17
Set
2012

Quadrare il cerchio fra euro e consenso – di Franco Debenedetti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Franco Debenedetti.

La decisione della BCE di acquistare in quantità “illimitata” titoli con maturità inferiore a 3 anni degli stati che ne fanno richiesta, può forse ridurre il costo del servizio del debito, ma non elimina il problema vero, il debito. Per questo le alternative sono solo o inflazione o ristrutturazione. Delle due, quest’ultima è di gran lunga preferibile: purché venga fatta in tempo.

E’ quanto sostengono Harald Hau e Ulrich Hege, due economisti tedeschi, entrambi dottorato a Princeton, cattedre in America e in Inghilterra, in un articolato saggio sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung del 14 Settembre, che qui si sintetizza.

  1. La strategia della BCE è senza prospettive.Infatti i mercati finanziari valutano i debiti sovrani in base al rischio di insolvenza e chiedono un premio anche se il debito è detenuto per il 90% da MES e BCE. Quindi a lungo andare gli acquisti da parte della BCE non hanno nessun effetto positivo sui costi di finanziamento degli stati indebitati: è quello che è successo nel caso della Grecia, dove la banca centrale ha comperato debito pubblico per 60 miliardi senza avere stabilmente influenzato i mercati. Con i suoi acquisti la BCE assume importanti rischi di insolvenza di cui rispondono solidalmente tutti i paesi dell’eurozona. Quanto maggiore è la parte di rischio che gli investitori di un paese scaricano sulla BCE, tanto maggiore diventa l’interesse di quel paese a fare default: gli acquisti della BCE, non rendono meno verosimile il rischio di insolvenza, al massimo lo spostano nel tempo. La “condizionalità”, gli impegni che si assumono i Paesi per potere accedere al programma, diventano presto carta straccia: quanto più la BCE diventa il principale creditore di uno stato, quanto più la capacità di ripagare il debito diventa un suo problema, tanto più è ricattabile. Dato che la BCE acquista solo titoli con maturità inferiore a 3 anni, i paesi indebitati hanno interesse a indebitarsi a scadenze brevi. Questo aumenta la loro dipendenza dai mercati e quindi la BCE dovrà intervenire su titoli a scadenze sempre più brevi.
  2. Il debito totale, somma di quello privato più quello pubblico, quando eccede un certo limite, scoraggia gli investimenti e ostacola la crescita.Citare lo studio di Reinhart e Rogoff è diventato d’obbligo parlando di debiti sovrani, della loro frequenza e delle loro conseguenze e gli autori prestano il dovuto tributo a questo ormai classico testo.
  3. L’inflazione assomiglia a un bombardamento a tappeto; al confronto, il taglio ordinato del debito è meno iniquo.Un aumento dell’inflazione di 3 punti percentuali per 10 anni di fila produce cumulativamente un taglio del debito del 34%. Questo si abbatte indifferentemente su tutti i creditori pubblici e privati, e quindi impone ai risparmiatori un onere molto superiore a quello che sarebbe necessario. Il taglio del debito invece offre molte più possibilità di modulazioni: si può fare riducendo il valore nominale del titolo oppure allungandone la scadenza. Se titoli a medio termine vengono scambiati con titoli a lungo, con tassi di interesse moderati, il risparmio può essere considerevole. Per i creditori privati – banche, fondi di investimento, singoli investitori – che hanno una posizione negoziale debole, la strategia migliore è quella di trasferire il proprio rischio agli stati solventi dell’eurozona. E’ esattamente quello che fa il fondo salvastati, che per questo è entusiasticamente sostenuto dagli investitori finanziari. Ma il risultato è di trasformare la crisi da debito di alcuni nella crisi da debito di tutti, senza nessun vantaggio netto per l’eurozona nel suo complesso. La ricchezza finanziaria è molto concentrata, il 90% è nelle mani del 5% della popolazione. Per questo, la tesi sostenuta dalle grandi banche, che il salvastati proteggerebbe i patrimoni dei normali cittadini, per esempio le loro assicurazioni sulla vita, nasconde in realtà un gigantesco trasferimento dai contribuenti ai possessori di ricchezze finanziarie.
  4. L’alternativa della ristrutturazione è realistica e comporta vantaggi.Il taglio del debito in Grecia, nonostante le più nere previsioni, si è verificato in modo ordinato e senza gravi turbolenze nei mercati. Il panico temuto non c’è stato. I debiti sovrani sono prevalentemente di diritto del paese emittente (più del 96% in Italia e del 99% in Spagna), e quindi possono essere modificati con leggi nazionali. Inoltre in tutti i paesi indebitati il debito primario si è ridotto, in Italia addirittura ci dovrebbe essere un avanzo. In queste condizioni la ristrutturazione del debito è un’autentica alternativa politica, anche se ha come conseguenza l’impossibilità per i paese di ricorrere ai mercati finanziari per un certo tempo. Sono operazioni su cui si dispone di una quantità imponente di studi teorici e di riscontri empirici: l’esperienza dimostra che i costi per l’economia sono di breve durata e che la ripresa si ha già dal secondo anno. Inoltre:
    – gli investitori privati pagano le conseguenze delle loro decisioni, e quindi diventano più prudenti per il futuro
    – se fatto in tempo, una parte del costo del taglio va a carico di soggetti non dell’eurozona
    – i costi sono sopportati soprattutto da investitori abbienti, e il taglio può essere strutturato in modo da lasciare indenni i piccoli risparmiatori
    – il fatto che al paese che vi fa ricorso sia inibito l’accesso al credito, si traduce in una automatica disciplina di bilancio; se si solleva la BCE o chi per essa dal compito di imporre il rispetto di condizionalità, si evita di avvelenare il clima politico,
  5. Ricapitalizzare le banche.La crisi bancaria è l’inevitabile conseguenza della ristrutturazione del debito: infatti le banche nazionali devono abbattere il valore dei titoli di debito pubblico di cui si sono caricate ancor più in conseguenza delle operazioni LTRO del Novembre 2011 e Febbraio 2012, e quindi devono essere ricapitalizzate. Ma la strumentazione per farlo è nota, è stata usata con successo anche di recente in Nordamerica e in Scandinavia: comprende trasformazione di debito in capitale, rinuncia alla distribuzione di dividendi, emissioni forzosa di nuove azioni. Il rischio vero è per le banche degli altri paesi, che esse pure devono svalutare i titoli in portafoglio: ma molte banche europee hanno notevolmente ridotto la loro esposizione a titoli esteri già dal 2011. Anche i CDS per i 5 stati indebitati del sud Europa si sono ridotti da 66 miliardi a gennaio 2010 a 42 miliardi nell’agosto 2012, che corrispondono a meno dell’1,5% del totale del debito sovrano di questi paesi.
  6. Invece la BCE… L’importante è che il taglio del debito sia effettuato prima che la BCE o il MES si siano accollati un rilevante rischio di credito. La chiave è nelle mani della BCE, che può esercitare una pressione notevole su uno stato indebitato, rifiutandosi di prendere i suoi titoli come collaterale. Ma l’eventualità che usi questa chiave non sembra probabile: Jean-Claude Trichet ha fatto di tutto per ritardare l’insolvenza della Grecia, e questa sembra essere ancora l’opinione prevalente. Nella conferenza stampa del 6 Settembre, Draghi non ha neppure nominato la possibilità di una ristrutturazione del debito, ed è dubbio che fosse per il timore che partecipare a un taglio venga considerato equivalente al finanziamento a uno stato. Draghi giustifica l’acquisto di titoli degli stati indebitati in quanto necessario per la sopravvivenza dell’euro. Sussiste invece il pericolo inverso: che l’euro non sopravviva se non è sostenuto da un adeguato consenso politico degli elettori. E se i costi delle insolvenze dei paesi in crisi si cristallizzassero come attivi tossici nel bilancio della BCE, la reazione delle opinioni pubbliche, soprattutto negli stati del nord Europa, potrebbe essere devastante. La BCE fa correre un grosso rischio all’euro.

