18
Gen
2011

Il debito americano, il declino e la Cina

La visita del presidente cinese Hu Jintao a Washington domani non poteva avvenire con una premessa più chiara, visto che in un’intervista scritta al Wall Street Journal di ieri ha annunciato con tagliente durezza che l’era di un sistema monetario mondiale dominato dal dollaro “appartiene al passato”. E’ un giudizio che ha seguito solo di pochi giorni il monito di Moody’s e Standard&Poor’s sul fatto che il debito federale Usa possa non solo perdere molto presto la sua “tripla a”, ma avvitarsi in una vera e propria prospettiva di default. E il default non è un timore tanto per dire, visto che ancora pochissimi giorni prima il presidente del Council of Economic Advisors del presidente Obama, Austan Golsbee, ha rivolto alla Camera dei rappresentanti ora a maggioranza repubblicana un’accorata implorazione ad alzare il più pesto possibile il tetto del debito pubblico federale Usa oltre la soglia attuale, che è a 14.300 miliardi di dollari, visto che il debito corrente è già oltre quota 13.900 e in pochi mesi la situazione potrebbe evolvere non verso il default sostanziale, ma il default tecnico secondo le leggi contabili degli USA.

Tenete conto che il portavoce della Camera, il repubblicano John Boehner, ha risposto che non è affatto sicuro di riuscire a convincere i suoi colleghi di partito. E che il 70% dei cittadini americani, negli ultimi sondaggi, si dichiara fantasticamente favorevole al default tecnico. Dico fantasticamente perché è un giudizio che la dice lunga su che tipo di contribuenti siano gli americani: di fronte a politici che non riescono a fermare la spirale compulsiva del debito e del deficit pubblico, a differenza degli italiani che continuano a credere che il problema a sia l’evasione fiscale gli americani preferiscono il crac. Almeno ferma l’orologio del debito, e addossa ai politici la chiara responsabilità del disastro, una volta per tutte nella storia.

Del resto quando si tratta di debito e deficit anche i politici americani non sono poi troppo diversi dai nostri. Tendono a mentire. Golsbee ha detto infatti che il default va evitato perché sarebbe “senza precedenti nell’intera storia americana”. E ha mentito sapendo di mentire, poiché non è uno sprovveduto. Basta leggere il meraviglioso This Time Is Different scritto dai due bravissimi economisti Carmen Rheinart e Kenneth Rogoff, che confutano il più delle balle raccontate in questi anni sul fatto che la grande crisi aperta nel 2007 è appunto “senza precedenti”, per ricordare che di default del debito americano ne sono avvenuti nel 1790, e in quel caso fu particolarmente grave perché il debito era detenuto all’estero sulle maggiori piazze di allora; nel 1933, e in quel caso erano obbligazioni denominate in oro detenute da cittadini e istituzioni finanziarie private americane; nonché nella crisi del 1841-42 fallirono ben 9 Stati dell’Unione; e in quella del 1873-74 altri 10 (motivo per il quale molti Stati hanno meccanismi automatici frena-debito che tuttavia non evitano esplosioni come quelli della California, per cui il Tesoro federale nella legislazione americana non ha obbligo di ripianare i debiti locali: cosa anch’essa che sembra a me molto positiva, e che dovrebbe valere per le nostre Autonomie, così i signori politici starebbero ben più attenti).

Né le previsioni così fosche sono esclusive delle agenzie di rating e della Casa Bianca. Il debito pubblico americano era di 425 miliardi di dollari nel 1970, meno del 40% del Pil di allora. Ai 14 mila miliardi di dollari federali attuali vanno per correttezza e completezza aggiunti i circa 7mila miliardi di debiti pubblici statali, delle Contee e delle municipalità americane attualmente in essere, e di conseguenza il debito pubblico statunitense è in realtà nell’ordine del 130% del PIL. Stiamo parlando di un aggregato sul Pil ben maggiore di quello della Grecia, e anche se naturalmente la forza e gli asset dell’economia americana sono incommensurabilmente superiori, sta di fatto che la Grecia ha dovuto avviare un piano severissimo di rientro, l’America non ci pensa nemmeno e Paul Krugman e mezzo partito democratico tutti i giorni ripetono che anzi bisogna indebitarsi di più.

Hu Jintao ha una certa massiccia dose di ragione, a pensare che in tale situazione è consigliabile che il dollaro tenga basse le penne, visto che il maggior creditore degli Usa è la Cina. Immaginando che la Cina continui a crescere non del 10% annuo ma “solo” del 7,5%,e che gli Usa crescano continuativamente almeno del 2,5% il sorpasso del Pil cinese su quello americano intorno a quota 20 trilioni di dollari avverrà nel 2019. E se anche gli Usa crescessero di qui ad allora del 5%, avverrebbe comunque nel 2022. Il 2 gennaio scorso il talentuoso storico britannico dell’economia trapiantato ad Harvard, Niall Ferguson, ha tenuto per la tv australiana una bombastica conferenza sul declino inevitabile della potenza americana: “la cosa più grave non è il debito galoppante americano,  ma il fatto che nessuna credibile strrategia di sua riduzione sia attualmente in agenda”. Ed è lo stesso titolo di uno dei saggi a forma di Gideon Rachman sull’ultimo numero di Foreign Policy. Leggete: gli americani sono critici molto più spietati del loro debito di quanto siamo noi a casa nostra.

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49 Responses

  1. Fabrizio Manso

    Capisco e condivido l’amaro confronto tra il realismo dei contribuenti americani e l’illusione di molti contribuenti italiani. Rilevo però la differenza che negli USA una parte dei politici spinge seriamente per la riduzione del debito, trovando terreno fertile in una parte dell’elettorato.
    Le chiedo allora: quale partito in Italia spinge per una forte e reale diminuzione delle spese correnti della politica con conseguente riduzione del deficit, per un’efficiente riallocazione delle risorse e per una reale diminuzione del debito pubblico? Nessuno.
    Io vedo solo tagli lineari, senza alcun progetto sensato di riallocazione delle risorse. Chi ha idee come il contribuente americano da lei descritto in Italia non è rappresentato. Non sono così convinto che queste posizioni siano minoritarie nel nostro paese. Semplicemente non sono rappresentate, altrimenti non mi spiego il successo enorme di libri come la Casta o il successo del primo Berlusconi, quello del “non politico”, ormai visto come corrotto e sperperatore di pubbliche risorse. Ci manca, oltre a lei, qualcuno che porti avanti queste idee. Continui, magari ce la facciamo.

