22
Mag
2019

Game of Thrones: Edizione Liberista

Una speciale classifica con premi ai personaggi che meglio hanno rappresentato gli ideali e le teorie di alcuni tra i più grandi pensatori del pensiero liberale nel mondo. Scopriamoli:
🏆 1. Premio #Popper: La discesa verso il totalitarismo di #Danaerys. No, non è impazzita. e non si tratta di un cambio troppo repentino del personaggio: è una corretta analisi dei presupposti gnoseologici delle dittature. I grandi dittatori non credevano di essere cattivi, credevano di essere gli unici a sapere cosa fosse giusto, e di essere legittimati a tutto per farlo capire agli altri. Ma gli schiavi ecc…?
“Ha fatto anche cose buone”.
Il suo dialogo con Jon sembra essere preso pari pari dalle riflessioni dei grandi liberali sul potere, corrompe, e corrompe grazie alla pretesa di avere un punto di vista privilegiato sul mondo, in virtù del quale imporre la propria visione agli altri.

🏆 2. Premio #Locke: #Jon che finalmente fa qualcosa di utile. Devo dire che questa cosa fatta all’ultimo dall’eroe più passivo dei sette regni mi ha effettivamente sorpresa.
Come hanno gestito il dopo fa sorridere, ma… You’ll always be my queen.
Il senso del dovere ha spesso paralizzato Jon, ma in questo caso, pur non sapendo niente, si è ricordato che Sam gli ha detto di aver letto in un libro la teoria del “diritto di resistenza”, secondo cui è legittimo – se non doveroso – che le masse popolari si ribellino alle autorità sociali e politiche, quando subiscono un’evidente ed intollerabile situazione di ingiustizia.

🏆 3. Premio #Einaudi: Lord #Bronn is the Lord of Highgarden, Lord Paramount of the Reach, che da Master of Coin spiega l’importanza del vincolo di bilancio per l’equilibrio intertemporale delle finanze pubbliche. Ci voleva un mercenario per farlo.

🏆 4. Premio Lord #Acton/Walt #Disney: #Drogon, il drago più intelligente della storia, che ha capito che non è stato Jon Snow ad uccidere sua madre ma l’ossesisone del potere scatenata dal gioco dei troni, e ne distrugge il simbolo. Forse narrativamente non regge, ma simbolicamente è una scena bellissima. E poi ditemi che non vi siete commossi quando cerca di risvegliare Danaerys come Simba con Mufasa…

 

🏆 5. Premio #Spencer: Questa è dura: l’elezione di #Bran. Narrativamente non è un buco, è un colabrodo, ma simbolicamente segna il passaggio da una società dominata dalla forza a una dominata dalla conoscenza. È il contraltare del bellissimo scambio di qualche stagione fa fra Littlefinger e Cercei (knowledge is power/power is power). Spenceriano, quindi ok.

🏆 6. Premio #Burke: #Sam che propone la democrazia, scatenando crasse risate. Tutta la serie può essere vista come una dolorosa transizione politica, e i tempi dell’evoluzione istituzionale sono lenti e dolorosi.

🏆 7. Premio #Hamilton: #Jay and #Madison: Queen in the North! Con un solo cenno della testa del Re più improbabile della storia! Altro salto logico narrativo, ma funzionale alla riflessione sul potere: la sua frammentazione è un modo per controllarlo, e l’autonomia del Nord è un altro limite al potere centrale che renderà il gioco del trono meno appetibile.

🏆 8.Premio #Rothbard: Jon #Snow e i #wildilings che inspiegabilemnte lo aspettano a Castle black per andare a sperimentare nuove forme istituzionali oltre la barriera. Perché dove il riformismo fallisce, la creazione di nuove società volontarie potrebbe riuscire. Ok, è tiratissima.

🏆 9. Premio Nessun pensatore liberale, ma non potevo non menzionarlo. Jon e Ghost. Perchè è l’unica parte del finale che è piaciuta a chiunque abbia un’anima, ed avere un’anima è una parte fondamentale di costruire una società in cui le persone possono cooperare pacificamente.

E alla fine, possiamo anche riconciliarci con i buchi di trame, i salti logici, le incongruenze: a pensarci bene, anche l’affermazione della limitazione del potere nella storia del mondo occidentale assomiglia più a un accidente fortuito che a una storia ben sceneggiata, e forse questa è la cosa più interessante di Game of Thrones.

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1 Response

  1. Davide

    Ho avuto anch’io pensieri simili.
    La morale di tutta la storia è che il problema non sia scegliere il re “giusto”, ma che sia meglio non avere nessun re di cui doversi preoccupare.
    Non ci riescono fino a questo punto, ma è un potere che viene senza dubbio limitato, a cominciare dalla perdita del diritto ereditario.
    Siamo quindi alle basi fondanti del liberalismo.

    Ciò che stupisce è che, nel mondo reale, non ci si renda conto di essere nella stessa identica situazione: abbiamo sostituito “re” con “persone elette” ed “esperti”, ma siamo sempre lì; adoriamo il potere ritenendolo legittimo e senza metterlo in discussione.
    Preoccuparsi se sia Tizio o Caio a ricoprire il ruolo è il problema sbagliato.
    Il problema è il ruolo stesso.

    Dedicherei una citazione anche a Varys: “Il potere risiede dove gli uomini credono che il potere risieda. È un trucco, un’ombra sul muro. E un uomo molto piccolo è in grado di proiettare un’ombra molto grande.”
    Bisogna rendersene conto, per poter limitare e “smontare” il potere stesso.
    Finchè siamo in adorazione come nei confronti di una divinità (ed oggi con la democrazia e gli “esperti” è esattamente così – come nel medioevo coi re – grazie anche a come vengono lobotomizzati i bambini sin da piccoli) sarà molto difficile limitarlo.

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