3
Dic
2012

Spagna e Italia, lo spettro farlocco della sanità “privata” – di Lucio Scudiero

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Lucio Scudiero

La scorsa settimana le dichiarazioni del presidente del Consiglio, Mario Monti, avevano richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica italiana sulla necessità di trovare un modello sanitario economicamente sostenibile. Una banalità – a dire il vero – contro la quale l’intellighenzia di sinistra unita aveva prontamente protestato, al grido di «Allarme, allarme, il governo privatizza la Sanità». Un bluff, chiaramente, che riporta la memoria indietro ai referendum sciagurati di un anno e mezzo fa, quando per non “privatizzare” l’acqua gli italiani mandarono al macero una normativa partorita nel solco delle leggi europee che avrebbe consentito di affidare i servizi pubblici locali attraverso meccanismo di competizione.

La notizia, tuttavia, non è questa, e non è italiana, ma spagnola. Il premier iberico, il popular Mariano Rajoy, ha annunciato l’intenzione di estendere ad altre aree del paese il modello sanitario cd. “Alzira”, dal nome del dipartimento della regione di Valencia che per primo lo sperimentò già nel 1998. Roma chiama, Madrid risponde, insomma.

Tuttavia, se nomina sunt consequentia rerum, la stampa italiana farebbe un favore alla civilità del dibattito pubblico nazionale a non definire “privatizzazione” un’operazione che della privatizzazione manca i fondamentali.

I dettagli del modello Valencia sono noti e pubblicati in questo studio di qualche mese fa pubblicato dall’Istituto Bruno Leoni.

Il perno del sistema – che oggi interessa 5 dei 22 distretti sanitari della Comunità Autonoma di Valencia, coprendo 880000 abitanti su 5 milioni – è una concessione amministrativa della rete sanitaria locale ad operatori privati, che in cambio di un premio capitario pagato dal governo locale per ciascun residente, assume l’obbligo di gestire l’intera catena dei servizi sanitari locali per 15 anni, dall’assistenza ambulatoriale a quella specialistica, oltre che una serie di investimenti concordati con l’amministrazione all’atto dell’affidamento. Sempre a Valencia, ma nel distretto di Denia, ad esempio, l’implementazione del modello richiederà al concessionario privato anche la costruzione di un nuovo ospedale. Insomma, all’interno di un sistema Beveridge, dove proprietà, finanziamento e controllo della sanità rimangono pubblici, è possibile innestare meccanismi economicamente efficienti attraverso il coinvolgimento di partner privati nella fase di erogazione dei servizi. Oltre a un livello di prestazioni di qualità eccellente, peraltro apprezzate dalla comunità locale, il modello del “manager integrato” ha procurato alle casse della Comunità Autonoma locale economie dell’ordine del 25% rispetto ai distretti gestiti attraverso il più canonico schema dell’erogazione diretta dei servizi da parte dell’autorità pubblica locale.

Niente privatizzazione, dunque, solo un modo intelligente ed efficiente di impiego delle risorse pubbliche nel sistema sanitario.

Senza considerare la bufala della cosiddetta “svendita” allo straniero della sanità locale. A giudicare dai precedenti, infatti – e ammesso e non concesso che aprire mercati a investitori stranieri sia un male – a Valencia la gestione della sanità è stata appaltata a società spagnole che si sono ultraspecializzate nel management completo del core business sanitario. Ad Alzira la titolare della concessione è il Gruppo Ribera Salud, di proprietà di due cajas domestiche, la valenciana Bancaja e CAM (Caja de Ahorros Mediterraneos). A Denia, invece, la titolarità della concessione appartiene a Marina Salud, posseduta per il 35% proprio da Ribera Salud e per il restante 65% dal gruppo assicurativo Dkv Seguros, che a sua volta fa capo alla tedesca Munich Re.

Quale che sia la composizione del capitale di queste società, poco importa. Alla fine dei tre lustri di concessione, a investimenti effettuati e risparmi maturati, l’amministrazione pubblica locale rientra nella piena disponibilità della rete sanitaria, con buona pace di privati e stranieri.

