13
Lug
2014

Responsabilità fiscale solidale negli appalti e 730 precompilato: cosa hanno in comune?

Che il sistema fiscale sia arrivato a costituire una vera e propria vessazione, sia per quantità che per qualità, a carico dei cittadini e delle imprese è cosa talmente nota che è ormai accettata e riconosciuta dagli stessi ultimi governi. In mezzo al monito della Corte dei conti di una prelievo eccessivo e quello del ministro dell’economia per ridurre le tasse per rilanciare la crescita, è in corso l’attuazione della delega fiscale, consegnata dal precedente governo all’attuale per affrontare alcune questioni di amministrazione erariale e recuperare, almeno nelle intenzioni, quella rule of law che in materia si è da tempo smaccatamente persa.

Due recenti misure approvate dal governo stonano, però, con questo salutare obiettivo.

La prima, per sottrazione, la seconda, per addizione.

Per sottrazione, il decreto legge sulla pubblica amministrazione conteneva, nelle versioni iniziali, l’abrogazione della responsabilità solidale dell’appaltatore per debiti fiscali del subappaltatore. Nel testo finale, quella norma non c’è più.

E’ un’occasione persa, perché si sarebbe trattato di un segno concreto e effettivo del governo di fare l’unica cosa che serve alla ripresa economica del paese: fornire alle imprese un contesto regolativo che consenta di svolgere la propria attività. La responsabilità solidale per debiti fiscali dei subappaltatori rappresenta una doppia vessazione: o l’appaltatore è chiamati a pagare il fisco in caso di inadempienza di colui di cui è garante per responsabilità oggettiva imposta, o, per sottrarvisi, si deve caricare di alcuni oneri burocratici sostituendosi, fondamentalmente, agli uffici tributari nel dover effettuare i controlli sulla regolarità dei versamenti all’erario. Cosa di per sé ingiusta, visto che nelle tasse che gli imprenditori, come tutti i contribuenti, pagano vi è anche il costo dell’amministrazione fiscale, e non si comprende perché essa debba essere supplita nel proprio ruolo da gente che, nella vita, fa altro.

Si noti peraltro che negli appalti esiste anche la responsabilità contributiva, che, dal punto di vista degli oneri, assorbe quella fiscale. Pur nella consapevolezza che, in via di principio, si tratta di un compromesso al ribasso, eliminare quanto meno la responsabilità fiscale, mantenendo quella contributiva, avrebbe alleggerito le imprese da qualche inutile peso burocratico.

Abrogare quella norma sarebbe stato un segno non solo di concreta comprensione della difficoltà delle imprese, specie di quelle più ligie all’adempimento della legge e degli oneri burocratici che ne conseguono, ma anche un segno di ritorno a una civiltà del diritto in cui non è ammissibile obbligare gli imprenditori, sotto ricatto fiscale, a fare quello che non sono deputati a fare, ossia gli esattori del sovrano.

Sarebbe stato inoltre un segno di semplificazione fiscale anche ai fini della ripresa delle attività economiche, notoriamente ostacolata, più che dai problemi economici, proprio dai cappi fiscali e burocratici del paese. Un segno di semplificazione molto più convincente – e veniamo alla seconda misura – della precompilazione del 730.

E’, questa, una novità introdotta col primo dei decreti legislativi di attuazione della delega fiscale, e anzi è la novità principale di quel decreto.

La precompilazione è stata annunciata dal governo come un grande passo avanti per la semplificazione fiscale.

Tuttavia, a prescindere dal fatto che essa riguarda, necessariamente, solo dipendenti e pensionati, il cui regime irpef si basa sul sostituto di imposta, si tratta di una semplificazione a metà. Il fisco, infatti, conosce solo il reddito dei dipendenti e gli importi soggetti a sostituto d’imposta, non anche la più parte delle spese detraibili o deducibili. Se il contribuente ha spese che vuole, giustamente, mettere in detrazione o deduzione, dovrà completare la dichiarazione, o da solo o con l’aiuto di un professionista. Una volta che debba comunque metterci le mani, quale vantaggio effettivo, in termini di tempo, costo e attenzione, può avere dalla compilazione della parte più semplice della dichiarazione? Inoltre, e naturalmente, la responsabilità per la compilazione delle parti aggiuntive resta a carico del contribuente e del professionista di cui eventualmente si avvale, con tutto quel che ne consegue in termini di accertamento.

Abrogare la responsabilità fiscale solidale dell’appaltatore, piuttosto che introdurre una parziale compilazione dei soli 730, sarebbe stata una misura di semplificazione fiscale coerente con le intenzioni dichiarate del legislatore di aiutare le imprese a operare in un sistema regolativo più equilibrato e rassicurante, a vantaggio di quella ripresa economica sempre evocata.

 

2 Responses

  1. Lorenzo

    La responsabilità solidale col subappaltatore è uno dei tanti esempi di abdicazione dello stato al suo ruolo di controllore. Con effetti paradossali.
    Vale già la solidarietà contributiva in qualunque subappalto. Ma siccome un privato non può controllare un altro privato, deve chiedere al fornitore di fargli avere una dichiarazione da parte dello stato che ha pagato i contributi (il DURC). Alla fine siamo costretti di chiedere allo stato di fare il controllo. Non era più semplice se lo faceva punto e basta?

    Nei confronti di questo stato non ha più alcun senso il ragionare.

  2. michele cireni

    La verità, al solito, è sempre la più semplice e per molti la più fastidiosa: solo i governi Berlusconi non hanno MAI aumentato il livello di tassazione, nonostante il bunga bunga.

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