  2. Fabio Cenci

    Conosco bene gli Americani, avendo vissuto e lavorato nel continente Nord Americano molti anni della mia vita, anche se dal lato “virtuoso”, a nord della loro frontiera.
    La loro mentalita’ e’ agli antipodi rispetto a quella Italiana; questo non significa che siano “superiori”, significa che lo Stato, per essere degno di stima, deve “funzionare” e non sperperare i soldi della gente.
    L’Italia e’ un paese (Nazione mi sembra un sostantivo esagerato) tribale in cui ogni tribu’ e’ dedita instancabilmente al suo unico obiettivo: arricchirsi….minimizzando l’entropia (leggi: sforzi) e possibilmente alle spalle di qualcuno, non per cattiveria necessariamente, ma per “arrangiarsi” e per sfamare la sempre piu’ avida tribu’.
    Il concetto di collettivita’ qui non esiste, lo Stato DEVE (imperativo!) pensare a tutto, a costo di chiudere un occhio davanti alle ruberie, agli intrallazzi da basso impero, ecc. Il posto di lavoro migliore e’ quello inattaccabile anche quando si rubano valigie in un aeroporto, tanto per dire.
    Lo dico da persona con due passaporti, e quindi affezionato ad entrambi i miei “paesi”: l’Italia conosce solo scorciatoie, non afferra il toro per le corna, vedi mai che ci facesse un buchetto in un posto molle ma sensibile al dolore. Il rimedio e’ tortuoso, la convergenza e’ ascientificamente sempre parallela, le vie del Signore necessariamente infinite, perche’ tagliarsi la strada alle spalle, meglio abbondare.
    Stimo molto il Dottor Giannino perche’ sa cosa sia una fabbrica, il lavoro, il nascere da famiglia non troppo abbiente, diciamo cosi’; io sono figlio di emigrati (non poveri ma certo non ci chiamiamo Lapo, o con altri nomi con una patina snob) e so cosa sia il duro lavoro per vivere una vita con dignita’.
    Temo molto che per noi liberali la strada sia l’ “esilio”; la cultura liberale non prevede scorciatoie, il “focus” non e’ sul diritto ma sul dovere di ciascuno di noi a migliorare le cose per tutti; lo Stato deve essere tenuto nei suoi confini ristretti.
    Meta’ di questo paese vive di “sogni statali”, in modo parassitario in molti casi, o addirittura connivente con il basso impero e la criminalita’.
    Nel nord si tende a conservare con ogni mezzo la grande ricchezza derivante da una oggettiva capacita’ di fare e dalla vicinanza alle frontiere, ecc, a costo di portare i sudati beni ….a Vaduz.
    Tremonti viene da una scuola socialista, non c’e’ niente da fare; non ha niente di liberale, siamo lontani da Einaudi le mille miglia, e lo dico da NON economista.

    Non mi faccio illusioni: noi come i Greci non opteremo MAI per il default; meglio spazzare sotto il tappeto, fischiettare facendo finta di non vedere il contatore/persona sulla destra della pagina.

    Non credo che ne usciremo fuori, perche’ per uscirne servono politici quadripalluti che se ne freghino del consenso (mission impossible) ma puntino all’obiettivo della diminuzione del debito per evitare il collasso, riducendo gli sprechi all’osso, vedi province, regioni come quella Siciliana che e’ uno scandalo, ecc.

    Scusate per il lungo commento. In genere leggo e basta, ma ho voluto rimarcare le incommensurabili differenze tra la logica “protestante” e quella “cattolica” (vogliamoci bene, teniamo famiglia, amen).

  3. Andrea Ferrari

    beh, aspettiamo a vender la pelle dell’orso…
    non foss’altro per il fatto che le statistiche cinesi siano, con molta probabilità, dei bei tarocchi

  4. azimut72

    Ormai, avendo superato la fase dell’inc…, mi vien da ridere quando si parla così male degli italiani.
    Qual è il Paese che ha costruito la più grande truffa finanziaria a livello globale? con la concordia di tutti, ma proprio tutti, i componenti della società?
    Beh…a leggere i commenti sembrerebbe l’Italia!!! questa sottospecie di occidentali mafiosi, parassiti, tutto “pizza&mandolino” che si chiamano italiani!!! Mah…sinceramente incomincio a non poterne più di tutta questa gente che mi dice che gli “altri” sono meglio. Non sarà che gli “altri” sono meglio perchè di là è più facile illudersi che si possa vivere “alla grande” grazie al motore del debito? Che bella la “swinging London” e la lucente Las Vegas (…a suon di debiti!!)

    Per quanto riguarda la Cina anch’io starei ad aspettare prima di vendere la pelle dell’orso.
    Ma non perchè creda che gli Stati Uniti reagiranno (…lo faranno e se necessario mostreranno anche i muscoli, statene sicuri).
    Perchè, prima o poi, qualcuno si accorgerà di quale sia il Paese che ha ideato a tavolino la seconda truffa finanziaria più grande della Storia.
    Tutti sanno (molti, gli stessi che hanno ideato la prima truffa finanziaria al mondo, nascondono o glissano…) che la Cina sta manipolando la propria moneta.
    Qualcuno prima o poi alzerà il ditino e si chiederà: perchè mai devo commerciare liberamente con qualcuno che manipola la sua moneta? lo devo fare solo per far vivere le Banche? non sarà forse che ne posso fare a meno?

    Ai voglia di R&D, economia di servizi e bla bla alla Piero Angela….quando i costi sono tenuti artificialmente bassi al 10% dei tuoi costi non c’è concorrenza che tenga!!!

    W i default!!!(l’unica via per togliere il potere ai banksters e i tycoon globalizzati)
    Peccato che, comunque vada, saremo noi a pagare il conto finale….(è anche lì ci sarà qualcuno che darà la colpa agli italiani mafiosi!!!ahaha)

    azimut72

  5. Pietro Francesco

    Il debito pubblico italiano, come ci ricorda il riquadro in alto a destra di questo blog, è troppo alto e dovrebbe scendere. L’UNICO modo per farlo dimunuire è DIMINUIRE LA SPESA PUBBLICA. Il problema è che non vedo nessun partito politico intenzionato a farlo, visto che nel pdl i liberali sono davvero pochi mentre è infarcito di ex socialisti e di ex destra sociale con una mentalità statalista che non cambieranno mai…

  6. Fabio Cenci

    Azimut72

    la mia non era una critica qualunquista, figurarsi, chi e’ senza peccato….
    Anche tra Canadesi e Americani la presa per i fondelli e’ continua. Gli yankees accusavano i Kanuk, come ci chiamano con disprezzo, di essere dei contadini sprovveduti, sperduti nei boschi dello Yukon, mentre loro erano i Lords of the Rings.
    Se guardiamo a come stiamo messi adesso noi vs. Americans, beh, mi viene da ridere. Gli Americani hanno distrutto il loro sistema finanziario e pagheranno per generazioni.
    Quello che volevo dire e’ che l’Italia, a mio parere, non sposera’ mai la cultura liberale, e temo che l’eredita’ cattolica spieghi il perche’ della mia mancanza di fede nel cambiamento. L’Italia ha una mentalita’ socialista nel complesso, con scarso senso sociale pero’! Non possiamo confrontarci a Francesi o Inglesi e nemmeno in parte agli Spagnoli, dove il senso dello Stato/comunita’ e’ piu’ forte per motivi storici.
    E sono d’accordo con chi ha affermato che nessuno sta pensando seriamente di ridurre gli sprechi, anche se ci sarebbe ampio margine.

    Tutto qui.

  7. Gli USA sono vittime dei fantasmi del New Deal. O impareranno a domare il leviatano, o verranno divorati dal mostro che hanno loro stessi creato.

    Oggi vivono grazie ai risparmi cinesi che finanziano una cospicua parte del deficit pubblico e degli investimenti. Se i cinesi dovessero ridurre i loro risparmi, l’economia americana collasserebbe in una stagflazione per mancanza di risparmi e per eccesso di liquidità. Gli USA non possono dunque credibilmente minacciare la Cina, ne va della loro economia.

    E dato che i delinquenti che stanno alla Casa Bianca, perché di questo stiamo parlando, hanno ampiamente dimostrato di voler distruggere la loro economia nel lungo termine pur di non pagare le conseguenze della crisi nel breve termine, una minaccia del genere è ancor meno credibile.

