28
Ago
2013

IMU, un compromesso democristiano, senza testo e con coperture da capire

Sull’Imu, ieri in Consiglo dei ministri, si e’ celebrato un compromesso politico. Viste le tensioni accumulate tra Pdl e Pd, mentre continua a crescere la temperatura del dossier Berlusconi, era forse inevitabile. Forse, pero’. Perche’ decadenza e incandidabilita’ di Berlusconi sono inevitabilmente un tema politico infuocato. Ma governi e forze politiche dovrebbero imparare un giorno o l’altro che i contribuenti italiani hanno pieno diritto, per l’estrazione di risorse dalle loro tasche unica via sin qui seguita per reggere i conti dello Stato, a poter contare su elementi precisi, in base ai quali capire quanto e quando si chiede loro di pagare. Per l’imposizione immobiliare nel 2014 che comincia tra poco, malgrado il trionfalismo degli annunci di ieri, cio’ non avviene ancora. Ed e’ un grave difetto. Come quello di annunci su provvedimenti che non vengono resi noti: visto che il testo varato ieri ancora non c’e’, come tante altre volte in precedenza.
Il compromesso politico e’ avvenuto su tre assi: tra Pdl e Pd, tra governo e sindacati, tra governo e Anci, cioe’ con i Comuni. Era necessario, perche’ il governo non sarebbe sopravvissuto alla mera abrogazione dell’IMU sulla prima casa, una vittoria netta per il solo Pdl e Berlusconi. Ecco perche’, nella conferenza stampa di ieri sera, Enrico Letta ha riservato all’IMU solo l’ultimo, dei quattro capitoli in cui si articolano le misure assunte ieri. 
Il primo e il secondo capitolo, infatti, rappresentano l’accoglimento delle richieste del Pd e del sindacato. Il mezzo miliardo di rifinanziamento della Cassa integrazione, che si aggiunge al miliardo gia’ stanziato a questo fine da questo stesso governo, e gli ulteriori stanziamenti a favore degli esodati. Il governo non aveva intenzione di intervenire ora su quest’ultimo tema, dopo i tre interventi gia’ assunti e il primo sotto il governo Monti, e per questo ha aggiunto ai 130mila gia’ salvaguardati solo altri 6.500 a particolare disagio, un intervento che da solo comunque vale 700 milioni a regime.
Un terzo capitolo “sociale” accontenta in realta’ sia il Pdl sia il Pd sia il sindacato sia parte delle imprese, anche se ci ha lavorato direttamente il ministro pidiellino Lupi. Riguarda gli interventi della Cassa Depositi e prestiti a favore di coloro che sono in difficolta’ a pagare i mutui sulla prima casa, nonche’ per potenziare l’intervento a favore del social housing, cioe’ della realizzazione di immobili destinati ad affitto per edilizia popolare. Su queste due poste, 4 miliardi di risorse da Cdp, che non fanno deficit per i criteri di Bruxelles. E infine, sempre in questo terzo capitolo, alcuni parziali ma pur rilevanti interventi a favore delle imprese, visto che viene abolito il pagamento dell’IMU sull’invenduto che ha falcidiato le imprese immobiliari, e quello dovuto dalle imprese agricole. Si tratta di circa mezzo miliardo stimato dal governo, sui circa 11 che imprese e ditte individuali hanno versato nel 2012, sui 23,7 complessivamente incassati di IMU.
E’ ovvio che la concomitanza di questi primi tre capitoli con l’intervento sull’IMU consente al governo di non apparire unilateralmente supino alle richieste del Pdl, come aveva giustamente ammonito l’ex premier Mario Monti. Ma veniamo appunto su quanto era piu’ atteso, l’IMU.
Sul punto piu’ esposto al fuoco, non ci sono state sorprese. Tutto e’ andato come si era gia’ capito. La prima rata di giugno sulla prima casa resta abrogata, idem quella autunnale. 