Twitter@FDebenedetti

31 Responses

  1. Piero from Genoa

    dissento dalla sua preferenza x la Ristrutturazione che si concentrerebbe su paesi ad alto debito come Italia con conseguenze devastanti..

    supporto i programmi Bernake della Fed, di Draghi della Bce, della B. England e della B. Japan che da anni (cioè nn da oggi) stanno costruendo presupposti x Inflazione Mondiale 10% pulitrice, Spalmata nel Tempo e nello Spazio.. e siccome Fuori Europa già lo fanno Inflazione Globale ce la beccheremmo pure noi pure Noi anche se (x mera ipotesi di scuola) avessimo scelto la Strada Misesiana..

    concludo ricordando che, indipendentemente da cosa preferisco Io, Lei, la Germania, Von Mises, Giannino ed il mio amico Carlo Stagnaro, Loro hanno Già Scelto e nessuno di Noi ci potrà far nulla (salvo proteggere il proprio patrimonio chi ne è capace)..

  2. John Gait

    La sua analisi e’ totalmente irreale. In primis, il debito Greco, pur essendo modesto, ha causato il fallimento della Dexia in Belgio, con il conseguente azzeramento delle azioni e fatto vacillare l’ intero sistema bancario Europeo. In secondo luogo, quello che Lei propone altro non e’ che una tassa mascherata dove i risparmiatori che piu’ hanno avuto fiducia nel nostro Paese verrebbero trombati. Non oso immaginare come potremmo rivolgerci al mercato dopo un default, anche concordato, per finanziare qualsiasi cosa.

    Da un punto di vista economico-filosofico, un debito altro non e’ che un’ anticipo del consumo futuro e quindi, per sua natura, implica una rinuncia. Quello che Lei propone, altro non e’ che spostare una parte di questa rinuncia sulle spalle dei creditori da quelle dei debitori. Non mi sembra un concetto equo, se mi permette. Con questa filosofia si finisce per distruggere la fiducia nel denaro ed affossare definitivamente la propensita’ marginale al risparmio. Il Suo ragionamento trovera’ piu’ accoliti su un blog di Stanford che in uno dedicato al pensiero della Chicago School of Economics

  3. Jack Monnezza

    Avevo letto anch’io l’articolo degli economisti tedeschi che FdB illustra benissimo.

