7
Gen
2017

La strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni: i piani anti-bufale e il Ministero della Verità—di Tomaso Invernizzi

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Tomaso Invernizzi.

Qualunque persona con un minimo di cognizione scientifica può dirsi preoccupata della diffusione sul web di notizie false, credenze erronee, superstizioni. Ma istituire un’Autorità pubblica di controllo atta ad eliminare dalla rete le cosiddette “bufale” appare un rimedio preoccupante e pericoloso. Il presidente dell’Antitrust Pitruzzella ha auspicato l’istituzione di un’Autorità di controllo europea, incaricata di intervenire per rimuovere eventuali “bufale” dalla rete. A suo dire, non basta affidarsi all’autoregolamentazione da parte dei social network, ma è opportuno l’intervento pubblico. Anche la presidentessa della Camera dei deputati Laura Boldrini, indicando quella delle “bufale” come un’emergenza mondiale, ha sottolineato come il tema debba essere posto all’attenzione del legislatore. Ora, tutto ciò ricorda da vicino il Ministero della Verità, il Miniver, di orwelliana memoria, dove lavorava il protagonista del famoso romanzo “1984”. Egli doveva correggere le “bufale” dei giornali. I quotidiani vecchi dovevano essere corretti e ristampati in modo da far prevedere al Grande Fratello quello che poi era accaduto: “il Ministero dell’Abbondanza aveva promesso che nel corso del 1984 non ci sarebbe stata alcuna riduzione del razionamento del cioccolato. In realtà, come Winston sapeva bene, per la fine della settimana la razione di cioccolato sarebbe stata ridotta da trenta a venti grammi: bastava sostituire alla promessa originaria l’avvertenza che forse per il mese di aprile si sarebbe dovuti ricorrere a una riduzione della razione di cioccolato”. Introdurre un’autorità pubblica anti-bufale significa introdurre un’autorità governativa statale o superstatale di controllo della verità.
Se una qualunque persona di buon senso non può credere alle scie chimiche, ci sono questioni al centro di dibattiti scientifici e culturali, dove stabilire dove sia la verità e dove la bufala non è forse così semplice. Quale paradigma adotterebbe l’autorità pubblica? Quello dell’accademia scientifica? Quello religioso cristiano? Quello dell’imam wahabita? Quello del paradigma scientifico minoritario? Quale linguaggio d’osservazione userebbe? Quali standard seguirebbe?
E cosa dire della lezione di Galileo? Ai suoi tempi che la terra dovesse girare attorno al sole doveva parere davvero una gran bufala, ed infatti fu processato. Soltanto che oggi siamo nel 2017, non nel 1633.
Come mostra Paul Feyerabend in “Contro il metodo” (1975) vi sono teorie che quando apparse sono state stigmatizzate ed indicate come risibili, ciò nondimeno hanno saputo mostrare le loro virtù nei secoli successivi. Egli parla della conoscenza come un oceano, in cui possono trovarsi sistemi di pensiero a volte incommensurabili. L’autorità anti-bufale non potrebbe che spingere verso il conformismo, il pensiero unico. O ancora peggio. Scriveva Orwell: “quel che era vero adesso, lo era da sempre e per sempre. Era semplicissimo, bastava conseguire una serie infinita di vittorie sulla propria memoria. Lo chiamavano ‘controllo della realtà’. La parola in neolingua era: ‘bipensiero’.”
La necessità di istituire un’autorità di controllo per evitare che la gente creda a qualunque cosa possa trovare scritta in rete segna il fallimento dell’istituzione scolastica. Invece di pensare a istituire il Miniver, bisognerebbe riflettere sull’incapacità del sistema scolastico di insegnare ad esercitare il dubbio, controllare le fonti, criticare, ragionare. Scriveva Feyerabend in Contro il metodo: “un cittadino maturo non è un uomo che sia stato istruito in un’ideologia speciale, come il puritanesimo, o il razionalismo critico, e che ora si porti con sé tale ideologia come un tumore mentale: un cittadino maturo è una persona che ha imparato come formarsi un’opinione e che poi ha deciso a favore di ciò che ritiene le si adatti meglio (non si lascerà truffare dal primo cantore ideologico che le capita di ascoltare per strada)”. Il cittadino maturo e libero aggiungiamo.

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