4
Set
2010

Fiat globale vs. Fiom locale

La nuova Fiat è sempre più globale, come mostrano anche i dati delle vendite di agosto nei principali mercati automobilistici. Certo un singolo mese non fa un anno, ma la tendenza dopo lo sbarco di Marchionne in America è questa. Tuttavia Fiat, nonostante l’acquisto di Chrysler, rischia di non essere abbastanza grande per il mercato dell’auto del futuro.

L’acquisizione del 20 per cento di Chrysler da parte del gruppo torinese nel 2009 ha cambiato la prospettiva della casa automobilistica italiana. Nei prossimi anni la quota di Fiat in Chrysler dovrebbe salire fino al 55 per cento, rendendo il gruppo guidato da Sergio Marchionne il primo azionista del produttore americano. In questo modo l’Europa non sará piú il centro degli interessi per la casa torinese, che registrerà la predominanza del  mercato americano, grazie anche al Sud America e la posizione di forza in Brasile.

Se dal lato della produzione Fiat è riuscita da qualche anno a globalizzarsi questo processo di internazionalizzazione nel settore delle vendite è stato piú lento, anche perché costruire una rete di concessionari globale è molto difficile. Infatti, stabilire una fabbrica negli Stati Uniti è relativamente semplice, mentre è molto più complicato avere centinaia o migliaia di rivenditori.

Perché Fiat ha bisogno d’essere un’impresa sempre più globale? E perché una parte del sindacato italiano non riesce a comprendere questa nuova fase?

Innanzitutto bisogna guardare allo sviluppo del mercato automobilistico. L’Europa sta perdendo quote di mercato a discapito principalmente del continente asiatico, con il traino della Cina. Il gigante asiatico ha registrato il sorpasso sugli Stati Uniti d’America nel 2009 per quanto riguarda il numero di autoveicoli venduti.

Fiat ha compreso che l’Europa era troppo piccola ed è la ragione per la quale Sergio Marchionne ha puntato sull’operazione Chrysler. In questo modo Fiat diventa più americana che europea, con tutte le conseguenze del caso.

In Italia la produzione di autoveicoli è scesa negli ultimi anni, fino ad arrivare a poco più di 600 mila veicoli prodotti, lontano non solo da Germania, Francia, Regno Unito e Spagna, ma un livello inferiore rispetto anche alla Repubblica Ceca.

Il piano “Fabbrica Italia” nel quale si prevedono 20 miliardi di euro di investimenti in Italia nei prossimi anni, con addirittura un incremento della produzione italiana è stato un passo coraggioso di Marchionne. Certo gli obiettivi del piano industriale saranno difficilmente raggiungibili, poiché si prevede un raddoppio delle vendite entro il 2014, ma l’arrivo della Nuova Panda a Pomigliano d’Arco è stato un punto a favore di Fiat e del suo piano industriale.

La nuova Panda a Pomigliano d’Arco ha tuttavia registrato un punto di scontro con la FIOM, in piena campagna di successione nella CGIL. Le nuove condizioni di Fiat, che voleva una produzione più flessibile in cambio dell’investimento di 700 milioni di euro, sono state prese di mira da Filippo Landini, alla guida della FIOM.

Questo scontro è stato solo il primo. Dopo la presa di posizione cieca della FIOM, Fiat ha annunciato che la produzione delle monovolume, presente nel piano “fabbrica Italia” sarebbe stato spostato da Mirafiori alla Serbia, lasciando capire che gli investimenti in Italia sono possibili solo a certe condizioni.

L’ultimo scontro si ferma a Melfi, come ben descritto da Oscar Giannino.

La FIOM, per difendere i tre lavoratori che bloccarono probabilmente la produzione degli impianti di Melfi, ha deciso di assumere una posizione strumentale al fine di avere qualche voto in più alle prossime elezioni CGIL.

Una FIOM che non vede oltre Melfi o Pomigliano d’Arco e che per interessi elettorali rischia di cancellare il progetto “fabbrica Italia”.

La FIAT si scontra con una sfida globale estremamente difficile e si trova una parte del sindacato che non va oltre a Melfi. La posizione della FIOM pur comprensibile a livello di lotte di successione, non è giustificabile e dimostra l’arretratezza di una parte del sindacato italiano.

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2 Responses

  1. antonio

    ma come si fa a dare la colpa dei problemi Fiat alla Fiom? hanno elargito 250 milioni di dividendi su 800 di perdite. Si chiede di lavorare di più, guadagnare meno e perdere anche diritti . A mio avviso Fiat non riesce a vendere , non ha un’auto media , non è in Cina , al momento non ha modelli nuovi… Fiom avrà le sue responsabilità , ma a Pomigliano , le assemblee CISL sono molto più affollate … E quante volte , pantalone ne ha pagato…i deficit …

  2. andrea

    Caro Giuricin, benchè abbia avuto modo di condividere suoi interventi in passato,questa volte mi tocca dissentire.
    Innanzitutto non le fa onore un periodo come “La FIOM, per difendere i tre lavoratori che bloccarono probabilmente la produzione degli impianti di Melfi”, a mio avviso intriso di disonestà intellettuale. Le sentenze di un giudice del lavoro sono carta straccia? Siamo ancora in uno stato di diritto.
    D’accordo sulla saturazione del mercato europeo e la necessità di cercare nuovi sbocchi, sia produttivi che commerciali, ma non si può trarre conclusioni senza tener presente che il mercato auto, sempre più serrato sulla battaglia sui costi (alleanze e fusioni che si sono susseguite sono lì a dimostrarlo), non può portare ad un arretramento delle condizioni dei lavoratori.
    La globalizzazione malgovernata che avrebbe dovuto portare ad un innalzamento nella qualità dei paesi in via di sviluppo, ci sta conducendo a una situazione opposta.
    Lo stipendio dell’operaio serbo ci deve stare a cuore come quello dell’operaio italiano, perchè una forte disparità reca un danno alla nostra collettività che si traduce in meno occupazione, meno gettito fiscale, meno consumi e welfare più oneroso.
    Poi, è chiaro che il privato persegue solo il suo di interesse e vada a produrre dove costa meno.

    Infine, relativamente alle operazioni negli Usa e in Serbia.
    Nel primo c’è Obama ad averci messo garanzie, nel secondo, Il governo serbo ha fatto di tutto per corteggiare fiat, da un’esenzione fiscale fino al 2018 con un contributo di 10.000 euro per ogni operaio assunto, agli aiuti in campo previdenziale fino ai corsi di aggiornamento e di formazione.
    Non tener conto di queste cose e sostenere i trasferimenti a queste condizioni spianate sul red carpet alla fiat, si può essere sospettati di mercatisti a giorni alterni.
    Ma tanto paga il contribuente serbo…

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