    La ristrutturazione del debito (cioè il default con conseguenze per i creditori, soprattutto le banche) e’ la soluzione migliore, di gran lunga. Molto meglio della deflazione/Unione-fiscale alla K. e della monetizzazione del debito alla Draghi.

    Bravo FdB. Sei il mio ex-comunista preferito. Se tutti i così detti liberali ragionassero come lei!

    Sto ascoltando alla televisione il tristissimo Alessandro De Nicola, che secondo me Adam Smith non lo ha mai letto, e che fa veramente passare la voglia di votare FiD. Giannino si scelga meglio i compagni d’avventura !

  4. Maurizio

    Bella situazione…..in sintesi le alternative sono:

    1) Default
    2) Inflazione (elevata)
    3) Strozzamento totale dell’ economia a mezzo tasse e tagli (sino al limite della sopportazione, gia’ superato in italia. In altri paesi per molto meno scoppiano le rivoluzioni!)
    4) Una composizione delle prime 3 alternative (ad es. la Grecia le sta’ vivendo tutte e 3).

    Il bello e’ che una volta applicata la cura (corrispondente all’ amputazione di parti rilevanti del benessere dei cittadini) il male dell’ Italia, il cancro politico con relative metastasi istituzionali, non e’ affatto detto che sia stato estirpato……

    Si salvi chi puo’….this is “The End”!

    Maurizio

  5. John Gait

    Non meravigliamoci poi se con queste idee di ristrutturazioni del debito la fuga dei capitali dai paese periferici stia accelerando, in barba alle politiche accomodanti della BCE. Basta guardare all’ articolo di Bloomberg pubblicato oggi dal titolo “Deposit Flight From Europe Banks Eroding Common Currency” per capire che nessun attore economico resterà’ seduto ad aspettare

  6. Marco Tizzi

    In Francia il 67% si dichiara contrario non solo all’Euro, ma anche all’Unione Europea.
    In Germania la fiducia sull’UE è maggiore, ma i contrari all’Euro sono ormai i 2/3.
    In Italia se solo uno si azzarda a parlare di uscire dall’Euro viene solitamente “sputato”, ma nonostante la massiccia informazione monodirezionale si cominciano ad avere i primi consistenti dubbi da parte del “popolino”.
    Qualcuno mi spiega qual é il senso democratico dell’esistenza di questa Europa?

    Nel frattempo i “mercati” – che come faceva notare Claudio non son già più “investitori”, ma son tornati ad essere “speculatori” – si sono resi conto che l’adesione al ESM potrebbe significare la condanna a morte dell’economia nazionale e che quindi, alla fine, non serve a nulla.
    Tutti attendono Rajoy, che però, col cuore in mano, di ammazzare quel poco che resta dell’economia del suo Paese proprio non se la sente.
    Resisterà finché avrà fiato.

    Alla fine tutto questo bizzarro marchingegno non ha preso in considerazione il fatto che le condizioni di un prestito non sono un dettaglio né per chi deve accedere al prestito, né per chi deve valutare il futuro stato di salute del debitore.
    Forse l’unico scopo sarà l’adesione da parte di MM subito prima dello scioglimento delle camere, in modo da rendere compeltamente inutile la politica economica di chi arriverà dopo di lui.

  7. Jack Monnezza

    @John Gait
    Commento interessante e rivelatore.

    Non credo ci sia un collegamento diretto (eccetto che negli articoli di alcuni nostri giornali) tra ristrutturazione e perdita, quindi fuga, dei depositi. Tutt’altro.
    In una ristrutturazione fatta bene (un po’ meglio di quella greca) il peso maggiore delle perdite sarebbe di ECB/K e azionisti/creditorisubordinati di banche. Anzi i depositi nelle banche potrebbero uscirne rafforzati.

    In ogni modo e’ tutto teoria in quanto la ristrutturazione del debito e’ attualmente non voluta da tutti gli eurocrati.

    Per quanto riguarda Bloomberg spesso gli articoli su Club Med sono scritti da giovani che di Club Med sanno poco. Continuano a scrivere che i depositi fuggono perche’ si ritiene che le banche siano traballanti. Mai un accenno al fatto che i depositi fuggono anche per ben altri motivi, motivi ben noti ai lettori di questo forum e ben poco ai ragazzi di Bloomberg.

  8. Jack Monnezza

    @John Gait

    Commento interessante e rivelatore.

    Non credo ci sia un collegamento diretto (eccetto che negli articoli di alcuni nostri giornali) tra ristrutturazione e perdita, quindi fuga, dei depositi. Tutt’altro.

