’IMU prima casa con ridenominazione in TASI (per poter dire che l’IMU prima casa non c’è più), alla ridenominazione della TARES in TARI e alla sostituzione della maggiorazione TARES con un ulteriore aggravio dell’IMU sugli immobili diversi dalla prima casa.

Come se non bastasse, queste mere ridenominazioni e rimodulazioni sono state fatte in modo talmente approssimativo da indurre il Governo, su pressioni dei Comuni, a proporre modifiche alla TASI a meno di 10 giorni dalla sua entrata in vigore.

Se si fa parte di una maggioranza di Governo, lealtà impone di serrare i ranghi anche di fronte a provvedimenti difficili da digerire; altrettanta lealtà la deve però il Governo nei confronti della sua maggioranza ed essa viene meno se, per evidente sciatteria politica e pressapochismo tecnico, si costringe la maggioranza a votare non provvedimenti impopolari, ma proprio penosi e per di più tornando reiteratamente sul luogo del delitto con ritocchi e ritocchini.

Per questo, nella serenità di non essere io in difetto, non ho votato la fiducia sulla legge di stabilità e non intendo avallare le richieste del Governo per modifiche che, lo si capisce già, non saranno comunque risolutive dell’orrendo pasticcio che è stato combinato.

L’unica cosa ragionevole, ora, è intervenire sulle cervellotiche scadenze della TASI per accorparle a quelle dell’IMU, ottenendo così il duplice effetto di una semplificazione del quadro degli adempimenti per i cittadini e di avere tempo fino al 16 giugno per rimettere mano alla materia non con affrettati emendamenti a decreti omnibus stile “Salva Roma”, bensì con un provvedimento ad hoc.

E veniamo a cosa andrebbe fatto; cosa sì, per davvero, costituirebbe l’attesa riforma della fiscalità locale e immobiliare.

In luogo della TARI, bisogna accelerare verso la realizzazione di sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico, così da poter dare vita a una vera tariffa avente natura corrispettiva.

La TASI deve passare da assurda “IMU 2” a vera service tax, lasciando ai Comuni ampissima autonomia nella sua configurazione, ma anche massima responsabilizzazione avanti ai cittadini nella sua gestione.

L’IMU deve essere trasformata in imposta patrimoniale residuale, con aliquote uniformi per tutto il territorio nazionale e gestione statale.

La TASI, calcolata direttamente dai Comuni esattamente come è sempre accaduto per la tassa rifiuti, assicurerebbe agli enti locali il gettito complessivo che attualmente deriverebbe loro in larga parte dall’IMU.

L’imposta patrimoniale residuale assicurerebbe allo Stato quel gettito che attualmente gli è riservato nell’ambito dell’IMU.

Ne guadagnerebbe la trasparenza nel rapporto tra Stato e contribuenti e tra Comuni e cittadini, oltre che l’efficienza nei modelli di tassazione che, nel medio periodo, agevolerebbe una riduzione del prelievo complessivo.

Abbiamo dato ampio credito al Governo nei mesi passati.

Non pensiamo certo che tutto quello che ha fatto lo abbia fatto male, ma su questa specifica vicenda ora puntiamo i piedi nell’interesse di tutti.

8 Responses

  1. La fiscalità locale e quella sugli immobile è veramente una penosa vicenda e non credo che passerà mai il principio di finanza pubblica che le tasse sono corrispettivi di servizi che, per quanto irragionevolmente obbligatori, andranno pur erogati!
    Ma che coraggio ci vuole per almeno proporre qualcuna di queste vecchie idee?
    1. l’imponibile IRES è il reddito pre tax che risulta da un bilancio redatto secondo i principi contabili nazionali e internazionali;
    2. i bilanci delle società di capitali devono essere revisionati e, per le società più piccole, il revisore è nominato dal Tribunale competente;
    3. le imposte locali sui redditi (IRAP) sono calcolate sulla medesima base imponibile dell’IRES e sono deducibili dal reddito societario;
    4. le aliquote della tassazione societaria sono quelle, e si modificano coerentemente con esse, dell’Inghilterra;
    5. le tasse le pagano o le società o i loro soci e, quindi, i dividendi distribuiti o sono imponibili completamente o non lo sono e così per le plusvalenze o le minusvalenze realizzate;
    6. tutte le imposte anticipate (ossia anche quelle che derivano da perdite fiscali non compensate) iscritte nei bilanci al 31 dicembre 2013 diventano per tutti crediti d’imposta rimborsabili e/o compensabili;
    7. la riscossione ed il rimborso delle imposte viaggiano sullo stesso binario contenzioso (se il contribuente vince già in primo grado, lo stato gli rimborsa tutto il versato).
    Buona serata a tutti