Ma questo, allla Cgil, non interesserebbe. A noi invece interesserebbe parecchio un test sperimentale del modello Valencia in Italia. In Umbria, che ha gli stessi abitanti dei 5 distretti concessi a Valencia, dove oggi la sanità regionale costa 1,33 miliardi, il risparmio sarebbe almeno del 27%.

Aspettiamo il default o ci proviamo prima?

18 Responses

  1. Non avete considerato il fatto che, in Italia, un modello simile potrebbe portare all’affidamento del servizio sanitario agli amici degli amici?
    Ad es., in Lombardia è noto che siano uomini di Comunione e Liberazione a gestire la sanità locale, grazie al fatto che da 17 anni il presidente della regione è un uomo di CL. Ecco, non si rischia di affidare il servizio ad amici dei politici?

  2. Enrica

    L’acqua non è la stessa cosa della Sanità.
    Le privatizzazioni all’italiana fin qui adottate vedi quella dell’energia elettrica, non hanno portato un bel niente di concorrenza e risparmio anzi.
    L’acqua non è un bene che deve creare profitto, quindi la sua gestione non deve essere competitiva ma regolamentata ad hoc per il bene di tutti.
    A me che la Veritas, ditta a partecipazione privata che gestisce acquedotto e rifiuti in prov di VE, offra ai suoi dipendenti 1/2 volte all’anno una vacanza di una settimana a contributo 0 (zero) o al massimo 100 euro se si volessero portare un familiare, grazie ad una parte dei soldi della bolletta che pago non mi sta per niente bene.
    La saluta genera sprechi enormi perchè c’è stata e c’è tuttora un’ingerenza statale fatta di clientelismi e lobby, ecco perchè servirebbe privatizzarla.
    L’ospedale lo usi se ti serve, l’acqua la devi bere.

  3. Luciano

    IL MANTRA DELLA DEREGULATION
    L’asfissiante mantra della privatizzazione/liberalizzazione non incanta più nessuno; dalla deregulation dei mercati solo grandi profitti x il grande capitale a danno di lavoratori e consumatori. In un primo tempo (FORSE) i prezzi diminuiscono, ma poi aumentano a dismisura cosi come lo sfruttamento dei lavoratori e la dipendenza degli utenti. Mi domando e domando ai lettori quali “mirabolanti” vantaggi abbiano ottenuto dalla privatizzazione/liberalizzazione di luce, gas, assicurazioni, autostrade, acqua (dove operante), ma soprattutto del mercato del lavoro.
    Si saluta come un miracolo di modernità che treni di nuovi operatori solchino i nostri binari, ma si tratta di treni x ceti alti e altissimi, mentre i pendolari viaggiano nelle condizioni degli hobos della Grande Depressione senza nemmeno un Woody Ghutrie che gli suoni la chitarra!!
    Infine le esperienze internazionali di privatizzazione di acqua, sanità e sistema previdenziale si sono dimostrate, nella quasi totalità, un disastro.

  4. matteo

    a parte le vostre elucubrazioni, il signor Scudiero vuole mostrare un modello che sembra aver funzionato e che forse varrebbe la pena di provarlo anche da noi
    dal momento poi, che mettere persone in mano ad una cattiva sanità è quasi come ammazzarle, questi tentativi per farla funzionare andrebbero fatti con più frequenza e non aspettando che qualcuno ci porti il modello perfetto che non sbaglia un colpo.

    ps: mia zia assunta di lecce si è fatta 1200 km per farsi curare in un ospedaluccio qualunque (bassini) del nord milano; forse la sanità lombarda così marcia non è

  5. @ilsensocritico
    Per la cronaca. Quando in Lombardia si lamenta una presenza eccessiva degli uomini di Comunione e Liberazione nella sanità si fa riferimento alla parte _pubblica_ del sistema. Laddove le nomine sono di carattere politico, è evidente che vengono nominate persone gradite alla politica: bianchi o rossi, azzurrini o rosa, a seconda di quelli che sono in un dato momento i gruppi politici più forti.
    Questo non significa che non ci siano potenziali conflitti d’interesse anche in capo ad un privato “accreditato”. Ma in un caso un attore solo recita tutte le parti in commedia: fornisce un servizio e ne regola la fornitura. Nell’altro, è regolatore ma non è nello stesso tempo anche fornitore diretto di quel servizio. Questo riduce il conflitto d’interesse.

