13
Feb
2015

I 5 paradossi dei vigili urbani che scioperano e bloccano il traffico

Alcune migliaia di vigili urbani, romani e da tutta Italia, hanno sfilato ieri in corteo nella Capitale accogliendo l’invito allo sciopero nazionale di settore lanciato dall’Ospol. L’Osol è il sindacato autonomo che all’indomani dell’assenza di massa dei vigili dalle strade romane la notte di Capodanno dichiarò che la cosa era perfettamente normale, visto il freddo e il periodo dell’anno. E ieri il corteo è stata una manifestazione di fierezza contro le polemiche scatenate dall’incredibile vicenda romana. I cartelli branditi recitavano ‘Colpire la Polizia locale per coprire Mafia Capitale’, ‘Corrotti voi indagati noi’, ‘Assenteista inventato – Mafia Capitale insabbiato’, ‘La nostra riforma va approvata e la divisa mai più oltraggiata”. Altre sigle sindacali non hanno aderito, e anzi ieri i capi della funzione pubblica Cisl e Cgil hanno separato nettamente le proprie responsabilità ,ripetendo che chiunque abbia sbagliato quella notte va identificato con chiarezza e sanzionato. Fin qui la cronaca, sulla quale è il caso di tornare con alcune considerazioni. Con la stessa premessa di sempre: noi non generalizziamo colpe e responsabilità dell’astensionismo e dello scarso attaccamento alla divisa né all’intero corpo né alla maggioranza dei suoi appartenenti, né a Roma né in Italia, e non manchiamo di rispetto e considerazione per chi assicura per le vie pubbliche ordine e sicurezza.

Però. Primo: la consapevolezza delle funzioni che si svolgono si esprime anche attraverso il modo in cui si manifesta. I vigili urbani che bloccano il traffico in corteo sono – diciamolo – un paradosso. Legittimo certo, perché in quel caso stanno manifestando rispettando le legge ed esercitando un proprio pieno diritto di cittadini. Ma sempre paradosso è. I vigili possono anche benissimo manifestare la propria opinione che sindaco e giunta e comandante del corpo siano deficitari e inadeguati. Ma quando si inizia a dare dei corrotti e mafiosi loro per primi dovrebbero sapere che la libertà sindacale non è esente dal rispetto dei limiti delle leggi penali. Una cosa però è chiara: un conto è manifestare e scioperare secondo ciò che consente la legge, altra è travestire una manifestazione organizzata di protesta sindacale da astensionismo di massa, com’è avvenuto la notte di Capodanno. Quest’ultima cosa non è né legittima né tollerabile. Su tale punto preciso, spiace dover osservare che ieri non si è sentito uno slogan che era invece opportuno: “non faremo più astensionismo di massa”.

Secondo: se si lavora per assicurare ordine e sicurezza, si rispetta la legge. Che cosa significa, rispetto all’assenza di massa romana d’inizio d’anno? Che i vigili per primi devono essere rispettosi degli accertamenti che sta svolgendo la Procura di Roma. Giustamente, i magistrati della Capitale hanno subito esteso i controlli a centinaia di medici che hanno sottoscritto i certificati di malattia. Anche qui, nessuna generalizzata condanne di massa. Ma le assenze per malattia di 2 anni prima erano di dieci volte inferiori, e di epidemie a Roma non c’è traccia. Invece di considerare l’azione della Procura come una persecuzione, i vigili per primi si uniscano al sentimento dei cittadini, che ne sono contenti e dicono “finalmente!”. E che vedono nella rotazione delle assegnazioni territoriali e degli incarichi una misura concreta e utile per evitare la corruzione.

Terzo: sui poteri disciplinari ordinari, ancora non ci siamo. Abbiamo detto e ripetuto che le norme ci sono, dal 2009 sono state potenziate e codificate, per sanzionare le assenze ingiustificate e la bassa produttività. Il punto è che vengono vanificate dai criteri di attuazione, visto che lo stesso comandante del corpo della Capitale ha dovuto riconoscere che il deferimento alla disciplinare non poteva andare oltre una trentina di casi. Inutile girarci intorno: è questo a dare alimento alla protesta di chi, ieri, considerava che il fango sulla divisa è stato gettato da chi al Campidoglio ha reagito duramente, e non da chi a Capodanno è rimasto deliberatamente a casa.

Quarto: il governo faccia quel che deve. Perché c’e’ da lavorare, sui criteri di controllo e di attuazione delle norme di cui stiamo parlando. E’ quindi confortante che il ministro Madia ieri abbia ribadito che, nella nuova tranche di norme in gestazione sulla riforma della PA, il governo renderà più penetranti i criteri di controlli sulle assenze di massa, e meno spuntate le armi che oggi si devono invece abbassare di fronte a un certificato medico, perché su quello può intervenire solo il magistrato, se la visita ispettiva non è avvenuta nelle stesse ore di assenza.

Quinto: i vigili hanno giuste ragioni. Certo che le hanno, se guardiamo oggettivamente ad alcuni dei nodi irrisolti che alimentano la loro protesta. A cominciare da ciò che li distingue, in termini di remunerazioni sussidiarie e prerogative, rispetto agli agenti delle forze dell’ordine. Continuando con il loro ruolo rispetto alla “finanza aggiuntiva” dei Comuni rappresentata dalle multe, e a quello contro le frodi commerciali al minuto. E tuttavia, perché questi nodi possano trovare giuste sedi di confronto e soluzioni adeguate, occorre stare nelle regole e avere senso della misura. A Milano, in questi giorni si leggono interviste di sindacalisti che negano la propria disponibilità a lavorare il primo maggio per l’inaugurazione dell’EXPO con il tono di chi vuol difendere l’Alcazar dai franchisti. Per favore, cari vigili urbani, allo stesso modo evitate di dire che vi manca di rispetto chi non accetta che a Capodanno stiate a casa. Diamoci tutti un senso della misura, perché l’Italia vada meglio.

2 Responses

  1. Giorgio

    Caro Giannino,
    semmai “llberare l’Alcazar dai franchisti”, dato che i franchisti c’erano asserragliati dentro e gli antifranchisti l’avevano presa d’assedio per buttarli fuori.

  2. Lamberto

    …proprio di “senso della misura” io, come cittadino, sento il bisogno. Purtroppo non c’è n’é traccia.

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