  2. Caro onorevole. vedo che la Carta Costituzionale è diventata una variabile: ai sensi dell’art. 53, ogni cittadino deve contribuire in base al proprio reddito, poi una volta pagato l’IRPEF, se decido con un mutuo trentennale di prendre una casa più grande, pagherò le giuste imposte al Comune per i servizi senza alcuna prebenda dallo Stato centrale. Mi spiegate come mai nel,caso della TARES vi è una quota Statale, in dispregio del dettato Costituzionale? E chi è che aveva stabilito questo prelievo indebito(vogliamo fare il nome)? Se lo stato aveva bisogno di somme immediate, come mai non ha imposto una degna patrimoniale sul vergognoso scudo fiscale del 2008(a proposito,e le rate successive alla prima di quello del 2003)? INVECE DAL 2011 si continuano e bersagliare famiglie e imprese
    Lancio una proposta: 1) patrimoniale scudo fiscale 2008 + 45% = 45 MLD – pagamento altre rate scudo 2003(avendo fatto domanda i cittadini su base volontaria non vi sarebbe prescrizione) 3/4 MLD aumento aliquota redditi sopra i 70.000(contributo solidarietà proposta TREMONTI) a partire dall’1% in più per poi aumentare = 5 MLD; in cambio per uno/due anni : ABOLIZIONE IRAP(20 MLD) riduzione aliquote sino a reintrodurre quelle vigenti nel 2005 tranne quelle sopra i 70.0000(12 MLD): QUALCUNO VUOLE SIMULARE L’AUMENTO DEL PIL che a causa delle errate manovre del 2001/12 e 2013 è diminuito di ben 70 MLD (la voce.info) SALUTI A TUTTI E IN PARTICOLARE A OSCAR GIANNINO

  3. Paolo Bardicchia

    “L’IMU deve essere trasformata in imposta patrimoniale residuale…”

    In una società civile fondata su rispetto del diritto di proprietà, le imposte patrimoniali dovrebbero avere la caratteristica di non essere stabili, ma di essere approvate specificamente, solo per periodi di tempo brevi e determinati, e con una chiara destinazione d’uso dei proventi.
    In caso contrario, la proprietà diventerebbe una mera concessione statale di uso temporale del bene, e non un diritto fondamentale della persona, trasformando di fatto i cittadini in affittuari a lungo termine di proprietà intrinsecamente dello Stato.
    Ne deriverebbe inoltre che l’individuo deve essere al servizio del bene per mantenerne la conservazione e non il bene al servizio dell’individuo per determinarne la prosperità.

    Un’imposta come la TASI, che potrebbe arrivare all’11,3 per mille, unita alle altre imposizioni e l’indeducibilità dei costi, significa che lo Stato si arroga il diritto di appropriarsi in meno di due generazioni delle proprietà immobiliari private.

    Se nemmeno un partito di centro-destra come Scelta Civica riesce a comprendere questo, siamo ben oltre la frutta.

  4. lodovico

    Non conosco la sua competenza o il titolo di studio ma come vicepresidente della Commissione della Camera trovo il suo intervento molto confuso: Di questo passo oltre alla I.V.A. su tutti i beni si dovrà trovare un periodo di ammortamento e su questo versare un’imposta patrimoniale residuale per lo stato. Anche sui televisori si potrebbe, oltre al canone, aggiungere una piccola patrimoniale marginale e residuale. Non vedo molte differenze tra una casa, un veicolo, una bicicletta o un televisore tutti concorrono al tenore della vita e sono” patrimonio” in senso lato.

  5. uno che è passato di qua

    Mi perdoni Paolo Bardicchia, ma se Scelta Civica è un partito liberale di Centro Destra io sono l’Uomo Ragno…..

    Ma per favore! Qui è sempre la stessa solfa: si discute sempre e solo di quali siano le forbici migliori per tosare i pecoroni (cioè noi).

