3
Dic
2012

Internet, occhio a Dubai dove si decide di libertà e OTT

Amici della rete, occhio a quel che succede a Dubai dal 3 al 14 dicembre. L’ITU, Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, riunisce in sessione i suoi 193 Paesi membri, e tra le mille altre cose ha all’ordine del giorno un paio di proposte che potrebbero scardinare alcune delle regole che sin qui hanno presieduto alla libertà della rete. In teoria tutto il mondo libero dovrebbe fare blocco comune, contro le proposte dei “cattivi”. Ma il diavolo vuole che a fianco dei maggiori controlli nazionali sulla libertà di traffico ci sia anche una proposta che fa gola alle grandi telcos europee, e cioè che gli Over the Top paghino nazionalmente per il traffico che originano dagli USA. Vedremo se la libertà occidentale farà fronte comune, oppure se le grandi compagnie telefoniche romperanno la linea, in nome dei propri bilanci.

È la Russia, insieme ai Paesi africani e a quelli arabi e musulmani, ad avanzare la richiesta che unisce la tracciabilità delle attività degli utenti a un prelievo sul traffico Internet. Secondo le dichiarazioni ufficiali ribadite dal commissario europeo Neelie Kroes, l’UE dei 27 è fermamente contraria a piani radicali per regolare Internet. “La rete funziona, ed è la massima garanzia di libera trasmissione di dati e informazioni – ha detto la Kroes – ergo non si ripara ciò che non è guasto”. Gli Stati Uniti, che svolgono un ruolo dominante in rete tramite ICANN, l’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, si oppongono fermamente a nuove restrizioni, che limitino l’innovazione e il commercio. Al loro fianco Canada, Australia, Nuova Zelanda, Messico e una quarantina di paesi terzi. Ma se Russia, Islam e Africa avranno il sostegno della Cina, potrebbero essere dolori.

Bozze trapelate di una proposta dalla Russia attestano che vorrebbe avere più voce in capitolo sul traffico entrante sulle sue reti. “Gli Stati membri hanno il diritto sovrano di regolare il segmento nazionale di Internet”, recita la proposta. Dura la reazione preventiva di Terry Kramer, l’ambasciatore USA presso l’ITU. I piani di Mosca darebbero ai governi “il diritto di instradare il traffico e di rivedere i contenuti, affermando che è tutta una questione meramente nazionale, ma sarebbe una limitazione potenzialmente profonda alla libertà di parola e di commercio”.

Accordi che consentissero ai governi un pastore nazionale sulle greggi Internet attenterebbero agli interessi commerciali di Washington perché la maggior parte dei contenuti su Internet proviene dagli USA, è memorizzato o instradato attraverso gli Stati Uniti. Da Google a Facebook, da Twitter a Yahoo!, tutti in America stanno. Però su questo secondo aspetto ci sono anche appetiti europei, volti a limitare gli enormi profitti che i fornitori di contenuti realizzano senza pagare sui loro servizi forniti all’estero. Sono le grandi telcos europee a chiedere ormai apertamente che Google, Skype e Facebook paghino per il loro traffico che satura le reti, realizzate e ampliate dalle telcos senza alcun contributo. Il party sender pays, il principio per cui l’OTT deve contribuire come fonte originatrice del traffico a vantaggio proprio, sia in termini di revenues a pagamento sia come storage dei dati e profili di consumo dei fruitori, non è più solo sostenuto dal Camerun, il primo Paese ad aver avanzato tale proposta. Deutsche Telekom ha chiesto la stessa cosa. Idem ha fatto recentemente il capoazienda di Telecom Italia, Franco Bernabè.

In termini pratici, chi paragona il traffico Internet al francobollo pagato all’origine per la consegna postale internazionale dimentica però che il traffico in rete attraversa di solito una mezza dozzina di reti in diversi Paesi, prima di manifestarsi nel browser di un utente. “È un’idea ridicola”, dicono alla Computer and Communications Industry Association, la lobby di cui fanno parte Facebook e Microsoft.