    D’altra parte, anche la Cina avrebbe delle conseguenze economiche, perdendo un outlet di vendita e quindi una fonte di redditività per la produzione, e probabilmente anche una fonte di know-how di business, ormai però probabilmente meno necessaria di un tempo, visto che avranno imparato a farlo.

    Si tratta di due giganti fragili, dunque, che rischiano di continuare ad assecondarsi a vicenda per paura delle conseguenze politiche di cambiare politiche. Non c’è dubbio però che sarà estremamente difficile per gli USA uscire dal circolo vizioso in cui sono entrati, e che salvo miracoli come un nuovo Reagan (e ad oggi non c’è traccia di un Reagan), gli USA sono sulla strada del declino.

  8. Pietro Francesco

    Caro Fabio Cenci, sono d’accordo al 100% con Lei sul fatto che l’ Italia non sia abbastanza liberale, e per questo ammiro così tanto l’impegno di Oscar Giannino. Ma sono in totale disaccordo circa la causa di ciò: questa mentalità socialista e statalista che ha distrutto e sta continuando a distruggere il nostro Paese non proviene affatto dalla nostra cultura cattolica, bensì si è inserita a partire dalla fine dell’ 800 (proprio ad opera degli anticlericali che per sottrarre il sistema educativo al clero crearono la scuola pubblica penosa che c’è ancora oggi) e si è rafforzata durante il fascismo e si è definitivamente consolidata a partire dal secondo dopoguerra ma soprattutto con il compromesso storico tra dc e pci. Quindi, semmai, potremmo dire i cattolici hanno avuto un ruolo marginale nello sviluppo di questa metalità, sia temporalmente che quantitativamente.

  9. marcinkus

    Direi che finché i cinesi non renderanno lo yuan liberamente convertibile, possono astenersi dai commenti sulle valute. Punto.

  10. Piero Trader

    da LaVoce… i vostri nemici.. un’opinione che condivido… e che contribuisce ad interpretare la fonte sottostante i debiti pubblici e/o privati occidentali.. purtroppo c’è un nodo gordiano.. un trade off …
    se fai politiche di Redistribuzione (lasciamo perdere l’eccesso del comunismo of course) la gente si disimpegna è cala la Produttività…
    se Aumenti il Liberismo aumenta la Produttività ma poi in Globalizzazione aumentano le Discriminazioni Infra ed Intra Nazionali che si sfogano sui Debiti essendo l’Occidente ancora abbastanza Democratico e quindi Tutti “vogliono consumare”… bah bah.. sino ad arrivare all’eccesso del Liberismo imposto da Democrature ParaCinesi (giustamente) Emergenti…

    PS: quando smetteranno di sparare sull’euro debito.. passeranno al vero target.. il vero gran re nudo.. gli Usa..

    ……………………
    LA VOCE

    SE LA CRISI NASCE DALLA DISUGUAGLIANZA di Marco Leonardi
    argomento Povertà – Lavoro
    La crisi economico-finanziaria non nasce solo dagli squilibri internazionali. Ha come causa anche una crescente disuguaglianza nella distribuzione del reddito negli Stati Uniti. I salari dei lavoratori con basso tasso di istruzione sono infatti fermi da trent’anni, mentre l’economia americana è cresciuta del 100 per cento. Per adeguare i consumi a quel livello di crescita economica, la metà della popolazione ha fatto ricorso al debito, alla fine diventato insostenibile. La soluzione della crisi passa per politiche redistributive politicamente difficili da accettare.

  11. Marco

    Scusi signor Giannino,
    so che non centra nulla con questo post, ma perchè non apre una sezione bibliografica sui testi che lei consiglia…. magari si può far pagare la sponsorizzazione!!!
    Cordiali saluti.
    Marco

  12. “Il CRAC, almeno ferma l’orologio del debito ed addossa ai politici la chiara responsabilita del disastro” pericolosa deriva di pensiero, Giannino, sono sorpreso da queste parole avventate. Dopo il “disastro” cosa facciamo, imploriamo la Cina di comprarci per un tozzo di pane?
    La Cina sta comprando il debito di moltissimi paesi, sta comprando mezza Africa per le materie prime, la Cina fa il proprio interesse come e’ logico che sia ed ha l’obiettivo di prevalere su tutti. Lavoro da tempo con i cinesi e so cosa vogliono ed a cosa aspirano.
    Hanno fame di Italia, della nostra cultura, fantasia, design, ecc. ; vogliamo svenderci e diventare immediatamente una loro colonia o vogliamo difenderci ed almeno negoziare il nostro futuro?
    Nessun partito politico avra’ mai la forza di mettere mano seriamente alla riduzione della spesa corrente e del debito pubblico, proviamo a farlo noi cittadini come incito da tempo a fare con il mio “Se Gesu’ fosse Tremonti…’ sul blog
    http://www.segesufossetremonti.blogspot.com
    ma pochi commentano, nessuno dei “ricchi e potenti” ai quali in primis mi rivolgo, nessuno che risponda onestamente alla domanda che qui ripropongo:
    “Quanto saresti disposto a versare spontaneamente allo Stato in cambio della riduzione del debito pubblico ed a riforme strutturali per la riduzione della spesa corrente dello Stato e della Pubblica Amministrazione e per il rilancio della libera
    iniziativa imprenditoriale ? Per chiarimenti vedasi il testo sopra citato.
    Attendo fiducioso vostre risposte, anche da lei, Dott. Giannino.
    Ringrazio scusandomi per la foga.

  13. Chiaro che gli americani optano per il default. Il cerino del debito è in mano ai cinesi che si sono fidati e questi ultimi per adesso non sono in grado di fare power projection davanti alle coste americane. Per la serie mutismo e rassegnazione.

  14. gregorio

    Ottimo articolo. Grazie per offrirci delle letture e/o dei link illuminanti. Peccato che queste riflessioni nascano e muoiaono tra una ristretta cerchia di persone (noi) e che la stragrande maggioranza delle persone non mostri nessun interesse su questi argomenti.
    Detto questo, credo che l’aumento del benessere e della ricchezza individuale porterà la popolazione cinese a pretendere maggiori servizi di welfare (sanità, previdenza sociale, istruzione ecc.) dai loro governanti. Tutto ciò avrà un costo che, commisurato al numero di cittadini ed all’estensione del paese, sarà esplosivo. Pertanto viene da chiedersi se le attuali riserve cinesi saranno sufficienti a compensare questo fabbisogno futuro. A ciò vanno aggiunte le ingenti spese militari che questo futuro impero si troverà a dover affrontare sia per garantirsi il controllo totalitario sul proprio territorio sia per difendere le rotte commerciali dalla crescente necessità di materie prime (oggi un autentico “free riding” sulle spalle degli USA).

    Ecco perché, nonostante tutte le attuali indicazioni, condivido l’osservazione di Andrea Ferrari a stare attenti a voler vendere la pelle dell’orso.