  6. Adriano

    Per me è già scandaloso che a fronte di un allarme reale e tempestivo ci sia una levata di scudi. Il pericolo è reale: la popolazione invecchierà sempre di più, il rapporto fra attivi e inattivi crescerà, non saranno certo gli immigrati a salvarci. Allora ragioniamo su come finanziare la sanità futura oggi, quando c’è ancora tempo, non domani quando le soluzioni saranno traumatiche. Le riforme delle pensioni dovrebbero pur insegnarci qualcosa. E’ dal 1992, vent’anni!, che navighiamo a vista, poi, di fronte all’incalzare degli eventi, è arrivata una stangata sonora. Privatizzare? con la corruzione come norma di vita italiana i costi salirebbero di sicuro. Statalizzare? spese fuori controllo, ospedali e ospedaletti ovunque, nomine di primari con criteri di appartenenza politica. E’ la strada giusta? Forse la strada è che ognuno si paghi la propria sanità in un ambito di regole certe, cautelandosi fin da giovani in vista di un’eventuale non autosufficienza. Oppure la strada potrebbe essere una polizza solidaristica, come per alcune categorie. Non ho una soluzione, ragioniamoci sopra con dei numeri e dei trend piuttosto che a colpi di opinione non supportati da fatti.

  7. Enrico

    @Luciano
    Succede spesso che chi sostiene il sistema pubblico si lamenti proprio degli effetti dell’intervento pubblico – come lei ha appena dimostrato.

    Circa metà della spesa sanitaria americana è statale; c’è un sistema fiscale e burocratico che aumenta i costi delle prestazioni ( http://www.cato.org/pubs/pas/pa211.html http://www.medicalnewstoday.com/releases/8800.php ); il numero dei medici è limitato per legge ( http://victorflauta.com/2010/11/23/not-enough-doctors-for-the-aging-us-population.aspx ). Etc etc etc. Dunque lei si sta lamentando di un mercato notevolmente manipolato dallo Stato, non di un libero mercato. A parte questo, la invito a informarsi sulla “riforma” di Obama: essa consiste nel rendere obbligatorio l’acquisto di un’assicurazione sanitaria ad ogni cittadino che abbia i soldi per farlo. Come suggerisce il buon senso, tale idiozia non farà altro che gonfiare i costi delle assicurazioni stesse; tra qualche anno potrà lamentarsi degli effetti di quest’ennesima misura statalista.

    La invito inoltre a informarsi sulle “privatizzazioni/liberalizzazioni” cui accenna: potrebbe scoprire che i settori che funzionano peggio sono quelli maggiormente influenzati dalla mano pubblica ( http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=0000002300&level1=2166 ).

    Concludo ricollegandomi alla frase introduttiva: lei si lamenta del degrado dei treni di Trenitalia, la quale è (appunto) una società controllata dallo Stato. Insomma, non è un caso se le nazionalizzazioni di acqua, sanità, sistema previdenziale etc si sono dimostrate un disastro: il buon senso dice che un sistema concorrenziale (il settore privato, in cui chi sbaglia paga) funziona meglio di un sistema monopolistico (il settore pubblico, in cui chi sbaglia fa pagare gli altri).

