3
Dic
2009

Cicero dixit

Willem Buiter è da poco diventato capo economista della gigantesca banca statunitense Citi. Il suo blog – il magnifico “Maverekon” sul Financial Times – è, purtroppo, chiuso. Nel post d’addio Buiter – un brillante economista di origine olandese – ricorda come le libertà espressive, volte a provocare chi detiene il potere decisionale, siano consentite ad un professore, non a chi svolge un compito istituzionale. Ora che lo svolge, Buiter afferma che si adeguerà. Sull’argomento osiamo dire la nostra. Seguiremo il trucco millenario di esporre le nostre idee nascondendole dietro quelle di un grand’uomo, nella fattispecie Alexandre Kojève – più precisamente quelle tratte dal suo libro “Il silenzio della tirannide”.

Abbiamo due figure intorno alle quali ruota il ragionamento: il Tiranno ed il Filosofo. Il primo deve occuparsi del “Governo”, il secondo deve cercare la “Verità”. Se l’applicazione della Verità fosse risolutiva delle vicende umane, dovremmo volere il Filosofo al posto del Tiranno. Ossia, in termini crudi, il Governo della Verità. Ma siamo sicuri che il Filosofo sappia governare? Meglio ancora, siamo sicuri che la Verità si sappia trasformare in Buongoverno? La risposta è no, se pensiamo che la Verità sia composta da entità rigide che mal si accordano con la complessità e l’indeterminatezza delle decisioni del Governo-Tiranno. Il Governo deve – prima di tutto – sopravvivere, per poi – eventualmente – filosofare. Se filosofeggia, non sopravvive. Insomma, quella del Filosofo al Governo sembra una gran pensata, ma non lo è. A seguire il ragionamento di Kojève sorge il sospetto che esso sia una difesa molto astuta del Tiranno. (Nel caso di Kojève, un esule russo, i suoi nemici pensavano alla difesa di Stalin).
 
In ogni modo, ha ragione Buiter: i mestieri sono incompatibili. Con una precisazione. Il Tiranno politico cerca il consenso, quello economico il vantaggio competitivo. Di conseguenza, il Filosofo politico si misura con il problema del consenso, quello economico con l’asimmetria informativa. Facciamo un esempio pratico.
 
Buiter pensava che prima o poi ci sarà una crisi fiscale negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna. Il loro debito pubblico scapperà di mano, a meno di un intervento politico per controllarlo. Sull’intervento di prevenzione Buiter era molto scettico. La stessa previsione scritta su un blog è una cosa, scritta e magari messa in pratica dalla prima banca del mondo è un’altra. Poniamo che Buiter convinca la prima banca al mondo che le cose stanno davvero così, ossia che il debito pubblico delle due maggiori piazze finanziarie è mal messo. Le scriverebbero? Oppure, agirebbero prima e scriverebbero poi? Oppure ancora, potrebbero davvero agire?

Il Tiranno, il Filosofo …

 

1 Response

  1. Gengis

    La dicotomia Filosofo-Tiranno e’ men che rigida.Prendete un leader che affermi che il fine dell’azione di governo e’ la ” felicita’ “. A che campionato lo iscrivete? Prodi e’ Filosofo o Tiranno?
    A prima vista uno che parla di felicita’ dovrebbe essere filosofo. Ergo strutturalmente non Tiranno, ergo incapace di praticare la verita’ del Tiranno. Ergo naturalmente perdente come leader. Trovata la spiegazione. Se un Filosofo non riesce ad essere Tiranno e’ perche’, appunto, e’ filosofo. E se invece fosse perche’ e’ cattivo (anche) come filosofo?
    Cacciari e’ Filosofo adattato a Tiranno. Pure vincente. Pero’ si e’ stufato. Non si ripresenta. Torna Filosofo. Il che in fondo dimostra che capita (e verrebbe da dire a molti) di essere sia Filosofi che Tiranni. Tremonti ministro e Tremonti scrittore illustrano ulteriormente la statistica. Non c’e’ dicotomia, ma solo scansione temporale. Le due professioni per decenza e mercato non si praticano assieme, ma una per volta.
    Il che riporta al loro essere diverse. Ed al fatto che alla base della loro diversita’ ci sia l’atteggiamento rispetto al consenso. Essenziale (e non paia ossimoro) al Tiranno (e che nessuno si sogni di argomentare che Saddam ne poteva fare a meno). Totalmente superfluo per il Filosofo. Che puo’ concedersi di schifarsene. Cacciari non si ripresenta perche’ il volgo gli e’ venuto a noia. Per il Tiranno puro rivolgersi altrove. Per esserlo s’ha da amare il popolo. Bossi, a Kojeve, lo commuoverebbe.

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