    In una ristrutturazione fatta bene (un po’ meglio di quella greca) il peso maggiore delle perdite sarebbe di ECB/K e azionisti/creditorisubordinati di banche. Anzi i depositi nelle banche potrebbero uscirne rafforzati.

    In ogni modo e’ tutto teoria in quanto la ristrutturazione del debito e’ attualmente non voluta da tutti gli eurocrati.

    Per quanto riguarda Bloomberg spesso gli articoli su Club Med sono scritti da giovani che di Club Med sanno poco. Continuano a scrivere che i depositi fuggono perche’ si ritiene che le banche siano traballanti. Mai un accenno al fatto che i depositi fuggono anche per ben altri motivi, motivi ben noti ai lettori di questo forum e ben poco ai ragazzi di Bloomberg.

  9. John Gait

    @ Jack

    Certo che c’e’ un collegamento diretto, solo che la serie storica e’ ancora troppo misera per poter avere una r-quadrata significativa. Comunque, basta guardare il caso Spagna o Grecia e si noterà’ come i soldi siano volati fuori nelle settimane precedenti ad annunci importanti…

    Ti faccio una domanda Jack, chi sono gli azionisti e i creditori subordinati che vorresti lasciare col cerino in mano? La risposta mi sembra ovvia… Sono i “risparmiatori”, quindi questa idea di ristrutturazione altro non e’ che una “tassa” per di più’ iniqua, perché’ in nessuno dei contratti obbligazionari esistenti e’ prevista una ristrutturazione senza dichiarare default. Infatti, per la Grecia hanno dovuto fare una leggina ad-hoc, probabilmente incostituzionale, perché’ modificava un contratto a posteriori. Logico quindi che non abbiano potuto ristrutturare il debito emesso negli UK e in CH, proprio per questa ragione.

    Infine Jack, considera che sin dagli arbori, la nostra civiltà’ e’ progredita grazie al risparmio. I primi agricoltori barattarono sementi e buoi per avere in cambio un poco di bronzo per aumentare la loro produttività’. Continuare a colpire indiscriminatamente il risparmio come si e’ fatto in questi ultimi anni mina il fondamento stesso del progresso economico

  10. erasmo67

    @Marco Tizzi

    Marco,
    io continuo a domandarmi , senza trovare il bandolo della matassa, quale livello di reddito reale e quindi di consumi e sicurezza sociale, un paese come l’Italia potrebbe permettersi in un sistema economico equilibrato e non drogato.

    La mia sensazione (ma ripeto non è supportata) è che se la ricchezza fosse meglio distribuita potremmo avere una qualità di vita mediamente e complessivamente migliore.

    Credo che la consapevolezza e la QUANTIFICAZIONE del gap sarebbe il primo passo per muoversi verso un sistema sostenibile, ma non sono riuscito a trovare nessuno studio serio che si sia preso il disturbo di fare questo tipo di valutazioni.

  11. Marco Tizzi

    @erasmo67
    L’indice di Gini, quindi la distribuzione dei redditi, è un driver per moltissimi fattori che potremmo chiamare “qualità della vita”. L’equality trust si occupa di questa analisi:

    equalitytrust.org.uk/

    Ora la questione è: COME si ottiene una società con più uguaglianza?

    La redistribuzione è uno dei modi, sicuramente, ma ha un grande difetto: i soldi che vengono presi con le tasse restano appiccicati ad alcune dita. Quelle dita sono lo Stato e non “tutti noi”, come vogliono farci credere. La redistribuzione fa fatica un po’ ovunque, qui da noi sarebbe quasi impossibile, dato che il nostro Stato ha dita molto prensili.

    In Italia c’è un problema immenso che tutti vogliono far finta di non vedere: su 60 milioni di persone solo 20 lavorano. Di questi, 4 milioni sono dipendenti pubblici e poi ci sono tutti quelli in cassa integrazione che vengono considerati comunque “occupati”.
    Quindi ci sono meno di 16 milioni di persone che ne mantengono 44 milioni. Può funzionare? Secondo me no. Possiamo occupare tutta questa gente nell’industria? Secondo me no, perché oggi l’industria è soprattutto macchine. Ci vuole un nuovo concetto di “lavoro”.

    In tutti i paesi con un basso indice di Gini le percentuali di occupati sono molto superiori, anche il doppio. Il problema sta lì: se si vuole una società più “equa” deve lavorare più gente. Come la creiamo questa occupazione?
    Tradizionalmente c’è stato un pianificatore che ha deciso cosa le persone dovevano fare. Non ha funzionato. Quindi secondo me dobbiamo il più possibile abbassare, drasticamente, le tasse sul lavoro per far sì che lavorare sia molto conveniente.
    Anche strafregandosene delle coperture, che tanto sono sempre numeri a budget sparati a caso che si rivelano sempre sbagliati.

    L’Europa non ce lo consente? Stringiamo la mano, salutiamo calorosamente e ce ne andiamo. Non possiamo morire tutti di tasse solo perché “ce lo chiede l’Europa”.