  8. Luciano

    @Enrico
    I migliori servizi sanitari nel mondo -sia come costo complessivo,che x qualità/universalità delle prestazioni- sono quelli erogati in “monopolio pubblico”.
    Intervento pubblico presente anche in UK e dove neppure la Thatcher pensò di privatizzare.
    Analogo ragionamento, su scala planetaria, vale x acqua, scuola e pensioni.
    Ovunque tali servizi sono erogati da privati e trattati come semplice occasione di profitto si verifica un notevole aumento di prezzo, sfruttamento/precarizzazione del lavoro, dipendenza degli utenti e spesso un peggioramento di qualità/accessibilità al servizio stesso per i meno abbienti.
    La questione è ovviamente molto complessa e merita ulteriore approfondimento, ma una prima risposta può essere questa.
    Pensare “il buon senso dice che un sistema concorrenziale (il privato,in cui chi sbaglia paga) funziona meglio di un sistema monopolistico (il settore pubblico, in cui chi sbaglia fa pagare altri)” è una grande ingenuità.
    I bei tempi di Adam Smith sono finiti da almeno 2 secoli; prodotti e servizi nelle società industriali/postindustriali moderne(auto,ferrovie,farmaci,assicurazioni,sanità,telecomunicazioni) sono forniti da ristretti oligopoli (e probabilmento non può essere che cosi x ragioni tecnologiche,finanziarie,ecc).
    In sintesi si sostituisce un monopolio pubblico,in qualche modo controllato dai cittadini, con un oligopolio privato che non risponde a nessuno se non ai propri azionisti.

  9. Enrico

    @Luciano
    I dati sulla sanità dicono il contrario di quello che lei sostiene ( http://www.photius.com/rankings/healthranks.html http://www.nationmaster.com/graph/hea_tot_exp_on_hea_as_of_gdp-health-total-expenditure-gdp ). Il paese col miglior rapporto qualità prezzo è Singapore, dove c’è un sistema maggiormente improntato al libero mercato rispetto agli USA. Resta il fatto che lei si è lamentato di un sistema sanitario (quello americano) in cui la mano pubblica fa danni ben visibili. In tutto il mondo la gestione pubblica delle pensioni si è rivelata fallimentare: il sistema non regge perchè (come logico aspettarsi) è stato gestito male dal settore pubblico – ed ecco perchè viene continuamente “riformato”. Quando c’è concorrenza tra scuole private e scuole pubbliche (per esempio nei paesi dove c’è un sistema di buoni-scuola) i dati mostrano che quelle private insegnano meglio ( http://www.publicpurpose.com/pp-edpp.htm#N_2_ ). Per quanto riguarda la gestione dell’acqua, basta guardare alle perdite della rete italiana per farsi un’idea di come viene amministrata ( http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2009/05/inchiesta-acqua-acquedotto-perdite.shtml ). Sembra proprio che il buon senso continui ad aver ragione.

    Affinché un privato faccia profitto, deve offrire un buon servizio: se non offrisse un buon servizio, nessuno lo comprerebbe e quindi non ci sarebbe alcun profitto. Questa realtà di fatto si applica a qualsiasi servizio. Non c’è alcun motivo per credere che funzioni per la fornitura di scarpe e non per quella di cure mediche. Ovviamente nel settore privato i prezzi corrispondono al vero costo del servizio, mentre nel settore pubblico le tariffe vengono integrate da sussidi statali: quasi nessuno conosce il costo totale di un servizio pubblico. Dunque i servizi privati non aumentano i prezzi, semplicemente li mostrano nella loro interezza. Faccio presente che – per definizione stessa della parola – nei servizi privati non può esistere sfruttamento, poiché i contratti di lavoro sono volontariamente accettati da entrambe le parti; il fatto che nel settore pubblico si adottino contratti insostenibili potrebbe palesarsi con un notevole debito pubblico o un’eccessiva pressione fiscale sui privati…tombola. Quanto all’accessibilità per i meno abbienti, basta dare loro i soldi per pagarsi il servizio. Lo Stato non gestisce alimentari pubblici: dà un assegno ai più poveri affinché comprino cibo dalle aziende private. La stessa cosa si può applicare a sanità, istruzione, acqua etc.