    Mai una volta che lorsignori si mettano a discutere di come cominciare a tosare l’enorme debito pubblico che ci sta lentamente soffocando. Mentre si disquisisce se sia più carina la Tasi piuttosto che la Tari, l’enorme cappio intorno a questo Paese si stringe sempre di più. E questi discorsi da parte di chi dovrebbe finalmente tagliare questo cappio dimostra una cosa sola: ormai siamo oltre non solo la frutta, ma anche il gelato. Direi che siamo, con rispetto parlando, alquanto vicini al cesso.

    Tutti i governi dei Paesi civilli alle prese con i nostri stessi problemi (ad es. Spagna e Regno Unito) hanno combattuto il debito eliminando innanzitutto i loro sprechi, peraltro molto meno scandalosi dei nostri. Da noi invece la spesa pubblica è intoccabile ed è considerato normale che gli sprechi siano messi in conto agli incolpevoli cittadini anziché ai parassiti che ci governano.

    Ah dimenticavo! “In Italia le imposte non possono diminuire perché ci sono troppi evasori”. Questa è la giustificazione venduta come postulato indiscutibile da questi personaggi. Basterebbe ricordare loro che se in un qualsiasi condominio i condomini onesti devono pagare anche per i condomini disonesti, il primo a dover essere licenziato è, ovviamente, l’amministratore perché incapace di far rispettare le regole.

    Ebbene, cosa aspettiamo noi italiani a licenziare i nostri, palesemente inetti, amministratori?!
    Come si fa a continuare ad ascoltare gente che, dopo due anni di sole tasse, con i bei risultati che sono sotto gli occhi di tutti, osa parlare ancora di tasse?!
    Io sono convinto che con questa gente le cose non potranno che peggiorare, altro che luce in fondo al tunnel!
    Ormai la nostra unica ed ultima speranza è che l’economia mondiale continui a tirare e che non si ripresenti un’altra crisi come quella del 2008 perché allora sì che ci accorgeremo a cosa saranno servite tutte le nostre tasse: a farci dichiarare default.

  6. alexzanda

    ma che significa che la tasi deve diventare una vera service tax? mi sembra che zanetti commette lo stesso peccato che rinfaccia agli altri, cambiare nome alle tasse per lasciare tutto uguale nella sostanza.
    zanetti, un po di coraggio non guasterebbe, o roma ti ha gia ammaliato?

  7. uno che è passato di qua

    Scusate se insisto, ma a me pare veramente di assistere a una discussione surreale. Ma ci rendiamo conto di come siamo ridotti?
    Negli ultimi due anni abbiamo subito una stretta fiscale senza precedenti. Nessun tipo di prelievo ci è stato risparmiato. Tutte le imposte, tasse e costi (vedi autostrade) sono aumentati e aumenteranno ancora. Addirittura siamo forse l’unico Paese al mondo ad aver introdotto, con vero sprezzo del ridicolo, la Tobin Tax. Dobbiamo subire, con la scusa degli evasori, metodi di polizia fiscale indegni di uno Stato di diritto. Abbiamo ormai superato i Paesi scandinavi in fatto di imposizione fiscale, salvo aver ormai raggiunto quelli africani in fatto di servizi.
    E tutto questo per cosa? Tutti gli indicatori economici anziché migliorare peggiorano sempre più, solo il debito pubblico aumenta e, probabilmente, se non ci fosse stato San Mario Draghi saremmo già saltati.
    E di fronte a un simile disastro lorsignori, professori di scienze confuse, onorevoli nullità, segretari del partito della gnocca libera, vice-presidenti della sotto-commissione delcomesefosseantani, tecnici del suono e amenicoli vari, anziché cercare un posto in cui andarsi a nascondere e non farsi più vedere, anziché, almeno, tacere, parlano.
    Non solo parlano, ma dispensano ricette per uscire dalla crisi. Ma vediamo quali sono queste ricette miracolose: la terapia delle tasse non ha funzionato? Vorrà dire che le tasse erano poche, non che la terapia era sbagliata!
    E allora serve il colpo di genio, qualcosa a cui nessuno aveva mai pensato……..???…….
    Massì, l’IMU potrebbe anche costituire una tassa patrimoniale residuale, però la Iuc andrebbe rimodulata sulla supercazzola e allora perché non creiamo una nuova tassa, anzi una nuova Tasi? Ma forse sarebbe meglio optare per una ridenominazione di tipo “veneto”: PAGA E TASI!

    Buonanotte e……..che la tassa sia con voi!

  8. giuseppe

    Certo che Monti ci si è messo veramente d’impegno per complicare tutto! Ora la colpa è degli altri?

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