  12. erasmo67

    @Marco Tizzi

    Concordo, più o meno completamente, sul punto di arrivo, i percorsi possono essere diversi…

    ciò posto resta la mia domanda se qualcuno si sia posto ed abbia studiato , da un punto di vista macroeconomico, quale sia il livello di reddito reale che oggidì 2012 un paese come l’Italia può considerare per definire uno standard (medio) di vita sostenibile senza prendere a prestito dal futuro.

    Se è vero che almeno una parte degli Italiani, e forse di tutti i paesi occidentali ha vissuto oltre il limite sella sostenibilità di lungo periodo e si deve ritracciare sarebbe bene avere un’idea di dove questo processo possa essere considerato concluso. A posteriori la risposta sembrerà evidente, ma come tutte le risposte a posteriori , completamente inutile. Forse siamo ancora in alto mare e sarebbe utile avere un’idea approssimativa di quanto sia distante la riva.

  13. Jack Monnezza

    @John Gait

    E’ verissimo. Proprio perche’ credo, anch’io, che il risparmio sia fondamentale penso che tutte queste manovre monetarie (QEn, OMT, LTRO etc) alla fine distruggono il risparmio. Tenere i tassi reali d’interesse negativi per anni/decenni, contro tutte le regole economiche, e’ alla fine per il risparmio il male peggiore.

    Quindi penso, come dicevo, che una ristrutturazione fatta bene sia la “meno peggio”. Per fatta bene intendevo esattamente quello che dici tu. Il rispetto del diritto fallimentare come si e’ consolidato nei secoli. Non con la Grecia che cambia il contratto a posteriori, o la BCE che viene considerato creditore super-privilegiato sempre a posteriori, o Odumbo che se ne frega degli obbligazionisti senior GM mettendogli davanti le quote di proprieta’ dei sindacati…..Tutto questo, d’accordo con te, distrugge il risparmio.

    Un default secondo le regole economiche fa invece pulizia, ricrea un po’ di incentivi contro l’azzardo morale, rimette ordine nella yield curve e rincoraggia nuovamente i risparmiatori che le regole sono rispettate. E’, secondo me, la meno peggio.

  14. Massimo74

    @Jack Monnezza

    C’è un vecchio articolo di Rothbard risalente ai primi anni ’80 in cui l’economista americano sosteneva la legittimità del ripudio totale del debito pubblico.
    La ragione, scrive Rothbard, consiste nel fatto che, a differenza di quanto accade tra due privati che autonomamente e liberamente decidono di sottoscrivere un contratto di prestito, nel caso del debito assunto dallo stato, non tutte le parti, e specificamente quella che sarà chiamata a saldare il debito, agiscono volontariamente.
    Secondo me è un ipotesi che dovrebbe essere presa in considerazione (anche se non può mai e in nessun modo essere considerata un alternativa al taglio radicale della spesa pubblica che dovrebbe rimanere per tutti la priorità assoluta).

  15. Massimo74

    @Jack Monnezza

    Sul sito di vonmises.it c’è l’articolo completo, comunque ne posto qui un estratto per dare un idea di come la pensava Rothbard in merito al ripudio del debito.

    “La transazione del debito pubblico, poi, è molto diversa dal debito privato. Invece di un creditore con una bassa preferenza temporale che scambia soldi per un IOU di un debitore con una preferenza temporale alta, il governo ora riceve i soldi dai creditori; entrambe le parti si rendono conto che il denaro verrà pagato non dalle tasche dei politici e dei burocrati, ma dai portafogli e dalle borse saccheggiate dei contribuenti sfortunati, i cittadini dello Stato; il governo prende i soldi dalle tasse e i creditori pubblici, lungi dall’essere innocenti, sanno benissimo che i loro ricavi verranno fuori dalla stessa coercizione. In breve, i creditori pubblici sono disposti a consegnare il denaro al governo oggi al fine di ricevere una quota del bottino fiscale in futuro. Questo è l’opposto di un libero mercato o una transazione veramente volontaria. Entrambe le parti sono immoralmente inclini a partecipare alla violazione dei diritti di proprietà dei cittadini nel futuro. Entrambe le parti, dunque, stanno facendo accordi sulla proprietà altrui ed entrambi meritano il dorso della nostra mano. L’operazione di credito pubblico non è un vero contratto che deve essere considerato sacrosanto, come non dovrebbe essere considerato un contratto sacrosanto quello dei ladri che si dividono il bottino in anticipo.”

  16. Marco Tizzi

    @erasmo67
    Sai che penso che porsi la domanda “quale sarebbe il livello di reddito necessario per non fare debiti?” in un sistema fondato sui debiti non abbia molto senso.

    Innanzitutto perché mancherebbe l’unità di misura, perché la moneta fiat esiste perché esiste debito, quindi dovremmo usare qualcos’altro. Oro? Ore di lavoro?

    Questa idea del rientrare dai debiti senza cambiare il sistema è una follia. Non può funzionare, infatti non sta funzionando.
    Il “problema del debito” veniva risolto nel passato con il giubileo “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Alla fine come idea non era malaccio, sai.