    In un libero mercato, un oligopolio si può formare solo quando poche aziende forniscono servizi migliori di tutte le altre concorrenti (sfido chiunque a sostenere che questo sia un male). Nel momento in cui queste aziende smettessero di fornire buoni servizi, nascerebbero nuove aziende per rubare loro quote di mercato. Dunque la concorrenza è sempre presente in un libero mercato. L’unico caso di oligopolio in assenza di un buon servizio si ha quando lo Stato emana delle leggi per impedire l’ingresso di nuovi concorrenti. Peraltro lei sta sostenendo che, per evitare una situazione di (supposta) scarsa concorrenza, sia necessario abolire la concorrenza. Mi sembra che, anche senza scomodare Sir Smith, ci siano vari motivi per dubitare della bontà di tale ragionamento.

  10. Enrico

    @Luciano
    A integrazione del mio commento precedente (4 dicembre 2012 a 15:07) e a conferma di ciò che lei stesso ha scritto (“la questione è ovviamente molto complessa e merita ulteriore approfondimento”), si potrebbe considerare il fatto che la Lombardia ha la migliore sanità del paese pur avendo un settore sanitario aperto ai privati. Poiché l’Italia in media è ai primi posti per qualità del servizio sanitario, allora lo è a maggior ragione il sistema lombardo. Analogo ragionamento con la Spagna, dove il modello Alzira funziona bene e costa meno.

    Volevo poi sottolineare qualche problema del cosiddetto “controllo dei cittadini”. Lei deve ipotizzare che i cittadini controllino scrupolosamente l’operato di tutti i servizi pubblici, cosa che mi sembra poco plausibile. Ma, anche qualora lo facessero, come potrebbero sapere il giusto prezzo del servizio? In mancanza di termini di paragone (per esempio: i prezzi di un concorrente sottoposto alle stesse condizioni di mercato), non potrebbero mai sapere se un dato stipendio è giusto, sottopagato o sovrapagato. In un sistema monopolizzato, l’ingresso di nuovi concorrenti che offrano lo stesso servizio a prezzi inferiori è impedito per legge; dunque non c’è modo di sapere se i prezzi monopolistici sono giusti o no. Infine, il “controllo dei cittadini” non assicura comunque una buona gestione del servizio: basta che quest’ultimo elargisca privilegi alla maggioranza dei cittadini (ovviamente a spese della minoranza) per ottenere tutto il consenso necessario. Il caso delle pensioni lo mostra in maniera lampante: sono stati elargiti privilegi alle generazioni passate a spese di quello future (che peraltro all’epoca non avevano ancora diritto di voto). Solo un sistema in cui ogni cittadino ha libertà di scelta è incentivato ad assicurare un buon servizio a tutti.

  11. Luciano

    @Enrico
    Una breve replica in pillole seguendo la cronologia delle Sue argomentazioni.
    1) Singapore è una città-stato di 5 milioni di abitanti con la più grande concentrazione di milionari (2009) del mondo. Avrebbe una sanità eccellenti sotto qualsiasi regime regolatorio (pubblico,privato,misto)n Esempio poco rassicurante se utilizzato x convincere 60 milioni di italiani ad abbandonare un sistema sanitario collaudato e sostanzialmente efficiente.
    3) Il banco di prova della previdenza privata è il sistema cileno
    “I fondi pensione cileni (Afp) un modello elogiato dalla comunità internazionale e additato come esempio persino dagli USA,si sono rivelati inefficienti e costosi. Un affare finanziario x pochi e una catastrofe come “strada previdenziale”.I chicago boys,padri del modello,sbagliarono clamorosamente..l’insuccesso dei fondi riguarda l’inefficiente gestione oligopolistica: i fondi sono 6 e tre di essi amministrano l’80% della ricchezza.Non solo.Hanno costi di gestione e commissione superiore al 30%..il sistema Afp conta 7 milioni di affiliati e di questi almeno la metà non ha alcuna possibilità di ricevere pensioni decent..” R.D.R PER IL MAGNATE PINERA WELFARE DA RIFONDARE Sole24Ore 19/01/2010.
    2) Acqua. “Da ricordare:la Francia sta tornando indietro sulla privatizzazione,nonostante francesi sono le più grandi multinazionali dell’acqua. In Spagna la privatizzazione è stata bloccata. In Svizzera è stata votata una legge che impedisce l’appropriazione delle acque pubbliche. In USA le municipalità si tengono stretti i servizi idrici. Magari appoggiano le privatizzazioni in giro x il mondo,ma non a casa loro. Bolivia,Equador,Uruguay hanno stabilito in Costituzione che l’acqua è un diritto primario e non si tocca. L’Argentina ha cacciato tutte le multinazionale dell’acqua dal Paese..” daMaraini Non portateci via il referendum sull’acqua Corriere della Sera 17/05/2011