La questione è delicata. È ovvio, almeno per me, che la balcanizzazione di Internet con barriere ufficiali nazionali debba essere duramente contrastata, in nome della libertà dei Paesi più poveri e a regimi autoritari. È scontato che se passa il principio che si paga per fornire contenuti, a farlo saranno solo i giganti, perché ciò costituice una barriera all’entrata. In termini economici, per i Paesi in via di sviluppo significherebbe darsi la zappa sui piedi, perché un minore accesso a Internet significa minor produttività a basso costo. Ma è anche vero che il problema di accordi che introducano il principio del cofinanziamento alle infrastrutture che si attraversano e si saturano non è campato in aria, dal punto di vista economico. L’Europa dovrebbe negoziarlo però con gli Usa direttamente, escludendo ogni appoggio alle sbarre illiberali anti Internet di Cina, Russia e islamisti.

31 Responses

  1. qui in taja si potrebbero assumere migliaia di giovani e metterli a timbrare i pacchetti di bytes che viaggiano in rete, affidando il tutto al controllo del ministero delle poste

  2. Roberto 33

    La richiesta delle telco non è peregrina, in effetti perché Telecom Italia dovrebbe finanziare potenziamenti di rete che generano profitti per altri?
    Mutatis mutandis sarebbe come se un’auto che entra in autostrada a Trento per uscire a Taranto pagasse tutto il biglietto alle sole autostrade del Brennero. Mi sembra giusto che gli utili del fornitore a monte vengano condivisi con chi sta a valle, anche perché senza i servizi telco locali i vari google/facebook/etc. non potrebbero raggiungere facilmente i loro fornitori di dati (cioè noi).
    La faccenda del controllo nazionale sui flussi e sulle utenze è tutta da capire, so di scrivere una cosa poco ortodossa, ma non so quanto abbia a che fare con la libertà di espressione. Forse dovremmo fare tutti un passo logico e capire che la rete è come la strada, dove tutti siamo riconoscibili, nel rispetto assoluto della privacy di ciascuno, e responsabili di quello che facciamo, diciamo e scriviamo. La libertà di espressione c’è quando una persona può dire a viso aperto quello che pensa, sulle espressioni anonime mi si permetta di dubitare.

  3. Marco Tizzi

    @Roberto 33
    No no nonononono! 🙂
    Le telco VENDONO i propri servizi di telecomunicazione.
    Google, Facebook & C. la pagano la banda, mica è gratis. Se non ci stanno dentro coi costi, che aumentino i prezzi, cosa diavolo c’entra il controllo?
    Oppure si fanno un’altra rete, proprietaria, con i loro protocolli e se a qualcuno interessa potranno venderla.
    Ma la rete internet nasce per essere NON controllata. Che non significa gratis, significa NON CONTROLLATA: protocolli non proprietari e dati che viaggiano sopra come diavolo vogliono gli utenti.

    Il problema è che le grandi telco sono in una fase in cui la concorrenza li sta mettendo alle strette in termini di revenues, quindi dicono “il pallone è mio e me lo porto via, così non giocate più”.
    Ringraziando il cielo tutto ciò è tecnicamente impossibile perché comunque internet è una tecnologia molto semplice e se per caso dovessero esserci limiti questi verrebbero immediatamente aggirati. Come già avviene oggi per tutti i siti vietati dai vari Stati, incluso quello italiano.
    Ma non facciamoci, per carità, prendere in giro da chi cerca di farci passare il Grande Fratello per un diritto naturale di governi e grandi corporazioni (posto ci sia una differenza tra i due soggetti).

  4. Danilo

    @Roberto 33
    I fornitori pagano/potenziano la loro rete che costituisce l’infrastruttura con la quale forniscono e VENDONO il servizio agli utenti.
    Se gli utenti vogliono vedere contenuti che vengono dagli USA, a loro non deve importare.
    Se vogliono vendere i loro servizi, li rendano piu’ appetibili di quelli della concorrenza, non cerchino mezzucci protezionistici per crearsi mercato.
    E tornando alla strada, se uso l’autostrada pago il pedaggio, ma al proprietario dell’autostrada dove carico le merci che trasporto e dove le scarico, non deve importare.

  5. Scusate ma ognuno deve fare il proprio lavoro, chi sviluppa continui a sviluppare per il suo tornaconto e per l’utilizzo da parte dell’ utente finale, mentre chi come le telcos debbono solamente gestire una rete che una volta creata, solitamente con soldi pubblici (come lo sviluppo della Banda Larga), debbono solo mantenere le varie infrastrutture e su di esse vendere servizi, in poche parole una volta fatto un investimento iniziale per le infrastrutture i costi da sostenere saranno meno rispetto ai ricavi che proverranno dai vari servizi venduti.