    Se parli solo di debito delle famiglie, quindi credito al consumo + mutui ipotecari, forse si potrebbero anche fare due conti, ma non credo che porterebbero a molto, per il semplice motivo che non sappiamo mai qual è il livello dei prezzi: 10 000 euro potrebbero valere molto meno l’anno prossimo o anche molto di più. E poi, davvero, le famiglie italiane sono notoriamente poco indebitate.
    Da molto sostengo che continuiamo ad occuparci del problema sbagliato, il debito, senza occuparci del problema vero: l’economia reale. Che non funziona più. Perché quando hai un eccesso di capacità produttiva su tutti i fronti nonostante una bilancia commerciale in positivo significa che è proprio il mercato interno dei beni e dei servizi che si è sputtanato.

  17. Marco Tizzi

    @Massimo74, Jack, John

    Secondo me dovremmo scindere il sistema del debito pubblico zona Euro da quello del resto del mondo per fare ragionamenti seri sui default.

    Nel sistema Euro per come è oggi i finanziatori si prendono interessi che inglobano un rischio default, infatti sono diversi gli uni dagli altri e non sono mai fissati da una banca centrale (come avviene invece nel resto del mondo).
    Quindi nell’Euro dovrebbe essere ovvio che si possa andare in default e che questa cosa faccia parte degli interessi che si prendono: gli investitori hanno rischiato, hanno sbagliato, tanti saluti.
    Ma per concepire un sistema simile ci vorrebbero anche delle regole ferree sul livello di tassazione, perché altrimenti il nostro amico Lupin, detto amichevolmente Stato, non fa altro che prendere ricchezza privata e tapparci i suoi buchi. Che è esattamente ciò che sta succedendo adesso.

    P.S.

    Rothbard resta un anarchico, diciamo che la sua concezione del debito pubblico è volta sempre allo scopo ultimo: far fuori Lupin. Quindi Rothbard, forse, era Zenigata 🙂

  18. Jack Monnezza

    Massimo74 :
    @Jack Monnezza
    Sul sito di vonmises.it c’è l’articolo completo, comunque ne posto qui un estratto per dare un idea di come la pensava Rothbard in merito al ripudio del debito.
    “La transazione del debito pubblico, poi, è molto diversa dal debito privato. Invece di un creditore con una bassa preferenza temporale che scambia soldi per un IOU di un debitore con una preferenza temporale alta, il governo ora riceve i soldi dai creditori; entrambe le parti si rendono conto che il denaro verrà pagato non dalle tasche dei politici e dei burocrati, ma dai portafogli e dalle borse saccheggiate dei contribuenti sfortunati, i cittadini dello Stato; il governo prende i soldi dalle tasse e i creditori pubblici, lungi dall’essere innocenti, sanno benissimo che i loro ricavi verranno fuori dalla stessa coercizione. In breve, i creditori pubblici sono disposti a consegnare il denaro al governo oggi al fine di ricevere una quota del bottino fiscale in futuro. Questo è l’opposto di un libero mercato o una transazione veramente volontaria. Entrambe le parti sono immoralmente inclini a partecipare alla violazione dei diritti di proprietà dei cittadini nel futuro. Entrambe le parti, dunque, stanno facendo accordi sulla proprietà altrui ed entrambi meritano il dorso della nostra mano. L’operazione di credito pubblico non è un vero contratto che deve essere considerato sacrosanto, come non dovrebbe essere considerato un contratto sacrosanto quello dei ladri che si dividono il bottino in anticipo.”

    Ok capito, grazie. Perché in fondo Lupin impegna soldi non suoi…

  19. Jack Monnezza

    @Marco Tizzi
    Tutto verissimo quello che scrivi.
    Il debito e’ la conseguenza, non il problema primario, conseguenza che non piace a Lupin.
    Che fa di tutto, fregandosene della legge, per aggirare l’ostacolo.
    E mi sembra che Zenigata perdesse sempre (ormai i figli guardano altre cose)

  20. erasmo67

    @Marco Tizzi

    La redistribuzione per via ficale è forse una delle meno efficaci.

    Anche perchè bisogna essere prima equi nel prelievo, e già è un problema , ma poi la vera equità si definisce nel come si spendono i soldi e qui siamo al disastro.

    La vera redistribuzione si fa con il lavoro, lavoro vero, però, che produce qualcosa , i contratti di solidarietà sono una forma di solidarietà redistributiva , finanziata dall stato migliore della cassa integrazione, si potrebbe estendere il concetto in modo ampio.

  21. Jack Monnezza

    @erasmo67
    “lavoro che produce qualcosa” e’ un concetto parecchio labile….
    Il lavoro deve produrre più ricchezza di quanta ne distrugge perché ci sia crescita e soldi da ridistribuire…

  22. Marco Tizzi

    @erasmo67
    Infatti secondo me è proprio il concetto stesso di lavoro che va rivisto. Bisogna chiedersi di cosa ha bisogno la gente, quale sia la vera domanda e ripartire da lì.