  12. Luciano

    @Enrico
    4) Acqua, sanità, istruzioni, previdenza non sono un paio di scarpe di cui posso fare a meno e quindi permettermi il lusso di una giocosa e spensierata attività di scelta. Sono la base materiale di libertà e dignità umana. Voucher, assegni caritatevoli, borse di studio x meno abbienti,prestiti d’onore a tasso agevolato, “dare loro i soldi da spendere x accedere ai servizi”, ecc è ancora il sostegno pubblico che, cacciato dalla porta, rientra dalla finestra! Meglio scuole e ospedali pubblici accessibili da subito e a tutti, senza odiose barriere classiste e antidemocratiche basate su un sistema di rette esose (es. sistema universitario anglosassone).
    5) La maggioranza dei principali mercati di beni e servizi-auto,microelettronica,prodotti minerari, energia,agroalimentare,aereospaziale,informatica,chimica,farmaci,banche e assicurazioni,sanità,media,gdo,logistica,trasporti aerei,ecc- sono dominati da 5-10 mega gruppi multinazionali che controllano fini al 70%-80% del rispettivo mercato a livello mondiale. Di che concorrenza stiamo parlando esattamente? Non certo quella immaginata da Adam Smith nel 700.
    6) Il sistema sanitario lombardo è un sistema a “monopolio pubblico”.
    7) Volendo scomodare il buon vecchio Marx il confronto tra capitale e lavoro è sempre a vantaggio del primo. Comanda e impone le proprie condizioni chi possiede i mezzi di produzione; non certo chi ha da vendere esclusivamente la propria prestazione di salariato.

  13. Enrico

    @Luciano
    1) 6) Lei conferma che i cittadini di Singapore hanno maggiore prosperità rispetto a noi – non a caso avendo un mercato più libero del nostro, aggiungo io. Non vedo in che modo questo smentisca la mia affermazione secondo cui un mercato più libero porti maggiore prosperità. La sua obiezione consiste nel dire che il sistema sanitario di Singapore non funzionerebbe in Italia, ma non ne ha specificato il motivo. Al contrario, in Lombardia funziona. Non c’è un monopolio pubblico: la legge regionale n° 31 del 1997 ha sancito la piena parificazione tra le strutture sanitarie pubbliche e quelle private accreditate. I cittadini lombardi possono scegliere liberamente la struttura (pubblica o privata) in cui essere serviti – ovvero non c’è più un monopolio pubblico. E’ lo stesso schema del modello Alzira.

    2) Il fatto che i politici di numerosi paesi vogliano continuare a controllare la gestione delle risorse idriche non dimostra che la loro gestione sia migliore delle alternative. Al massimo dimostra che la politica non vuole ridurre i suoi poteri. Non a caso ci sono vari esempi di come la gestione privata sia preferibile. “In Bolivia – paese che dopo l’avvento di Evo Morales nel 2006 ha dichiarato guerra alle gestioni private – nel 2003, in un sondaggio condotto dal governo boliviano, Aisa (il gestore idrico di La Paz ed El Alto) venne votata come la migliore azienda del settore. In meno di un decennio, Aisa ha allungato le condutture di 1.430 chilometri, dando accesso all’acqua corrente al 98,5 per cento della popolazione e allacciando 373.000 persone in più all’acquedotto e 435.000 alla fognatura” (qua ci sono anche altri esempi http://www.ilfoglio.it/soloqui/9125 ).