  15. … mah…

    secondo me le parole di Hu vanno prese in tutt’altro modo, considerando che lo smalto cinese non andrà all’infinito e che, secondo me, trovandosi nel bel mezzo (o sulla cresta) di un fantastico fiat-boom sospinto dalla liquidità mondiale, ha ben serie prospettive di bust in pochissimi anni.
    Quel che penso io – ammetto che c’è una buona dose di dietrologia – è che la Cina sta temendo di rallentare non potendo così star dietro alle istanze sociali crescenti e ai progetti di ammodernamento; non è ancora in grado di avanzare sulla spinta della domanda interna, è in qualche modo “chiede” una sponda americana (almeno come mercato di sbocco), “minacciando” la fine del dollaro: se la Cina buttasse sul mercato le sue riserve di dollari e treasury i tassi americani dovrebbero salire in modo sensibile, e data la posizione fiscale (anzi, la sua tendenza in mancanza di correttivi) questo significherebbe un bel default; la Cina ci rimetterebbe molto (riserve e mercati), sì, ma credo possa far leva sugli americani e sul loro proprio desiderio di non “fallire” (intanto lo stato dei periferici UE non permette a Trichet di alzare granché i tassi e mettere l’Euro in testa alle valute mondiali).

  16. adriano

    Non credo al futuro della Cina.E’ un sistema destinato all’implosione per ragioni attualmente oscurate da una muraglia dorata.Non può durare uno sviluppo basato su presupposti non corretti.Chi ragiona liberamente sa che il default sarà l’approdo finale.Non prenderne atto lo ritarda ,non lo evita.Forse gli americani lo comprendono piu’ di noi,ma i fatti raccontano una storia diversa.Dopo i fratelli Lehman,ha vinto la paura e si sono imboccate le comuni strade zuccherose dell’ipocrisia economica.Altrove,certo,non è avvenuto neanche questo.Tutti salvi ed intonsi.E le tipografie della moneta aumentano ritmi e turni,alla Marchionne.Durerà finchè reggeranno le finzioni.Purtroppo le teorie economiche possono essere le piu’ fascinose e lungimiranti,ma sono inutili se si dimentica la tristezza banale che non si può spendere piu’ di quello che si ha.

  17. davide

    @Pietro Monsurrò
    Reagan diminuì la spesa sociale ma controbilanciò la riduzione di questa spesa pubblica con l’aumento della spesa in armamenti.
    Mi può commentare questa frase : “Milton Friedman e Anna Schwartz, nel loro libro sulla storia monetaria degli Stati Uniti (1867-1960) ritenevano che la Grande depressione del 1930 era stata causata da una massiccia contrazione dell’offerta di moneta e non dalla mancanza di investimenti, come invece Keynes riteneva”.

  18. Andrea Chiari

    Vorrei fare una garbata domanda a tanti estimatori del mercato e del modello americano. Il mercato per quanto possa essere spietato dovrebbe comunque rispondere a un principio elementare e brutalmente efficiente di giustizia: se sei bravo, se crei ricchezza per te e per gli altri, sarai lautamente premiato, se fallisci, paghi, duramente e di tuo. Ora, se questa logica fosse operativa i banchieri che hanno devastato le loro aziende fino a farle fallire e inguaiato il mondo oggi li dovremmo trovare, con la scodella in mano, a pietire un po’ di minestra alla Caritas. E invece non solo continuano come prima, ma è tutto un fare riunioni governative e internazionali per stabilire la gran questione di un tetto massimo ai premi che costoro danno a se stessi (come i Sovietici che stabilivano per decreto i livelli retributivi delle varie professioni). Nel frattempo si salvano le baracche devastate da questi avidi incapaci con le tasse di tutti (salvandone la proprietà), sia indirette (pagano i consumatori) che dirette (pagano le imprese e i lavoratori). Va bene il mercato come idea e prospettiva, ma vogliamo ammettere che oggi, più che una realtà, “è un fantasma che si aggira per il mondo” come disse Marx dell’auspicato e futuribile socialismo?

  19. gengi

    Agli Stati Uniti non si potrà chiedere di rendere conto dei loro debiti, almeno fino a quando avranno l’esercito più attrezzato del pianeta…

  20. Massimo Peruzzo

    io non sarei così sicuro che la Cina “tiri il botto”. Ricordiamoci che fino all’800 è stata la prima economica del mondo, e se riesce a liberarsi dei dogmi di Mao, ha tutte le carte in regola per tornare ad essere la prima economica mondiale. è un fatto che tutti gli imperi siano destinati al tramonto, quello Romano, quello Persiano, quello Turco ed anche quello Statunitense. non è un male, è solo il normale percorso della storia. per quanto riguarda l’Italia, che dire….. restando ai paragoni storici, siamo nel mesozoico inferiore! per fortuna che ci tirano su il morale con il bunga bunga!

  21. @davide
    Friedman e Schwartz nel 1972 pubblicarono quel libro che è considerato la spiegazione “monetarista” della Grande Depressione.

    La teoria originale di Keynes all’epoca andava per la maggiore, ma il paradigma keynesiano era già in crisi perché non diceva nulla sulla stagflazione, che anzi veniva considerata un’eventualità improbabile.

    La teoria di Friedman era che se l’offerta di moneta cala, e i prezzi non scendono, si ha una contrazione delle vendite che genera perdite. Per contrastare questo, tutti possono aumentare le scorte di moneta, facendo ridurre ancora di più l’offerta. Questo meccanismo era già stato proposto da altri “pre”-monetaristi come Clark Warburton negli anni ’30 o ’40. Secondo Friedman la Fed avrebbe dovuto evitare di lasciar contrarre l’offerta di moneta e la Grande Depressione non sarebbe mai accaduta.

    Si tratta di una teoria piuttosto naive, però è corretto affermare che senza la grave contrazione della moneta non ci sarebbe stata la Depressione. Bisogna solo aggiungere un po’ di analisi al contorno per capire cosa effettivamente stava succedendo, come la crisi era legata al boom precedente (qui nello stesso testo Friedman ha insight importanti e molto filo-austriaci), e come in realtà gran parte del problema fosse stato causato dagli interventi nell’economia reale, e non nel settore bancario, di Hoover e Roosevelt.

    Sulla Grande Depressione consiglio i lavori di COle e Ohanian, secondo me sono l’ultima parola in proposito. Salvo forse considerare anche l’importanza del canale finanziario (e qui basta leggere Irving Fisher, il resto è variazione sul tema).

  22. stefano

    Vorrei ricordare alcuni “fatti”: 1. Il debito pubblico americano è esploso perché si è dovuto porre un argine al crack finanziario; 2. La crisi della finanza è una crisi di origine privata, che trova sicuramente spiegazione nella grande liquidità presente nei mercati (oltre che in palesi casi di fallimento del mercato). Ma questa liquidità è stata immessa allo scopo di sanare lo scoppiò della bolla dotcom tra il 2000 e il 2001. 3. Un altro fattore importante sta nelle crescenti disuguaglianze che spingono intere fasce della popolazione, anche lavorativa, verso la povertà o la precarietà. Per mantenere un minimo livello di consumo, dunque, la gran parte della popolazione è costretta a contrarre debito. 4. La finanziarizzazione inoltre, come dice ad esempio Arrighi, è la fase terminale dell’egemonia di un impero. Non ci si accorge perciò che gli U.S.A. già da decenni non sono più un paese industrializzato. Metà delle esportazioni cinesi sono di multinazionali occidentali, molte delle quali americane. Ciò spiega anche il grande deficit commerciale. 5. In ogni caso emerge nuovamente come il capitalismo necessiti continuamente di una fonte di reddito esterna (spesa pubblica in deficit, politica monetaria espansiva, credito facile o credito a salario, esportazioni -caso tedesco) per evitare le ricorrenti crisi di sovrapproduzione.