  6. Truzzman

    Il mio parere è che il discorso economico non è il motivo vero.
    Io penso che si voglia avere il controllo di cosa transita sulla rete e non quanto.

  7. @Marco Tizzi
    se un operatore potenziasse la sua rete di comunicazione potrebbe chiedere ai suoi clienti di pagare di piu’ per una banda passante di qualita’ superiore… Certo se non si volesse investire ma solo incassare di piu’…. che dire… lo strumento “legale” potrebbe essere ottimo … Quindi tutti ‘longheremmo’ telecom italia. Trovo fantastica l’idea di bollinare i pacchetti che passano e far pagare “un’imu” del cavo…

  8. Roberto 33

    L’header del datagramma IP prevede già una sorta di bollinatura: da dove parte il pacchetto, dove va e, come opzione, che strada fa.
    Il problema non è sicuramente tecnico ma politico.

  9. Marco Tizzi

    @un pinguino nero di rabbia
    Il problema è il seguente: Google, Amazon, Facebook & C. pagano la loro banda dove hanno i loro server. Ne usano tantissima, quindi sono un cliente molto appetibile: le telco si scannano pur di fornire loro servizi.
    Dall’altra parte, gli utenti vogliono sempre più banda (non voglio dire niente sull’uso che poi facciano realmente di questa banda…) e spendere sempre meno (tendenzialmente gratis). Ma le infrastrutture si ripagano se ci sono operatori, NON si ripagano se ci sono solo utenti.
    E qui arriviamo alla buffonata: dove ci sono carrozzoni ex-statali (Italia, Germania) che ancora non riescono a ragionare in un’ottica di mercato e che NON riescono a tagliare i loro costi, gli utili si stanno erodendo per l’effetto della concorrenza sugli utenti e della mancanza di operatori per quanto riguarda l’offerta di servizi. Quindi questi signori hanno paura di spendere un sacco di soldi per utenti che poi acquisteranno servizi americani.
    La reazione statalista è tipica: una bella tassa!
    Potrebbero rendersi conto che sono proprio le tasse ad impedire che esistano operatori di servizi internet di valore in Europa, ma non ce la faranno mai, perché la mentalità soviet… Europea è questa: tasse-leggi assurde-sovvenzioni-tasse-leggi assurde-sovvenzioni-tasse-leggi assurde-sovvenzioni-tasse-leggi assurde-sovvenzioni-tasse-leggi assurde-sovvenzioni-tasse-leggi assurde-sovvenzioni-tasse-leggi assurde-sovvenzioni…
    Ricordiamoci che stiamo parlando dello stesso continente che ancora si occupa della regolamentazione della “guerra dei browser”. Che nel 2012 è come usare tempo (e soldi) per regolamentare il motore a vapore.

  10. christian m

    @Roberto 33
    il servizio a valle è già pagato, alla “telco” finale, quindi nessuno deve nulla a nessuno, se non i soldi legittimi di “entrata” ad internet a “monte”, cioè dalla mia abitazione. Chi pretende soldi lato “intermedio” è solo a scopo pretestuoso.

  11. Enrico Colagrossi

    Io la penso come Roberto33.
    Secondo me la soluzione del problema è sempre la solita. LIBERALIZZARE il mercato separando la rete (che deve rimanere pubblica) dai servizi (che devono essere privati). Non è possibile che chi ha la rete sia anche erogatore di servizi. Primo perché c’è un conflitto d’interessi e concorrenza sleale nei confronti degli altri operatori. Secondo perché questa onnipotenza da monopolio fa scattare anche desideri di controllo e di sfruttamento.

  12. Roberto 33

    @Marco Tizzi
    Trasportare bit e fornire contenuti sono mestieri diversi.
    Esempio teorico: un fornitore di contenuti (google e assimilati) paga la sua banda al fornitore di rete A e fornisce servizi a utenti attestati sul fornitore di rete C, per farlo i pacchetti IP passano tramite la rete B.
    Visto che far circolare i bit, prescindendo dai contenuti, costa parecchio, non vedo perché a B e a C non debba essere riconosciuta una parte dei ricavi del fornitore di contenuti oppure di A.
    L’alternativa sarebbe alzare i prezzi all’utente finale, ma questo non servirebbe a chi sta in mezzo (B), che a quel punto potrebbe tranquillamente chiudere il rubinetto per i pacchetti che provengono da A e vanno a C, visto che lui non ci ricava nulla.