    3) Mentre la gestione pubblica delle pensioni ha già fallito (i risultati sono sotto gli occhi di tutti e il peggio deve ancora arrivare), il modello cileno ha dato buoni risultati: “Da quando la previdenza è stata liberalizzata, i tassi di rendimento reali dei conti di risparmio pensionistico sono stati mediamente oltre il 10 per cento, ben al di sopra del tasso d’inflazione. I risparmi dei lavoratori cileni si sono accresciuti nel tempo perché sono stati investiti dai fondi di investimento, i quali hanno in tal modo finanziato l’economia” ( http://www.iltempo.it/politica/2011/09/08/1284048-pensioni_modello_cileno.shtml ). “Un lavoratore medio va in pensione dopo 35 anni di lavoro con circa il 78% del suo ultimo stipendio, più di quanto prendeva con lo Stato (che pretendeva per questo “servizio” non il 10% ma il 25% del suo reddito). Il sistema di Piñera dopo oltre 25 anni di applicazione ha creato 25 miliardi di dollari di capitali che vengono reinvestiti dagli AFP sui mercati creando così ricchezza per il paese” ( http://www.movimentolibertario.com/2011/08/pensioni-governo-pronto-tagliarle/ ). Questi ed altri dati ( http://www.freedomworks.org/blog/cbigelow/chilean-model-of-social-security ) hanno convinto il 97% dei lavoratori cileni ad accettare volontariamente il sistema privato. Dubito che siano tutti masochisti.

    4) Proprio perché si tratta di servizi importanti (ma mangiare è altrettanto importante, quindi…) è bene che ogni persona possa scegliere l’azienda erogatrice più efficiente. E’ molto meglio che lo Stato dia soldi ai cittadini bisognosi piuttosto che gestisca direttamente quei servizi – la differenza sta nella concorrenza: nel primo caso c’è, nel secondo no. Aggiungo inoltre che nel primo caso i prezzi sono trasparenti, nel secondo no. Se lei crede che i servizi pubblici siano migliori, allora non deve temere nulla: i cittadini continueranno a scegliere quelli anziché i corrispettivi privati. Se invece sa che i cittadini preferirebbero i servizi privati, allora a maggior ragione dovrebbe volere un sistema che consenta loro di usufruirne (come avviene con la sanità lombarda).

    5) In un libero mercato (NB: alcuni dei settori da lei indicati non lo sono) si forma un oligopolio solo quando ci sono alcune aziende che offrono un servizio notevolmente migliore rispetto alle altre. Mi sembra che questo sia un risultato più che soddisfacente: le aziende migliori acquistano fette di mercato a spese delle peggiori. Per esempio, il settore informatico sta migliorando sempre più i suoi prodotti. Qualora le aziende che fanno parte dell’oligopolio tentassero di offrire un servizio peggiore, nuove aziende nascerebbero per far loro concorrenza; dunque ogni azienda è sempre sottoposta alla concorrenza.

    7) Chi ha speso denaro per comprare dei mezzi di produzione ha bisogno della manodopera, altrimenti non ricava alcun reddito e perde il denaro investito (mentre il lavoratore “perde” solo il reddito, e solo nel caso che non trovi un altro datore di lavoro); dunque, se ci si limita solo a questo aspetto, è l’imprenditore a rischiare la maggior perdita economica. Ovviamente, se le cose vanno bene, tale rischio viene remunerato.

    In realtà, come ogni altro prezzo, il prezzo di un’ora di lavoro è determinato dalla domanda e dall’offerta. Il vantaggio è sempre reciproco, altrimenti la compravendita non avverrebbe. Così come non c’è una controparte privilegiata nella compravendita di banane (cioè delle ore di lavoro necessarie a fornire banane al consumatore), allo stesso modo non c’è nella compravendita di ore di lavoro. Se lei suppone che chi compra ore di lavoro sia avvantaggiato rispetto a chi le vende, allora deve supporre che sia avvantaggiato chiunque compra qualsiasi altro bene/servizio rispetto a chi lo vende. Ma allora si avrebbe un paradosso: le stesse persone sarebbero sia avvantaggiate (come consumatori) sia svantaggiate (come lavoratori) rispetto ai datori di lavoro.