    Ora, per farla brevissima, il problema dei lavoratori americani non è Obama, è il capitalismo (quindi anche Obama). D’altra parte il grande capitale, vieppiù se finanziario, non ha né bandiere né radici. Il capitale è un escort di lusso che va dal miglior offerente, sia quando decide dove produrre, sia quando decide dove vendere. In tutto questo le persone sono ridotte a merci mentre le merci, e su tutte il denaro, diventano non solo persone, ma le uniche persone in grado di reclamare propri diritti e proprie libertà.
    Ora rimane da capire se siamo ancora abbastanza vivi per riprenderci il diritto a decidere cosa, quanto e come produrre, o se continueremo a produrre cosa, quanto e come impone il denaro. Il soggetto continuerà a servire l’oggetto o la coscienza rimetterà la ragione sulle sue gambe? Alienazione o rivoluzione.

  23. antonio mason

    Al tempo di Cesare era Cesare a comandare e tutti conoscevano Cesare . Ora a comandare sono i banchieri, i proprietari privati delle banche centrali, le stamperie della moneta di carta,e se ne stanno zitti zitti e nascosti perchè se la plebe sa come stanno veramente le cose il loro potere è finito . Oscar cosa le costa mettere i nomi ed i cognomi di chi crea la crisi a tavolino e poi manipola l’informazione con 100 teorie per infinocchiare la gente pardon la plebe che è nata per non capire.

  24. Fabio Cenci

    @stefano

    Scusi Stefano, e secondo Lei qual’e’ l’alternativa “praticabile” al capitalismo oggi?

    Io non vedo modelli economici alternativi….migliori all’orizzonte.

    Sara’ perche’ non ho studiato Economia, ma Fisica, ma so che fine ha fatto l’alternativa al capitalismo di mercato. E’ implosa. Ora…puo’ darsi che imploda anche il capitalismo di mercato, ma mi domando che senso abbia dire: neanche questo funziona, e non proporre un modello alternativo praticabile.

    Saluti

  25. davide

    @Pietro Monsurrò
    La ringrazio per la risposta, vorrei però sapere se per Lei c’è una connessione tra il salvataggio della banche nella crisi e quanto affermato da Friedman e moglie, visto che Bernanke affermò:
    “Let me end my talk by abusing slightly my status as an official representative of the Federal Reserve. I would like to say to Milton and Anna: Regarding the Great Depression. You’re right, we did it. We’re very sorry. But thanks to you, we won’t do it again.”
    Credo che Lei l’inglese lo sappia, ma traducendolo velocemente per gli altri bloggers, Bernanke afferma che Friedman (milton) e Schwartz (anna), secondo lui aveva ragione riguardo la cuasa della grande depressione del ’29 e lui non avrebbe mai permesso che questo ricapitasse.
    Può darsi che mi sbaglio ed interpreto male la situazione, ma a me pare che il salvataggio delle banche americane da parte delle autorità americane sia più riconducibile all’idea fridmaniana piuttosto che a quella keynesiana, anche perchè francamente nella teoria generale di Keynes, non trovo questa “soluzione” alla crisi.

  26. La Cina è grande, fa paura a tutti!
    lo ha sempre fatto. ora corre come un possente treno, come un inarrestabile carrarmato, sembra veramente che travolga tutto e tutti.
    Per quanto andrà avanti? Si dice che la storia non si ripete, ma la storia della Cina è fatta di bruschi cambiamenti .
    La Cina di oggi sembra veramente un unicum senza precedenti
    Comunista? Capitalista? a me ricorda tanto la Germania Nazista.

  27. luciano fiordoni

    Nel valutare le problematiche connesse con il debito USA non è da sottovalutare l’effetto indotto su di esso dallo sbilancio nella posizione con l’estero che nonostante il tendenziale deprezzamento del dollaro trova una diffiicle ricomposizione. Sulla vischiosità di quest’ultimo pesano le scelte delle multinazionali americane che hanno largamente delocalizzato in paesi a basso costo di fattori di produzione come la Cina.
    In altre parole esiste una stretta correlazione tra l’acquisto di Bonds USA da parte dei cinesi e la produzione di beni USA in Cina e le conseguenti importazioni americane.

  28. @davide
    Personalmente, le due cose non sono equivalenti, perché si può evitare il calo di offerta di moneta stampandone nuova (cosa che personalmente, comunque, deploro) senza per questo salvare le banche (se sono aziende, e come tali devono essere fallibili); non ricordo l’opinione di Friedman al riguardo, ma non giurerei che fosse per salvare a tutti i costi una impresa fallita (sarebbe in contrasto con i principi di libero mercato del monetarismo stesso).

    Che lo possa pensare Bernanke, può essere; che Bernanke possa dire di essere stato ispirato da Friedman, pure (tante gente dice tante stronzate, una più una meno…), ma in realtà negli USA sono state lasciate fallire molte banche che semplicemente avevano dimensione statale e non federale, quindi l’affermazione non è “strettamente” vera… Direi che il “salvataggio delle banche” di cui parli, che è riferito alle “banche grandi”, più che con l’economia ha a che vedere con la politica.

  29. @davide
    Anna Schwartz un paio di anni fa ha detto credo che Bernanke ha imparato da Friedman la lezione sbagliata. Bernanke è un deflazio-fobo professionista che farebbe di tutto per evitare alle banche di fallire, anche impedir loro di rispondere alle condizioni di mercato. Friedman almeno in un’occasione (proprio in Monetary History) aveva fatto notare che la deflazione in sé non è un problema, tant’è che negli anni ’70 dell’Ottocento ci fu una forte deflazione e contemporaneamente una rapida crescita economica.

    In ogni caso, è vero che in condizioni di crisi Friedman avrebbe difeso politiche come quelle di Bernanke, o perlomeno simili, e in alcune occasioni ha difeso tesi del genere, ad esempio in un intervista sulla crisi giapponese, e ovviamente nel capitolo “The Great Contraction” della Monetary History.

    La tesi di Friedman è che basta tenere la crescita dell’offerta di moneta relativamente costante, senza fare “fine tuning” delle condizioni economiche, per prevenire le crisi economiche. Io sono contrario a questa affermazione che mi sembra inesatta.

    Però quello che Friedman NON diceva era:

    1. Fare fine tuning e stabilizzazione dell’economia nel breve termine
    2. Fare politica monetaria discrezionale senza seguire regole quantitative fisse
    3. Usare la politica monetaria per scopi di manipolazione delle risorse nei mercati finanziari.

    La teoria di Friedman è estremamente poco sofisticata per i miei gusti, però bisogna tener presente che Friedman considera la moneta e non la finanza come oggetto della politica monetaria. Per i monetaristi la moneta ha un’importanza intrinseca che è indipendente dall’effetto che ha su investimenti, tassi di interesse, etc.

    L’approccio finanziario alla moneta è tipico della scuola neokeynesiana del credit channel (fondata de facto da Bernanke negli anni ’80, insieme a Mishkin, Stiglitz…), la Scuola austriaca (per altri motivi) e nell’Ottocento la “banking school”.

    A me non piace il monetarismo, ma la politica della Fed non è mai stata monetarista almeno dal 1983, e l’approccio finanziario alla politica monetaria è concettualmente estraneo al monetarismo.

    PS La moglie di Milton Friedman è Rose Friedman, non Anna Schwartz.

  30. @stefano
    Vorrei ricordare un po’ di fatti anch’io:

    1. La politica liberale per la moneta impone le regole fisse e non la discrezione. La teoria economica prevede instabilità quando c’è discrezione. La discrezione come policy negli USA è cominciata perlomeno nel 1987 e che la crisi finanziaria fosse inevitabile lo dicevano molti economisti liberali già nel 2005, se non prima.

