Gioco d’azzardo libero purché non si pecchi in pubblico – di Vito Kahlun
Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Vito Kahlun
Texas Hold’em, scommesse sportive, poker, gratta e vinci, lotto, superenalotto, win for life, roulette e blackjack: in Italia 30 milioni di persone – un italiano su due – giocano d’azzardo. Di questi 500 mila sono affetti da ludopatia ovvero gioco d’azzardo patologico. Il dato non è nuovo, cosi come non è nuovo il fatto che le recenti misure riguardanti il gioco online porteranno maggiori introiti alle casse dello Stato. Fin qui niente da eccepire: si tratta di una scelta di politica economica legittima.
Ciò che induce a riflettere sono le due facce che mostra la classe politica nostrana di fronte a questioni, che come il gioco d’azzardo, implicano una presa di posizione morale ed etica. Da un lato, infatti, negli ultimi dieci anni sono aumentate vertiginosamente le entrate nelle casse dell’erario provenienti dal gioco d’azzardo.
Ciò teoricamente dovrebbe dirci che i nostri parlamentari non si fanno problemi etico- morali sul tema in oggetto. Quando però si passa dal virtuale – giocato in solitudine o tutt’al più in una tranquilla sala bingo – al reale, qualche problema sorge.
Nello specifico ci si chiede: perché non è ancora possibile aprire Casinò in città come, ad esempio, Roma che avrebbe cosi una maggiore attrattiva internazionale? Cosa ci sarebbe di male ad unire il sacro al profano? Niente in uno Stato laico. In uno Stato moralista, però, le cose vanno diversamente. E allora i “peccati” sono leciti – se non addirittura tutelati – nel privato, non sanzionati nella quotidianità, e praticamente favoriti da un sistema giudiziario inefficace. Si pensi non solo al gioco d’azzardo, ma anche al sesso a pagamento e all’uso “personale” di sostanze stupefacenti. E le liberalizzazioni?
Lascia perdere la laicità, questa ipocrisia di stato è presente ovunque, si chiama Morale Social e la mamma del “politically correct”, una versione sintetica e maggiormente virulenta della morale religiosa , che si impone mezzo decreto.
Pensa alla laicissima Svezia, dove la prostituzione è addirittura VIETATA, non deregolamentata come da noi, pensa alla Danimarca che ha proposto la vendita dei tabacchi solo in farmacia e addirittura con ricetta, pensa alla Francia e la sua “imposta sulle bibite zuccherate”, senza dimenticare i casi storici del proibizionismo in America. I governi trattano i cittadini come bambini, dicendo cosa è giusto o non è giusto, allo stesso tempo ipocritamente prevedono alcune eccezioni lucrative.
Insomma la “morale-sociale” (come tutte le parole che finiscono con sociale) è schizofrenica.
@Giuseppe D’Andrea
Vorrei solo ricordare che le varie macchinette mangiasoldi, videopoker etc, installate nei vari negozi, venivano additate come rovina-famiglie perchè riducevano taluni giocatori sul lastrico per dipendenza. Ora, che c’è lo stato di mezzo, non se ne parla più, eppure la macchine sono le stesse….
Riguardo i giochi d’azzardo io li regolamenterei, sopratutto quelli on-line ed i vari video poker. Per i Casinò la situazione è un pochino diversa. Il concetto stesso di poter giocare nel buio del proprio studio, mette le persone (sopratutto le più deboli) in condizioni di mangiarsi tutto. Oramai sono tanti i casi di suicidi legati al video poker. Secondo me, chi va nei Casinò, è più difficile che incorra nel rischio di continuare a giocare al oltranza, ma sopratutto tutti i giorni. Il fatto stesso di dover andarci, implica un atto di volontà che impedisce giocate convulse giorno dopo giorno. Quindi, apriamo pure Casinò (al posto delle orribili sale Bingo), però diamo una drastica potata ai video poker ed alla possibilità di giocare d’azzardo da casa. Non sarà un pensiero molto liberale, però…..
@Giovanni Bravin
@Massimo Peruzzo
Ma servono a fare cassa dunque è per il “bene-sociale”, altrimenti era una “piaga-sociale”, vedi che bella “morale-sociale” ? Non cogli la sua logica ineccepibile ?
PS: inizio a odiare la parola sociale.
C’è un motivo storico per cui i Casinò sono tollerati dallo Stato Italiano solo nelle zone di confine per cercare di mitigare una “fuga” di capitale all’estero, però una volta c’erano le frontiere, ora non è più così. Paradossalmente però il Casinò (quello vero) è molto ma molto più equo rispetto ai giochi che vengono ammessi on line, e non parliamo dei Videopoker.
Personalmente non sono contrario nè al gioco da Casinò nè al gioco on line, ognuno dovrebbe essere libero di fare quello che crede con il proprio denaro. I videopoker hanno già ferito chi voleva essere ferito, e paradossalmente al Casinò tutte queste persone avrebbero rimesso sicuramente meno soldi.
Il vero problema dei Casinò è la criminalità che ci gira attorno, usurai, ladri (di fiches) e altro. Anche se l’idea di un Casinò a Roma suona bene, andrebbe comunque monitorata con attenzione, e onestamente non riesco ad immaginare cosa potrebbe portare in zone controllate da Camorra, Mafia e Ndrangheta.
Per chi mi voglia fare la morale cattolica sul gioco chiedo: ma chi l’ha inventato il Lotto?
I giochi del casinò online (roulette, blackjack, videopoker) che sono appena stati lanciati hanno un payout certificato che oscilla tra il 97% e il 99,6%, pubblicato per legge sui siti di casinò. Tutte le transazioni di gioco vengono inviate ad AAMS e tutti i siti autorizzati hanno l’obbligo di chiedere all’utente di impostare dei limiti di spesa.
Il molto più famoso Superenalotto, quello di cui ci parlano i TG serali, ha un payout del 35% e una tassazione del 55%. I videopoker del bar – almeno quelli legali – hanno un payout che si aggira attorno al 50%. Davvero siete ancora contro i casinò online?
fai un casino vito