    In realtà, la concorrenza tra datori di lavoro e la concorrenza tra lavoratori spingono per arrivare a un prezzo che soddisfi entrambe le parti, esattamente come lo fanno la concorrenza tra negozianti e la concorrenza tra consumatori. Forse sono le conseguenze di queste considerazioni ad aver inficiato gli esperimenti marxisti in tutto il mondo.

    Comunque, nonostante la divergenza di opinioni, la ringrazio per il tempo che sta dedicando ai miei dubbi.

  14. Luciano

    @Enrico
    1)In Lombardia la regione rimborsa i privati convenzionati; i cittadini scielgono le strutture che ritengono migliori -non sempre a ragione- ma non devono preoccuparsi di null’altro.
    La salute è un loro insindacabile diritto;in questo senso si tratta di un “monopolio pubblico”. Gli USA sono invece l’esempio lampante dei guai che seguono alla trasformazione della sanita in una “merce” e del diritto alla salute in una mera questione di “assicurativa”; costi fuori controllo e 1/3 dei cittadini senza alcuna copertura. Insistere con il modello Singapore è politicamente “autolesionista” x i sostenitori di una totale deregulation sanitaria, ma non mi pare questa la Sua idea di sanità.
    2) Se l’acqua non è libera la gente non è libera; non c’è nessun richiamo all’efficienza del mercato o altra scusa che tenga. Questo è ciò che nei Paesi citati e in Italia -con la consultazione referendaria- è stato affermato dalla maggioranza dei cittadini elettori.
    3) Il Presidente cileno Pinera -non un barbuto rivoluzionario,ma leader dei conservatori- vuole riformare i costosi fondi pensione privati.
    Critiche avanzate anche da Carlos Ominami, vicepresidente del Senato cileno e da Sergio Riveros, consulente del precedente governo Bachelet. Forse qualche problema esiste; non crede?
    4) Lei confonde l’affidamento di un servizio a privati attraverso convenzioni e/o concessioni con la privatizzazione tuot-curt. Nel primo caso -x alcuni servizi tale modello funziona bene,in altri meno e in altri è totalmente negativo- i cittadini non pagano nulla direttamente e lo Stato decide tariffe, quantità e qualità delle prestazioni universali. Nel secondo caso il servizio (istruzione,sanità,pensioni,acqua) è una “merce” come le altre. Chi è abbiente e solvibile compra i meno abbienti si arrangiano o peggio se ne privano. La soluzione delle “assicurazioni sanitarie” e “mutui scolastici” modello USA – cioè ulteriore grosso business x il grande capitale- sono palliativi incapaci di risolvere le disuguaglianze di accesso a servizi essenziali che la privatizzazione tout-curt crea invariabilmente. USA docet.

  15. Luciano

    IN SINTESI
    Sanità,istruzione,pensioni,acqua non sono semplici “merci”, ma diritti; le basi materiali di una vita dignitosa e libera.
    La privatizzazione tuot-court di tali servizi -seppur mitigata da assicurazioni di scopo e/o assegni caritatatevoli x i meno abbienti- non funzione e non assicura una vera universalità.
    Le alternative sono 1) la gestione diretta da parte dello Stato, 2) la gestiona attraverso convenzioni e/o concessioni da parte dei privati 3) un sistema intermedio tra i primi due.
    Tutte queste diverse soluzioni in alcuni casi funzionano, in altri no e in altri casi ancora sono equivalenti.
    Nel caso della sanità il totale affidamento “chiavi in mano” del sistema -come prospettato dal post del signor Scudiero a imitazione di un’esperimento spagnolo- ad aziende private crea qualche perplessità (funzionerebbe in Italia senza compromettere una situazione già complicata?). Non è forse meglio concentrarci su esperienze meno “radicali” e da tempo collaudate -come il sistema lombardo- dove strutture pubbliche e private convivono nell’offerta sanitaria?

Leave a Reply