  13. alexzanda

    la discussione qui sopra è emblematica dei guasti culturali italiani: persone anche intelligenti sono ormai convinte che sia sempre giusto regolare dall’alto ogni cosa, e che sia necessario e sempre moralmente etico far pagare gli altri.

    nell’esempio di Roberto 33 chi sta in mezzo (B) chiuda pure i rubinetti, ma poi non potra fornire ai suoi clienti il servizio di andare a vedere i contenuti di A e che anche i clienti di C vogliono vedere. ovvio che allora non chiuderà un bel nulla (e non si dica che potrebbe chiudere solo il passaggio da A a C perchè non è vero e sarebbe una non soluzione peraltro immediatamente sanzionabile da A) altrimenti non avrà più clienti che andranno tutti da un altro che sta in mezzo e che lascia passare tutto.

    ma la mentalità ormai sparsa in italia è che sia giusto colpire queste situazioni, regolarle secondo una presunta etica per cui va imposta dall’alto una regolamentazione a ciò che a loro avviso il mercato non regola bene da solo o distorce, senza nemmeno fermarsi a pensare se c’è veramente una distorsione…. il punto è che a costoro il solo mercato non piace, non vedono l’ora di “correggerlo” secondo un qualche principio in apparenza giusto e morale.

    italiani, brava gente intelligente, rovinata dentro da anni di statalismo, divenuti ormai inconsapevolmente moralisti, giustizialisti e anti mercato, io credo che quello che l’italia ha e avrà (classe politica compresa) se lo è ampiamente meritato

  14. Marco Tizzi

    @Roberto 33
    Guardi Roberto che è molto facile. Per inciso: è un mercato in cui lavoravo già 12 anni fa e che conosco molto ma molto bene.

    Cerco di rispiegarle meglio tutto il giro del fumo, vedrà che ci arriva da solo:
    – Google mette i server in tanti Paesi, tendenzialmente dove trova il miglior mix di costo energia/costo e qualità banda/tassazione. Quindi già di suo basterebbe diminuire (e non aumentare) le tasse per aumentare la domanda qualificata di banda. Come del resto avviene sempre in un’economia di mercato.
    Ma facciamo finta che Google i server non li voglia né aumentare, né spostare.

    – Google compra banda, che non è banda peer to peer, ma è banda di connessione ad internet. Quindi lui paga per raggiungere chiunque è connesso ad internet ad una velocità X. Maggiore la velocità, maggiori i costi.

    – L’utente paga un servizio di connessione alla rete che è lo stesso identico preciso spiccicato rispetto a Google. E’ proprio LO STESSO, non c’è tecnicamente differenza.
    Dato che l’utente ne usa molto meno, allora ne compra molto meno e spende molto meno. Diciamo che la sua velocità di connessione è Y.

    La velocità di utilizzo dei servizi Google è (molto approssimato) il minore tra X/N ed Y, con N che sono gli utenti che usano i servizi Google contemporaneamente.

    Ora si da il caso che Google compri tantissima banda, spendendo un botto di soldi, quindi X/N è solitamente altissima rispetto ad Y. Ma gli utenti vogliono più banda (lasciamo stare il perché), quindi vogliono più Y. Che diavolo c’entra Google? Lui paga già la sua banda. E’ come se un produttore di lampadine dovesse pagare la corrente di chi compra le sue lampadine (questo esempio funziona, quello delle autostrade no). Il produttore paga già la corrente per i suoi impianti di produzione, che divaolo volete ancora da lui? Sono gli utenti che vogliono più banda, Google di banda ne ha fin troppa.
    E non è assolutamente vero che “chi sta in mezzo” non prende soldi. Anzi in realtà è quello che ci guadagna di più, perché chi possiede i cavi transatlantici lavora in regime di oligarchia e fa i prezzi che vuole. I soldi li prende dal provider di Google e dal provider dell’utente.

    Quindi, riassumendo:
    – Google usa tanta banda e quindi spende un sacco di soldi;
    – l’utente finale usa poca banda e spende pochi soldi;
    – i provider possono offrire a Google e agli utenti la banda che vogliono al prezzo che vogliono.