    Sinceramente mi sembra che siano domande che l’elite politico-finanziaria di oggi non si ponga affatto e non solo in Italia.

  23. John Gait

    @Jack

    Sinceramente, anche se non ci sono dati certi, ho l’ impressione che con l’ attuale struttura finanziaria, un default provocherebbe un contagio, non solo limitato alle banche, ma anche alle assicurazioni oltre che ai risparmi delle famiglie. Bisognerebbe prima ristrutturare il sistema finanziario spezzettando le entità’ troppo grandi ed eliminare i CDS senza copertura in titoli sottostanti. Nelle condizioni attuali, temo che un default, anche solo parziale, possa innescare una crisi di liquidità’ ancora peggiore di quella in cui ci troviamo, con i moltiplicatori delle leve finanziarie che funzionerebbero al contrario.

    Comunque, gli avvenimenti degli ultimi giorni fanno capire che il problema risorse finanziarie e’ secondario nella nostra Italia… dove i soldi mancano perché’ vengono sprecati…o peggio.

    Infine, i vari tentativi della FED, BCE. BoJ. etc. di “immettere” liquidità’ per sostenere l’ economia, altro non sono che il risultato di una guerra valutaria in corso, dove gli stati si posizionano per meglio intercettare quel poco di domanda globale che e’ rimasta, a scapito degli stati concorrenti

  24. Jack Monnezza

    @John Gait
    In parte d’accordo.
    Che un buon numero di banche siano, col default, “ristrutturate” anche loro e’ probabile.

    Importante che i creditori senior, i correntisti, siano salvaguardati.
    Come pure gli investitori retail residenti del debito sovrano. Magari con nuovi BTP 30ennali alla greca, visto che hanno cosi’ tanta fiducia nella Bestia che continuano a dargli cibo.

    Chi invece continua a investire i propri risparmi in azioni bancarie e obbligazioni bancarie o fondi con questi asset e’ bene che paghi le conseguenze di quello che sta facendo. Si chiama evoluzione della specie.

    I CDS sono abbastanza un falso problema.

  25. John Gait

    @jack
    Come ho scritto, non sono sicuro che il contagio si fermerebbe alle banche. Pensa alle assicurazioni ed ai fondi pensione che gestiscono le liquidazioni di milioni di Europei. Considerando poi che a seguito di una ristrutturazione, anche “volontaria” alla Greca, l’ accesso ai mercati svanirebbe per un bel po’, non sono sicuro che i benefici di una tale politica valgano i costi sociali ed economici che un default implicherebbe. Se il Belgio e’ riuscito prima della crisi a ridurre il proprio debito dal 127% a circa l’85%, ci possiamo riuscire anche noi.

    Una domanda retorica: ma siamo sicuri che ristrutturare il debito serva solo a ridare ossigeno a questa classe politica? Il debito e’ la sola leva che i mercati dispongono per indurre al cambiamento e dato alla fine, il mercato siamo noi…..si potrebbe riuscire dove le elezioni falliscono

  26. Jack Monnezza

    @John Gait
    Meglio che definisca meglio alcuni termini che uso.
    default=ristrutturazione
    banche=assicurazioni=altri soggetti finanziari che veicolano risparmio.

    E verissimo che un default sarebbe un casino.
    Ma e’ pur sempre la meno peggio tra le alternative di cui i politici parlano.

    C’è ne sarebbe un’altra megliore ma nessuno neanche la menziona.
    – Taglio immediato, da ieri, alla spesa pubblica CORRENTE (esempio: 13me e riduzione 20% stipendio statali, cassa integrazione nuova ICE, etc…)
    – taglio immediato tasse sul lavoro e risparmio/investimento
    – ristrutturazione seria bilanci banche
    – federalismo con cura da cavallo (altro che IMU centralizzata..)
    ….ma non ne parla assolutamente nessuno di colore che hanno il controllo del Paese…

    In ogni modo mi sembra che ormai stiamo perdendo tempo nel delineare altri scenari…

    Quest’estate ci ha indicato chiaramente che la strada scelta dagli eurocrati di Brussels e Roma e Berlino e’ un decennio (e forse molto di più) alla giapponese. Punto.
    Quale sono le differenze tra Europa/Italia e Giappone? Questa e’ la prossima domanda interessante? Esperti di cose giapponesi fatevi avanti….

  27. Marco Tizzi

    Jack Monnezza :
    Quest’estate ci ha indicato chiaramente che la strada scelta dagli eurocrati di Brussels e Roma e Berlino e’ un decennio (e forse molto di più) alla giapponese. Punto.
    Quale sono le differenze tra Europa/Italia e Giappone? Questa e’ la prossima domanda interessante? Esperti di cose giapponesi fatevi avanti….