Per la copertura di quest’ultima si eviterebbero aumenti su carburanti e alcolici – ma il testo ancora non c’e’ – per rimediare un paio di miliardi da tagli di spesa – non indicati ieri -, aumento di incassi dell’IVA, grazie ad altri 10 miliardi di pagamento del debito commerciale statale alle imprese (si aggiugono ai 20 in corso per l’anno, ne mancano almeno altri 50), nonche’ da 600-700 milioni che lo Stato chiedera’ alle imprese che gestiscono giochi e scommesse.
Il problema pero’ e’ che su che cosa sara’ l’imposizione immobiliare dal 2014 per gli italiani, bisogna al momento accontentarsi di parole. Entro meta’ ottobre il governo si riserva di decidere insieme ai Comuni come funzionera’ davvero la nuova tassa sui servizi immobiliari, destinata a sommare insieme la vecchia IMU e la TARES, che doveva entrare in vigore per i rifiuti. 
Su questo punto sono innumerevoli i possibli pasticci, quindi bisognera’ tenere orecchie aperte e occhi spalancati. Letta ha annunciato ieri che i Comuni – ai quali e’ stato garantito il ripiano di quanto non incassano da IMU nel 2013, senza indicarne ieri la copertura – saranno liberi di scegliere le aliquote entro un certa griglia, tenendo conto di cinque criteri.
Primo, l’aggiornamento catastale, un enorme problema che vede in citta’ diverse immobili simili attribuiti di rendite totalmente diverse (Roma ad esempio ne e’ molto svantaggiata), e che di sicuro non si risolve entro il 2014. Secondo, la distinzione tra prima e seconda casa, e qui ci siamo. Terzo, il reddito di chi ne e’ proprietario, e qui bisogne capire con quali criteri. Quarto, se l’unita’ immobiliare e’ sfitta o meno. Quinto, croce e delizia, come tassare insieme i servizi indivisibili -l’illuminazione pubblica o i marciapiedi di cui tutti si servono – rispetto a quelli divisibili, come lo smaltimento rifiuti, che invece andrebbero pagati per quanto effettivamente uno se ne serva, e con tariffe finalizzate a incentivare le amministrazioni locali a “chiudere il cerchio” della piena sostenibilita’ ecoambientale. 
Che tutto questo possa essere sciolto con chiarezza, senza sfociare – come ieri promesso – in un aggravio di prelievo rispetto alla somma di IMU precedente e TARES a venire, e senza dar vita a un ircocervo senza alcuna analogia in nessun paese avanzato, resta tutto da vedere. Ogni scetticismo e’ dovuto.
Ma in ogni caso ieri il governo ha evitato un brutto scoglio. Con molta democristiana virtu’ del pareggio di reti a segno per le squadre in campo. E mostrando che a voler andare avanti, anche nel Pdl, sono piu’ di quanti sembrino, a leggere i soli comunicati di Arcore. Chi si accontenta gode, e’ la legge della politica italiana.

2 Responses

  1. giuseppe

    Compromesso democristiano, testo inesistente (non si sa la cosa più importante, cioè come sarà e come sarà modulata la Service Tax) e la sentenza quale è? Viva Letta e viva il Governo delle larghe intese? Dove sono i tagli alla spesa, dove il drastico ridimensionamento (numerico ed economico) dell’alta burocrazia che, non si sa come, è riuscita ad infilare ben quattro ministri in un governo che doveva essere solo politico? Per non parlare del Centro, che con Mauro sembra voler sostituire La Russa nel rapporto “preferenziale” con i Militari e le forze dell’Ordine. Ne vale la pena? Certo, adesso il confronto elettorale sarebbe una gara a due fra M5S e Renzi (se il Pd avesse il coraggio di giocarsi questa carta) e Berlusconi sarebbe out, come pure Monti.
    Ma Lei, Giannino, non aveva mostrato simpatia per Matteo durante la scorsa campagna elettorale? Che progetto c’è dietro questo attendismo, questa esagerata cautela? L’Europa non ci aspetta, e se la Service Tax non va nel senso di una omologazione ed una integrazione al sistema europeo, è un ulteriore passo falso.

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