    Cosa c’è che non va in questo schema? Glielo dico io cosa non va: i carrozzoni ex-statali tedeschi, francesi, italiani e spagnoli non sono competitivi con i loro concorrenti in termini di costi, perché sono carrozzoni, quindi non riescono a reggere la concorrenza sull’utente finale.
    E reagiscono da monopolista, chiedendo tasse.
    Nel frattempo si da il caso che internet stia anche diventando un bel problema per la politica mondiale, perché la gente si sta lentamente svegliando dal lungo letargo in cui era piombata soprattutto grazie ad internet.
    Quindi ci troviamo nella situazione in cui c’è una sottilissima (ma proprio piccola) comunione di intenti: gli Stati hanno un vantaggio a controllare la rete e contemporaneamente gli ex monopolisti di Stato hanno un vantaggio a rubare (di questo si tratta) soldi ai cittadini.
    Ovviamente la cosa, quindi, non finirà qui.

    Per fortuna, però, internet è una tecnologia troppo semplice per poter essere soffocata, quindi direi che ci salveremo almeno dal controllo.
    Certo, per le tasse, invece, in questa folle Europa c’è sempre spazio.

  15. Marco Tizzi

    @alexzanda
    sul fatto che gli italiani se lo meritino non sono mai stato d’accordo.
    Ma sto cambiando idea.
    E mi sa che finirò con un grande mea culpa.
    D’altra parte è tipico di ogni persona in qualche modo anarchica il fatto di sopravvalutare i suoi simili. Purtroppo.

  16. adriano q

    Condivido totalmente.La rete è l’ultimo spiraglio di libertà.Qualsiasi limitazione obliqua e dalle finalità oscure è da rigettare totalmente.Chi lo chiede a livello nazionale si separi e si arrangi da sè.Torniamo a far valere la nostra visione di civiltà senza rincorrere i fantasmi di chi vuole modificarla in peggio.

  17. Pastore Sardo

    Ha ragione Roberto33, non si paga la banda a sufficienza e si paga prevalentemente per l’immissione nella rete, se poi non ci sono soldi per potenziare le reti perchè non conviene a nessuno non lamentiamoci.

    La cosa più ridicola è che si pensa che il problema della limitazione della libertà stia nella rete, poveri fessi, google e facebook riescono a fare utili non solo per scaricano un botto di costi alle telco …. ma perchè si vendono i vostri dati, altrimenti col cacchio che riuscirebbero a dare tutta una serie di servizi praticamente gratis con l’allodola della pubblicità

  18. claudio di croce

    @alexzanda
    D’accordo : decenni di fascismo e di comunismo e secoli di sottomissione alla Chiesa , hanno fatto diventare noi italiani un popolo di sudditi , contenti di esserlo . Abbiamo paura della libertà individuale che vuol dire anche responsabilità e rischio . Vogliamo sempre la mamma che viene identificata nello Stato che non viene considerato quello che è : ladro, corrotto , inefficiente , ma appunto una mamma che ci aiuta quando abbiamo bisogno . Ieri sera sono rimasto senza sbalordito : ho sentito una intervista a Tremonti in cui questa persona, che io ahimè stimavo , invocava sempre più stato nell’economia sopratutto nel Sud e chiedeva il ritorno alla Cassa del Mezzogiorno !!!!!!!!!!!!. Uno degli enti più corrotti non solo dell’Italia ma di tutto il mondo civile , paragonabile agli enti pubblici dei paesi africani . Come siamo ridotti !!!

  19. dal mio post sull’ecomonia dei media…
    Ho visto idati, al seminario sull’ecomonia dei media, su come mln di fatturato in advertising da qualche anno sono passati da Mediaset e Rai a Google AdWords e su come, sfruttando leggi obsolete, Google faccia profit shifting in Irlanda del fatturato generato in Italia (sul web, nel cloud, è difficile questa definizione), da clienti italiani.

    Ok (sono liberale) vincere per il cambio di paradigma, ma non ok per far anche diminuire il gettito fiscale italiano sui servizi di pubblicità pagata dagli italiani e fruita dagli italiani in Italia.

    Ho visto come l’ingresso sul mercato italiano di Amazon.it (pure in lingua italiana quindi) abbia cannibalizzato l’e-commerce dei piccoli store nostrani (il mio toy-store.it compreso che cresceva a due cifre da due anni).

    Ok vincere per il marketplace, per la visibilità e soprattutto per il miglior prezzo, ma non ok se il miglior prezzo è possibile solo perché si è fatta ottimizzazione fiscale pagando 40 punti di tasse in meno in Lussemburgo sul fatturato italiano per servizi di vendita on-line fruiti in Italia da italiani (magari ci vendono anche prodotti italiani).