    2. Il debito pubblico americano è esploso e ancor di più starà per esplodere per la politica fiscale e non solo quella di comprare le banche. Poi c’è la politica sanitaria e della social security a creare anche più problemi. Poi c’è la politica militare… non ho dati, ma direi che i finanziamenti alle banche sono solo una parte del problema. In ogni caso, la politica liberale consiste nel lasciarle fallire, non nel salvarle.

    3. In Europa la criticità portoghese, italiana e greca è legata al debito pubblico, solo quella irlandese è legata al debito delle banche che è stato socializzato, mentre quella spagnola potrebbe aggravarsi se la Spagna decidesse di fare come l’Irlanda.

    4. La crisi finanziaria negli USA ha toccato non solo sistemi altamente regolamentati e in cui la politica ha avuto un ruolo fondamentale come la finanza e le banche, ma anche settori parapubblici come Fannie Mae e Freddie Mac che hanno dato garanzie (garantite a loro volta dal contribuente) a metà del mercato dei mutui americano.

    5. La crisi finanziaria europea ha colpito anche banche pubbliche come le Landesbanken tedesche, non solo banche protette dallo Stato da politiche illiberali e fondamentalmente tafazzistiche.

    6. La crisi del 2007 è la naturale conseguenza della reazione alla crisi del 2001: se lo Stato non impedisse le recessioni, non ci sarebbero mai gravi crisi perché il mercato non può accumulare problemi strutturali nel lungo termine senza uno Stato che impedisce che vengano eliminati con correzioni periodiche. Tutte le grandi crisi nascono da lunghi periodi di boom orchestrati dallo Stato, perché i problemi richiedono tempo per accumularsi.

    7. Senza politiche del credito facile la semplice domanda di credito non genererebbe un boom del credito. L’aumentata domanda di debito da parte dei poveri non creerebbe una riduzione del costo del debito ma un suo aumento. Dunque questo argomento è illogico e teoricamente sballato.

    8. Gli USA sono un paese con politiche idiote. Questo i liberali lo hanno sempre detto, tranne i pochi matti che credono alla supply-side economics e alla demagogia fiscale e monetaria.

    9. Basta manipolare l’equazione della bilancia commerciale per capire che il deficit commerciale di una nazione non dipende dal tipo di importazioni (Se frutto di investimenti diretti o meno), ma semplicemente dal livello aggregato di investimenti, risparmi e deficit pubblico. GLi americani non risparmiano, e per finanziare deficit pubblico e investimenti devono prendere a prestito. Tutto qua. Politica cretina, risultati cretini.

    10. Il capitalismo non c’entra nulla con i risultati ovvi e scontati delle politiche monetarie degli ultimi 20-30 anni.

    Purtroppo l’economia è una cosa complessa e richiede un lungo e penoso studio per essere compresa, arrivare subito a conclusioni non è consigliabile. Usare concetti marxisti non è certo un buon modo per capire la realtà.

  31. nicole kelly

    La Cina invecchia e non ha una previdenza sociale.
    L’America non ha bisogno della Cina perché di PVS disposti a prendere il posto della Cina ce ne sta una fila chilometrica.
    La Cina deve comprare il debito per due motivi:
    1) Non può uccidere l’economia del suo migliore cliente (che può andare a spendere altrove)
    2) Non potrá mai chiedere la restituzione del debito a una nazione che può ridurla e all’età della pietra e, visto che la Cina ha lo stesso numero di atomiche di Israele, non potrebbe sostenere uno scambio nucleare nemmeno con l’India.
    È come nel medioevo: gli abitanti del borgo devono “pagare” gli sfizi del signore armato fino ai denti.
    Non serve leggere testi di economia, basta guardare con attenzione il film del maestro Olmi “il mestiere delle armi”.

  32. davide

    @Pietro Monsurrò
    Grazie per la risposta, ha ragione per quanto riguarda chi era la moglie di Friedman, rimasi sorpreso di quanto leggevo, poi adesso andando a rileggere ho visto di aver preso un abbaglio, la ringrazio per la correzione, eviterò almeno di ripetere lo stesso errore.

  33. davide

    @Pietro Monsurrò
    Tirando delle conclusioni, mi pare però che la Fed non abbia seguito neanche una politica keynesiana, che la crisi che stiamo vivendo abbia tra le sue caratteristiche generative (ma non l’unica per me) una massiccia politica monetaria espansiva che ha intensificato i rapporti di debito-credito privato che ha generato a sua volta una bolla speculativa mi pare ovvio, ma non si può sostenere che keynes (tra l’altro nemico di wall street) spingesse sulla creazione di bolla su bolla per sostenere la domanda.

  34. davide

    @Leonardo, IHC
    Esattamente non so se Friedman avrebbe potuto condividere il salvataggio delle banche, quello che so esattamente è che non è di certo un’idea di Keynes quella di sostenere la domanda con l’indebitamento privato, le bolle speculative e il salvataggio delle banche.

  35. Nicole kelly

    GE signed $1.6 billion worth of deals in India on the heels of President Obama’s recent trip there, including $750 million in contracts with India’s Reliance Power.

    On Wednesday, as Chinese President Hu Jintao visited the U.S., the White House said GE will form a clean-energy venture with Shenhua Energy Co. GE estimates the deal has the potential to generate up to $2.5 billion in U.S. exports.

    Immelt has said he expects GE’s profits will be driven by industrial growth in China. In November he pledged that GE will invest $2 billion through 2012 to help China tackle its energy and infrastructure needs.

  36. stefano

    @Pietro Monsurrò
    Buonasera signor pietro. Cercherò di essere breve, dato che ho già avuto modo di constatare l’insanabile distanza, direi “antropologica”, con il liberismo e la mefitica ideologia del laissez-faire. Non che io non rispetti il suo pensiero o neghi a lei il diritto di esprimerlo. Semplicemente il ripetere il catechismo liberista ora, nel bel mezzo di una crisi strutturale di un modello di capitalismo plasmato sull’autoregolazione del mercato, specie di quello finanziario; ripeterlo ora, mentre per salvare quel bel paradiso di autoregolazione che sono i mercati finanziari viene chiesto ai lavoratori di rinunciare a servizi irrinunciabili e pagati con le tasse; ripetere ora che bisognava non salvare le banche e non accorgersi che è l’economia finanziarizzata a rendere le banche “too big too fail”; dimenticare il vecchio ammonimento di Hobbes che “il denaro è potere” e pensare che i padroni si facciano scrivere le leggi dai propri sottoposti; tutto ciò è puramente “ideologico”, nel senso di scollegato dalla dinamica storica degli eventi.

