24
Set
2009

Siamo tutti Keynesiani?

Qualche mese fa, in occasione del G20 londinese,  con  Massimiliano Vatiero avevamo accennato ad un “cambio di paradigma” , ovvero al ritorno di una visione neokeynesiana in campo economico. Ne esistevano i primi segnali, alcuni autori cominciavano a rivedere le loro posizioni. L’istituto Bruno Leoni ha già detto la sua sulla crisi, ma quello che scrive oggi Richard Posner può sorprendere, far ridere  o può semplicemente provocare una riflessione.

Sicuramente  non sarà un esercizio inutile.

Sostiene Posner:

I decided I had better read The General Theory. Having done so, I have concluded that, despite its antiquity, it is the best guide we have to the crisis

Vi risparmio qualsiasi commento e rimando alla fonte originale.

11 Responses

  1. Oscar Giannino

    Pasquale, dai un occhio attento, però. E’ una persin non troppo brillante recensione di Posner dell’ultimo libro dedicato a “Keynes:The Return of the Master” del solito Skidelsky. Con tutto che Posner da qualche tempo a queta parte ha sparato qualche cavolata d troppo avventurandosi in campi numerici che non domina, ed è stato per questo pù che meritatamente bastonato dai migliori bloggers e accademici d’America, ci andrei piano a parlare di conversione. E’ poco più che un pezzo di compiacente lip service a Skidelsky

  2. Pietro M.

    Poi non capisco cosa abbiano di non keynesiano le politiche degli ultimi 30 anni: la discretion ha vinto sulle rules, i deficit ci sono stati sempre tranne che alla metà degli anni ’90.

  3. Pera

    Una breve ma interessante recensione dell’ultimo volume di Posner (A Failure of Capitalism) si trova qui:

    http://www.weeklystandard.com/Content/Public/Articles/000/000/016/952aszoe.asp?pg=1

    Nel caso l’articolo fosse solo per abbonati, ecco il succo:

    “Individual capitalists, of course, make mistakes all the time; we discover this when they go broke. And being human, they are as susceptible as anyone to herding around the conventional wisdom of their time and place, which is so often wrong. Thus, a systemic “failure of capitalism” is possible: In a “laissez-faire economic regime” capitalists could all make the same mistake. This is what Posner proves, and proves well.

    But in the real world of 2008, the systemic tendency toward mistakes seems to have been caused (…) by the skewed incentives produced by particular regulations imposed on capitalism.”

  4. Paolo_PD

    Sento odore di IRI…prima si spolpa la vacca grassa, si svuota la stalla, e poi si cercano i soldi dal contadino.
    Il grosso problema è che la politica è al servizio di questi infingardi, ma sopratutto che il nostro mondo politica NON ha una visione economica e finanziaria veramente scevra dagli interessi.
    Sarebbe sufficiente la regolamentazione degli OTC e CDS per sistemare le cose, ma chi avrebbe il coraggio di toccare un volume di denaro che va oltre a quello che possiamo immaginare?
    Perdonate, ma quello che manca sono i valori.

  5. Riccardo

    @Pietro M. Ho (ri)letto a lungo e più volte la Teoria generale, ed è stata una sorpresa. Poco delle cosiddette “politiche keynesiane” si ritrova in quel libro: Keynes riempie il suo trattato di molti “ma” e “però”, a proposito dell’intervento governativo (altra cosa sono le regole, che appartengono all’ordinamento giuridico), e ne riconosce sia i limiti che gli effetti inflazionistici. Keynes parlava innanzitutto di public works – il dibattito su questo tema era molto vivo, durante gli anni 30 – o comunque investimenti in grado di creare occupazione e quindi domanda “vera”, ma è molto molto scettico sulla domanda creata, per esempio, da trasferimenti unilaterali. E l’ultimo capitolo è il tentativo di ricollegarsi con la migliore tradizione del liberalismo classico.
    Va letto, insomma, prima di giudicarlo; e senza pregiudizi. Come alcuni Chigacoans: uno dei fondatori della scuola di Chicago, Simons, descrivendo la sua ‘politica del laissez faire’ proponeva di vietare l’acquisto di azioni da parte delle società (con pochissime eccezioni). Una rivoluzione…

  6. luca fiorito

    Magari Giannino mi spiega perchè mai Posner dovrebbe riservare tale servizio di lip service al “solito” Skidelsky. Pasquale leggiti Veblen sulla dicotomia tra impieghi industriali e finanziari e sui rischi della separazione tra controllo e proprietà. Scriveva agli inizi del secolo scorso e su queste cose è più attuale di Keynes

  7. Piero

    hanno fallito il Comun-ismo russo (dittatura).. il Liber-ismo anglosassone (crack finanziario).. ed la Capitali-smo europeo (debiti pubblici)..

    ma la cosa divertente (tristemente) è che i Fans delle varie Ideologie invece di ampliare le proprie vedute prendendo quel poco di buono (o meno peggio) che c’è in ognuna delle Ideologie Radicalizzate (gli -ismi).. continuano ad arruffarsi giocando a scaricabarile.. ma poi se rifletto con calma mi rendo conto che le esigenze dell’inconscio (cioè il 90% del nostro Io anche facciamo finta di non vederlo) impediscono a noi tutti esseri umani di accettare d’aver sbagliato almeno un pò…

  8. Marco O.

    Piero, ma quando capirai che il crack è stato causato non dal libero mercato, ma proprio dall’intervento statale (mutui sub-prime, politica dei tassi della FED) e cioè proprio da quello statalismo anti-liberista che a te piace tanto?

  9. Piero

    @Marco O.

    Marco O… ma quando la capirai che se la Fed da in mano moneta in eccesso (su pressioni dei Bush x finanziare guerre senza alzare le tasse e consentir cmq aumento consumi/mutui) ma poi le LIBERE private banche d’affari questi soldi li usano x far titoli di merda… allora la COLPA è sia dello STATO che del MERCATO ? ?

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