    E sul profit shifting ci sono ottimizzazioni anche da parte dei nostri cari e indispensabili Facebook, e-Bay (dove chi vende il nuovo senza partita IVA evade serenamente l’IVA come se scambiasse l’usato), e siti di price comparison USA.

    Un povero Trovaprezzi, 7Pixel, Shoppydo paga almeno il triplo di tasse dei corrispettivi pricecomparison non italiani.

    Allora l’adattamento direbbe che, con una piattaforma di e-commerce al lavoro, e anche da commercializzare, apro una società in Lussemburgo o UK altrimenti muoio. E forse toccherà farlo a tutti gli italiani che si sono cimentati nell’agone dei servizi erogati da piattaforme tecnologiche disperse nel “cloud”.

    E se invece volessi determinare il cambiamento?

    1) scrivo al mio governo di fare qualcosa per evitare di farsi fregare il fatturato italiano e di far fallire per concorrenza irreplicabile le sue PMI, o farle emigrare (e intanto, per concorrenza ad oggi irreplicabile a meno di non essere fuori legge, fermo l’attività di vendita on-line di giocattoli e si perde un posto di lavoro, ma almeno non arrivo tardi e ci rimetto anche la casa mentre Equitalia fa qualche calcolo suo senza rendersi conto della realtà!) Inciso: ho appena sentito da radio 24 che la Guardia di Finanza è da Google Italia, meglio tardi che mai e vediamo se le leggi obsolete bastano o prima bisogna cambiare quelle!

    2) se non si trovano regole fiscali comuni perché a qualcuno conviene non averne, rilancio: propongo al mio governo di fare agevolazioni fiscali in Italia per il fatturato delle web company. Via l’lRAP per due anni alle web company e tasse sul fatturato generato da servizi web del solo 10%-15%. Così le mie PMI sono in concorrenza e vedrai che gli OTT mi portano pure il fatturato generato in altri paesi!!! Come Italia ci guadagneremmo sicuramente visto che le nostre PMI hanno un fatturato ridicolo rispetto ai Mld degli OTT che verrebbero dichiarati in Italia!!! E’ facile fare gettito così! Credo che l’Italia potrebbe pure comprare la carta igienica nelle scuole italiane e assumere a tempo indeterminato qualche infermiera/e in più nel SSN!

    Lo so sono un’idealista se spero che qualcuno mi prenda in considerazione: è più facile che vi scriva dal Lussemburgo o da UK prima o poi!

  20. paperino

    @Elena Bombardieri
    Che confusione!
    Ma invece di chiedere di far pagare piu’ tasse agli altri perche’ non chiede di pagarne meno lei? L’italia ha avuto il suo momento di grazia e di crescita di PIL del 5.3 (!!!!!) per cento medio all’anno nel periodo di relativa anarchia e bassissima tassazione che ando’ dal 1950 e 1973.
    Era stato dato un calcio in culo (dagli americani) allo stato fascista.
    Una crescita del PIL cosi’ perdona qualsiasi errore economico, la crescita che abbiamo ora trasforma in errore/orrore qualsiasi comportamento fos’anche “virtuoso” (che poi in italia vuol solo dire piu’ tasse e piu’ controllo), come l’ultimo ventennio dimostra con assoluta evidenza.
    Ma gli italiani se li si lascia fare in poco tempo tornano alla condizione che e’ naturale per la loro mente contorta.

  21. paperino

    @Pastore Sardo
    Cosa vuol dire “non si paga la banda a sufficienza”?
    A sufficienza secondo chi?
    Chi e’ senza collegamento veloce si lamenti con le regolamentazioni fatte da e per i monopolisti del settore in combutta con lo stato, che impediscono con la forza fisica dei carabinieri e della guardia di finanza l’ingresso dei piccoli operatori che potrebbero servire le zone periferiche.
    Le tecnologie a bassissimo costo ci sono, quello che costa spropositatamente e’ la concessione statale, costo stabilito su misura dei grandissimi operatori monopolisti, che poi fanno a meta’ del maltolto con lo Stato.

  22. Marco Tizzi

    @Elena Bombardieri
    Si lamenti col governo italiano che rapina, non con quello irlandese o del lussemburgo!
    I sistemi sono in concorrenza, non è quello migliore che deve adattarsi al peggiore, è esattamente il contrario.