    Alcune altre puntualizzazioni: Lei dice che gli U.S.A. hanno praticato politiche “idiote”, cioè, dalla spiegazione che ne dà, hanno consumato più di quanto producevano. Ma Lei dovrebbe anche ricordare che senza questa spugna a livello mondiale non sarebbero cresciute le altre economie e le tendenze stagnazionistiche alla Minsky sarebbero apparse fin dalla metà degli anni ’70, cioè da quando ha inizio il debito commerciale U.S.A..
    Quanto alla politica monetaria, anche qui Lei non sa o non ricorda che Greenspan fin da quando si presentò alla Fed dovette muoversi tra la teoria monetarista da cui proveniva e la tremenda fragilità del sistema finanziario che si trovava a regolare. Si calcola che dal 1975 ad oggi, si siano registrate, in media, una crisi finanziaria ogni due anni e mezzo. Tali crisi, seppur inizialmente periferiche e circoscritte, sono comunque state notevoli; basti pensare al “lunedì nero” che visse il neoeletto Greenspan, o alle crisi delle Savings & Loan del 1991, o alla crisi delle tigri asiatiche (1997) e alla conseguente crisi russa e brasiliana del 1998. Insomma ogni qual volta Greenspan provava a rialzare il tasso d’interesse e ridurre la liquidità, si trovava a dover invertire rotta per evitare il tracollo. E il tracollo, come dimostra la crisi attuale, significa tracollo della finanza e dell’economia reale, dato che le due cose non sono scindibili ma complementari. L’unica cosa su cui riflettere è che nel passaggio dal Keynesismo “bastardo” dei trenta gloriosi al Keynesismo finanziario (cioè meccanismo di deficit-spending privato) ci si è ritrovati con un sistema più insostenibile, con esplosione delle disuguaglianze, e perennemente in “crisi”.
    Rimane però, e lo sottolineo, la peculiarità del capitalismo: o vi è una fonte di ricchezza esterna (deficit pubblico, deficit privato, esportazioni, guerre etc..) o il sistema tende alla stagnazione e alla disoccupazione di massa. Cose che sapeva sia Marx, che un liberale come Keynes.

  37. Si vuole evitare l’inevitabile con la continua crescita del debito.
    Se continuiamo così sarà un disastro per le economie occidentali.
    Cartolarizzazioni e riserva frazionaria di riformare immediatamente…costi quel che costi. Sarà crisi economica?…ci saranno licenziamenti?…beh..meglio una crisi che duri due tre anni che la sottomissione alla dittatura cinese. Meglio un giono da leoni che cento da pecora…no?

  38. Dott. Oscar Giannino non crede che gli USA con un debito/PIL al 130% (totale debiti) e deficit/pil al 10% circa e un tasso di crescita dei debiti a dir poco stratosferico, non meriti la tripla A?
    La ringrazio…sarei felice se esponesse la sua opinione in merito.

  39. antonio mason

    Economia economia, scienza non scienza, manipolata . Per capire il monetaerismo chiedetelo ad un argentino che ha subito la crisi monetaria ideata dagli economisti della scuola di Chicago

    Per capire la forza delle monete bisogna fare un esempio di una guerra delle monete e così tutto è più chiaro.
    Crisi di Suez del 1956 Francia ed Inghilterra con il sostegno di Israele si impossessano del canale di Suez. Resa del canale di Suez 7 milioni di euro al giorno e continuando a parlare di numeri ogni giorno tutti gli italiani pagano 220 milioni di euro di interessi passivi del famoso ma mai spiegato debito pubblico alle solite banche o meglio ai soliti banchieri Quanto vale l’ Italia ? 30 canali di Suez . Si signori sono gli introiti di 30 canali di Suez che vale l’ Italia, altro che debito pubblico ,gli speculatori, l’ assalto all’ euro, tutte balle gigantesche ammantate da una falsa rappresentazione della realtà. La realtà è una sola siamo spremuti ,con la frode , con l’ inganno, con le guerre, e con la paura,da oltre 150 anni dai soliti banchieri.
    Ritorniamo a Suez 1956 il canale sta per passare sotto il dominio anglo francese in quel epoca comandava De Gaulle in Francia : Improvvisamente come per incanto ,dopo che gli anglo francesi hanno preso possesso del canale ,siamo nel novembre dicembre 1956, la sterlina inglese ed il franco francese cominciano ad indebolirsi a dismisura rispetto al dollaro. La guerra è stata finanziaria, Eisenhower voleva vendere le riserve statunitensi della sterlina, provocando così il crollo della valuta britannica. Conclusione Francia ed Inghilterra abbandonano il canale di Suez
    Più chiaro di così!!
    Però il solito esperto di economia, ovviamene al soldo dei banchieri, magari professore universitario, (Soros in indonesia si è beccato una una condanna a morte in Italia si è preso a Bologna Consgnata da Prodi una laurea onoris causa in : Economia SicH !!) Si obbietterà che la colpa era del franco francese e della sterlina che erano deboli …..solita informazione di regime dei banchieri.

  40. @antonio mason

    Beh allora con le riserve di dollari che ha la Cina…o assisteremo ad un conflitto anche militare USA-CINA (vedi scaramucce con la Corea del nord) oppure gli USA si sono già arresi…e saremo tutti dominati dai cinesi nei prossimi anni.
    Spero che gli occidentali si rendano conto in che cosa si stanno lanciando.
    Per mantenere i prezzi bassi (contenere l’inflazione reale) rischiamo, per evitare fallimenti a catena, di scatenare una inflazione monetaria con effetti altrettanto distruttivi.
    La massa di investimenti inarrestabili verso l’estero è preoccupante.
    Che siano una opportunità questi paesi è forse l’opinione di quei pochi grandi imprenditori che stanno facendo grandi profitti.
    Poi dicono che la disoccupazione non diminuisce….e per forza..di questi passi diventeremo tutti come gli schiavi cinesi o thailandesi che lavorano su impalcature di bambù per costruire l’ultimo grattacielo per il magnate di turno.

  41. MitMar

    Questo blog è il posto più accogliente che ho trovato su Internet. Finalmente non solo editoriali straordinari ma commenti intelligenti e sofisticati. Bellissimo. Un nutrimento dello spirito. Grazie a tutti.

  42. Gentile Sign. Giannino, penso se non sia giunto il momento di spiegare alla gente
    come funzionano le Banche Centrali e gli Stati. credo che le Banche tutto vogliano
    tranne la riduzione del deficit pubblico. di fatto governano le Banche (…signoraggio? Lei ne sa qualcosa a tal proposito?) sarebbe “importante” capire perche’ in tutta questa cosidetta informazione , nessuna autorita’ Bancaria si presenti ai mezzi di comunicazione in un dibattito , spiegare al popolo bue cose fondamentali. invece assistiamo alla quotidiana pseudomattanza politica del tutti contro tutti a parlare di zoccole,mantenute, case,cucine,concussi e concussori ecc….. la patrimoniale,un’altro furto dei furbi di Stato. si dice sempre che negli Stati Uniti tutti pagano le tasse, e come si giustifica che abbiano 14mila miliardi di deficit? per il poco che capisco uno Stato indebitato e’ piu’ controllabile di uno con i conti in ordine, o sbaglio? grazie enrico cavallaro

  43. Guido

    Perché, se
    – il cancro dell’evasione fiscale succhia 120 miliardi di euro dal corpo sfibrato dell’Italia, che lentamente sta morendo …
    – la Francia ha il più efficace e semplice sistema fiscale d’Europa per cui l’evasione fiscale è di “soli” 10-15 miliardi di euro …
    l’Italia non introduce immediatamente questo sistema in modo tale che nell’arco di 4-5 anni potremmo disporre di tanto danaro da poter far fronte non solo al pagamento del debito in tempi ragionevoli ma anche contribuire alla rinascita dell’intero Paese?
    Perché nessun politico ne parla mai? E’ troppo semplice per essere vero?
    Potete aiutarmi a capire ?
    Grazie
    Guido

    PS

    http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-478647a6-da3c-4e12-bc9b-cc85ca40a2c1.html#

    Presa Diretta è più che esauriente: ascoltate quanto racconta dal 90° minuto in poi la parte dedicata alla Francia !