    Ma MAGARI!!!!!!!!! 🙂

    C’è un’immensa differenza tra la situazione Giapponese degli ultimi 20 anni e quella che ci aspetta da oggi ai prossimi 20, se si resta in questa follia che si chiama Euro: in Giappone nessuno ha mai pensato di “rientrare dai debiti”.
    Noi siamo entrati in questa fase folle: vogliamo DAVVERO “ripagare” i debiti (e non rifinanziarli, come lo schema-Ponzi nel quale viviamo richiederebbe per tentare di sopravvivere). Abbiamo fatto una scelta psicotica: vogliamo risolvere un problema sistemico senza cambiare il sistema. In pratica abbiamo deciso di giocare ad un altro sport senza cambiare il campo da gioco e le regole: è come se in mezzo ad una partita di calcio avessimo detto “no, questo sport fa cagare. Io gioco a golf”. Ma gli altri continuano a giocare a calcio e comunque noi non abbiamo a disposizione mazze e palline e, soprattutto, non ci sono né le buche né i green né le bandierine.
    Infatti gli altri ci stanno guardando un po’ straniti e fra di loro, dandosi di gomito, sussurrano: “ma che cazzo stanno facendo questi?”.

    Il Giappone ha vissuto e continua a vivere una crisi di maturità: la popolazione invecchia (e questo, non dimentichiamocelo, è un fatto POSITIVO: vuol dire che si campa tanto), il livello tecnologico raggiunto in tutti i campi è quasi imbarazzante tanto è avanzato, l’industria continua ad esportare, si continua ad insegnare a tutti i migliori sistemi di produzione esistenti al mondo, nonostante le peggio disgrazie naturali che esistano sulla terra loro continuano a ritirarsi in piedi (confrtonta “danni Katrina”-“situazione attuale” con “danni terremoto e tsunami marzo 2011”-“situazione attuale”, senza titrare in ballo robine microscopiche tipo l’Aquila) e andare avanti sereni, con tassi di occupazione che noi non abbiamo mai visto nemmeno col binocolo.
    Il loro più grande problema attuale è tirare giù il valore della loro moneta che, nonostante tutte le colpe di cui tutti li tacciano (il debito pubblico!!! Lo monetizzano!!!!!! AAAAARRRRGGGGGHHHHH) resta fortissimo.
    Averne di Giappone, ragazzi.

  28. Jack Monnezza

    @Marco Tizzi

    MAGARI il Giappone, lo dico anch’io….

    Per “ci aspetta decennio giapponese” intendevo un decennio di ricette/terapie da parte nostri eurocrati, di ricette monetarie/fiscali  alla giapponese. Tanti QE, tassi sottozero, strette fiscali, deflastagflazione, mancata pulizia bilanci banche, euro semiforte,….

    Il paziente Eurozona/Italia  e’ molto diverso e, concordo in pieno, magari avercelo  il Giappone ……..
    Sul nostro paziente la stessa terapia chissà che effetti avra’…..temo molto peggio.

    Aggingerei solo questi ulteriori elementi di analisi/similitudini/prossimamente su questo schermo:

    – Con lo Stato che tiene bassi i tassi di interesse e utilizza prevalentemente il risparmio locale per finanziarsi, analogamente al Giappone, siamo anche noi avviati verso un decennio di repressione finanziaria ?

    – Il  Giappone ha un alto livello di coesione sociale e poche forze centrifughe. Noi e l’eurozona meno. Sono di queste ore le notizie da Barcellona….Da noi finisce a botte?

    – Ci sarà anche da noi la gran bolla dell’immobiliare come in Giappone ? I sintomi ci sono tutti…

    Cercasi esperti Giappone…

    PS:
    Come fai a citare pezzi o tutto senza finire in moderazione.
    E le faccine colorate come fai a farle. c’è un app ? 🙂

  29. Marco Tizzi

    @Jack Monnezza
    Sì, avevo capito quello che intendevi, è solo che sono un grandissimo amante del Giappone, anche se non ci sono mai andato, un po’ anche per deformazione professionale.

    Curioso che i temi che mi hai lanciato li ho appena discusso con un amico, che ha un bar e che sta cercando di emigrare. E il bar non va manco male!
    Ma lui giustamente dice: non mi spacco le ossa per dare i soldi a quei porci.
    E da lì è partito il grande dibattito: scoppierà o non scoppierà la rivolta violenta in Italia?
    Per tradizione uno sarebbe portato a dire di no. Calvino diceva dell’Italia, paragonandolo con la verve rivoluzionaria dei francesi, che è il Paese “dove si verificano sempre le cause e mai gli effetti” (Il Barone Rampante).
    Però questa volta la corda è davvero tesissima.

    Se insistiamo a restare in Europa a tutti i costi e la Merkel non salta ci aspetta la cura Portogallo-Grecia (e a breve Spagna): tantissime tasse, raccattate nei modi più abietti (tipo le bollette) e tagli alle spese che non vanno tagliate, cioé ai trasferimenti diretti per sostegno al reddito.
    Ci consoleremo con le privatizzazioni?
    Ho forti dubbi che basteranno.
    Mi sto quasi convincendo che mi tocchi votare M5S, per un solo motivo: io ormai voglio referendum su TUTTO. Se devo diventare povero, voglio almeno che sia una scelta diretta dei miei concittadini.
    Magra consolazione anche questa?

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