    Vada in Lussemburgo, in Delaware, in Irlanda, in U.K., in Svizzera, fugga, signora mia, fugga!
    O si ribelli, si rivolti, faccia petizioni, urli, si incateni contro le tasse! Ci sarà chi l’aiuta, mi incatenerò con lei, glielo prometto, ma la prego, la imploro, non chieda al nostro governo di mettere una tassa, che quelli non vedono l’ora!!!

  23. Pastore Sardo

    @paperino

    leggi questo articolo
    http://www.key4biz.it/News/2012/12/10/Policy/wcit12_itrs_usa_telco_ott_franco_bernabe_214486.html

    troverai:

    La proposta ha ricevuto il sostegno anche della delegazione dei Paesi Arabi e di alcuni Stati africani, secondo cui le internet company dovrebbero condividere parte delle loro entrate con chi gestisce le reti che trasportano il loro traffico in altri paesi.

    Il rappresentante della delegazione araba Tariq al-Awadhi, ha sottolineato che in alcun modo la proposta ha intenti censori e che l’inclusione delle internet company nelle ITRs “ha senso” perchè questo cambiamento le obbligherebbe a collaborare con gli operatori tlc.
    “Quello che proponiamo – ha affermato – è di giungere ad accordi commerciali tra gli operatori tlc e gli OTT. Crediamo che se si usano le reti sia anche giusto un livello di compensazione anche minimo”, che potrebbe servire per potenziare ulteriormente le reti su cui si basa anche il business degli OTT.

    Il problema di fondo, nel rapporto controverso tra le telco e gli Over The Top, lo ha ribadito anche il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, in un’intervista a Il Messaggero: “Noi non chiediamo agli OTT di pagare per usare le nostre reti. Il problema sono i vincoli che a noi vengono imposti e a loro no. Spendiamo centinaia di milioni in sistemi, strutture, persone per garantire la sicurezza e la privacy. Loro invece possono raccogliere informazioni riservate, conoscere chi sei cosa preferisci e rivendersi queste preziose informazioni”.

    Ecco perchè la lobby delle web company ha paura di finire sotto lo stesso ombrello di regole delle telco e perchè gli Usa stanno opponendo in maniera così evidente all’imposizione di regole sul mondo virtuale dominato dai loro OTT.

  24. Marco Tizzi

    @Pastore Sardo
    Ma le sembra un discorso sensato?
    I servizi internet sono FACOLTATIVI. Nessuno obbliga nessuno ad usare Google o Facebook o Twitter o Amazon. Le policy di privacy sono chiarissime, solo che la gente se ne frega.
    Non si può paragonare la riservatezza di una infrastruttura con quella di un servizio, non ha senso.

    Ripeto: c’è una convergenza di interessi tra Stati che vogliono controllare i contenuti di rete e carrozzoni statali o ex statali che non sanno comprimere i loro costi e soffrono la concorrenza.
    Con l’aggiunta di sana, sanissima concorrenza fiscale tra Stati efficienti e Stati malfunzionanti.
    Gli OTT sono in USA proprio perché si è preservata la libertà di impresa e invece di cercare di copiarli per creare qualche OTT anche fuori dagli USA, noi cerchiamo di tassare i cittadini e controllare un sistema libero per soffocare anche l’unico baluardo di sviluppo economico che resta al mondo.
    E’ sempre il solito problema, ogni volta che c’è qualcosa di minimamente simile ad un libero mercato arrivano i totalitaristi pianificatori a compromettere tutto.

  25. Pastore Sardo

    @Marco Tizzi

    Non mi sembra sensato, lo è.

    I cardini della sicurezza dei dati sono integrità, confidenzialità e disponibilità, le misure che si applicano per garantire i requisiti legati ai tre cardini non dipendono dalla facoltativo o obbligatorio ma legato alla tipologia del dato, per esempio comune o sensibile o altro.

    Nessun servizio di trasporto o erogato in origine dal fornitore è senza costi, sia che sia usufruito facoltativamente che obbligatoriamente, gli americani come fb,twitter o altri hanno i dati ed erogano servizi costosi gratis è perchè si vendono i dati e perchè scaricano sulle telco per traffico che fano sulle dorsali grazie al fatto che si vendono i nostri dati, anche perchè non hanno i controlli e le regole delle telco.

    Riepologo, i servizi hanno un costo, i grandi OTT fanno utili grazie ad entrate a danno della privacy, parte dei costi scaricati sulle telco che non ne fanno abbastanza per investire sulla rete.