  44. Guido

    Certamente tutti conoscete la teoria esposta da

    http://www.zeitgeistitalia.org/

    http://video.google.com/videoplay?docid=-922737582620416065#

    E’ la teoria del complotto “massonico” analizzata nel dettaglio ed esposta con semplicità:
    Nessuno può essere schiavizzato nel modo più desolante di colui che crede falsamente di essere libero – Johann Wolfgang von Goethe

    Il film sembra avere come bersaglio l’appoggio incondizionato alla guerra di George Bush; il collateralismo al Partito Repubblicano ed i suoi legami con gruppi bancari nell’ombra, veri detentori del potere mondiale, già finanziatori di Hitler. Tratta anche del microchip RFID che potrebbe un giorno essere impiantato sotto-pelle alle persone, come sostituto del denaro e della carta di credito.

    Potentissimi banchieri (sempre gli stessi) portano avanti una cospirazione strisciante, in modo di arrivare alla dominazione del mondo e così aumentare la propria ricchezza e potenza. Le loro società hanno utilizzato la loro ricchezza per aumentare il panico finanziario, provocando molteplici crisi delle borse, causando (mediante la diffusione di voci allarmistiche tramite la stampa che controllano) il fallimento di molte piccole banche indipendenti concorrenti, dando luogo al loro consolidamento e fusione o accorpamento alle più grosse istituzioni che questi “manovratori occulti” controllano.

    Il film mette in luce la teoria del complotto elettronico e dichiara apertamente che la Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, venne creata per rubare la ricchezza della nazione: fa riflettere il fatto che nel 1963 il presidente Kennedy firma una risoluzione per autorizzare la convertibilità dell’argento, in modo di rendere lo US treasure indipendente dai prestiti della FED, e che pochi mesi dopo venga ucciso.

    IRAN, IRAQ, BOLIVIA, GUATEMALA, VENEZUELA, PANAMA ecc
    I killer economici e non solo!
    Mette in luce come le varie guerre combattute dagli USA abbiano portato immensi profitti a pochi kilo-milionari (in dollari). Descrive che l’obiettivo di questi banchieri sia raggiungere la supremazia mondiale su un pubblico facilmente controllabile e ricattabile

    In questa sezione del film, si afferma che esiste un movimento occulto per cambiare la costituzione statunitense e porre fine al dollaro mediante la sua crisi ed infine, dopo il crack economico, disoccupazione e disordini, l’instaurazione di un governo autoritario e la progressiva fusione degli Stati Uniti, del Canada e del Messico in una costituenda Unione Nord Americana un super-stato simile all’Unione Europea che avrà un’unica moneta, l’Amero e che secondo quello che sostiene il film, assieme ad una ventura Unione Africana ed alla ancora molto futuribile Unione Asiatica, verrebbero gradualmente fusi nell’Unico Governo Mondiale.

    Il film conclude che sotto questo tipo di governo, ogni essere umano verrebbe impiantato con un micro-chip RFID che, con l’apparente sembianza di un più sicuro documento di riconoscimento, verrebbe utilizzato per monitorare gli individui e sopprimere il dissenso.

    Nonostante tutto, il film si conclude in modo ottimistico, confidando che tramite la presa di coscienza mondiale del complesso di questi fatti, si arrivi al rovesciamento di queste forze, che in gran parte traggono la loro forza dall’essere in ombra e dal mascherare i propri obiettivi e manovre. In fine queste forze oppressive verranno rovesciate e si avrà il trionfo definitivo della rivoluzione.

    SOLO SCIOCCHEZZE ? Forse si, ma se fosse vera anche una minima parte di questa lettura della realtà economica mondiale il futuro della libertà sarebbe fortemente a rischio.

    E’ intrigante nella sua esposizione semplice e all’“apparente” credibilità, perchè da corpo a sospetti e pensieri che spesso hanno attraversato la nostra mente.

    Ve lo propongo come una informazione in più, da leggere ovviamente con occhio critico. La riflessione che impone a tutti noi può aiutarci a valutare meglio le nostre scelte economiche e ad impostare in maniera più intelligente la nostra vita.

  45. Concordo con la politica del Crack. Ma il crack deve essere pilotato, se è vero come è vero che la maggior parte del debito pubblico Italiano è detenuto da Italiani, proporrei una sorta di remissione del debito allo stato. Che senso ha pagare miliardi di interessi passivi all’anno su un debito pubblico che zavorra la società e il nostro futuro?. La soluzione più logica sarebbe quella di azzerare il debito allo stato, gli Italiani che credono davvero a questo paese potrebbero farlo, rinunciate al vostro credito.
    In fondo ottenere miseri interessi su cui si pagano ulteriori tasse non ha senso, barattate il vostro credito col futuro della nazione, ne vale la pena. In cambio lo stato potrebbe riconoscervi un credito d’imposta pari alla vostra liberalità, abbassare le tasse, ridurre il numero dei comuni, abassare l’aliquota fiscale.

  46. stefano

    @Guido
    Chiedo scusa, Guido, ma credi veramente a tutte le panzane che ti dicono? Segnatamente di quele relative all’evasione fiscale.
    Se anche recuperassero fino all’ultima lira, stai tranquillo che i nostri amministratori troverebbero il modo di dilapidare il “tesorotto”.
    Mi viene in mente quella barzelletta del figlio che continua a chiedere soldi al padre e questo, dopo l’ennesimo esborso :”Ma figlio mio, hai le mani bucate!” pronta risposta del pargoletto “…vedessi le braccia”
    Quindi, quelli sono drogati di spesa. Si sono impossessati del bancomat e non lo mollano manco morti. Usano i soldi di Pantalone per dotarsi d’ogni benefit, rielezione compresa. E in caso di trombatura elettorale, per dotarsi d’una sinecura.
    A sentir loro, la colpa se i soldi non bastano, è sempre di chi non gliene da abbastanza.
    Perché i politici non danno un’occhiatina alle banche e ai loro conti? Scommettiamo che troveremmo delle sorprese utili a ripianare il deficit? Ah, ma chi tocca le banche muore.

    Anch’io mi sono chiesto perché il nostro sistema fiscale è così complicato (roba da ricorrere al tribunale per i diritti umani).
    Mi sono dato queste risposte (secondo me tutte contemporaneamente valide):
    1) serve a non permetterci di capire bene quanto paghiamo e per cosa
    2) serve a farci sbagliare e ad applicarci multe e sanzioni
    3) serve a farci sentire indifesi
    4) serve agli amiconi degli amiconi, con i mezzi giusti, ad eludere anche il centesimo
    La ricetta per rientrare, imho, è l’esatto contrario di quanto dici tu: non rimettere il debito dello Stato, ma non acquistare più BOT re CCT. E roba che li contenga. E rimandare il più possibile le spese (così non evado, ma non pago l’IVA; detto fra noi considero l’evasione fiscale, a questi livelli di tassazione, pura e semplice legittima difesa; io non posso evadere, tanto per chiarire).
    Insomma, l’unico modo per sistemare le cose è affamare la bestia.
    Inoltre, per quale motivo uno che ha risparmiato magari per tutta la vita deve rinunciare al frutto della sua fatica? A questo punto sarebbe stato meglio berseli tutti al bar come ha fatto la cicala. Perché deve sempre pagare la formica?

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