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Gen
2023

Nuova stretta al fumo? Si eviti lo Stato balia e gendarme

Newsletter IBL, 21 gennaio 2023

Nel 2003, il governo Berlusconi II approvò una legge fondamentale in materia di regolamentazione del fumo. Più nel dettaglio, la cosiddetta legge Sirchia ha esteso il divieto di fumo a tutti i locali chiusi, ammettendo – come uniche eccezioni – i circoli e gli ambiti privati, come le abitazioni civili, e concedendo la possibilità di creare spazi riservati per fumatori. Si è trattato di un compromesso efficace tra le esigenze di libertà individuale e la tutela della salute come bene collettivo.

Vent’anni dopo, un nuovo esecutivo di centrodestra, con un ministro della Sanità “tecnico” come lo era Sirchia, pare sul punto di varare una significativa stretta in materia. Rinviando ogni valutazione di più ampio respiro al momento in cui si avrà a che fare con un testo di legge, le linee programmatiche esposte dal ministro Schillaci mostrano già qualche profilo critico. In particolare, merita attenzione l’annuncio dell’estensione del divieto di fumo all’aperto e dell’eliminazione della previsione di sale fumatori.

Una generalizzata estensione del divieto di fumo all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza si scontra, per un verso, con la possibilità di una effettiva applicazione e, per altro verso, privando il suo destinatario della ragionevole prevedibilità di incorrere nella violazione, pure con un’eventuale censura di incostituzionalità. Difatti, un conto è vietare il fumo in luoghi specifici, in cui è alta o altissima la probabilità di incontrare soggetti a rischio; altro è invece un divieto a latitudine così vasta. Come si distingue un diciassettenne da un diciannovenne? Come si riconosce una donna incinta, in assenza di visibile gravidanza?

Quanto all’eliminazione delle sale fumatori, il mezzo colpisce per una sproporzione in eccesso che fa addirittura dubitare che il ministro si sia posto il problema di giustificarlo razionalmente rispetto al fine. Se si intende tutelare la salute dall’esposizione al fumo passivo, si deve ammettere che un luogo chiuso e frequentato soltanto da fumatori non costituisce un’aggressione al bene individuale.

Né i profili critici ora brevemente sollevati vengono meno se l’obiettivo, in luogo della tutela dei non fumatori, si rivela essere – come è facile sospettare – la dissuasione dal fumo. Difatti, se è già problematico il fatto che un governo suggerisca o incentivi determinati stili di vita (si veda questo studio), è irricevibile l’idea di ricorrere a provvedimenti draconiani e potenzialmente lesivi della libertà individuale – compresa quella di esercitare un vizio – fino a un punto di suo annullamento.

Uno Stato che sia, insieme, balia e gendarme può essere ben più nocivo di una boccata di fumo.

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