    Inoltre anche se OT, di tutti i questi utili non ci pagano tasse grazie a sede legali a dublino.

  26. Marco Tizzi

    @Pastore Sardo
    Lei forse non ha capito una cosa fondamentale: lei ACCETTA le politiche di privacy di chi offre servizi. Se non vuole può RIFIUTARSI.
    Non può, invece, ACCETTARE le policy di privacy di chi si occupa di infrastrutture perché lei NON PUO’ SAPERE quali sono le infrastrutture che vengono attraversate dai suoi dati.
    Se lei avesse un’azienda, accetterebbe che i dati sensibili della sua azienda passassero per una rete che è controllata sia dagli Stati che dalle imprese di telecomunicazioni?

    I servizi di telecomunicazione hanno un costo che deve PAGARE CHI USUFRUISCE DEL SERVIZIO, quindi gli UTENTI e non gli OPERATORI che già pagano fior fior di milioni per la banda che usano.
    Google, Facebook, ma anche Apple e Microsoft spendono cifre assurde in banda. Sono i migliori clienti delle telco. Solo che stanno solo in quei paesi dove possono operare serenamente.
    Senza, per dirne una, avere la paura di essere arrestati come è successo invece a Fabian Thylmann, l’unico OTT che la povera Europa attaccata all’industria automobilistica era riuscita a partorire.
    Quale sarà il risultato? Che chiunque per caso avesse successo nel mondo web europeo prenderà baracca e burattini e se ne andrà in Delawere a godersi la vita.

    Perché noi siamo nell’Europa delle tasse sempre e comunque e del “tutto è gratis”, quindi lei vuole la banda gratis e pretende che gliela paghino gli operatori. Se la paghi lei la sua banda, ma che diavolo vuole dagli altri?!?!?!?!

    Non è affatto OT la tassazione: l’ho già scritto sopra, si tratta di sanissima concorrenza tra sistemi fiscali che funzionano e sistemi che non funzionano. Il nostro non funziona, quindi Google va dove funziona.

    Fatevene una ragione: internet è un ambiente economico LIBERO e non riuscirete mai a pianificarlo come già fate con tutto il resto dell’economia.

  27. silvia

    Sono felice che Giannino scenda in politica, di certo lo supporteró, spero che con la sua intelligenza si scelga una base adeguata e credibile, questo Paese ne ha disperato bisogno, è in asfissia, per non usare metafore mediche peggiori. Mi impegnerò anche a diffondere consensi nel mio piccolo

  28. andrea

    @Elena Bombardieri
    il suo pensiero il mio pensiero. Forse non ci ritroveremo in lussemburgo ma la penserò dalla carinzia, qua finisce tutto e Oscar non ci salverà. Che risparmino pure sulle connessioni internet, spero che un giorno Google ci addebiti un centesimo a ricerca e poi vedremo dove andrà a finire il traffico.

  29. Paolo

    Questo problema verrà risolto in breve tempo dagli operatori scaricando i costi sugli utenti finali. Molti vendor del mondo telco hanno ormai sviluppato delle tecnologie in grado di effettuare una analisi sui miliardi di pachetti IP che gestiscono, andando a verificare la tipologia di traffico.
    http://en.wikipedia.org/wiki/Deep_packet_inspection

    In questo modo, il costo del traffico che ogni utente paga, sarà commisurato al pregio del servizio di cui sta usufruendo (chiamata voce su Skype, piuttosto che browsing ecc). Questo invoglierà gli operatori ad investire nell’ampliamento delle infrastrutture che sono in gravissimo ritardo, almeno in Italia.

  30. maurizo

    salve,
    premesso che faccio l’ingegnere e mi occupo di progettazione architettonica come libero(!?) professionista, vorrei sapere, da profano, se è praticabile quest’ipotesi:

    1) ridurre la pressione fiscale, immediatamente, al 30%, per esempio, e per tutti;
    2) contestualmente: condono tombale con pagamento al fisco del 30% del dovuto al fisco (v. caso di Valentino Rossi);
    3) contestualmente: pene inasprite, carcere, per gli evasori (v. america);

    mi risponde qualche economista, se questa ipotesi, magari con % diverse, è praticabile, almeno idealmente, per uscire dal pantano dell’evasione, per allettare gli investitori e per, magari, ripartire?

    grazie
    maurizio taurino (ITALIANO)

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