15
Ott
2009

Problema morale o azzardo morale?

Come detto nel precedente post, il più grave problema degli attuali mercati finanziari è che sono un common, in quanto le politiche monetarie (e se necessario anche politiche non convenzionali quali iniezioni di capitale, regolamentazioni, amnesie nell’applicazione delle regolamentazioni, etc.) tendono a socializzare le perdite.

Sebbene ciò sia un problema di azzardo morale (moral hazard), spesso mi sembra che venga interpretato come un problema morale tout court. Ad esempio, nell’ultima Enciclica è scritto: “Gli operatori della finanza devono riscoprire il fondamento propriamente etico della loro attività per non abusare di quegli strumenti sofisticati che possono servire per tradire i risparmiatori“, come recentemente ricordato da Mons. Schlag nel suo recente occasional paper.

Mons. Schlag sottolinea poi ulteriormente che il problema è che gli imprenditori devono essere portati a tener conto del bene comune oltre che di quello individuale: “Se li giudichiamo sulla base dei principi dell’etica individuale, i manager degli hedge funds […] non stavano agendo in modo immorale quando si avvalevano dei moderni strumenti finanziari. […] Ciò nonostante, il quadro più ampio offerto da una valutazione su base politica può ritenere che un’azione giusta dal punto di vista dell’individuo arrechi danno alla società nel suo insieme“.

Ritengo che ci sia un errore di valutazione in questo approccio, anche alla luce della distinzione di Stringham tra vincoli interni ed esterni. I mercati finanziari sono infatti altamente competitivi, in quanto i potenziali player sono numerosi e i beni prodotti sono spesso sostitutivi (le banche ad esempio sono in competizione con i fondi monetari). Considerando che il moral hazard di origine politica rende i profitti derivanti dall’assunzione del rischio molto allettanti, c’è da chiedersi se possano esistere vincoli in grado di impedire efficientemente comportamenti scriteriati, nonostante gli incentivi a fare il contrario.

Riprendendo l’esempio del precedente post, un esempio di vincolo esterno è arrestare chi apre mutui al di sopra del 40% del valore dell’immobile, cosa che creerebbe un fiorente mercato nero di mutui illegali per chi la casa la vuole ma non ha abbastanza contanti per comprarla, porterebbe alla creazione di una serie di contratti che tramite sotterfugi riuscirebbero ad alzare il rapporto LTV effettivo, e aumenterebbe notevolmente i profitti per chi originasse mutui illegali. Un esempio di vincolo interno, al contrario, potrebbe essere una sorta di moral suasion per ridurre il rapporto LTV, ma siccome i profitti potenziali nel superare il limite sarebbero comunque enormi, il mercato sarebbe pieno di imprenditori “immorali” (si fa per dire) che cederebbero al moral hazard, e questi farebbero profitti extra per via della riduzione della concorrenza.

Il mercato è un sistema decentrato coordinato tramite le informazioni e gli incentivi generati dal sistema dei prezzi: il potenziale dei vincoli esterni ed interni nel deviare le dinamiche imprenditoriali, soprattutto nei mercati concorrenziali, è piuttosto limitato. Tutto sommato quanto detto è implicito nell’idea di concorrenza: il monopolista ha un qualche potere di mercato e quindi libertà di movimento (come produttore), mentre in concorrenza perfetta ogni imprenditore è vincolato dalle azioni degli altri imprenditori e non ha alcun margine di manovra: nel primo caso la moral suasion può avere un ruolo, ma nel secondo l’imprenditore pagherebbe col fallimento ogni euro di discrezionalità morale che volesse comprare.

Infine, tanto i regolatori quanto i suasori morali non possono sapere quale sia il rapporto LTV ottimo, e il problema del calcolo economico è tanto forte con la pianificazione economica quanto con quella etica: è difficile dire quali principi morali specifici siano utili per amministrare il mercato. Sul mercato del resto non è l’imprenditore che decide cosa produrre, ma i consumatori: lo stesso vale per i giusti limiti delle posizioni finanziarie.

Ne risulta che l’unica cosa che si può fare per risolvere i problemi dei mercati finanziari è rimuovere le distorsioni del sistema dei prezzi indotte dal moral hazard, e cioè abbandonare le politiche monetarie discrezionali, rimuovere le reti di protezione, e privatizzare tanto i profitti quanto le perdite. L’azzardo morale non è un problema morale, nonostante l’assonanza, e non si risolve quindi auspicando una maggiore eticità da parte degli imprenditori.

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